Decadimento beta: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Mr Wolf (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 1: Riga 1:
In [[fisica nucleare]], il '''decadimento ''β''''' è un tipo di [[decadimento radioattivo]], ovvero una delle [[reazione nucleare|reazioni nucleari]] spontanee attraverso le quali [[elementi chimici]] [[radioattività|radioattivi]] si trasformano in altri con diverso [[numero atomico]]<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.2</ref>.
{{F|fisica|ottobre 2019}}
In [[fisica nucleare]], il '''decadimento ''β''''' è un tipo di [[decadimento radioattivo]], ovvero una delle [[reazione nucleare|reazioni nucleari]] spontanee attraverso le quali [[elementi chimici]] [[radioattività|radioattivi]] si trasformano in altri con diverso [[numero atomico]].


Il processo coinvolge le [[interazione debole|forze nucleari deboli]] e determina l'emissione di [[particelle subatomiche]] [[radiazione ionizzante|ionizzanti]] secondo il [[E=mc²|principio di conservazione della massa/energia]].
Il processo coinvolge le [[interazione debole|forze nucleari deboli]] e determina l'emissione di [[particelle subatomiche]] [[radiazione ionizzante|ionizzanti]] secondo il [[E=mc²|principio di conservazione della massa/energia]].


== Storia ==
== Storia ==
Negli anni successivi alla scoperta della [[radioattività]], fu osservato un diverso comportamento delle [[particella (fisica)|particelle]] emesse dalle sostanze radioattive durante il decadimento. In molti casi, gli strumenti di rivelazione mostravano la presenza di tracce simili a scie: quando era applicato un [[campo magnetico]], le tracce provenienti da alcune sostanze radioattive avevano la curvatura rivolta verso lati opposti. Ai raggi associati alle tracce deviate in modo opposto fu convenzionalmente dato il nome di [[raggi alfa]] (oggi si utilizza più comunemente il termine [[radiazione alfa]] parlando delle particelle emesse in questo caso e dei loro effetti) e di [[raggi beta]] (oggi [[radiazione beta]]); i rimanenti presero il nome di [[raggi gamma]] (oggi [[radiazione gamma]]).
Negli anni successivi alla scoperta della [[radioattività]], fu osservato un diverso comportamento delle [[particella (fisica)|particelle]] emesse dalle sostanze radioattive durante il decadimento. In molti casi, gli strumenti di rivelazione mostravano la presenza di tracce simili a scie: quando era applicato un [[campo magnetico]], le tracce provenienti da alcune sostanze radioattive avevano la curvatura rivolta verso lati opposti. Ai raggi associati alle tracce deviate in modo opposto fu convenzionalmente dato il nome di [[raggi alfa]] (oggi si utilizza più comunemente il termine [[radiazione alfa]] parlando delle particelle emesse in questo caso e dei loro effetti) e di [[raggi beta]] (oggi [[radiazione beta]]); i rimanenti presero il nome di [[raggi gamma]] (oggi [[radiazione gamma]])<ref>{{cita libro|autore= Gianpaolo Parodi, Marco Ostili, Guglielmo Mochi Onori|titolo=L'evoluzione della Fisica (Volume 3)|editore=Paravia|anno=2006|ISBN=88-395-1611-5}}p.524</ref>.


La natura delle particelle emesse e dei decadimenti è radicalmente diversa nei tre casi. La scoperta dei processi che avvengono all'interno del nucleo e danno luogo a questi decadimenti ha richiesto notevoli ricerche agli inizi del [[XX secolo]]. Queste ricerche hanno portato al rilievo che la scia emessa nel caso dei raggi beta è dovuta all'emissione di un [[elettrone]]. Il motivo per cui i tre tipi di raggi sono deviati in modo diverso dipende dalla diversa [[carica elettrica]] che hanno le particelle emesse: positive nel caso decadimento alfa (particelle alfa) e beta più (positroni), negative nel caso del decadimento beta meno (elettroni), e neutre nel caso del [[decadimento gamma]] (se si tratta di [[fotoni]]).
La natura delle particelle emesse e dei decadimenti è radicalmente diversa nei tre casi. La scoperta dei processi che avvengono all'interno del nucleo e danno luogo a questi decadimenti ha richiesto notevoli ricerche agli inizi del [[XX secolo]]. Queste ricerche hanno portato al rilievo che la scia emessa nel caso dei raggi beta è dovuta all'emissione di un [[elettrone]]. Il motivo per cui i tre tipi di raggi sono deviati in modo diverso dipende dalla diversa [[carica elettrica]] che hanno le particelle emesse: positive nel caso decadimento alfa ([[particella alfa|particelle alfa]]) e <math>\beta^+</math> ([[positrone|positroni]]), negative nel caso del decadimento <math>\beta^-</math> (elettroni), e neutre nel caso del [[decadimento gamma]] (se si tratta di [[fotoni]]).


L'inquadramento teorico del decadimento beta fu realizzato da [[Enrico Fermi]].
L'inquadramento teorico del decadimento <math>\beta</math> fu realizzato da [[Enrico Fermi]].


Oggi, il decadimento e la radiazione vengono classificati come beta (β) non più in base alla carica della particella emessa, bensì in base al particolare tipo di processo nucleare che avviene tramite [[interazione debole]]. Normalmente, il neutrone coinvolto si trova in un nucleo di un [[atomo]] e quello che si verifica, oltre alla emissione delle due particelle, è che l'atomo si trasforma in quello di un altro elemento, ovvero in quello con [[numero atomico]] (Z) successivo. La somma dei protoni e dei neutroni (A) all'interno del nucleo rimane invariata. A questo decadimento ci si riferisce con il nome di decadimento beta meno (β<sup>-</sup>) (si parla di meno perché l'elettrone emesso ha [[carica negativa]]).
Oggi, il decadimento e la radiazione vengono classificati come beta (<math>\beta</math>) non più in base alla carica della particella emessa, bensì in base al particolare tipo di processo nucleare che avviene tramite [[interazione debole]]. Normalmente, il [[neutrone]] coinvolto si trova in un nucleo di un [[atomo]] e quello che si verifica, oltre all' emissione delle due particelle, è che l'atomo si trasforma in quello di un altro elemento, ovvero in quello con [[numero atomico]] (Z) successivo. La somma dei protoni e dei neutroni (chiamata [[numero di massa]] A) all'interno del nucleo rimane invariata. A questo decadimento ci si riferisce con il nome di decadimento <math>\beta^-</math> (si parla di ''meno'' perché l'elettrone emesso ha [[carica negativa]]).


Viene osservato anche il decadimento:
Viene osservato anche il decadimento:


:<math>p \rightarrow n + e^+ + \nu</math>
:<math>p \rightarrow n + e^+ + {\nu}_e</math>


in cui un protone legato si trasforma in un neutrone legato, un [[positrone]] ed un [[neutrino]]. Il positrone, che è l'[[antiparticella]] dell'elettrone, ha carica positiva; pertanto, questo decadimento viene indicato con il termine beta più (β<sup>+</sup>).
in cui un [[protone]] ''legato'' si trasforma in un neutrone legato, un positrone ed un [[neutrino]]. Il positrone, che è l'[[antiparticella]] dell'elettrone, ha carica positiva; pertanto, questo decadimento viene indicato con il termine <math>\beta^+</math>.


È importante sottolineare che il decadimento beta più può avvenire, per motivi cinematici di [[conservazione dell'energia]], solo per protoni legati; mai, quindi, per protoni liberi.
È importante sottolineare che il decadimento <math>\beta^+</math> può avvenire, per motivi cinematici di [[conservazione dell'energia]], solo per protoni legati; mai, quindi, per protoni liberi.


== Descrizione ==
== Descrizione ==
Secondo le attuali teorie accettate, il decadimento beta può avvenire in due modi:
Secondo le attuali teorie accettate, il decadimento <math>\beta</math> può avvenire in due modi:


* '''''Decadimento beta meno'''''
===Decadimento <math>\beta^-</math>===
È un decadimento tipico dei nuclei aventi un eccesso di neutroni rispetto ai loro [[isobaro|isobari]] stabili; il nucleo si trasforma in un suo isobaro con contestuale emissione di un elettrone e di un [[antineutrino elettronico]] secondo la legge<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.157</ref>
Un [[neutrone]], libero o meno, decade in una coppia [[protone]]-[[elettrone]] più un [[antineutrino]] elettronico. Il protone resta nel [[nucleo atomico]], mentre le altre due particelle vengono emesse. Un esempio di decadimento beta meno è il decadimento del [[isotopo|radionuclide]] [[cobalto]]-60 nel nuclide [[nichel]]-60, che segue questo schema:
:<math>A(Z,N)\;\to\;A(Z+1,N-1)+e^-+\bar{\nu}_e.</math>


====Condizioni energetiche====
:<math>{}^{60}_{27}\hbox{Co}\rightarrow {}^{60}_{28}\hbox{Ni} + e^- + \bar{\nu}_e</math>
Per il principio di conservazione dell'energia applicato a questo tipo di decadimento, è possibile scrivere la seguente relazione<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.163</ref>
:<math>M(A,Z)=M(A,Z+1)+T_A+m_e+T_e+E_{\bar{\nu}_e},</math>
dove:
* <math>M(A,Z)</math> e <math>M(A,Z+1)</math> sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
* <math>T_A</math> e <math>T_e</math> sono le [[Energia cinetica|energie cinetiche]] del nucleo e dell'elettrone
* <math>E_{\bar{\nu}_e}</math> è l'energia dell'[[antineutrino]] emesso.
Spostando a sinistra dell'equazione le masse e tenendo a destra le energie, è possibile ricavare la condizione energetica a cui avviene il decadimento <math>\beta^-</math>:
:<math>Q_{\beta^-}=M(A,Z)-M(A,Z+1)-m_e=T_A+T_e+E_{\bar{\nu}_e}>0</math>
in cui <math>Q_{\beta^-}</math> è l'energia liberata.
Pertanto, affinché avvenga il decadimento, l'energia liberata deve essere positiva. Ciò per esempio accade nel decadimento del neutrone: un neutrone, libero o meno, decade in una coppia protone-elettrone più un antineutrino elettronico secondo la relazione:
: <math>n\;\to\;p+e^-+\bar{\nu}_e</math>
che è possibile da un punto di vista energetico poiché <math>Q_{\beta^-}=m_n-m_p-m_e=782 keV>0.</math><ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.164</ref>
Il protone resta nel [[nucleo atomico]], mentre le altre due particelle vengono emesse. Un esempio di decadimento <math>\beta^-</math> è il decadimento del [[isotopo|radionuclide]] [[cobalto-60]] nel nuclide [[nichel-60]], che segue questo schema:


:<math>{}^{60}_{27}\hbox{Co}\rightarrow {}^{60}_{28}\hbox{Ni} + e^- + \bar{\nu}_e.</math>
* '''''Decadimento beta più'''''
Un [[protone]] decade in una coppia [[neutrone]]-[[positrone]] più un [[neutrino]] elettronico. Secondo le attuali teorie, questo tipo di decadimento può avvenire solo dentro ad alcuni nuclei. In base all'attuale osservazione empirica, risulta che il [[protone]] libero è una particella stabile, ovvero spontaneamente non [[Decadimento particellare|decade]]; tuttavia, secondo alcune teorie, in attesa di verifica sperimentale, il protone dovrebbe decadere, anche se in un arco di tempo pari a <math>10^{33}</math> anni, ben più dell'età attuale dell'[[universo]]. Un esempio di decadimento β+ è il decadimento del [[isotopo|radionuclide]] [[fluoro]]-18 nel nuclide stabile [[ossigeno]]-18, che segue questo schema:


===Decadimento <math>\beta^+</math>===
:<math>{}^{18}_{9}\hbox{F}\rightarrow {}^{18}_{8}\hbox{O} + e^+ + {\nu}_e</math>
È un decadimento tipico dei nuclei aventi un difetto di neutroni rispetto ai loro [[isobaro|isobari]] stabili; il nucleo si trasforma in un suo isobaro con contestuale emissione di un positrone e di un [[neutrino elettronico]] secondo la legge<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.157</ref>
:<math>A(Z,N)\;\to\;A(Z-1,N+1)+e^++{\nu}_e.</math>


==== Condizioni energetiche====
Un altro processo correlato, anche se non si tratta di decadimento, è denominato '''''[[cattura elettronica]]''''':
Sempre applicando il principio di conservazione dell'energia alle masse ed energie in gioco nel decadimento, è possibile scrivere che<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.163</ref>
:<math>p + e^- \rightarrow n + {\nu}_e</math>
:<math>M(A,Z)=M(A,Z+1)+T_A+m_e+T_e+E_{{\nu}_e}</math>
Esso comporta la cattura di un elettrone atomico da parte del nucleo, con l'emissione di un neutrino monoenergetico. Nonostante non sia un processo di decadimento, esso è un processo di stabilizzazione degli atomi più comune rispetto al decadimento beta più.
dove:
* <math>M(A,Z)</math> e <math>M(A,Z-1)</math> sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
* <math>T_A</math> e <math>T_e</math> sono le [[Energia cinetica|energie cinetiche]] del nucleo e dell'elettrone
* <math>E_{{\nu}_e}</math> è l'energia del neutrino emesso.


Analogamente al caso <math>\beta^-</math>, spostando a sinistra le masse e tenendo a destra le energie è possibile scrivere la condizione energetica a cui avviene il decadimento <math>\beta^+</math>:
Nel seguito, si parlerà solo del decadimento beta meno, il più frequente, al punto che spesso ci riferisce ad esso con il solo nome di decadimento beta. Tuttavia, gli stessi ragionamenti, con le dovute modifiche, valgono anche nel caso del decadimento beta più e, in alcuni casi, anche per la cattura elettronica.
:<math>Q_{\beta^+}=M(A,Z)-M(A,Z-1)-m_e=T_A+T_e+E_{{\nu}_e}>0,</math>
in cui <math>Q_{\beta^+}</math> è l'energia liberata.
Anche in questo caso il decadimento è possibile quando l'energia liberata ha un bilancio positivo.


Il protone ''libero'' è una particella stabile e non può decadere secondo:
Dato che i [[neutrino|neutrini]] interagiscono debolmente con la materia, quando [[Marie Curie]] osservò per la prima volta questo tipo di decadimento, lo associò alla sola emissione di un [[elettrone]]; fu [[Enrico Fermi]] che, seguendo un'idea di [[Wolfgang Pauli]], che tentava di risolvere un'apparente contraddizione fra i risultati sperimentali ed il principio di conservazione dell'[[energia]], inglobò nella teoria il [[neutrino]].
: <math>p\;\to\;n+e^++{\nu}_e</math>
poiché : <math>Q_{\beta^+}=m_p-m_n-m_e=-1,81MeV<0.</math><ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.164</ref>


Tuttavia secondo alcune teorie, in attesa di verifica sperimentale, il protone dovrebbe decadere, anche se in un arco di tempo pari a <math>10^{33}</math> anni, ben più dell'età attuale dell'[[universo]]. Un esempio di decadimento <math>\beta^+</math> è il decadimento del [[isotopo|radionuclide]] [[fluoro-18]] nel nuclide stabile [[ossigeno]]-18, che segue questo schema:
== La legge di conservazione dell'energia ==
Il problema è abbastanza complesso e si cercherà di trattarlo in maniera qualitativa. Il decadimento che si osserva è quello del [[neutrone]], che apparentemente decade in un [[protone]] ed in un [[elettrone]]:


:<math>{}^{18}_{9}\hbox{F}\rightarrow {}^{18}_{8}\hbox{O} + e^+ + {\nu}_e.</math>
:''n'' → ''p'' + ''e''<sup>-</sup>

===Cattura elettronica===
È caratterizzata dalla cattura di un elettrone da parte del nucleo, con conseguente emissione di un nuetrino monoenergetico secondo lo schema<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.157</ref>

:<math>A(Z,N)+e^-\;\to\;A(Z-1,N+1)+{\nu}_e.</math>

Nonostante non sia un processo di decadimento, esso è un processo di stabilizzazione degli atomi più comune rispetto al decadimento <math>\beta^+</math>.

====Condizioni energetiche====
Applicando il principio di conservazione dell'energia alle masse ed energie in gioco nel decadimento, è possibile scrivere che<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}} p.163</ref>
:<math>M(A,Z)+m_e=M(A,Z-1)+T_A+E_{{\nu}_e}</math>
dove:
* <math>M(A,Z)</math> e <math>M(A,Z-1)</math> sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
* <math>T_A</math> è l'energia cinetica del nucleo
* <math>E_{{\nu}_e}</math> è l'energia del neutrino emesso.
Spostando, come nei casi precedenti, le masse a sinistra e le energie a destra, si ottiene la relazione:
<math>Q_{CE}=M(A,Z)-M(A,Z-1)+m_e=Q_{\beta^+}+2m_e=T_A+E_{{\nu}_e}>0.</math>


Nel seguito, si parlerà solo del decadimento <math>\beta^-</math>, il più frequente, al punto che spesso ci riferisce ad esso con il solo nome di decadimento <math>\beta</math>. Tuttavia, gli stessi ragionamenti, con le dovute modifiche, valgono anche nel caso del decadimento <math>\beta^+</math> e, in alcuni casi, anche per la cattura elettronica.
Dato che i [[neutrino|neutrini]] interagiscono debolmente con la materia, quando [[Marie Curie]] osservò per la prima volta questo tipo di decadimento, lo associò alla sola emissione di un [[elettrone]]; fu [[Enrico Fermi]] che, seguendo un'idea di [[Wolfgang Pauli]], che tentava di risolvere un'apparente contraddizione fra i risultati sperimentali ed il principio di conservazione dell'[[energia]], inglobò nella teoria il neutrino.

== La legge di conservazione dell'energia ==
Il problema è abbastanza complesso e si cercherà di trattarlo in maniera qualitativa.
Il decadimento che si osserva è quello del neutrone, che apparentemente dovrebbe decadere in un protone ed in un [[elettrone]]<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}}p.168</ref>:


: <math>n\;\to\;p+e^-</math>
In questo caso, lo [[spettroscopia|spettro]] dell'elettrone uscente dovrebbe essere una riga, poiché:
In questo caso, lo [[spettroscopia|spettro]] dell'elettrone uscente dovrebbe essere una riga, poiché:


:''m<sub>e</sub>c''<sup>2</sup> (0,5 [[elettronvolt|MeV]]) « ''m<sub>p</sub>c''<sup>2</sup> (938,3 MeV) ≈ ''m<sub>n</sub>c''<sup>2</sup> (939,6 MeV)
:''m<sub>e</sub>c''<sup>2</sup> (0,5 [[elettronvolt|MeV]]) « ''m<sub>p</sub>c''<sup>2</sup> (938,3 M[[eV]]) ≈ ''m<sub>n</sub>c''<sup>2</sup> (939,6 MeV)


Supponendo che il neutrone sia fermo, si può ragionevolmente ritenere che anche il protone creato sia immobile; perciò, l'unica particella a muoversi è l'elettrone. Quindi, per la [[legge di conservazione dell'energia|conservazione dell'energia]], si ha:
Supponendo che il neutrone sia fermo, si può ragionevolmente ritenere che anche il protone creato sia immobile; perciò, l'unica particella a muoversi è l'elettrone. Quindi, per la [[legge di conservazione dell'energia|conservazione dell'energia]], si ha:


:<math>m_nc^2=E_p+E_e</math>
:''m<sub>n</sub>c''<sup>2</sup> = ''E<sub>p</sub>'' + ''E<sub>e</sub>''


con
con
Riga 66: Riga 114:
dove l'unica incognita è l'[[quantità di moto|impulso]] dell'elettrone e quindi lo spettro risulta una riga (in pratica si sarebbe dovuto osservare un picco).
dove l'unica incognita è l'[[quantità di moto|impulso]] dell'elettrone e quindi lo spettro risulta una riga (in pratica si sarebbe dovuto osservare un picco).


Sperimentalmente, però, si osserva qualcosa di diverso: uno spettro completo che parte da [[0 (numero)|0]] per salire, raggiungere un massimo e quindi ritornare ad annullarsi in corrispondenza di un valore massimo che è circa 5 volte e mezza la [[massa (fisica)|massa]] dell'elettrone.
Sperimentalmente, però, si osserva qualcosa di diverso: uno spettro completo che parte da [[0 (numero)|0]] per salire fino a raggiungere un massimo che dipende dall'energia liberata dal decadimento (e che può andare dai <math>2,6keV</math> del <math>{}^{187}_{75}\hbox{Re}</math> ai <math>20MeV</math>) e quindi ritornare ad annullarsi in corrispondenza di un valore massimo che è circa 5 volte e mezza la [[massa (fisica)|massa]] dell'elettrone<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}}p.157</ref>.


[[File:decadimento beta (spettro).jpg|thumb|left|upright=1.4|Spettro del decadimento beta]]
[[File:decadimento beta (spettro).jpg|thumb|left|upright=1.4|Spettro del decadimento beta]]
Riga 84: Riga 132:
Appare evidente come, in questo caso, le variabili siano due e viene pertanto ovviamente spiegato lo spettro osservato come di un processo a tre e non a due corpi. Tra l'altro, ponendo nullo l'impulso del neutrino, si riesce a calcolare l'impulso massimo dell'elettrone, che risulta coerente con il valore sperimentalmente trovato.
Appare evidente come, in questo caso, le variabili siano due e viene pertanto ovviamente spiegato lo spettro osservato come di un processo a tre e non a due corpi. Tra l'altro, ponendo nullo l'impulso del neutrino, si riesce a calcolare l'impulso massimo dell'elettrone, che risulta coerente con il valore sperimentalmente trovato.


Il decadimento ''β'' è esotermico: avviene, cioè, spontaneamente, senza necessità di energia esterna per attivarsi. La [[vita media]] del neutrone è ''τ<sub>n</sub>''=887 [[secondo|s]], e, ovviamente, si riferisce al neutrone libero: esso, infatti, all'interno del [[nucleo atomico]], è assolutamente stabile.
Il decadimento <math>\beta</math> è esotermico: avviene, cioè, spontaneamente, senza necessità di energia esterna per attivarsi. La [[vita media]] del neutrone è <math>{\tau}_n=887s</math>, e, ovviamente, si riferisce al neutrone ''libero'': esso, infatti, all'interno del [[nucleo atomico]], è assolutamente stabile.


== Stima della rapidità di decadimento e della costante d'accoppiamento debole ==
== Stima della rapidità di decadimento e della costante d'accoppiamento debole ==
<ref>{{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}}p.172-183</ref>


Il numero di elettroni che si misurano nel decadimento ''β'' può essere teoricamente stimato calcolando la rapidità del decadimento stesso. Si parte dalla '''[[regola d'oro di Fermi]]''':
Il numero di elettroni che si misurano nel decadimento <math>\beta</math> può essere teoricamente stimato calcolando la rapidità del decadimento stesso. Si parte dalla '''[[regola d'oro di Fermi]]'''<ref>{{cita libro|autore=Nicola Manini|titolo=Introduction to the Physics of Matter|editore=Springer|anno=2014|ISBN=978-3-319-14381-1}}p.42</ref>:


:<math>w_{i \rightarrow f} = \frac {2\pi}{\hbar} \left | \langle i | V | f \rangle \right |^2 \delta \left ( E_f - E_i \right )</math>
:<math>w_{i \rightarrow f} = \frac {2\pi}{\hbar} \left | \langle i | V | f \rangle \right |^2 \delta \left ( E_f - E_i \right )</math>
Riga 94: Riga 143:
dove ''E<sub>f</sub>'' è l'[[energia]] finale ed ''E<sub>i</sub>'' quella iniziale, mentre ''<s>h</s>'' è la [[costante di Planck]].
dove ''E<sub>f</sub>'' è l'[[energia]] finale ed ''E<sub>i</sub>'' quella iniziale, mentre ''<s>h</s>'' è la [[costante di Planck]].


L'elemento di matrice per l'interazione debole, posto ''g<sub>β</sub>'' il potenziale, è:
L'elemento di matrice per l'interazione debole, posto <math>g_{\beta}</math> il potenziale, è:


:<math>\begin{align}
:<math>\begin{align}
Riga 142: Riga 191:
:<math>\Gamma = \frac {1} {(2\pi)^3} \left ( \frac {f_\beta}{\hbar c} \right )^2 \left ( \frac {m_p c^2}{\hbar} \right )^2 \left ( \frac {m_e}{m_p} \right )^5</math>
:<math>\Gamma = \frac {1} {(2\pi)^3} \left ( \frac {f_\beta}{\hbar c} \right )^2 \left ( \frac {m_p c^2}{\hbar} \right )^2 \left ( \frac {m_e}{m_p} \right )^5</math>


In questa equazione si conosce tutto, a parte ''fβ'', la '''[[Costanti di accoppiamento|costante d'accoppiamento]] debole''' (la rapidità, infatti, è l'inverso della vita media) e sostituendo i valori di tutte le costanti si ottiene:
In questa equazione si conosce tutto, a parte <math>f_{\beta}</math>, la '''[[Costanti di accoppiamento|costante d'accoppiamento]] debole''' (la rapidità, infatti, è l'inverso della vita media) e sostituendo i valori di tutte le costanti si ottiene:


:<math>\frac {f_\beta}{\hbar c} = 10^{-7}</math>
:<math>\frac {f_\beta}{\hbar c} = 10^{-7}</math>
Riga 157: Riga 206:
* [[Radioattività]]
* [[Radioattività]]
*[[Esperimento di Wu]], che ha dimostrato la violazione della parità dell'[[interazione debole]]
*[[Esperimento di Wu]], che ha dimostrato la violazione della parità dell'[[interazione debole]]

==Note==
<references/>

== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Giorgio Bendiscioli|titolo=Fenomeni Radioattivi|editore=Springer|anno=2013|ISBN=978-88-470-0803-8}}
* {{cita libro|autore=Nicola Manini|titolo=Introduction to the Physics of Matter|editore=Springer|anno=2014|ISBN=978-3-319-14381-1}}


==Altri progetti==
==Altri progetti==

Versione delle 19:01, 9 gen 2020

In fisica nucleare, il decadimento β è un tipo di decadimento radioattivo, ovvero una delle reazioni nucleari spontanee attraverso le quali elementi chimici radioattivi si trasformano in altri con diverso numero atomico[1].

Il processo coinvolge le forze nucleari deboli e determina l'emissione di particelle subatomiche ionizzanti secondo il principio di conservazione della massa/energia.

Storia

Negli anni successivi alla scoperta della radioattività, fu osservato un diverso comportamento delle particelle emesse dalle sostanze radioattive durante il decadimento. In molti casi, gli strumenti di rivelazione mostravano la presenza di tracce simili a scie: quando era applicato un campo magnetico, le tracce provenienti da alcune sostanze radioattive avevano la curvatura rivolta verso lati opposti. Ai raggi associati alle tracce deviate in modo opposto fu convenzionalmente dato il nome di raggi alfa (oggi si utilizza più comunemente il termine radiazione alfa parlando delle particelle emesse in questo caso e dei loro effetti) e di raggi beta (oggi radiazione beta); i rimanenti presero il nome di raggi gamma (oggi radiazione gamma)[2].

La natura delle particelle emesse e dei decadimenti è radicalmente diversa nei tre casi. La scoperta dei processi che avvengono all'interno del nucleo e danno luogo a questi decadimenti ha richiesto notevoli ricerche agli inizi del XX secolo. Queste ricerche hanno portato al rilievo che la scia emessa nel caso dei raggi beta è dovuta all'emissione di un elettrone. Il motivo per cui i tre tipi di raggi sono deviati in modo diverso dipende dalla diversa carica elettrica che hanno le particelle emesse: positive nel caso decadimento alfa (particelle alfa) e (positroni), negative nel caso del decadimento (elettroni), e neutre nel caso del decadimento gamma (se si tratta di fotoni).

L'inquadramento teorico del decadimento fu realizzato da Enrico Fermi.

Oggi, il decadimento e la radiazione vengono classificati come beta () non più in base alla carica della particella emessa, bensì in base al particolare tipo di processo nucleare che avviene tramite interazione debole. Normalmente, il neutrone coinvolto si trova in un nucleo di un atomo e quello che si verifica, oltre all' emissione delle due particelle, è che l'atomo si trasforma in quello di un altro elemento, ovvero in quello con numero atomico (Z) successivo. La somma dei protoni e dei neutroni (chiamata numero di massa A) all'interno del nucleo rimane invariata. A questo decadimento ci si riferisce con il nome di decadimento (si parla di meno perché l'elettrone emesso ha carica negativa).

Viene osservato anche il decadimento:

in cui un protone legato si trasforma in un neutrone legato, un positrone ed un neutrino. Il positrone, che è l'antiparticella dell'elettrone, ha carica positiva; pertanto, questo decadimento viene indicato con il termine .

È importante sottolineare che il decadimento può avvenire, per motivi cinematici di conservazione dell'energia, solo per protoni legati; mai, quindi, per protoni liberi.

Descrizione

Secondo le attuali teorie accettate, il decadimento può avvenire in due modi:

Decadimento

È un decadimento tipico dei nuclei aventi un eccesso di neutroni rispetto ai loro isobari stabili; il nucleo si trasforma in un suo isobaro con contestuale emissione di un elettrone e di un antineutrino elettronico secondo la legge[3]

Condizioni energetiche

Per il principio di conservazione dell'energia applicato a questo tipo di decadimento, è possibile scrivere la seguente relazione[4]

dove:

  • e sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
  • e sono le energie cinetiche del nucleo e dell'elettrone
  • è l'energia dell'antineutrino emesso.

Spostando a sinistra dell'equazione le masse e tenendo a destra le energie, è possibile ricavare la condizione energetica a cui avviene il decadimento :

in cui è l'energia liberata. Pertanto, affinché avvenga il decadimento, l'energia liberata deve essere positiva. Ciò per esempio accade nel decadimento del neutrone: un neutrone, libero o meno, decade in una coppia protone-elettrone più un antineutrino elettronico secondo la relazione:

che è possibile da un punto di vista energetico poiché [5] Il protone resta nel nucleo atomico, mentre le altre due particelle vengono emesse. Un esempio di decadimento è il decadimento del radionuclide cobalto-60 nel nuclide nichel-60, che segue questo schema:

Decadimento

È un decadimento tipico dei nuclei aventi un difetto di neutroni rispetto ai loro isobari stabili; il nucleo si trasforma in un suo isobaro con contestuale emissione di un positrone e di un neutrino elettronico secondo la legge[6]

Condizioni energetiche

Sempre applicando il principio di conservazione dell'energia alle masse ed energie in gioco nel decadimento, è possibile scrivere che[7]

dove:

  • e sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
  • e sono le energie cinetiche del nucleo e dell'elettrone
  • è l'energia del neutrino emesso.

Analogamente al caso , spostando a sinistra le masse e tenendo a destra le energie è possibile scrivere la condizione energetica a cui avviene il decadimento :

in cui è l'energia liberata. Anche in questo caso il decadimento è possibile quando l'energia liberata ha un bilancio positivo.

Il protone libero è una particella stabile e non può decadere secondo:

poiché : [8]

Tuttavia secondo alcune teorie, in attesa di verifica sperimentale, il protone dovrebbe decadere, anche se in un arco di tempo pari a anni, ben più dell'età attuale dell'universo. Un esempio di decadimento è il decadimento del radionuclide fluoro-18 nel nuclide stabile ossigeno-18, che segue questo schema:

Cattura elettronica

È caratterizzata dalla cattura di un elettrone da parte del nucleo, con conseguente emissione di un nuetrino monoenergetico secondo lo schema[9]

Nonostante non sia un processo di decadimento, esso è un processo di stabilizzazione degli atomi più comune rispetto al decadimento .

Condizioni energetiche

Applicando il principio di conservazione dell'energia alle masse ed energie in gioco nel decadimento, è possibile scrivere che[10]

dove:

  • e sono le masse rispettivamente del nucleo padre e del nucleo figlio
  • è l'energia cinetica del nucleo
  • è l'energia del neutrino emesso.

Spostando, come nei casi precedenti, le masse a sinistra e le energie a destra, si ottiene la relazione:


Nel seguito, si parlerà solo del decadimento , il più frequente, al punto che spesso ci riferisce ad esso con il solo nome di decadimento . Tuttavia, gli stessi ragionamenti, con le dovute modifiche, valgono anche nel caso del decadimento e, in alcuni casi, anche per la cattura elettronica. Dato che i neutrini interagiscono debolmente con la materia, quando Marie Curie osservò per la prima volta questo tipo di decadimento, lo associò alla sola emissione di un elettrone; fu Enrico Fermi che, seguendo un'idea di Wolfgang Pauli, che tentava di risolvere un'apparente contraddizione fra i risultati sperimentali ed il principio di conservazione dell'energia, inglobò nella teoria il neutrino.

La legge di conservazione dell'energia

Il problema è abbastanza complesso e si cercherà di trattarlo in maniera qualitativa. Il decadimento che si osserva è quello del neutrone, che apparentemente dovrebbe decadere in un protone ed in un elettrone[11]:

In questo caso, lo spettro dell'elettrone uscente dovrebbe essere una riga, poiché:

mec2 (0,5 MeV) « mpc2 (938,3 MeV) ≈ mnc2 (939,6 MeV)

Supponendo che il neutrone sia fermo, si può ragionevolmente ritenere che anche il protone creato sia immobile; perciò, l'unica particella a muoversi è l'elettrone. Quindi, per la conservazione dell'energia, si ha:

con

Trascurando il rinculo del protone, si ha:

dove l'unica incognita è l'impulso dell'elettrone e quindi lo spettro risulta una riga (in pratica si sarebbe dovuto osservare un picco).

Sperimentalmente, però, si osserva qualcosa di diverso: uno spettro completo che parte da 0 per salire fino a raggiungere un massimo che dipende dall'energia liberata dal decadimento (e che può andare dai del ai ) e quindi ritornare ad annullarsi in corrispondenza di un valore massimo che è circa 5 volte e mezza la massa dell'elettrone[12].

Spettro del decadimento beta

Questo risultato portò enorme scompiglio nella comunità scientifica, e il primo a trovare una motivazione fu Bohr, che suggerì la presenza di una violazione nella conservazione dell'energia. In realtà sia Fermi, sia Pauli supponevano che il decadimento non fosse a due corpi, come osservato, ma a tre: ovvero i prodotti della reazione ci fosse una terza particella, piccolissima, di carica neutra e non rilevabile con le strumentazioni usuali: il neutrino.

La reazione, allora, deve essere corretta nel modo seguente:

mentre la conservazione dell'energia diventa:

dove si trascura la massa del neutrino.

Appare evidente come, in questo caso, le variabili siano due e viene pertanto ovviamente spiegato lo spettro osservato come di un processo a tre e non a due corpi. Tra l'altro, ponendo nullo l'impulso del neutrino, si riesce a calcolare l'impulso massimo dell'elettrone, che risulta coerente con il valore sperimentalmente trovato.

Il decadimento è esotermico: avviene, cioè, spontaneamente, senza necessità di energia esterna per attivarsi. La vita media del neutrone è , e, ovviamente, si riferisce al neutrone libero: esso, infatti, all'interno del nucleo atomico, è assolutamente stabile.

Stima della rapidità di decadimento e della costante d'accoppiamento debole

[13]

Il numero di elettroni che si misurano nel decadimento può essere teoricamente stimato calcolando la rapidità del decadimento stesso. Si parte dalla regola d'oro di Fermi[14]:

dove Ef è l'energia finale ed Ei quella iniziale, mentre h è la costante di Planck.

L'elemento di matrice per l'interazione debole, posto il potenziale, è:

e questo perché, poiché protoni e neutroni sono praticamente immobili e lo spazio a loro disposizione è dell'ordine del fermi, è necessario che r sia inferiore alla lunghezza d'onda Compton del protone:

e poiché l'impulso dell'elettrone è di molto inferiore alla massa del protone in energia (mpc^2) è facile vedere che

Ora, il modo migliore per stimare la costante d'accoppiamento debole, è confrontarla con quella elettromagnetica, e quindi si scriverà:

Poiché il numero di stati finali è

dove c è la velocità della luce e Ωe e Ων sono gli angoli solidi rispettivamente di elettrone e neutrino uscenti.

Poiché la rapidità è definita dall'integrale della wfi sugli stati finali

il numero di elettroni rilevati sarà

dove

e la funzione trovata è compatibile con lo spettro sperimentale rilevato (il calcolo, però, non è perfetto in quanto si sarebbe dovuto integrare anche sull'angolo solido, ma per questo studio qualitativo si è interessati solo a stime di ordine di grandezza).

Alla fine, comunque, la rapidità di transizione sarà una costante moltiplicata per l'integrale del prodotto degli impulsi al quadrato di elettrone e protone, valutabile come una potenza 5 della massa dell'elettrone:

ottenendo

In questa equazione si conosce tutto, a parte , la costante d'accoppiamento debole (la rapidità, infatti, è l'inverso della vita media) e sostituendo i valori di tutte le costanti si ottiene:

che è cinque ordini di grandezza inferiore rispetto a quella elettromagnetica:

.

Voci correlate

Note

  1. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.2
  2. ^ Gianpaolo Parodi, Marco Ostili, Guglielmo Mochi Onori, L'evoluzione della Fisica (Volume 3), Paravia, 2006, ISBN 88-395-1611-5.p.524
  3. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.157
  4. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.163
  5. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.164
  6. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.157
  7. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.163
  8. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.164
  9. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.157
  10. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8. p.163
  11. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8.p.168
  12. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8.p.157
  13. ^ Giorgio Bendiscioli, Fenomeni Radioattivi, Springer, 2013, ISBN 978-88-470-0803-8.p.172-183
  14. ^ Nicola Manini, Introduction to the Physics of Matter, Springer, 2014, ISBN 978-3-319-14381-1.p.42

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàLCCN (ENsh85013444 · GND (DE4144976-9 · J9U (ENHE987007284767905171 · NDL (ENJA00560631
  Portale Fisica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di fisica