Benedikt Taschen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Benedikt Taschen (Colonia, 10 febbraio 1961) è un editore tedesco e collezionista d’arte. È il fondatore di Taschen, una delle case editrici di libri d’arte di maggior successo[1] a livello internazionale, che pubblica libri illustrati su una vasta gamma di temi tra cui arte, architettura, design, cinema, fotografia, cultura pop e lifestyle.[2]

Biografia e carriera[modifica | modifica wikitesto]

Ultimo di cinque figli di una coppia di medici,[3] fin da bambino Benedikt Taschen è un avido lettore e amante dei fumetti. All’età di 12 anni vende per posta fumetti usati provenienti dagli Stati Uniti,[4] e nel febbraio del 1980, il giorno prima del suo diciannovesimo compleanno, apre un negozio di una ventina di metri quadrati a Colonia, sua città natale, che chiama TASCHEN COMICS e in cui mette in vendita la sua vastissima collezione di fumetti.[5] Nel 1984 decide di avventurarsi nel mondo dei libri d’arte e a una fiera negli Stati Uniti acquista una giacenza di 40 000 copie di una monografia su Magritte in lingua inglese per un dollaro al pezzo, grazie al denaro avuto in prestito da una zia.[6] Dopo soli due mesi ha già rivenduto tutti i libri al prezzo di 9,95 marchi tedeschi,[7] dimostrando a sé stesso, e negli anni successivi al mondo intero, che nel mercato dei libri d’arte, fino ad allora dominato da edizioni costose, c’è domanda di volumi illustrati a basso prezzo, multilingua, e dal design accattivante. Incoraggiato da questo successo, Taschen decide di pubblicare il suo primo libro: una monografia della fotografa Annie Leibovitz.[8] Alla fine degli anni ’80 i suoi libri sono tradotti in venti lingue,[9] con prezzi accessibili tanto ai collezionisti quanto agli studenti.[10][11]

Alla fine degli anni ’90, Taschen è un nome nel mondo dell’editoria.[12] Matt Tyrnauer di Vanity Fair lo definisce “uno dei pochi imprenditori che ha il coraggio di fare esattamente ciò che vuole ogni volta che vuole”, frase che lui dimostra nella pratica con la pubblicazione del SUMO di Helmut Newton, il più grande libro rilegato del XX secolo, nonché il più costoso,[13] corredato da un piedistallo progettato da Philippe Starck.[14]

SUMO è inoltre il precursore del progetto personale più ambizioso in assoluto di Benedikt Taschen: GOAT — Greatest of All Time, un tributo a Muhammad Ali, pubblicato nella primavera del 2004. Frutto di quattro anni di lavorazione, GOAT pesa oltre 30 kg, misura 50 x 50 cm, e include circa 800 pagine di fotografie originali e di archivio, grafiche, articoli e saggi, alcuni dei quali dello stesso Alí.[15] Alla sua uscita, viene definito dalla rivista tedesca Der Spiegel come “il libro più megalomane della storia, la cosa più grande, più pesante e più splendente mai stampata”.[16]

Oggi, TASCHEN ha uffici in tutto il mondo – Berlino, Colonia, Hong Kong, Londra, Los Angeles, Madrid e Parigi – e negozi a Beverly Hills, Bruxelles, Colonia, Hollywood, Hong Kong, Londra, Miami, Milano e Parigi. La casa editrice nel 2013 aveva oltre 300 dipendenti in tutto il mondo.[17]

Nel 2014, Taschen ha aperto la sua prima galleria d’arte a Los Angeles.[18]

Collezionista d’arte[modifica | modifica wikitesto]

Oltre che come editore, Taschen si è fatto un nome come collezionista d’arte contemporanea, concentrandosi inizialmente su artisti tedeschi quali Martin Kippenberger, Albert Oehlen e Günther Förg, e passando poi, verso la fine degli anni Ottanta, a opere di americani tra cui Jeff Koons, Mike Kelley e Christopher Wool. Nel 2004 il museo Reina Sofia ha dedicato un’ampia esposizione alla sua collezione privata.[19] Dal 2003 Benedikt Taschen è stato più volte incluso nella lista dei 200 maggiori collezionisti da ARTnews;[20][21][22] artnet lo include tra le “10 coppie di potere nel mondo dell’arte di Los Angeles”.[23][24] Nel 2013, Taschen ha donato 15 opere della propria collezione privata al Museo Städel di Francoforte per ampliare la sua collezione di pittura tedesca degli anni Ottanta.[25] Nel 2014, ha donato 500000 $ al Wende Museum di Culver City, California, allo scopo di agevolare la fondazione di un centro internazionale per lo studio e la tutela della cultura, l’arte, la storia e il design della Guerra Fredda.[26] Benedikt e sua moglie Lauren hanno inoltre donato una vasta collezione di opere di giovani artisti americani ed europei al MOCA di Los Angeles.[27]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Taschen è al suo terzo matrimonio, con Lauren Taschen, e ha cinque figli,[28][29][30][31] tra cui Marlene, che dal 2011 lavora per la casa editrice in veste di managing director.[32][33] Benedikt Taschen vive e lavora tra Berlino e Los Angeles.[34]

Nel 1998, Taschen ha acquistato la Chemosphere House sulle colline di Hollywood. Costruita nel 1961 su progetto di John Lautner, è stata a lungo considerata la casa più moderna al mondo, e ha contribuito a fare di Benedikt Taschen una figura culturale di riferimento nella cerchia di Hollywood. Nel 2000, Billy Wilder ha dichiarato alla rivista Vanity Fair: “Benedikt mi ricorda una figura hollywoodiana d’altri tempi. È come un direttore degli studios, qualcuno che mantiene saldamente il comando e ha tutto sotto controllo”.[35] Matt Weiner, creatore e produttore della serie Mad Men, lo ha descritto come “un miracolo di gusto nel campo dell’editoria… Riesce a mantenere con costanza un’incredibile qualità in termini di contenuto e di stile… Documenta passato e presente in un modo indispensabile”.[2]

Premi e onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Un Taschen store viene aperto nella cittadina di Springfield nella puntata “Il giorno in cui la Terra si raffreddò” della ventiquattresima stagione de I Simpson.[40]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Taschen, su Paris Photo. URL consultato il 15 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2020).
  2. ^ a b (EN) Susan Michals, Benedikt Taschen’s Risky Business, su The Wall Street Journal, 4 febbraio 2011.
  3. ^ (EN) Michaela Cordes, 35 Jahre Taschen, in GG, 5 giugno 2015. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  4. ^ (EN) Sabine Oelze, 25 Years of Passion for Taschen, in Deutsche Welle, 22 febbraio 2005. URL consultato l'8 febbraio 2018.
  5. ^ (EN) Carolyn Kellogg, Meet Benedikt Taschen, in Los Angeles Times, 4 febbraio 2011. URL consultato l'8 febbraio 2017.
  6. ^ TASCHEN History: The Art of Making Books Archiviato il 2 luglio 2015 in Internet Archive.
  7. ^ Simone Philippi: Internationalisierungskonzepte deutscher Kunstbuchverlage seit 1990., Dissertation, Universität zu Köln, Kunsthistorisches Institut, Prof. Dr Antje von Graevenitz, 2005.
  8. ^ (EN) 1984 - Surreal Success, su TASCHEN, 8 febbraio 2018. URL consultato il 15 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2019).
  9. ^ (EN) Jessica Berens, A passion for Taschen, su The Guardian, 4 novembre 2001. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  10. ^ The Secret to TASCHEN’s success in Artforum
  11. ^ Michel Guerrin: Taschen le livre d'art démocratisé in Le Monde, 16 maggio 2002.
  12. ^ “Benedikt Taschen”, ICON 067, William Wiles, gennaio 2009. Archiviato il 3 febbraio 2010 in Internet Archive.
  13. ^ I libri più venduti di Taschen, su Il Post, 26 maggio 2016. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  14. ^ (FR) Thijs Demeulemeester, Un jour dans la bibliothèque du plus grand collectionneur de Taschen du monde, su L’Echo, 19 settembre 2019. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  15. ^ (EN) Richard Sandomir, Knockout Of a Book For the Greatest; A Tribute to Ali Weighs 75 Pounds, in The New York Times, 10 dicembre 2003. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  16. ^ (EN) Dwyer Murphy, A Pilgrimage to the $7,500 Muhammad Ali Book, su Literary Hub, 13 giugno 2016. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  17. ^ (EN) Degen Pener, Taschen Books Chief Reveals New Projects, Talks 'Fifty Shades' and $12M Books, su The Hollywood Reporter, 25 novembre 2014. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  18. ^ “Taschen Grand Opening With David Bailey and the Rolling Stones” in The Huffington Post, 17 dicembre 2014.
  19. ^ Colección Taschen sul sito del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.
  20. ^ (EN) The 2010 ARTnews 200 Top Collectors, su ArtNews, 1º luglio 2010. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  21. ^ (EN) The 2012 ARTnews 200 Top Collectors, su ArtNews. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  22. ^ Desirée Maida, ARTnews Top 200 Collectors 2018, la classifica dei 200 collezionisti d’arte più famosi al mondo, su artribune.com, 19 settembre 2018. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  23. ^ The Editors of ARTnews: The 2014 ARTnews 200 Top Collectors.
  24. ^ Susan Michals: “10 Los Angeles Art Power Couples You Need To Know”, 3 aprile 2015.
  25. ^ Press release: “Städel Museum receives donation from Benedikt Taschen”, 13 novembre 2013.
  26. ^ “Publisher Benedikt Taschen Takes Leading Role In The Wende Museum’s Renovation Of The Historic Armory Building In Culver City, California” Archiviato il 3 luglio 2015 in Internet Archive., on the website of the Wende Museum.
  27. ^ “The Museum of Contemporary Art, Los Angeles (MOCA), announces 2012 Acquisitions” Archiviato il 5 aprile 2015 in Internet Archive., 18 gennaio 2013.
  28. ^ “The #Taschen’s Happy 10th wedding anniversary Benedikt & Lauren Taschen” on Simon de Pury’s Instagram account, July, 2015.
  29. ^ “Lauren Taschen”, Visionary Women, 7 giugno 2015.
  30. ^ “35 Years of TASCHEN” in Grund Genug, Michaela Cordes, 1 giugno 2015.
  31. ^ “Taschen’s wedding gift” Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. in The Art Newspaper, 14 giugno 2005.
  32. ^ “Sie kann alles, was ich kann”, “Handelsblatt’’, Rüdiger Schmitz-Normann, 22 dicembre 2016.
  33. ^ “Marlene Taschen übernimmt Geschäftsführung”, “Börsenblatt’’, 23 dicembre 2016.
  34. ^ (EN) Lauren and Benedikt Taschen, su ArtNews. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  35. ^ (EN) Matt Tyrnauer, Unbridled Taschen, in Vanity Fair, ottobre 2000. URL consultato l'8 febbraio 2018.
  36. ^ (EN) 2013 honoree: visionary award, su Lucie Awards. URL consultato il 15 febbraio 2020.
  37. ^ (EN) Photographic Publishing, su Royal Photographic Society. URL consultato il 15 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2020).
  38. ^ Instagram channel of the German Consulate General Los Angeles: Consul General Stefan Schneider had the great honor of presenting Benedikt Taschen with the Cross of the Order of Merit of the Federal Republic of Germany at the German Unity Festivities 2018 at the Wende Museum.
  39. ^ Facebook channel of German Consulate General Los Angeles: Consul Consul General Stefan Schneider … at The Wende Museum.
  40. ^ (EN) Taschen Opens New Virtual Book Shop On The Simpsons, su Artlyst, 11 dicembre 2012. URL consultato il 15 febbraio 2020.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN33083323 · ISNI (EN0000 0001 2278 1248 · BAV 495/311612 · ULAN (EN500237751 · LCCN (ENno2004046005 · GND (DE129669210 · BNE (ESXX1730815 (data) · BNF (FRcb146180106 (data) · J9U (ENHE987007435440905171 · NDL (ENJA01150306 · WorldCat Identities (ENlccn-no2004046005