Azadistan

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Azadistan
آزادیستان
Azadistan آزادیستان – Bandiera
Azadistan آزادیستان - Localizzazione
Azadistan
آزادیستان - Localizzazione
In verde chiaro l'Azerbaigian persiano.
Dati amministrativi
Nome completoMamlekat-i Azadistan
Lingue parlateazero, persiano
CapitaleTabriz
Politica
Forma di governoGoverno nazionale
Nascita22 giugno 1920 con Mohammad Khiabani
CausaRivolte contro il governo centrale iraniano
Fine13 settembre 1920
CausaSconfitta delle forze democratiche
Territorio e popolazione
Bacino geograficoIran
Territorio originaleAzerbaigian iraniano
Religione e società
Religioni preminentiIslam sciita
Evoluzione storica
Preceduto da Stato Sublime di Persia
Succeduto da Stato Sublime di Persia
Ora parte diBandiera dell'Iran Iran

L'Azadistan o Azadestan (in persiano آزادیستان‎, Āzādestān, "terra di libertà, o terra dei liberi"[1]) fu uno Stato di breve durata situato nelle province dell'Azerbaigian persiano[2] che durò solo tre mesi, dal giugno 1920 fino al settembre 1920. Venne fondato da Mohammad Khiabani, un patriota e politico iraniano,[3] che in precedenza era stato un rappresentante del parlamento persiano e un importante dissidente contro il colonialismo straniero.[4]

Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

Khiabani e i suoi seguaci scelsero il nome "Azadistan" come gesto di protesta contro l'assegnazione del nome "Azerbaigian" da parte del governo di Baku e del partito Musavat in Transcaucasia.[5][6] Lo scopo del Musavat di cambiare il nome del paese caucasico da "Aran" in "Azerbaigian" era quello di stimolare i sentimenti nazionalisti delle persone che vivevano a sud del fiume Aras, nell'Azerbaigian iraniano, per incoraggiarli alla separazione e all'annessione alla neonata Repubblica Democratica dell'Azerbaigian.[7] Secondo il linguista Ahmad Kasravi l'uso del nome "Azadistan" da parte di Khiabani era volto a prevenire qualsiasi futura rivendicazione da parte degli ottomani panturchisti sull'Azerbaigian iraniano sulla base della similarità delle due denominazioni.[8][9]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale videro una nuova espressione dell'autodefinizione dell'Azerbaigian iraniano. L'instabilità politica aveva creato una situazione in cui gli azeri per la prima volta si percepivano separati dal centro del potere. Il movimento di Khiabani era la manifestazione di tale percezione. Il capo del movimento era stato un attivo costituzionalista iraniano come rappresentante di Tabriz e un convinto nazionalista iraniano.[10]

Poco dopo la rivoluzione russa del 1917, Khiabani ristabilì il Partito Democratico (Firqhe Democrat) di Tabriz dopo essere stato bandito per cinque anni e pubblicò il quotidiano Tajaddod (Modernità)[11], l'organo ufficiale del partito, in lingua turca e persiana.[12]

In una protesta contro il trattato del 1919 tra la Persia e il Regno Unito, che trasferiva in modo esclusivo ai britannici i diritti di decisione su tutti gli affari militari, finanziari e doganali della Persia, Khiabani contestò il controllo di Tabriz del governo centrale del primo ministro Vosough od-Dowleh a Teheran[4]. Nel suo giornale Khiabani pubblicò articoli provocatori e fortemente critici nei confronti del primo ministro accusandolo di inettitudine, corruzione e tradimento.[10]

Governo nazionale[modifica | modifica wikitesto]

ll 6 aprile 1920, sotto la guida del partito, scoppiò una rivolta armata a Tabriz.[4] I dissidenti azeri, persone che per vari motivi erano insoddisfatti dello stato delle cose, erano gruppi composti da mercanti, ulama, burocrati, distaccamenti della polizia militare, studenti e altri membri dell'intellighenzia.[10] In due giorni le principali istituzioni governative passarono sotto il controllo dei ribelli. Intervenendo in un comizio a Tabriz, Mohammad Khiabani disse: “Oggi dichiaro ufficialmente al mondo intero che ci siamo ribellati al governo di Vosug od-Doule, che ha firmato un accordo ingiusto con l'Inghilterra”.[13]

Il 7 aprile Khiabani pubblicò una proclamazione ufficiale in lingua persiana e francese contro il governo richiedendo la creazione di un governo costituzionale.[9] Durante il mese di giugno, Zanjan, Maragheh, Ahar, Khoy e successivamente Ardabil passarono sotto il controllo dei ribelli. Gli eventi in Azerbaigian provocarono una reazione nettamente negativa da parte del governo centrale. Il primo ministro Vosug od-Doule definì l'Azerbaigian iraniano come un'"ulcera nera" (kara-yara) nell'organismo statale dell'Iran, annunciando che non ci sarebbe stata pace in Iran fino a quando l'Azerbaigian non si fosse placato.[14]

Mohammad Khiabani, fondatore dell'Azadistan.

Il 23 giugno 1920 Khiabani assunse a Tabriz la leadership e proclamò l'Azerbaigian come Azadistan[15] (Mamlekat-i Azadistan)[16] con il fine di fornire un modello di libertà e di governo democratico per il resto dell'Iran. Egli stesso non si considerava infatti un secessionista,[17] dichiarandolo più volte pubblicamente nonostante la convinzione contraria anche di alcuni osservatori britannici che lo consideravano di fatto un separatista.[18]

Venne formato un Governo nazionale (Hukumat-i- Milli)[19], guidato dallo stesso Khiabani, che si trasferì dalla redazione del quotidiano Tajoddod alla sede degli uffici governativi.[20]

Il movimento sposava gli ideali riformisti e nazionalistici in ottica anti-britannica[21] e anti-russa e ottenne un supporto sostanziale da parte delle masse opponendosi alla presenza straniera e ai tentativi turchi e russi di annessione dell'Azerbaigian.[22] Il movimento espresse inoltre un risveglio nazionale della popolazione persiana di lingua azera dentro la quale in molti si sentivano oppressi dal governo centrale persiano.[23] Khiabani decretò il diritto di usare la lingua azera ma differenziava l'identificazione culturale turca con la creazione di legami politici con la Turchia. Egli sostenne il diritto dei residenti della provincia di usare la loro lingua nativa turca, ma lottò anche contro la presenza e l'influenza ottomana in Azerbaigian.[24] Da nessuna parte nei discorsi di Khiabani si può trovare alcun riferimento agli ideali "pan-azeri" che in seguito emersero tra alcuni azeri dell'Iran.[10] Khiabani non aspirava a separare le province azere dall'Iran, ma sosteneva un cambiamento tra le relazioni centro-periferia e il mantenimento dei diritti linguistici per gli azeri iraniani.[24]

Per quanto riguarda la questione della forma del governo, Khiabani riconobbe che:[25]

«Non siamo né monarchici né repubblicani. In questa fase, il nostro obiettivo principale è quello di avere un Majlis, democraticamente eletto, in cui i deputati possano decidere sulla futura forma di governo»

Inoltre affermò:[25]

«La volontà del popolo dovrebbe avere la priorità su ogni altra questione. Se le persone lo desiderano, dovrebbero essere in grado di deporre un re e sceglierne uno nuovo. Hanno il diritto anche di dichiarare una repubblica.»

Durante i mesi del suo regime, Khiabani per perseguire la necessità di stabilire l'ordine e la sicurezza organizzò una gendarmeria nazionale composta di circa 400 unità, tra ufficiali e uomini reclutati localmente.[19]

Nell'ambito delle riforme della breve entità autonoma, Khiabani lavorò per la fondazione di scuole di lingua azera nell'Azerbaigian iraniano, spesso impiegando insegnanti provenienti dall'Azerbaigian settentrionale e dalla Turchia.[24] Il governo aveva iniziato ad avviare una serie di riforme politiche che andavano dalla fissazione dei prezzi alla creazione di istituzioni educative per i poveri a Tabriz e alla distribuzione delle terre statali ai contadini.[10]

Le forze dello shah e delle tribù curde shakak guidate dal condottiero Ismail Agha Simko attaccarono le forze democratiche e determinarono il loro isolamento bloccando le strade e intralciando la sicurezza della regione.[16]

Dissoluzione[modifica | modifica wikitesto]

L'Azadistan venne percepito come una seria minaccia da parte del governo centrale iraniano. Dopo la caduta di Vosough od-Dowleh, il nuovo primo ministro nominò nell'agosto 1920 Mehdi Qoli Hedayat che fu mandato a Tabriz come nuovo governatore generale dell'Azerbaigian. Khiabani si rifiutò di riconoscere la sua autorità.[26] Il 13 settembre 1920 le brigate cosacche, che avevano garantito il loro appoggio al nuovo governatore, riuscirono a sconfiggere le forze democratiche.[16] Pochi giorni dopo, in seguito a uno scontro con le forze imperiali, Khiabani fu giustiziato e l'Azadistan venne sciolto.[27][28]

L'Unione Sovietica, dopo aver tentato invano di guadagnare un appoggio da Khiabani, aveva iniziato a considerarlo come una seria minaccia alle proprie ambizioni sull'Azerbaigian persiano e di conseguenza non si oppose né all'avanzata dell'esercito dello scià a Tabriz, né alla successiva esecuzione di Khiabani.[22] Secondo Nissman per i sovietici l'eventuale successo del movimento di Khiabani avrebbe rappresentato un pericolo per la stabilità dell'Azerbaigian sovietico di recente formazione.[29]

Secondo lo storico Ivanov[30] tra i fattori che segnarono il fallimento del movimento di Khiabani ci fu l'eccessiva fiducia nel governatore centrale, il mancato disarmo dei cosacchi, la mancanza di riforme decisive a favore degli operai e dei contadini, la mancanza di comunicazione con gli altri movimenti di liberazione antimperialisti nel Nord come anche l'impossibilità di unità con i bolscevichi e di mobilitazione delle masse popolari.[7]

I nazionalisti conservatori accusarono falsamente la mossa di Khiabani di un disegno separatista della regione. Tuttavia, la concezione bilingue azero-persiana promossa dal leader all'interno del suo movimento si configurava come un percorso alternativo di costruzione multietnica e quindi più democratica della nazione iraniana.[31]

Riferimenti nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Farian Sabahi, La pecora e il tappeto: i nomadi Shahsevan dell'Azerbaigian iraniano, Ariele, 2000, p. 48, ISBN 978-88-86480-74-1. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  2. ^ Calogero Bontempo, Geografia, Politica E Religione Nell'islam Sciita, Youcanprint, 7 novembre 2019, p. 129, ISBN 978-88-316-4450-1. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  3. ^ Richard W. Cottam, Nationalism in Iran: Updated Through 1978, University of Pittsburgh Pre, 15 June 1979, p. 122, ISBN 978-0-8229-7420-8.
  4. ^ a b c AZERBAIJAN iv. Islamic History to 1941, su iranicaonline.org. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  5. ^ ĀZĀDĪSTĀN – Encyclopaedia Iranica, su iranicaonline.org. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  6. ^ Due anni prima, nel 1918 il partito politico azero Musavat fondò la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian, situata nel Caucaso, a nord del fiume Aras. Prima della sua creazione il termine "Azerbaigian" identificava esclusivamente la regione adiacente dell'Iran nordoccidentale.
  7. ^ a b (EN) PhD Mohammad Soleimani Amiri, Azerbaijan Democratic Party: Ups and Downs (1945-1946), in Revista Humanidades, vol. 10, n. 1. URL consultato il 29 gennaio 2021.
  8. ^ (EN) Mehran Kamrava, The Great Game in West Asia, Oxford University Press, 2017, p. 108, ISBN 978-0-19-067360-4. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  9. ^ a b (EN) Kaveh Farrokh, Iran at War: 1500-1988, Bloomsbury Publishing, 20 dicembre 2011, p. 247, ISBN 978-1-78096-240-5. URL consultato il 29 gennaio 2021.
  10. ^ a b c d e (EN) Ramesh Farzanfar, Ethic groups and the State: Azaris, Kurds and Baluch of Iran (PDF), su Massachusetts Institute of Technology (a cura di), core.ac.uk, giugno 1992, pp. 176-184.
  11. ^ TAJADDOD – Encyclopaedia Iranica, su iranicaonline.org. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  12. ^ (FR) Studia Iranica, P. Geuthner, 1996, p. 57. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  13. ^ М.Н. Иванова. Национально-освободительное движение в Иране в 1918-1922 гг.. — М.: Наука, 1961. — 180 с, p. 75.
  14. ^ Г. М. Еганян. О характере национально-освободительного движения в Иранском Азербайджане в 1917—1920 гг. // Известия АН Армянской ССР. Серия общественных науки. — 1959. — № 11 — 12. — С. 49-60.
  15. ^ (EN) Harish Kapur e Graduate Institute of International Studies (Geneva Switzerland), Soviet Russia and Asia, 1917-1927: A Study of Soviet Policy Towards Turkey, Iran and Afghanistan, Joseph, 1966, p. 177. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  16. ^ a b c (EN) F. Koohi-Kamali, The Political Development of the Kurds in Iran: Pastoral Nationalism, Springer, 30 settembre 2003, p. 87, ISBN 978-0-230-53572-5. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  17. ^ Cosroe Chaqueri, The Soviet Socialist Republic of Iran, 1920-1921: Birth of the Trauma (Pittsburgh and London: University of Pittsburgh Press, 1995), p. 465.
  18. ^ (EN) Touraj Atabaki, Suha Bolukbasi e Tūraǧ Atābakī, Azerbaijan: A Political History, Bloomsbury Academic, 31 dicembre 1993, p. 50, ISBN 978-1-85043-640-9. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  19. ^ a b (EN) Dr Stephanie Cronin, Reformers and Revolutionaries in Modern Iran: New Perspectives on the Iranian Left, Routledge, 15 aprile 2013, p. 132, ISBN 978-1-134-32890-1. URL consultato il 2 febbraio 2021.
  20. ^ Ш.А. Тагиева. Шейх Мохаммад Хиябани и национально-освободительное движение в Иранском Азербайджане в 1917—1920 гг. (к 100-летию со дня рождения Хиябани) // Иран, история и современность: сборник статей. — М.: Наука, 1983. — 242 с.
  21. ^ (EN) Lester Alvin Lee, The Reforms of Reza Shah, 1925-1941, Department of History, Stanford University, 1950, p. 52. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  22. ^ a b (EN) Crawford Young e Professor Crawford Young, The Rising Tide of Cultural Pluralism: The Nation-state at Bay?, Univ of Wisconsin Press, 1993, p. 123, ISBN 978-0-299-13884-4. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  23. ^ (EN) Nikki R. Keddie e Yann Richard, Modern Iran: Roots and Results of Revolution, Yale University Press, 1º gennaio 2003, p. 77, ISBN 978-0-300-09856-3. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  24. ^ a b c (EN) Brenda Shaffer, Borders and Brethren: Iran and the Challenge of Azerbaijani Identity, MIT Press, 2 ottobre 2002, p. 42, ISBN 978-0-262-26468-6. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  25. ^ a b (EN) Touraj Atabaki, Iran in the 20th Century: Historiography and Political Culture, Bloomsbury Publishing, 17 giugno 2009, p. 80, ISBN 978-0-85771-368-1. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  26. ^ (EN) S. Cronin, Soldiers, Shahs and Subalterns in Iran: Opposition, Protest and Revolt, 1921-1941, Springer, 27 ottobre 2010, p. 118, ISBN 978-0-230-30903-6. URL consultato il 2 febbraio 2021.
  27. ^ Politica, Societa editrice Politica., 1924, p. 127. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  28. ^ (EN) Crawford Young e Professor Crawford Young, The Rising Tide of Cultural Pluralism: The Nation-state at Bay?, Univ of Wisconsin Press, 1993, p. 123, ISBN 978-0-299-13884-4. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  29. ^ (EN) David B. Nissman, The Soviet Union And Iranian Azerbaijan: The Use Of Nationalism For Political Penetration, Routledge, 12 giugno 2019, ISBN 978-1-000-30584-5. URL consultato il 2 febbraio 2021.
  30. ^ Ivanov, 1966, p. 38.
  31. ^ (EN) Afshin Matin-Asgari, Both Eastern and Western: An Intellectual History of Iranian Modernity, Cambridge University Press, 31 luglio 2018, pp. 94-95, ISBN 978-1-108-56948-4. URL consultato il 27 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ivanov, Mikhail Sergeevich, Formirovanie rabochego klassa v Irana, Sovetskaya Etnografiya 2, 1966
  • David B. Nissman, The Soviet Union And Iranian Azerbaijan: The Use Of Nationalism For Political Penetration, Routledge, ISBN 978-1-000-30584-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]