Chiesa di San Salvatore in Lauro

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Chiesa di San Salvatore in Lauro
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
IndirizzoPiazza di San Salvatore in Lauro - Roma
Coordinate41°54′02.34″N 12°28′08.37″E / 41.900649°N 12.468992°E41.900649; 12.468992
Religionecattolica
TitolareGesù Salvatore
DiocesiDiocesi di Roma
ArchitettoOttaviano Mascherino
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzioneXVI secolo
Sito webwww.sansalvatoreinlauro.org/

San Salvatore in Lauro è una chiesa di Roma, che si trova nel rione Ponte. È la chiesa nazionale dei marchigiani residenti a Roma.

Storia

La chiesa deve il nome, secondo la tradizione, ad un boschetto di lauri che esisteva nelle vicinanze [1], ed è citata come Salvatori de Lauro nel Catalogo di Cencio Camerario del 1192, con una rendita presbiteriale di 6 denari.

Annesso alla chiesa fu fatto costruire dal cardinale Latino Orsini, nel XV secolo, un convento di San Giorgio, affidato ai Canonici Regolari di San Giorgio in Alga.

La chiesa originale, che papa Sisto V aveva eretto in titolo cardinalizio nel 1587, andò però distrutta in un incendio (che lasciò intatto il convento), nel 1591. Il titolo fu soppresso da papa Clemente X Altieri nel 1670, ma già nel 1668 il complesso era passato in proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni, al quale ancora appartiene[2], divenendo così la "chiesa nazionale" dei marchigiani a Roma, mentre il convento veniva destinato a collegio per venticinque alunni di medicina e legge. Il sodalizio ne ottenne nel 1862, sotto gli auspici del marchigiano papa Pio IX, la dedica alla Madonna di Loreto, loro patrona.

Oggi la chiesa è ritornata (dal 2007) titolo cardinalizio, mentre il complesso monastico ed il suo chiostro rinascimentale sono sede di mostre e manifestazioni culturali, oltre che dell'attività del Sodalizio.

Il 1º aprile 2009 la chiesa ha ricevuto in dono una reliquia di papa Pio IX, cui è stato posto un busto in marmo.

Descrizione

File:Interno della Chiesa di S. Salvatore in Lauro a Roma.jpg
Interno della Chiesa

San Salvatore è oggi visibile nella versione tardo-cinquecentesca, dovuta in gran parte al disegno del bolognese Ottaviano Mascherino, meglio noto per essere stato l'architetto del Palazzo del Quirinale.In realtà i più recenti studi tendono ad attribuire il progetto originario a Frate Domenico Paganelli. Il Mascherino sarebbe intervenuto solo in un secondo momento in seguito al crollo parziale della navata centrale causato da una particolare intensità delle piogge e conseguente alluvione nel 1599.

La facciata è una tarda opera di architettura purista (1857-1862) di Camillo Guglielmetti e presenta un protiro a colonne corinzie sormontato da un bassorilievo di Rinaldo Rinaldi raffigurante la Santa Casa di Nazareth che, come vuole la tradizione, viene trasportata dagli angeli verso Loreto. Sul tetto della Santa Casa, seguendo l'iconografia classica, è assisa la Madonna con il Bambino e a Lei fa riferimento l'iscrizione sul fregio al di sotto del frontone: Mariae Lauretanae Piceni Patronae ossia "A Maria di Loreto patrona del Piceno". L'interno, di impianto cinquecentesco, ricorda l'architettura palladiana per i maestosi fusti delle colonne corinzie che a coppie sostengono la bianca volta a botte lunettata. L'altar maggiore e la cupola risalgono al XVIII secolo e sono opera di Ludovico Rusconi Sassi.

Nelle cappelle si possono ammirare diverse opere d'arte, di Antoniazzo Romano, Camillo Rusconi, François Duquesnoy e una Natività di Pietro da Cortona. A San Salvatore era anche originariamente destinata la Visione di san Girolamo del Parmigianino, oggi alla National Gallery di Londra.

La chiesa contiene poi i monumenti funebri dei cardinali Prospero Marefoschi e Raniero Felice Simonetti, opere dello scultore Carlo Monaldi in collaborazione con l'architetto Gerolamo Theodoli.

Il refettorio, decorato da un ciclo di affreschi manieristi di Francesco Salviati (1550), custodisce la tomba quattrocentesca di papa Eugenio IV (opera di Isaia da Pisa), proveniente dall'antica basilica di San Pietro e il monumento funebre di Maddalena Orsini attribuito a Giovanni Dalmata.

Note

  1. ^ che l'archeologo Antonio Nibby riferisce al Portico di Europa che sorgeva in Campo Marzio, nei pressi, ed ospitava al proprio interno, secondo Marziale, diversi boschetti di alloro. Si veda in Canina, Indicazione topografica di Roma antica.
  2. ^ La confraternita fu fondata nel 1633 - come ricorda una lapide nel chiostro a lui dedicato - dal cardinale Giovanni Battista Maria Pallotta, e fu potente e ricca, perché marchigiani erano per tradizione guardie del papa ed esattori pontifici (da cui il proverbio popolare romanesco «Meglio un morto a casa che un marchigiano fuori alla porta», cioè, meglio una disgrazia che essere oggetto delle attenzioni di un esattore o di uno sbirro). Anche Mastro Titta, lo storico boia del papa-re, era di Senigallia.

Voci correlate

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