Ferruccio Marzari

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Ferruccio Marzari
Marzari nel luglio 1915 da poco trasferito al Corpo Aeronautico, accanto al suo monoplano Blériot XI
NascitaBrendola, 26 luglio 1894
MorteMalpensa, 11 agosto 1921
Cause della morteincidente aereo
Luogo di sepolturacimitero di Brendola
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Genio
CorpoCorpo Aeronautico
SpecialitàPilota militare
Reparto25ª Squadriglia
86ª Squadriglia
57ª Squadriglia
87ª Squadriglia Aeroplani
Anni di servizio1913-1921
GradoTenente
ComandantiGabriele D'Annunzio
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieBattaglia del solstizio
Seconda battaglia del monte Grappa
Comandante di3ª Sezione SVA
Decorazionivedi qui
dati tratti da Comune di Brendola[1]
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Ferruccio Marzari (Brendola, 26 luglio 1894Malpensa, 11 agosto 1921) è stato un militare e aviatore italiano, che durante il corso della prima guerra mondiale fu decorato tre volte con le medaglie d'argento al valor militare. Dopo la fine della guerra partecipò al raid Roma-Tokyo, fortemente voluto da Gabriele D'Annunzio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ferruccio Felice Fortunato Marzari[2] nacque a Brendola, da Girolamo Marzari e Sara Decia Biasin[2], in una casa tuttora esistente nella via che porta il suo nome, il 26 luglio 1894.[3] Il 31 dicembre 1913 si arruolò volontario come soldato nel Regio Esercito,[4] nel 2º Reggimento bersaglieri come allievo ufficiale iscritto alla categoria della classe 1893. Tre mesi dopo viene promosso caporale, e il 1 agosto del 1914 diviene sergente, sempre in servizio nei bersaglieri.[4]

All'età di 21 anni si arruolò nel Regio Esercito[N 1] Dopo l'inizio della grande guerra combatté nelle file dei bersaglieri, e appassionatosi al mondo dell'aviazione, il 30 aprile 1916 fu destinato come sottotenente di complemento dell'arma del genio al servizio nel Corpo Aeronautico come pilota di aeroplano e assegnato al battaglione scuola aviatori.[4] Frequentò la Scuola di aviazione di Capua, ottenendo il brevetto di pilota militare, meno di un anno dopo compì l'azione che gli valse la concessione della prima medaglia d'argento al valor militare, per una ricognizione in su Adelsberg e un bombardamento in un campo nemico tra il 23 settembre e il 14 novembre 1916.[1]

Casa natale del pluridecorato aviatore, in via Ferruccio Marzari, Brendola

Dal maggio del 1917 prestò servizio insieme a Giuseppe Gabbin sotto la 25ª Squadriglia "Voisin", mentre da gennaio del 1918 si trasferì alla 86ª Squadriglia con base a Nove[5]. Questa nuova squadriglia venne divisa in sezioni e la terza fu affidata al suo comando, venendo nel contempo promosso tenente. In quel periodo, fino a giugno del 1918, si rese protagonista di altre azioni importanti, come lo sprezzo del pericolo nell'addentrarsi in territorio nemico per ottenere fotografie eccezionali, che gli valsero la concessione di una seconda Medaglia d'argento al valor militare[1]. Ad agosto fu spostato nella prima sezione della 57ª Squadriglia Aeroplani, basata sul campo d'aviazione di Villafranca, dove restò fino all'agosto del 1918, quando passò in servizio 87ª Squadriglia "Serenissima".[6]. Il 31 dello stesso mese si distinse durante un'azione su Fortezza, e fu poi decorato di una terza Medaglia d'argento al valor militare per aver, nonostante una non completata convalescenza, voluto tornare a pilotare e aver contribuito alla seconda battaglia del monte Grappa, preparando e seguendo le operazioni di monitoraggio dei nemici tra le Dolomiti e sganciando le ultime bombe[1].

Nel 1920 fu scelto da Gabriele D'Annunzio per fare parte degli equipaggi del raid Roma-Tokyo. Gli fu assegnato un biplano Ansaldo SVA 9, e come motorista Giuseppe Da Monte.[7] Tornò a casa vivo ma la sua avventura fu piena di ostacoli: il 26 marzo 1920 sul campo d'aviazione di Adalia, causa un errore di segnalazione, collise con il biplano di Ferruccio Ranza, riuscendo ad atterrare con gravi danni agli aerei.[8] Riuscirono a riparare uno dei due velivoli con i pezzi dell'altro, e l'aereo venne assegnato a Ranza, che ripartì con il motorista Brigidi.[8]

Rientrato in Italia, morì a causa di uno sfortunato incidente di volo sui cieli sopra la cascina Malpensa l'11 agosto 1921.[3] La salma fu successivamente sepolta nel cimitero di Brendola.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Targa commemorativa apposta presso Villa Piovene
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ottimo pilota noncurante del fuoco avversario che numerose volte ebbe a colpire l’apparecchio, compì un’audace ed importante ricognizione fotografica su Adelsberg (23 settembre 1916) e bombardò efficacemente in piena notte, un campo di aviazione nemico (14 novembre 1916). Avendo un proiettile spezzato il timone di direzione, con ardite manovre riuscì ad atterrare nelle nostre linee. In combattimenti con velivoli nemici, dette raro esempio di calma ed audacia. Cielo del Carso, marzo 1916-marzo 1917.[1]»
— 15 febbraio 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota di aeroplano, di rara perizia, in numerosissime brillanti ricognizioni strategiche, si addentrava in territorio nemico per centinaia di chilometri, riportando sempre informazioni e serie fotografiche del più alto interesse; mirabile per ardire, attività ed entusiasmo si abbassava spesso a pochi metri da terra per meglio offendere con bombe e colpi di mitragliatrice truppe e barconi nemici sul Piave, durante l’offensiva avversaria del giugno 1918. Zona di guerra, febbraio-giugno 1918.[1]»
— 9 dicembre 1919
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota esploratore d’aeroplano di rara e ardimentosa bravura, non appena iniziata l’ultima grande battaglia, per quanto ancora convalescente e debole per recentissima malattia, volle partecipare e cooperare alla vittoria delle armi nostre come già aveva in tanti voli partecipato e cooperato alla paziente preparazione. Mentre ancora il nemico tenacemente resisteva sul Grappa, ne segnalò per primo il ripiegamento e lo inseguì quindi ostinatamente, fin nelle più lontane retrovie, da Longarone a Bolzano; ed ovunque rilevò e documento i disordinati movimenti dei vinti, e lanciò su di essi le ultime bombe, procedendo, colla sua invitta ala tricolore la marcia di liberazione e di redenzione delle truppe italiane. Cielo del Grappa-Piave-Tagliamento-Belluno- e Bolzano, agosto-novembre 1918[1]»
— 23 luglio 1920

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Oltre a lui prestarono servizio militare nella prima guerra mondiale altri 734 compaesani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g (PDF) Francesco Cecchin, La Grande Guerra a Brendola, su comune.brendola.vi.it, Cora, 2008.
  2. ^ a b Archivio di Stato di Vicenza, Brendola - Stato civile, anno 1894
  3. ^ a b Mancini 1936, p. 429.
  4. ^ a b c d Il giornale di Vicenza.
  5. ^ Renato Callegari e Stefano Gambarotto, Piloti, su ilfrontedelcielo.it. URL consultato il 26 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. ^ Roberto Gentilli e Paolo Variale, 87 Squadriglia Serenissima, su quellidel72.it. URL consultato il 26 luglio 2015.
  7. ^ Ludovico 1970, p. 70.
  8. ^ a b Ludovico 1970, p. 71.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Domenico Ludovico, Aviatori italiani da Roma a Tokyo nel 1920, Milano, Edizioni Etas Kompass, 1970.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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