Alain de Botton

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Alain de Botton

Alain de Botton (Zurigo, 20 dicembre 1969) è uno scrittore e filosofo svizzero naturalizzato britannico.

I suoi libri trattano vari argomenti e temi contemporanei, sottolineando la rilevanza della filosofia per la vita quotidiana. Ha pubblicato Esercizi d'amore (1993), che ha venduto due milioni di copie. Tra i suoi altri best seller ricordiamo Come Marcel Proust può cambiarvi la vita (1997), L'importanza di essere amati (2004) e Architettura e felicità (2006), tutti pubblicati in Italia da Guanda.

All'attività di scrittore ha affiancato quella di presentatore televisivo e imprenditore culturale.[1] Alain de Botton scrive in inglese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

De Botton è nato a Zurigo, figlio di Jacqueline (nata Burgauer) e Gilbert de Botton. Gilbert è nato ad Alessandria d'Egitto, ma dopo essere stato espulso sotto la presidenza di Nasser, è andato a vivere e lavorare in Svizzera, dove ha co-fondato una società di investimenti, la Global Asset Management; si stima che la sua famiglia avesse un valore di 234 milioni di sterline nel 1999.[2]

La madre di Alain de Botton, nata in Svizzera, era aschenazita, mentre il padre proveniva da una famiglia ebrea sefardita della città di Boton[3] in Castiglia e León. Tra gli antenati di De Botton c'è Abraham de Boton.[4] La nonna paterna di De Botton era Yolande Harmer, una giornalista ebrea-egiziana che operò come spia per lo Stato di Israele e morì a Gerusalemme.[5]

Alain ha una sorella, Miel, e ha ricevuto un'educazione laica.[6] Alain ha trascorso i primi dodici anni della sua vita in Svizzera, dove è stato educato parlando francese e tedesco.

De Botton ha frequentato la Dragon School, dove l'inglese è diventato la sua lingua primaria. In seguito è stato mandato a studiare nel collegio pubblico della Harrow School. Ha spesso descritto la sua infanzia come quella di un bambino timido che viveva in collegio.

De Botton ha studiato storia all'Università di Cambridge, dove era membro del Gonville and Caius College. Ha poi completato un MPhil in filosofia al King's College di Londra (1991-1992).[7] Ha iniziato a studiare per un dottorato di ricerca in filosofia francese all'Università di Harvard, ma ha rinunciato a questa ricerca per scrivere libri per il grande pubblico.[8]

Alla morte di suo padre, la sua famiglia ricevette un fondo fiduciario di circa 200 milioni di sterline.[9] La consistente eredità è stata presa a pretesto da alcuni giornali inglesi per contestare a de Botton la pretesa di parlare di lavoro, in "Lavorare piace", in quanto non ha mai avuto realmente bisogno di mantenersi. Dal canto suo, de Botton ha dichiarato di vivere completamente con i proventi delle vendite dei suoi libri.[10][11][12][13].

In risposta alla domanda se si fosse sentito votato al mestiere dello scrittore, de Botton ha risposto:

"Penso che dove la gente tende a finire sia il risultato di una combinazione di incoraggiamento, caso, e fortuna. Come per molti altri, la mia carriera si è svolta così perché certe porte si sono aperte e certe altre si sono chiuse. Ad un certo punto ho pensato che sarebbe stato grande fare dei documentari. In realtà, ho scoperto che è incredibilmente difficile e molto dispendioso, e veramente non avevo il coraggio di continuare a combattere per quello. In un altro periodo, avrei potuto essere un accademico in un'università, se il sistema universitario fosse stato diverso. In definitiva, sta tutto nel trovare il miglior accordo tra i tuoi talenti e quello che il mondo può offrire in quel determinato momento.[14]

De Botton vive attualmente a Londra, con la moglie Charlotte Neser, sposata nel 2003, e con i figli Samuel e Saul.

Attività letteraria[modifica | modifica wikitesto]

De Botton ha scritto opere di diverso genere, le quali hanno avuto accoglienze contrastanti. Le reazioni positive sostengono che de Botton ha reso la letteratura più accessibile alle masse.[15][16] I critici negativi dicono invece che de Botton tende a esprimere l'ovvio[17][18] e hanno descritto alcuni suoi libri come ampollosi e dispersivi.[19][20][21]

Romanzi[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo primo romanzo, Esercizi d'amore, pubblicato nel 1993, de Botton si confronta con il processo dell'inizio e della fine dell'amore. Lo stile del libro è inconsueto, in quanto mischia elementi romanzeschi con riflessioni e analisi che normalmente si trovano in opere non di finzione.

A fine aprile 2016, è stato pubblicato The course of love[22] (tradotto in Il corso dell'amore[23]), che attraverso i personaggi di Rabih e Kirsten, segna il ritorno al romanzo di de Botton dopo oltre venti anni.

Saggi[modifica | modifica wikitesto]

De Botton ha scritto saggi nei quali le sue esperienze ed idee personali si intrecciano con quelle di artisti, filosofi e pensatori. Sono stati descritti come "filosofia quotidiana".[24][25] Sebbene a volte descritti come semplici opere di volgarizzazione,[26] in questi saggi, con l'aiuto di idee di altri pensatori, si sviluppano anche idee originali riguardo ad esempio l'amicizia, l'arte, l'invidia, il desiderio e il senso di inadeguatezza.[27]

Fu la sua prima opera non di fantasia, Come Marcel Proust può cambiarvi la vita, a dargli notorietà internazionale nel 1997.[28] L'opera è basata sulla vita e le opere di Marcel Proust, in cui uno dei più venerati ma meno letti libri della letteratura occidentale, Alla ricerca del tempo perduto, è la base per riflessioni filosofiche. Il libro è stato un best seller in U.S.A. e in Gran Bretagna.[29]

Proust fu seguito nel 2000 dal Le consolazioni della filosofia. Il titolo è un riferimento all'omonimo libro di Severino Boezio, nella quale la filosofia personificata appare a Boezio per consolarlo nel periodo di prigioni che lo avrebbe portato all'esecuzione. Ne Le consolazioni della filosofia, de Botton tenta di dimostrare come gli insegnamenti di filosofi come Epicuro, Montaigne, Nietzsche, Schopenhauer, Seneca e Socrate possono essere applicati agli affanni moderni quali la impopolarità, il senso di inadeguatezza, le preoccupazioni finanziarie, i cuori spezzati e in generale il problema della sofferenza.

In seguito de Botton è tornato a uno stile di scrittura più lirico e personale. In L'arte di viaggiare, si è dedicato ai temi della psicologia del viaggio: come ci immaginiamo le destinazioni prima di raggiungerle, come ci ricordiamo delle cose belle, cosa ci accade quando osserviamo deserti, stiamo chiusi in albergo o visitiamo la campagna.

In L'importanza di essere amati (2004), esamina la quasi universale ansietà che raramente è esplicitata: cosa gli altri pensano di noi; se siamo giudicati un successo o un fallimento, dei vincenti o dei perdenti.

Nel successivo Architettura e felicità[30] (2006) discute sulla natura della bellezza nell'architettura e come essa è correlata al benessere e all'appagamento dell'individuo e della società. Descrive come l'architettura condiziona le persone ogni giorno, sebbene esse raramente prestino ad essa particolare attenzione. Buona parte dell'opera espone come i tratti della personalità sono riflessi in architettura.

Nell'aprile 2009 de Botton ha pubblicato Lavorare piace,[27] un'analisi di dieci lavori diversi, dalla contabilità alla manifattura di biscotti, che include duecento immagini originali e ha come scopo quello di mettere in mostra la bellezza, l'interesse e l'orrore occasionale del moderno mondo del lavoro.

Nell'agosto 2009, de Botton rispose alla gara emessa dalla BAA (British Airports Authority) presso gli agenti letterari inglesi, per un posto di "scrittore di sede" all'aeroporto di Heathrow. Il lavoro consisteva nel rimanere seduto a una scrivania nel Terminal 5 per scrivere degli arrivi e delle partenze dei passeggeri per una settimana. Il risultato è il libro Una settimana all'aeroporto (A week at the Airport).[31]

Nel 2011 esce Religion for Atheists (tradotto in Del buon uso della religione: una guida per i non credenti[32]) dove —come ateo convinto, con radici ebraiche— suggerisce che i laici dovrebbero, ispirandosi alla millenaria esperienza dalle religioni, riconoscerne i meccanismi di propaganda, reinterpretandoli e applicandoli a una società secolare (spesso inabile a esprimere e affermare i propri valori). Ciò andrebbe fatto anche con lo scopo di ricavarne qualche utilità, motivi di interesse o fonti di conforto, adattando alla propria vita certi principi o consuetudini religiose. La società tende più alla fascinazione del sacro che all'analisi delle modalità di convincimento, che dovrebbe portare all'uso di questi espedienti, riadattati, per propagandare il culto della ragione sulla superstizione, promuovendo sentimenti di fratellanza e una “gioiosa immersione nello spirito collettivo”.[33]

Attività giornalistica e documentaristica[modifica | modifica wikitesto]

De Botton scrive regolarmente per diversi giornali inglesi, tra i quali The Independent on Sunday. Possiede e collabora con una compagnia di produzione, la Seneca Productions, che crea regolarmente documentari televisivi basati sulle sue opere.[34]

Altre attività[modifica | modifica wikitesto]

School of life[modifica | modifica wikitesto]

Dal 2008 De Botton è impegnato in un'iniziativa culturale, con base a Londra, denominata "School of life" (Scuola di vita), nella quale viene offerta un'istruzione che ha come fine una vita completa. In un'intervista, de Botton ha detto:

L'intenzione è sfidare le università tradizionali e riorganizzare la conoscenza, orientandola verso la vita, e lontana dal sapere fine a se stesso. In parole povere, è un istituto che cerca di dare alla gente quello che penso le università dovrebbero sempre dare: un senso di orientamento e saggezza per la vita con l'aiuto della cultura[35]

Living Architecture[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio del 2009 de Botton è stato l'ispiratore di un nuovo progetto architettonico denominato "Living Architecture" (Architettura vivente)[36] che propone di costruire una serie di residenze innovative in Gran Bretagna, con l'aiuto di alcuni architetti contemporanei di spicco, tra i quali Peter Zumthor, MVRDV e Michael e Patti Hopkins. Gli edifici sono destinati a essere affittati al pubblico. Lo scopo del progetto è quello di migliorare l'accoglienza dell'architettura moderna e si presenta come la continuazione pratica delle teorie espresse nel suo libro Architettura e felicità.[37]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Trasposizioni televisive[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2000 sono stati tratti da How Proust Can Change Your Life l'omonimo docu-drama televisivo, con Ralph Fiennes nel ruolo di Marcel Proust, da The Consolations of Philosophy una serie in sei episodi intitolata Philosophy: A Guide to Happiness. Nel 2004 è stato tratto da Status Anxiety l'omonimo documentario. Nel 2006 da The Architecture of Happiness è stata tratta la miniserie in tre episodi The Perfect Home.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Seneca Productions - Homepage, su senecaproductions.com, www.senecaproductions.com. URL consultato il 26 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2009).
  2. ^ Rich List | Public | The Sunday Times, su web.archive.org, 31 dicembre 2010. URL consultato il 1º giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2010).
  3. ^ (EN) Alain de Botton, su Grove Atlantic. URL consultato il 1º giugno 2022.
  4. ^ Gilbert de Botton, su www.telegraph.co.uk. URL consultato il 1º giugno 2022.
  5. ^ Benny Morris, Israel's secret wars : a history of Israel's intelligence services, 1st American ed, Grove Weidenfeld, 1991, ISBN 0-8021-1159-9, OCLC 22542367. URL consultato il 1º giugno 2022.
  6. ^ (EN) An atheist at Christmas: Oh come all ye faithless, su the Guardian, 24 dicembre 2011. URL consultato il 1º giugno 2022.
  7. ^ Notable alumni | King’s alumni | King’s College London, su www.kcl.ac.uk. URL consultato il 1º giugno 2022.
  8. ^ (EN) The Real World: Alain de Botton, philosopher, writer and TV presenter, su The Independent, 14 giugno 2006. URL consultato il 1º giugno 2022.
  9. ^ Janet de Botton and family, su business.timesonline.co.uk, The London Sunday Times, 27 aprile 2008.
  10. ^ Personality plus, su theaustralian.news.com.au, The Australian. URL consultato il 26 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2009).
    «Peter Wilson interviewed de Botton before any of the London papers and established that the money went into a charitable trust and he had always supported himself.»
  11. ^ "Philosopher king: Alain de Botton finds glamour and drama in the world of work," Katy Guest, The Independent, 27 March 2009
  12. ^ "Office affairs," Lynn Barber, The Guardian, Sunday 22 March 2009
  13. ^ On De Botton, su irishtimes.com, The Irish Times, 6 aprile 2009. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2012).
  14. ^ Nagy, Kim; "The Art of Connection - A Conversation with Alain de Botton" Archiviato il 3 ottobre 2009 in Internet Archive., Wild River Review, 19 novembre 2007.
  15. ^ Philosophy for a night out at the Dog and Duck, su independent.co.uk, The Independent, 2000. URL consultato l'11 luglio 2009.
  16. ^ Peter Conrad, Books: When Nietzsche meets Delia Smith, su books.guardian.co.uk. URL consultato il 24 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2007).
  17. ^ Charlie Brooker, The art of drivel, su guardian.co.uk, The Guardian, gennaio 2005. URL consultato l'11 luglio 2009.
    «...a pop philosopher who's forged a lucrative career stating the bleeding obvious in a series of poncey, lighter-than-air books aimed at smug Sunday supplement pseuds looking for something clever-looking to read on the plane»
  18. ^ Flaccid fallacies, su guardian.co.uk. URL consultato il 20 marzo 2009.
    «De Botton's new book consists of obvious, hopeless or contradictory advice culled from great thinkers on how to overcome certain problems of existence.»
  19. ^ Jim Holt, Dream Houses, su nytimes.com, New York Times, 2006. URL consultato il 6 aprile 2008.
    «Like de Botton's previous books, this one contains its quota of piffle dressed up in pompous language.»
  20. ^ Mark Lamster, I.D. - Bring Back the Bluebird, su id-mag.com, www.id-mag.com. URL consultato il 17 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2008).
    «...little of the original thinking that might be expected from an outsider... The Architecture of Happiness would be an innocuous castoff if not for its proselytizing ambitions»
  21. ^ Naomi Wolf, The Pleasures and Sorrows of Work by Alain de Botton, su entertainment.timesonline.co.uk, The Times, marzo 2009. URL consultato l'11 luglio 2009.
    «...this book examining “work” sounds often as if it has been written by someone who never had a job that was not voluntary, or at least pleasant.»
  22. ^ The Course of Love, su penguin.co.uk. URL consultato il 18 febbraio 2016.
  23. ^ Il corso dell'amore, su medialibrary.it. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  24. ^ Alain de Botton to deliver the RIBA Trust Annual Lecture 2006 Archiviato il 25 giugno 2007 in Internet Archive., RIBA
  25. ^ ALAIN DE BOTTON Archiviato l'11 maggio 2008 in Internet Archive., British Council Arts
  26. ^ The Real World: Alain de Botton, philosopher, writer and TV presenter Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive., The Independent
  27. ^ a b Alain de Botton, The Pleasures and Sorrows of Work, Alain de botton, the architecture of happiness, the consolations of philosophy, how proust can change your life, essays in love, philosophy a guide to happiness, The School of Life, su alaindebotton.com, www.alaindebotton.com.
  28. ^ "Author of The Art of Travel talks with Robert Birnbaum", identitytheory.com
  29. ^ "Interview with Alain de Botton" Archiviato il 5 gennaio 2016 in Internet Archive., Writerspace
  30. ^ "AOL interviews Alain de Botton about The Architecture of Happiness" Archiviato l'11 ottobre 2009 in Internet Archive., lifestyle.aol.ca
  31. ^ Mattia Bernardo Bagnoli, Sette giorni a Heathrow: la nuova sfida di De Botton [collegamento interrotto], in lastampa.com, 20 agosto 2009. URL consultato il 25 agosto 2009.
  32. ^ Del buon uso della religione: una guida per i non credenti, su medialibrary.it. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  33. ^ Raffaele Carcano, recensione "Del buon uso della religione: una guida per i non credenti", su uaar.it. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  34. ^ The Architecture of Happiness, Official Website
  35. ^ Alain de Botton: I would advise a friend to travel alone (metkere.com/en), su metkere.com.
  36. ^ Living Architecture, su living-architecture.co.uk.
  37. ^ Alain de Botton's Living Architecture Project, su bdonline.co.uk, Buildingdesign.com.

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