Catherine de Parthenay

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Catherine de Parthenay

Catherine de Parthenay (Mouchamps, 22 marzo 1554Mouchamps, 26 ottobre 1631) è stata un'umanista, poeta e mecenate francese, nonché drammaturga.

Nata il 22 marzo 1554 a Park-Mouchamps, dipartimento della Vandea-Loira, e morta nel 1631 nello stesso luogo,[1] è stata una umanista francese, donna di eroismo antico, conosciuta ai suoi tempi per il suo impegno calvinista.

Parlava e scriveva in latino, greco ed ebraico,[2] poeta, drammaturgo e mecenate delle arti, è la discendente di una linea di donne del Rinascimento, Michelle de Saubonne, (sua nonna), e Antoinette d'Aubeterre, la madre, che univano l'erudizione con la fede. Ha ricevuto a undici anni lezioni dal matematico François Viète, che era anche il segretario di sua madre. Sposò a quattordici anni il barone Charles de Quellenec, contro il quale intenterà (con la madre) un famoso processo per dichiararlo incapace di procreare. Tuttavia, alla morte del marito (durante il massacro di San Bartolomeo), ha composto un'Elegia alla sua gloria e quella dell'Ammiraglio Gaspard de Coligny. Poco dopo lei ambienta la tragedia dell'assedio, Oloferne, sotto a La Rochelle, di cui non rimane nulla.

Dotata per la matematica e per la letteratura, si sposò in seconde nozze col visconte Renato II di Rohan, da cui ha avuto sei figli. Vedova una seconda volta, si dedica all'educazione dei suoi figli Enrico II di Rohan e Beniamino di Rohan, duca di Soubise, e delle sue figlie, Anne, Catherine e Françoise, nel suo castello di Blain poi al parco-Mouchamps. Conosciuta nel periodo come la madre dei Rohan, essa rimprovera a Enrico IV la sua abiura in un pamphlet pubblicato anonimo ma che a lei è unanimemente attribuito; qualche anno più tardi, la stessa compiangerà la sua morte in una bellissima poesia.

Tallement des Réaux ha lasciato di lei il ritratto di donna lunatica e un po' spostata. Verso la fine della sua vita, combatterà a fianco dei suoi figli per fare rispettare lo spirito dell'editto di Nantes, ma la sua fazione (gli ugonotti) sarà sconfitta nel 1628 con il lungo assedio a La Rochelle, dopo una resistenza eroica, dove si dice che essa e la sua figlia Anne mangiarono il cuoio dei paramenti e sellerie dei cavalli. Imprigionata e poi esiliata sulle sue terre su ordine di Luigi XIII, morirà tre anni più tardi sui luoghi nativi, a settantasette anni.

La si nomina secondo i periodi della propria vita Mademoiselle Soubise, la baronessa du Pons (o de Pont) o la madre dei Rohan.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Una giovinezza studiosa a Mouchamps[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Giovanni V di Parthenay-L'Archevêque,[Note 1] detto Soubise,[3] e di Antoinette d'Aubeterre, nipote di Michelle de Saubonne, Catherine de Parthenay era l'unica erede della potente famiglia ugonotta e poitevina dei Signori di Parthenay-Larchevêque.[4] Affidata alle nutrici,[5] poi educata dai suoi familiari, essa manifesta molto presto il suo interesse per l'astrologia e l'astronomia; sua madre le dà allora per precettore il suo segretario e avvocato delle cause dei Soubise, il matematico François Viète.[6]

Per lei, il giovane professore compone dei trattati educativi (di cui uno solo ci è pervenuto) dove egli espone il mondo conosciuto all'epoca (tra cui le Indie), la conoscenza cosmografica di allora, le scoperte del loro tempo. Essa si forma, senza saperlo, con il fondatore dell'algebra moderna. Viète attribuirà, vent'anni dopo, la sua passione per la geometria all'entusiasmo che manifestava la sua giovane allieva per questa disciplina. Eminente crittografo, da lui apprende probabilmente in questo momento a scrivere lettere crittografate e a usare inchiostro invisibile.[7][8]

François Viète

La terra di Mouchamps dove hanno luogo queste lezioni di scienze e geografia è un rifugio per i calvinisti. Bernard Palissy vi fa cuocere le sue prime ceramiche;[9] vi sono convitati numerosi. Ma suo padre passa poco tempo vicino a lei: si trova in guerra al servizio di Luigi I di Borbone-Condé o alla Corte di Carlo IX a tentare di convincere Caterina de' Medici di dichiararsi a favore della riforma. Giovanni di Parthenay non risiede mai a lungo con sua moglie e sua figlia. Quando muore, il 1º settembre 1566, Antoinette d'Aubeterre trova il coraggio di accompagnarlo alla morte e di stargli vicino fino al suo ultimo respiro, ma al momento supremo fa uscire Catherine de Parthenay dalla camera.[10]

Minacciando di riprendere i combattimenti tra le truppe reali, guidati dai Guisa, e le truppe calviniste, guidate dai luogotenenti di Giovanna d'Albret e suo figlio, Antoinette d'Aubeterre da quell'anno ricerca un partito adatto per la figlia. Sono disponibili tre: il figlio dell'Ammiraglio de Coligny, Henri de Pontivy, figlio minore della famiglia dei Rohan e il barone Charles de Quellenec, del casato di Pont-l'Abbé. La sua scelta è orientata da tempo sul primo, i preparativi sono pianificati ma il giovane Châtillon muore nel 1567 di peste[11] e il 15 giugno 1568, l'erede dei Soubise si sposa al parc-Mouchamps con il barone di Pont.

Un processo per impotenza[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio, dispute riguardanti i preparativi conducono Antoinette Aubeterre a permettere alla giovane coppia di gestire le terre dei Soubise. Si trasferisce a La Rochelle, dove confidenze domestiche le fanno capire che il barone du Pont non onora come si conviene la moglie. Si confida con Teodoro di Beza, poi con Giovanna d'Albret, le viene assicurato che questo è motivo di scioglimento del matrimonio.[12]

Nel 1570, il barone di Pont è fatto prigioniero nella battaglia di Jarnac.[13] Fugge (nonostante avesse giurato di rimanere prigioniero sulla parola) e raggiunge La Rochelle dove combatte agli ordini del visconte Renato di Rohan. Gravemente ferito alla mascella, rientra nelle terre di Mouchamps e apprende che la sua sposa è fuggita a La Rochelle.[14]

Avendo Catherine de Parthenay confessato tutto a sua madre, il barone de Quellenec va a giurare davanti a Giovanna d'Albret che le voci sulla sua impotenza sono calunnie. È convinta tuttavia dalla menzogna e il barone promette alla regina di Navarra di adempiere al suo dovere, ma poco tempo dopo, il barone di Pont manda via sua moglie da La Rochelle e la fa rinchiudere nei suoi castelli in Bretagna.[15]

Tuttavia, prima che la costringano a partire per il castello di Pont, Catherine de Parthenay manda una lettera a sua madre, dove comunica che non bisognerà più dar credito a ciò che scriverà ormai sotto costrizione.[12]

(FR)

«Je, Catherine de Parthenay certifie à tous qu'il appartiendra, que ne pouvant résister à la volonté et force de M. de Pont, suis contrainte de le suivre à mon très grand regret et déplaisir, pour les raisons qui s'ensuivent ; à savoir, qu'il me contraint d'abandonner Madame de Soubise, Madame ma mère, grièvement malade en ce lieu, à laquelle je désire, comme j'y fuis obligée de Droit divin, et humain, faire tout secours, et service. Joint que je sens ma conscience chargée, estimant et craignant, que Dieu ne soit bien fort offensé, en ce que ledit Sieur demeure avec moi, et moi avec lui, comme s'il étoit mon mari et époux ; ce que non, d'autant qu'encore qu'il y ait deux ans et plus, que nous sommes joints ensemble par Contrat de Mariage, si n'en y a-t-il rien été ; et fuis au même état, que j'étaîs la veille de mes noces, et qu'ai toujours été dès ma naissance. Ce que j'ai voulu laisser par écrit, et signer de ma main, à Madame ma mère, pour m'en servir en temps, lieu, attestant devant Dieu, et ses Anges, que c'est la pure vérité. Fait à La Rochelle ce 6 Septembre 1570.»

(IT)

«Io, Catherine de Parthenay, certifico a tutte le parti interessate, che non potendo resistere alla volontà e forza del Signore di Pont, sono costretta a seguirlo con mio grande rammarico e dispiacere, per le ragioni che seguono; vale a dire, che egli mi ha costretto ad abbandonare Madame de Soubise, mia madre vedova, gravemente malata in questo luogo, alla quale desidero, come fui obbligata dal Diritto divino e umano, prestarle ogni soccorso e servizio. Giunta a sentire la mia coscienza così gravata, credendo e temendo che Dio è molto offeso, da quello che dice il Signore giacente con me, e io con lui, come se egli sia mio marito e sposo; questo no, tanto più che ha avuto due anni e più, che noi siamo coniugi per Contratto di Matrimonio, che non c'è stato niente; e sono nello stesso stato che ero alla vigilia del mio matrimonio e che sono sempre stata dalla mia nascita. Quello che ho voluto lasciare in forma scritta e firmata da me, a Madame mia madre, per servirmene nei tempi, luoghi, attestanti davanti a Dio, e ai suoi Angeli, che questo è la pura verità. Fatto a La Rochelle questo 6 settembre 1570.»

Tenuta prigioniera, scrisse allora (presumibilmente sotto costrizione) a sua zia de Rochechalas « che ci sono stati tali cambiamenti allo stato delle cose, che se sarà costretta a dire la verità, non potrà tenere lo stesso tono che aveva tenuto in precedenza ». A sua zia, Dama de la Rochechallas, avendo potuto renderle visita, Catherine de Parthenay dà in segreto una lettera per sua madre dove essa riafferma che non bisogna accordare alcun credito alle parole che le ha appena confidato.[16] Solo dei trucchi consentiranno allora a Caterina de Parthenay di corrispondere con la madre e col suo ex precettore con franchezza. Essa utilizza dell'inchiostro simpatico (succo d'arance o di limone) e scrive in versi latini e greci, lingue poco conosciute dal barone du Pont.[17]

Castello di Pont-l'Abbé.

Nel dicembre 1570, Antoinette d'Aubeterre decide di portare la questione davanti alla Cour de France, Caterina de Medici e il duca d'Anjou; essa intenta un processo contro il marito della figlia, per impotenza assoluta (non risolvibile).[18] Nel febbraio 1571, tenuta prigioniera al castello di Rostreven, Catherine certifica nuovamente che le pratiche portate avanti da sua madre sono contrarie alla sua volontà; nonostante ciò, quest'ultima non desiste e ottiene dal sinodo, riunito a La Rochelle, che convenga di far liberare al più presto la falsa sposa. Nel luglio 1571, il barone du Pont lascia infine incontrare liberamente Catherine, a Durtal, un testimone della sua buona fede, il maresciallo de Vieuville agente al comando dell'Ammiraglio Gaspard II de Coligny. Dopo esitazioni, Catherine de Parthenay confessa la verità al vecchio maresciallo. Falsamente rassicurato da Vieuville, il barone ritorna allora al parco di Mouchamps, poi lascia che sua moglie raggiunga La Rochelle. Da allora Giovanna d'Albret, il futuro Enrico IV e Coligny sono convinti di avere il suo appoggio. Pertanto, essi sono riluttanti a mantenere delle forze a La Rochelle.[19]

Separata una volta ancora da sua figlia, Antoinette d'Aubeterre poi cominciò a scrivere direttamente al re Carlo IX. La loro causa è discussa a porte chiuse davanti al gran consiglio martedì 11 settembre 1571.[20] Non sono state conservate tracce dell'ordinanza che è seguita;[12] sebbene indirizzata correttamente, il caso è rinviato davanti a un consiglio di medici e, successivamente, di giudici.[21]

Presente a Parigi per le nozze di Margherita di Valois e del re Enrico di Navarra, il barone di Quellenec muore, assassinato nella corte del Louvre, la notte di San-Bartolomeo. Secondo una testimonianza scritta protestante, dopo essersi difeso valorosamente, il suo corpo fu trascinato nudo, poi esposto sotto le finestre del Louvre, le dame della corte volendo verificare "de visu" le cause dell'accanimento della vedova de Soubise contro il barone di Pont. « Per vedere cosa poteva avere, essendo un così bello e forte gentiluomo, col suo sesso impotente a stare con le donne" ».[22]

Quanto a Catherine de Parthenay e a sua madre, devono la loro salvezza all'intervento di qualche nobile alleato del re, i loro immobili sono saccheggiati ma la mobilia viene risparmiata. De la Môle, Surgères, il duca di Bouillon chiedono la mano della giovane vedova e Antoinette d'Aubeterre progetta di lasciare la Francia. Sua figlia scrive durante questo periodo una elegia alla gloria di suo marito e dell'ammiraglio di Coligny. Infine, le due donne finiscono poi per raggiungere La Rochelle.[23]

Madre dei Rohan[modifica | modifica wikitesto]

Vedova ed erede di Soubise, Catherine de Parthenay è, a diciotto anni, una dei migliori partiti della nobiltà ugonotta. Di più, essa passa per essere una delle donne più intelligenti del suo tempo.[24] Corteggiata da Renato di Rohan de Pontivy, cadetto della Famiglia dei Rohan di cui lei è amica intima della sorella, la sfortunata Françoise de Rohan, essa non può tuttavia donargli la sua mano senza sminuire il suo status.

Mentre le truppe del duca d'Anjou assediano La Rochelle, essa vi fa ambientare e rappresentare la sua tragedia Oloferne,[25] della quale non rimane nulla, al fine di galvanizzare, sembra, il morale delle donne, tra le quali alcune partecipano ai combattimenti.[26]

In questo periodo, Renato II di Rohan perde i suoi due fratelli maggiori, Jean detto Frontenay (nel 1574) di cui riprende il nome, poi Enrico I (il 12 maggio 1575), morti senza discendenti maschi, cosa che fa di lui il nuovo Visconte di Rohan, che gli apporta in eredità il castello di famiglia di Blain. Alla notizia della morte di Enrico I di Rohan, giunta a Catherine de Parthenay, a La Rochelle, prima che René sia stato avvertito, si racconta che la signora d'Aubeterre conceda al messaggero la terra di ville Jégu, presso Josselin, presa dai suoi possedimenti, al fine di ricompensarlo di questa buona notizia.[27]

Enrico, duca di Rohan

Il matrimonio di Catherine e di Renato si svolge in privato, senza pompa, nel 1575; i loro testimoni sono i pastori Dominique de Losses, Denort e Gorré, e i compagni d'arme di Renato, Montgommery, Saint Gelais, Machecoult.[28] Il contratto di matrimonio regola le sorti delle terre e dei titoli trasmessi ai loro futuri figli.[29] Divenuta viscontessa di Rohan, Catherine gestisce le principali residenze dei Rohan in Bretagna: Blain, Josselin e Pontivy. Essa vi insedia delle chiese protestanti. Jean Pasquier[30] le dedica la sua edizione, contraffatta ed epurata[31] delle canzoni di Orlando di Lasso.[32] In quegli anni, protegge anche il poeta André de Rivaudeau.

Beniamino, duca di Soubise

Nascono:

  • Henriette, battezzata il 14 febbraio 1577 (certe fonti danno il 12 aprile per la sua nascita), bambina mingherlina che era al centro della cronaca per le sue deformità, il suo spirito brillante e la natura dei suoi amori;[33]
  • Enrico II di Rohan-Gié, nato il 21 agosto 1579 a Blain; l'ultimo dei capi ugonotti a resistere alle armate di Richelieu;[34]
  • Catherine, nata il 20 giugno 1580, alla quale è attribuita questa risposta a re Enrico IV che desidera farne la sua amante:
Sire, sono troppo povera per essere vostra moglie, e di famiglia troppo nobile per essere vostra amante.
  • René, morto nella culla nel 1581, poi nel 1582, un altro bambino che non ha vissuto;
  • Beniamino di Rohan, duca di Soubise, battezzato in agosto 1583 al parco di Mouchamps, avendo per padrino la città de La Rochelle.[35] Successivamente, ha ripreso il nome di Soubise e fu un difensore accanito della causa protestante;[36]
  • Anne de Rohan, nata nel 1584, essa stessa dotata per tutte le forme della letteratura, che è stata insieme alla madre fino alla sua morte.

Essa consacra allora la sua vita ad allevare i suoi cinque figli e a sostenere il movimento protestante bretone.

Albero genealogico della famiglia Rohan-Parthenay
Giovanni V di Parthenay-l'archevêque
Signore di Mouchamps (Les Herbiers) detto Soubise
(1512-1561)
Antoinette Bouchard d'Aubeterre
(1535-1580)
Douairière di Soubise
Isabelle d'Albret
(1513-verso il 1570)
zia di Giovanna d'Albret (regina di Navarra)
Renato I di Rohan
Visconte di Rohan
(1516-1551)
Charles de Quellenec
Barone di Pont, detto Soubise
(1548-1572)
Catherine de Parthenay
Signora di Soubise
Madre dei Rohan
Douairière di Rohan
(1554-1631)
Renato II
detto Pontivy, poi Frontenay,
Visconte di Rohan
(1550-1585)
Jean detto Frontenay
(?-morto nel 1574)
Enrico I di Rohan
Visconte di Rohan
(1535-1575)
Françoise de Rohan
Signora della Garnache
(1540-1590)
Enrico II di Rohan
Visconte e I duca dopo il 1604
(1579-1638)
Beniamino di Rohan
Duca di Soubise
(1583-1642)
Henriette de Rohan
detta la Bossue (la gobba)
(1577-1624)
Catherine de Rohan
sposata a Giovanni II di Baviera
(1580-1607)
Anne de Rohan
Poetessa
(1584-1646)

Rovinata dalla guerra[modifica | modifica wikitesto]

Le parc Soubise, ricostruito nel 1771, e poi bruciato.

Nel 1583 Jean de La Gessée le dedica una poesia nelle sue Jeunesses:[37]

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Gédéon Tallemant des Réaux, nelle sue Historiettes, ha ricordato che: ogni volta che Mr de Nevers, Mr. de Brèves e Catherine de Parthenay si trovavano insieme, conquistavano l'impero del Turco; modo di dire del tempo per esprimere che hanno rifatto il mondo.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Apologie pour le Roy Henri IV envers ceux qui le blasment de ce qu'il gratifié plus ses ennemis que ses serviteurs, faite en l'année 1596, Cologne, 1666.
  • Ballets allégoriques en vers, 1592-1593, publiés avec une introduction et des notes, par Raymond Ritter, Toulouse, Impr. des Arts; Marius Bonneville, maître-imprimeur et Paris, Edouard Champion 1927.
  • Traduction des préceptes d'Isocrate à Demonique.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La famiglia porta il nome di l'Archevêque (l'Arcivescovo) con riferimento ad un mitico Giovanni I Parthenay. Ma questi non ha avuto figli, come confermato su una pagina dello storico locale Apollin Briquet, messa in linea sul sito della città di Parthenay.
  1. ^ Fortunée Bernier Briquet, Dictionnaire historique, littéraire et bibliographique des Françaises, imprimerie de Gillé, Paris, 1804, page 288.
  2. ^ Henriette Amey, La littérature française de la jeunesse imprimé chez Bossange Barthès, 1830, page 374/375.
  3. ^ François Viète, Mémoires de la vie de Jean de Parthenay, préface de Jules Bonnet, imprimé par Deurbergue 1879.
  4. ^ Origini della famiglia Parthenay sur le site driout Archiviato il 19 agosto 2009 in Internet Archive..
  5. ^ Si conosce il nome di una delle sue nutrici, Isabeau Gandouin Généalogie de la famille chappeau Archiviato il 13 maggio 2009 in Internet Archive. menzionata dal dottore Yvonnick Merland de Chaillé e la Raccolta delle nascite Filiations Bas-Poitevines di Y. Chassin du Guerny.
  6. ^ VRA, pp.35.
  7. ^ Boucher d'Argis, Bibliothèque nationale, manuscrits Dupuy, vol 743, études postérieures à Viète mais non récentes N° 16 et 17.
  8. ^ Joseph de La Porte, Jean François de La Croix, Histoire littéraire des femmes françoises, ou Lettres historiques... Volume 1 imprimé chez Lacombe, en 1769, page 118.
  9. ^ Una delle figlie di Potier de Saintonge, Marguerite Palissy, è tenuta sulle fonti battesimali, a Saintes, da Catherine de Parthenay, il 17 aprile 1575; vedi a proposito il Bulletin de la Société de l'histoire du protestantisme français (in francese).
  10. ^ Jules Bonnet édite chez Deurbergue en 1879 les Mémoires de Jean Parthenay l'Archevêque redatte da François Viète tra il 1566 e il 1574 presso Frédéric Ritter; pagina 97, descrive minuziosamente gli ultimi istanti di Jean Parthenay.
  11. ^ VRA, pp.40.
  12. ^ a b c François Gayot de Pitaval, Causes célèbres et interessantes Volume 11, édité chez J. Neaulme, en 1738, pages 163 et alii.
  13. ^ VRA, pp.42.
  14. ^ Eugène Haag, Émile Haag, La France protestante: ou, Vies des protestants français chez Joël Cherbuliez a Ginevra nel 1858, page 339.
  15. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution du mariage pour cause d'impuissance avec quelques pièces curieuses sur le même sujet, 1735, chez Jean Marie Vander Kragt au Luxembourg. (Relation de ce qui s'est passé au sujet de la dissolution du mariage de Charles de Quellenec, baron du Pont, avec Catherine de Parthenay), p. 187-192.
  16. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution du mariage cité ci-dessus ; p. 198-199.
  17. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution cité ci-dessus, p. 202-203.
  18. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution cité ci-dessus, p. 207.
  19. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution cité ci-dessus, p. 209-237.
  20. ^ VRA, pp.47.
  21. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution cité ci-dessus, p. 233-234.
  22. ^ La leggenda è parte delle prove raccolte dal protestante Simon Goulart e pubblicate nelle Mémoires de l'état de France sous Charles IX. Auguste François Louis Scipion de Grimoard-Beauvoir :Analectabiblion: ou Extraits critiques de divers livres rares imprimé chez Techener en 1837, page 447.
  23. ^ Jean Bouhier, Traité de la dissolution citato qui, p. 235-237. Si trova traccia di questo smacco nelle Mémoires piene di fiele del duca di Saint-Simon, ne le journal de Pierre de L'Estoile, e poi in Varillas e Bayle (vedere Charles de Quellenec).
  24. ^ Louise-Félicité Guinement de Kéralio Robert, Collection des meilleurs ouvrages françois, composés par des femmes, Volume 4 publié en 1787 chez Lagrange, page 67.
  25. ^ Aurore Evain, Perry Gethner, Henriette Goldwyn, femmes de l'Ancien Régime: XVI secolo, Volume 2 publiée par l'Universitè de Saint-Etienne, en 2006 ISBN 2-86272-424-6, page 25.
  26. ^ VRA, pp.56.
  27. ^ Philippe Le Noir, Benjamin Vaurigaud: Histoire ecclésiastique de Bretagne; page 190.
  28. ^ VRA, pp.61.
  29. ^ Nicoles Dufournaud afferma nella sua tesi: Una clausola del contratto di matrimonio stabilisce che il loro secondogenito porterà il nome e le insegne dei Soubise, e se il primogenito morirà senza eredi, il più giovane riprenderà il nome e le insegne dei Rohan these-dufournaud Archiviato il 1º novembre 2013 in Internet Archive. 25 maggio 2011.
  30. ^ (EN) Richard Freedman, The Lassus Chansons and Their Protestant Listeners of the Late Sixteenth Century sul sito Questia.
  31. ^ Isabelle His, Un cas de contrefaçon sur le site JSTOR.
  32. ^ Ingeborg Jostock, La censure négociée: le contrôle du livre à Genève, 1560-1625 Librairie Droz, 2007 ISBN 978-2-600-01115-0 page 206.
  33. ^ Page sur Mademoiselle de Rohan[collegamento interrotto] sul sito Phalese Archiviato il 29 marzo 2010 in Internet Archive. (Agrégations de Lettres. Programme 2009).
  34. ^ Jean Baptiste Pierre Jullien de Courcelles, Dictionnaire historique et biographique des généraux français..., Volume 9, édité par l'auteur en 1823, page 35.
  35. ^ VRA, pp.69.
  36. ^ Jean Paul Doucet, Procès de Benjamin Soubise Archiviato il 9 settembre 2009 in Internet Archive. sul sito Le droit criminel.
  37. ^ Jean de la Gessée, Testo in linea: 1. Les Jeunesses.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jean-Yves Carluer, Protestants et bretons, la mémoire des hommes et des lieux, éd. La Cause, Paris, 1993.
  • (FR) Nicole Vray, Catherine de Parthenay, duchesse de Rohan, protestante insoumise, Parigi, Librairie Académique Perrin, 1998, ISBN 2-262-01071-4.
  • Hugues Imbert, Lettres de Catherine de Parthenay, dame de Rohan Soubise et de ses deux filles Henriette et Anne, à Charlotte-Brabantine de Nassau, Duchesse de la Trémoïlle, publiées d'après les originaux Niort, L. Clouzot, 1874. 1 volume grand in-8 broché, 121 pages, réedité en 1980 à Marseille.
  • G. Puig de Ritalongi, Catherine de Parthenay, Cante Libraire éditeur, Parthenay, sans date.
  • Catherine de Parthenay, par C. Merland. In- vol. 8, 78 pp. (Extrait des Annales de la Société Académique de Nantes, 1875).

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