Gallarati Scotti (famiglia)

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Gallarati Scotti
Praesentia moderare futura praevide, praeterita recondere
al 1º e 4º controinquartato: di oro all'aquila di nero coronata del campo e d'argento a due ceppi di vite, fogliati di otto e fruttati di due pezzi, decussati e ridecussati al naturale, nodriti sulla punta dello scudo, che ha la bordura composta d'oro e di azzurro (Gallarati); al 2º e 3º palato d'oro e di rosso, il secondo palo d'oro caricato di un'aquila di nero coronata del campo (Scotti).
Stato Ducato di Milano
Regno di Napoli
Regno d'Italia
Titoli
Etniaitaliana

La famiglia Gallarati Scotti è una nobile famiglia originaria di Milano, con proprietà e titoli nel Regno di Napoli dalla fine del Settecento. Originariamente Gallarati, la famiglia assunse il doppio cognome per eredità nel XVIII secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini della casata ripercorrono le vicende della famiglia Gallarati che ha per proprio capostipite tale Guidone, il quale viene citato come appartenente al Consiglio Generale di Milano nel 1340, anno nel quale venne inviato dalla città presso papa Benedetto XII per chiedere l'assoluzione della città che era caduta in interdetto durante il dominio di Matteo I Visconti. Suo nipote, Luigi, fu anch'egli membro del Consiglio Generale ed annoverato fra i più ricchi cittadini della Milano della sua epoca.

Ancora maggior fama ebbe suo cugino Pietro, figlio di Giovanni, il quale ebbe fama di valente diplomatico, si addottorò utroque iure ed appoggiò la causa di Francesco Sforza, il quale lo premiò con la concessione del feudo di Cerano, nel novarese. Venne incluso nella corte ducale di Milano nel 1465, divenendo quindi consigliere segreto del duca Galeazzo Maria Sforza e delegato in sua vece per ricomporre le divergenze sorte tra il re di Napoli e la repubblica di Firenze. Nel 1479 ebbe sempre l'incarico di concludere un trattato per conto del ducato di Milano con Ferdinando I di Napoli, papa Sisto IV, i fiorentini e con Ercole I d'Este, duca di Ferrara. Per la buona riuscita del trattato venne creato cittadino onorario di Firenze con la possibilità di trasmettere tale prerogativa a tutti i suoi discendenti. Nel 1483 fu ancora una volta inviato del duca di Milano presso Ferrara al fine di concludere la riconciliazione tra Ludovico il Moro e suo fratello Ascanio Sforza, cardinale; nel 1480 organizzò il matrimonio tra Isabella d'Aragona ed il duca Galeazzo Maria Sforza. Fu proprio Ludovico il Moro che, prima di abbandonare il ducato nel 1499, creò Pietro feudatario di Cassolnovo e gli confermò il diritto padronale sulla prepositura di san Vittoriano di Cozzo di Lomellina (già riconosciuta con bolla pontificia del 1475) e sul possesso di altre terre come Sant'Angelo Lomellina, Serpente e Nicorvo.

Il figlio di Pietro, Filippo, crebbe perlopiù alla corte del re di Napoli ed ivi si formò divenendone Capitano Generale delle truppe. Sempre a Napoli, nel 1503, nacque Gian Tommaso I, il quale venne creato nel 1538 senatore del ducato di Milano dall'imperatore Carlo V, presso il quale nel 1534 era stato inviato dal duca Francesco II Sforza per concordare le nozze con la principessa Cristina di Danimarca. Affiliatosi agli imperiali, Gian Tommaso prese parte alla spedizioni contro i pirati barbareschi di Tunisi e venne nominato da Carlo V alla carica di governatore di Vercelli e di Casalmaggiore, venendo insignito nel 1544 della dignità di cavaliere aurato col privilegio di inquartare nelle armi l0aquila imperiale.

Gian Tommaso II (1572-1619), nipote del predetto, fu decurione, senatore e podestà della città di Cremona, nonché valente poeta e membro dell'Accademia degli Inquieti.

Fu il figlio di questi, Carlo, già decurione, senatore e vicario di provvisione a Milano, che ottenne il 16 aprile 1647 il titolo di marchese sul feudo di Cerano che già apparteneva alla sua famiglia a firma di Filippo IV di Spagna.

Gian Tommaso III (1644-1716), figlio di Carlo, fu decurione a Milano, capitano di giustizia, senatore ed infine anch'egli podestà di Cremona. Fu il primo ad essere ascritto ufficialmente nella nobiltà napoletana per i meriti recati dalla sua famiglia al regno del sud. Sposatosi con Maria Lucrezia Archinto, ebbe tra gli altri figli un Giuseppe (1697-1765) che fu arcidiacono di Santa Maria della Scala e dal 1742 vescovo di Lodi, e Carlo Giuseppe (1680-1725) che a Milano fu decurione e giudice delle strade; questi fu marito di Anna Ghislieri, la quale alla sua morte si risposò col conte Giovanni Battista Scotti e poi col conte Ippolito Turconi.

Tra i figli di Carlo Giuseppe si ricordano Gian Tommaso IV (1718-1783), ciambellano imperiale nel ducato di Milano, vicario di provvisione ed infine, rimasto vedovo nel 1764 della contessa Giovanna Monti, sacerdote, canonico della metropolitana di Milano ed infine nel 1772, vescovo titolare di Paros.

Suo fratello minore, Giambattista (1720-1777), fu decurione a Milano e ciambellano imperiale. Questi ebbe una notevole importanza nella storia della famiglia dal momento che il patrigno, il conte Giovanni Battista Scotti, lo nominò suo erede universale e gli consentì di acquisire tutti i beni della sua casata (principalmente i feudi di Vedano al Lambro e Colturano) a patto di assumerne assieme ai propri lo stemma ed il cognome della famiglia Scotti: nacquero così i Gallarati Scotti. Egli aveva inoltre sposato Maria Teresa Spinola, figlia di Gianfilippo, patrizio genovese, il quale aveva ottenuto anche il titolo di principe di Molfetta e duca di San Pietro in Galatina che vennero portati in dote alla casata milanese.

Tra i figli di Giambattista, si ricordano Costanzo (1759-1840), ciambellano imperiale, Giovanni Filippo (1747-1819) che fu membro del collegio dei giuriperiti e dal 1792 arcivescovo titolare di Sidone, ricoprendo poi le cariche nel 1794 di nunzio a Firenze, nel 1796 di nunzio a Venezia e quindi di maestro di camera di papa Pio VII, dal quale fu creato cardinale e condivise con lo stesso pontefice l'esilio in Francia, dimostrandosi uno dei più fervidi oppositori dell'imperatore Napoleone I. Altro fratello fu Giantommaso (1757-1804), il quale fu canonico ordinario della metropolitana milanese e vescovo titolare di Lydda.

Da Giuseppe, altro fratello, nacque Carlo (1775-1840) che fu il primo a succedere ai beni del maggiorasco Spinola, assumendo i titoli già ricordati; contemporaneamente, nel 1816, ottenne dall'imperatore la conferma dei titoli delle famiglie Gallarati e Scotti a lui spettanti, mentre nel 1828 ottenne la conferma dal re di Napoli i titoli di casa Spinola. Nel 1838 ottenne il Toson d'Oro.

Nel Novecento si distingueranno il politico e diplomatico Gian Giacomo Gallarati Scotti nonché suo fratello Tommaso, diplomatico e scrittore. Quest'ultimo, figlio primogenito di Maria Luisa Melzi d'Eril (discendente della famiglia omonima) e di Giancarlo Gallarati Scotti, ereditò la prestigiosa e storica Villa Melzi d'Eril a Bellagio.

Signori di Cerano (1465)[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro, I signore di Cerano
  • Filippo, II signore di Cerano
  • Gian Tommaso, III signore di Cerano
  • Alfonso, IV signore di Cerano
  • Gian Tommaso (1572-1619), V signore di Cerano
  • Carlo (1615-1679), VI marchese di Cerano

Marchesi di Cerano (1647) e conti di Colturano[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo (1615-1679), I marchese di Cerano
  • Giovanni Tommaso (1644-1715), II marchese di Cerano
  • Carlo Giuseppe (1680-1725), III marchese di Cerano
  • Giovanni Battista (1720-1777), IV marchese di Cerano, I conte di Colturano
  • Giuseppe (1750-1786), V marchese di Cerano, II conte di Colturano
  • Carlo Giuseppe (1775–1840), VI marchese di Cerano, III conte di Colturano

Conti di Candia (1707)[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro, I signore di Candia (dal 1676)
  • Pietro, I conte di Candia (dal 1707, sotto il dominio di Casa Savoia)
  • Gian Giacomo (1886-1983), conte di Candia, dei principi di Molfetta

Principi di Molfetta, duchi di San Pietro in Galatina (1828)[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Giuseppe (1775–1840), I principe di Molfetta, I duca di San Pietro in Galatina, VI Marchese di Cerano, III conte di Colturano
  • Tommaso (1819–1905), II principe di Molfetta, II duca di San Pietro in Galatina
  • Gian Carlo (1854–1927), III principe di Molfetta, III duca di San Pietro in Galatina
  • Tommaso (1878–1966), IV Principe di Molfetta, IV duca di San Pietro in Galatina
  • Giovanni Carlo, V principe di Molfetta, V duca di San Pietro in Galatina
  • Lodovico (1923–2013), VI principe di Molfetta, VI duca di San Pietro in Galatina
  • Fulco Tommaso (n. 1967), VII principe di Molfetta, VII duca di San Pietro in Galatina

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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