Utente:Espositoc/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La famiglia Este di San Martino in Rio (o linea sigismondina) sorse nel 1501 come ramo collaterale del casato degli Este e si estinse nel 1752, in seguito alla morte di Carlo Filiberto II d’Este (1678-1752) senza prole maschile.  Gli estensi di San Martino, nel corso di oltre due secoli, ricoprirono importanti ruoli politici e militari e ricevettero prestigiose onorificenze da parte di sovrani italiani ed europei.

Este San Martino in Rio
Casata di derivazioneEste
TitoliSignori e poi Marchesi di San Martino in Rio, Castellarano e Campogagliano

Marchesi di Borgomanero e Porlezza Marchesi di Lanzo Marchesi di Dronero Marchesi di Santa Cristina

FondatoreSigismondo d'Este (1433-1507)
Ultimo sovranoCarlo Filiberto II d'Este (1678 - 1752)
Data di fondazione1501
Data di estinzione1752

Origine e primi sviluppi

[modifica | modifica wikitesto]

Il ramo principale degli estensi entrò in possesso di San Martino in Rio nel XV secolo, quando Niccolo III d’Este (1383-1441) cacciò la famiglia dei Roberti[1]. Il territorio passò prima nelle mani del figlio Leonello (1407-1450), nato fuori dal matrimonio ma legittimato da papa Martino V nel 1429[2], e poi dell’altro discendente naturale Borso, che nel 1453 fu insignito da Federico III del titolo di duca di Modena, Reggio e Ferrara[3]

Sigismondo I d'Este San Martino (1433-1507)

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte di Borso nel 1471, il giovane figlio di Leonello, Niccolò, scatenò una guerra familiare con il nuovo duca, Ercole I[4], il quale poté contare sul supporto militare del fratello Sigismondo, che fu ricompensato con cariche importanti e ruoli prestigiosi. Per ringraziarlo dei suoi servigi, inoltre, nel 1501 Ercole gli donò i feudi di San Martino in Rio, Campogalliano e Castellarano, dei quali divenne signore. Questa concessione sancì di fatto la nascita di una nuova dinastia cadetta, soprattutto grazie alla possibilità di trasmissione del titolo ai primogeniti maschi. Le disposizioni del 1501 sarebbero state riconfermate nel 1505[5].

Sigismondo I d'Este ebbe quattro figli: Lucrezia, Diana, Bianca, ed, Ercole, figlio naturale ma legittimato, che acquisì il titolo di signore di San Martino in Rio alla morte del padre[6].

Ercole I d'Este San Martino (1470c-1523)

[modifica | modifica wikitesto]

Ercole I d'Este San Martino (1471-1523) iniziò la sua carriera militare al servizio del Duca di Milano Ludovico Sforza, che lo nominò signore del vicariato di Belgioioso e di Corteolona. L'estense instaurò un forte legame con Milano, sposò infatti Angela Sforza[7] e ottenne da Gian Galeazzo Maria la cittadinanza milanese[8]; nel 1510, diventò governatore di Modena . Sigismondo ebbe due figli: Lucrezia a Sigismondo II, che nel 1523, dopo morte del padre, ereditò i suoi titoli[9]

Sigismondo II d'Este San Martino (...-1561)

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1524 Sigismondo II d'Este San Martino ottenne da Ercole II la conferma dei privilegi concessi al nonno nel primo Cinquecento. Sigismondo iniziò la sua carriera al servizio dell'esercito spagnolo, combattendo al fianco di Emanuele Filiberto di Savoia, e instaurò con gli Asburgo un rapporto privilegiato. Nel 1551 con un diploma Carlo V conferì a lui e ai suoi discendenti, la cittadinanza di Milano, Pavia e Lodi, gli concesse inoltre di usare l'arma gentilizia dell'Impero [10] e l'autorizzazione a fregiare il suo stemma con le aquile bicipiti[11] L'Asburgo conferì al signore di San Martino in Rio, poco prima della sua morte, la carica di governatore di Pavia[12].

Nel 1533 sposò Giustina Trivulzio (...-1590), che portò in dote Corteolona, Porlezza e Borgomanero[13]. I due ebbero diversi figli: Filippo; Barbara; Sigismonda; Renea e Matilde, che intrapresero la carriera religiosa[14]

Giustina Trivulzio (...-1590), Filippo I d'Este San Martino (1537-1592) e gli altri figli

[modifica | modifica wikitesto]

Giustina Trivulzio d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]
Rocca Estense di San Martino in Rio (CC Capvalerio85)

Giustina era figlia di Barbara Stanga e Paolo Camillo Trivulzio. Dopo la morte del marito fu proprio lei a prendere in mano le redini della famiglia e a governare terre di famiglia insieme al primogenito maschio Filippo. Giustina visse buona parte della sua vita presso la Rocca di San Martino in Rio ma si spostò spesso a Milano, a causa di una serie di vertenze agricole nell'area della bassa Padana ed altre questioni.[13]

Nel 1565 commissionò all'artista Bernardino Campi (1522-11591) una tavola di ispirazione religiosa, la Madonna con il Bambino e i santi Paolo, Barbara e Giovannino[15].

Filippo d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]

Filippo d'Este San Martino, dopo un'infanzia presso la corte ferrarese, entrò al servizio di Emanuele Filiberto di Savoia, dal quale ricevette il collare della Santissima Annunziata nel 1569 e altri prestigiosi incarichi. Nel 1570 sposò una figlia naturale del duca, Maria di Savoia, ponendo le basi per un'importante legame tra le due famiglie. I due ebbero numerosi eredi: Carlo Filiberto, Sigismondo, Alfonso, Francesco e Beatrice. Grazie a questa unione gli Este di San Martino entrarono in possesso di Crevacuore, sostituito poi con il territorio di Lanzo, eretto in marchesato nel 1580[16].

Filippo fu uno dei principali fautori del partito filospagnolo presso la corte sabauda[17] e, soprattutto a partire dal ducato di Carlo Emanuele I di Savoia, succeduto al padre nel 1580, consolidò i suoi legami con la Spagna. Egli, inoltre, prese parte alle principali missioni militare intraprese dal nuovo duca di Savoia che, forte del matrimonio con l'Infanta Caterina d'Asburgo, inseguì due obiettivi in particolare: Ginevra e il Marchesato di Saluzzo[16].

Nel corso della sua vita entrò in contatto con illustri letterati e filososi. A Torino ospitò presso la sua dimora Torquato Tasso, dietro raccomandazione del cardinale Luigi d'Este, che gli dedicò una serie di opere e instaurò un rapporto di amicizia con Battista Guarini[16], ambasciatore estense e autore del dramma pastorale Il pastor fido[18].

Negli anni Novanta del Cinquecento si aprì la controversa questione dell'eredità del ducato estense. In assenza di eredi, Alfonso I d'Este pensò di puntare su Filippo d'Este, al quale nel 1575 concesse il titolo di marchese di San Martino in Rio. Il clima era piuttosto favorevole in quanto il pontefice in carica, Gregorio XIV, era fratello di Paolo Sfondrati, marito della sorella di Filippo Sigismonda. Le trattative però non ebbero l'effetto sperato e, inoltre, il duca d'Este preferì Cesare d'Este della linea alfonsina. Filippo morì il 12 dicembre 1592[16].

Barbara d'Este Trivulzio (1553-1596)

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1551 sposò il conte Francesco Trivulzio di Melzo e trascorse la maggior parte della sua vita a Milano, in particolare risiedeva presso un palazzo in via Rugabella. Nel 1578 rimase vedova e dovette occuparsi sia della sua famiglia di origine che dei territori acquisiti dal matrimonio con il Trivulzio. Dal 1580 si prese cura dei nipoti, a causa della morte di Maria di Savoia, che accolse presso la sua dimora milanese[19].

A Milano frequentava le botteghe degli artigiani, commissionò ad esempio una livrea in occasione delle nozze tra Carlo Emanuele di Savoia e Caterina d'Asburgo; probabilmente si occupò anche della carrozza che la sposa utilizzò per l'ingresso trionfale a Torino[20].

Sigismonda d'Este Sfondrati (1534-...)

[modifica | modifica wikitesto]

Sigismonda fu promessa in sposa al barone Paolo Sfondrati (1538-1587), membro dell'alta aristocrazia cremose e fratello di papa Gregorio XIV. Fu la madre Giustina a combinare il matrimonio[13]: secondo gli accordi Paolo avrebbe dovuto ricevere una dote di 10 mila scudi ma, almeno fino al 1557, sembrerebbe averne ricevuta solo metà[21].

XVII - XVIII secolo

[modifica | modifica wikitesto]

Discendenti di Filippo I d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Filiberto I d'Este San Martino (1571-1652)

[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo di marchese di San Martino in Rio passò nelle mani di Carlo Filiberto. Per Clinio Cottafavi questo fu un periodo di grande splendore della storia sanmartinense[22]: nel 1617 fu consacrata la collegiata, nel 1610 entrarono in vigore i capitoli del monte di pietà e nel 1618 le Constituzioni delle giurisdizioni di San Martino in Rio, Castellarano e Campogalliano. Tra il 1606 e il 1644 la carica di podestà di San Martino fu ricoperta dal fratello Francesco[23].

Dopo aver trascorso la giovinezza presso la corte spagnola, Carlo Filiberto entrò al servizio di Carlo Emanuele I di Savoia, che nel 1602 gli conferì il collare dell'Annunziata. In seguito alla rottura dei rapporti tra il duca e gli Asburgo, tuttavia, l'estense decise di appoggiare il nuovo sovrano spagnolo Filippo III e nel 1606 si trasferì in Spagna. Sposò Luisa Cardenas e fu ricompensato con ruoli politici e militare di grande prestigio, come ad esempio il Toson d'Oro. L'imperatore gli conferì inoltre il titolo (non ereditabile) di principe del Sacro Romano Impero e, nel 1635, ricevette dalla camera ducale il feudo di Santa Cristina[24].

Sigismondo d'Este San Martino (1572-1628)

[modifica | modifica wikitesto]

Il fratello Sigismondo d'Este, invece, ereditò il marchesato di Lanzo e continuò a prestare fedelta ai Savoia. Il duca Carlo Emanuele lo nominò capo della nobiltà, generale di cavalleria, gran Ammiraglio dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere dell'Annunziata e Governatore e Luogotenente generale degli Stati al di là dei Monti[25]. Sposò Francesca Charledes d'Antel, i due ebbero tre figli: Filippo Francesco, Carlo Emanuele e Cristina[14].

Alfonso d'Este San Martino (1573-1623)

[modifica | modifica wikitesto]

Alfonso d'Este fu l'unico esponente del casato ad ricoprire un ruolo religioso di grande prestigio, diventando cavaliere dell'Ordine di Malta[26]. Per potervi accedere era necessario superare una rigidissima procedura di verifica, che si inasprì nel corso dei secoli. Ai candidati, ad esempio,veniva richiesto di presentare prove documentarie che certificassero le proprie origini[27].

Discendenti di Sigismondo di Filippo I d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]

Filippo II Francesco d'Este San Martino (1618-1652)

[modifica | modifica wikitesto]
Filippo II Francesco d'Este San Martino

Filippo II ereditò il marchesato di Lanzo tuttavia, alla morte senza eredi dello zio Carlo Filiberto I, divenne anche marchese di San Martino in Rio.

Grazie al rapporto privilegiato con i Savoia, sposò una figlia naturale del duca Carlo Emanuele, Margherita, e - oltre a ricevere 42 mila scudi di dote - ottenne il territorio Dronero del quale divenne marchese[28].

Carlo Emanuele d'Este San Martino

Carlo Emanuele d'Este San Martino (1622-1695)

[modifica | modifica wikitesto]

Al secondo figlio maschio di Sigismondo toccarono invece i territori di Borgomanero e Porlezza e il vicariato di Belgioioso. Nell'atto di cessione dei feudo di Porlezza, Carlo Emanuele dovette impegnarsi a prestare giuramento solo al re di Spagna e, dunque, a rinunciare ad ogni giuramento del padre. Nel 1653 inoltre, scomparso il fratello Filippo, fu costretto a recedere il feudo piemontese di Lanzo, in cambio dell'investitura su Porlezza, Borgomanero e il vicariato di Belgioioso[29].

Nel 1643 Carlo Emanuele d'Este divenne capitano di un reparto della cavalleria equipaggiata dell'esercito spagnolo in Lombardia[30] e, dal 1656, sergente generale di battaglia dell'esercito imperiale a Milano (giunto in soccorso della Spagna)[31]. La vicinanza al conte di Fuensaldaña fu particolarmente importante perchè gli permise di acquisire il comando delle truppe tedesche al servizio degli spagnoli[32]. A Carlo Emanuele furono affidati anche missioni diplomatiche molto importanti a Londra e Vienna; inoltre ebbe il compito di provvedere alla protezione del principe Eugenio di Savoia presso la corte imperiale[33].

L'estense sposò Paola Camilla Mariani ed ebbe un solo figlio maschio, omonimo del nonno, Carlo Filiberto II (1646-1714). Quest'ultimo, invece, generò solamente un figlio naturale, che prese a sua volta il nome del nonno, Carlo Emanuele, al quale fu attribuito solamente il titolo onorifico di Marchese di Santa Cristina[34].

Discendenti di Filippo II Francesco d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]

Sigismondo III Francesco d'Este San Martino (1647-1732)

[modifica | modifica wikitesto]

Sigismondo III ereditò il titolo di marchese di San Martino in Rio, dove si trasferì insieme alla madre Margherita di Savoia. Nel 1695, in quanto rappresentate del ramo principale della famiglia estense, fu inviato dal duca Rinaldo presso Leopoldo I per ottenere l'investitura dei ducati di Modena e Reggio. Partecipò alla guerra di successione austriaca offrendo i suoi servigi militare a Carlo VI. Assicurò la discendenza grazie ai figli avuti in seguito alle nozze con Teresa Grimaldi: Aurelia, Maria, Alfonso, Carlo Filiberto, Matilde e Francesco Filippo. [35]

Carlo Filiberto d'Este San Martino (1649-1703)

[modifica | modifica wikitesto]

Figlio minore di Filippo II, Carlo Filiberto divenne marchese di Dronero e continuò invece a risiedere a Torino. Nel 1697 fu inviato (insieme al figlio Gabriele) in Savoia, in qualità di governatore [33] e fu insignito della carica di luogotenente generale degli eserciti della casa di Savoia. Sposò Teresa Mesmes De Marolles, figlia di Francesco di Marolles marchese di Casazza, ed ebbe tre figli: Delfina e Cristina, che divennero monache; e Gabriele Francesco[35].

Gabriele Francesco (1673-1734) di Carlo Filiberto marchese di Dronero

[modifica | modifica wikitesto]

Gabriele Francesco, come il padre, entrò al servizio della corte sabauda. Nel 1701 ricoprì le cariche di colonnello dell'esercito piemontese a Scandolara e poi di comandante del reggimento di fanteria a Vercelli. Nel 1704, nel pieno della guerra di successione spagnola, tuttavia, spinto dalla nuova alleanza del duca Vittorio Amedeo II con l'Impero e la conseguente rottura con Francia e Spagna, decise di abbandonare il ruolo di comandante. Il timore di perdere i territori e i beni nell'area milanese lo portò a prendere questa scelta e a rifugiarsi a Genova. Potè rientrare a Milano solo dopo l'esito positivo della battaglia di Torino. Nel 1709 si recò a Barcellona dove re Carlo VI d'Asburgo gli conferì il titolo di sergente generale di battaglia e di colonnello del primo reggimento di fanteria[36].

Nel 1723 Carlo VI lo nominò consigliere intimo di stato e nel 1725 soprintendente generale delle fortificazioni dello stato di Milano. Morì nel 1734 a Castelfranco Bolognese a causa di una ferita che si procurò in occasione della battaglia di Parma[35].

Gabriele d'Este sposò (probabilmente in segreto) Colomba Cobianchi, figlia di un avvocato pavese. I due ebbero solo figlie femmine - Teresa e Orsola Vittoria[35] - e questo fu uno dei primi segnali di crisi della famiglia, che si sarebbe estinta pochi anni dopo.

Estinzione del casato (1752)

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte senza eredi maschi di Gabriele Francesco d'Este si susseguirono una serie di eventi che portarono la famiglia a vivere un momento di profonda crisi. Questi riguardarono soprattutto i discendenti di Sigismondo III e Teresa Grimaldi, oltre alla minaccia austriaca che cominciò a metterere in discussione il governo estesi sui feudi lombardi[37].

Discendenti di Sigismondo III Francesco d'Este San Martino

[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Francesco d'Este San Martino (1673-1735?)

[modifica | modifica wikitesto]
Ragionameti di Paolo M. Doria dedicati ad Aurelia d'Este duchessa di Limatola.

Promesso a Luigia Serbelloni, Filippo Francesco perse le staffe nel 1715 e annullò il matrimonio[38].

Metilde d'Este San Martino Gonzaga (1675-1743)

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la scomparsa del marito Camillo Gonzaga di Novellara nel1728, Metilde fu costretta a tornare presso la dimora del padre in quanto l'imperatore requisì il feudo di Novellara[38].

Aurelia d'Este San Martino (1683-1719)

[modifica | modifica wikitesto]

Aurelia di Sigismondo III viene ricordata nella genealogia del Litta per la sua inclinazione agli studi filosofici e alla poesia. Nel 1705 entrò a far parte delle sorelle d'Arcadia e degli Accademici Innominati di Brà in Piemonte. A lei Paolo Mattia Doria dedicò i suoi Ragionamenti del 1716. Acquisì il titolo di duchessa di Limatola in seguito all'unione con Francesco Gambacorta di Napoli[35].

Carlo Filiberto d'Este San Martino (1678-1752)

[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte del padre, nel 1732, ereditò il titolo di marchese di San Martino in Rio e gli altri titoli di famiglia, che ricoprì fino alla sua morte (nel 1752). Sposò Teresa di Valeriano Sfondrati ma, così come Gabriele Francesco d'Este, ebbe solo tre figlie femmine: Anna Ricciarda, Alfonsa e Marianna[35].

I territori degli Este di San Martino furono divisi: Lanzo, Dronero e Borgomanero furono acquisiti, per concessione sabausa, dal duca Benedetto Maurizio di Chablais; San Martino in Rio e Campogalliano tornarono alla Camera ducale estense e negli anni Settanta del XVIII secolo venduti a Paolo d'Aragona, membro della nobiltà napoletana; infine Castellarano fu venduto nel 1754 al marchese Vallotta[39]

  1. ^ Cottafavi Clinio, San Martino in Rio. Ricerche storiche (dal 1050 al 1859), Reggio Emilia, 1885, p. 23.  
  2. ^ Brunelli Giampiero, Leonello d'Este, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 43, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993.  
  3. ^ Chiappini Luciano, Borso d'Este, duca di Modena, Reggio e Ferrara, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 13, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1971.
  4. ^ Chiappini Luciano, Gli Estensi: mille anni di storia, Corbo, Ferrara, 2001, pp. 163-164.
  5. ^ Cottafavi, San Martino in Rio, cit. pp. 47-48.
  6. ^ Muratori Ludovico Antonio, Delle antichità estensi ed italiane, vol. 2, Arnaldo Forni, Sala Bolognese, 1984, p. 282.
  7. ^ Cottafavi, San Martino in Rio, cit. pp. 48-49.
  8. ^ Donati Claudio, Una famiglia lombarda tra XVI e XVIII secolo: Gli Este di San Martino e i loro feudi, in Fregni Euride (a cura di), Archivi territori poteri in area estense (secc. XVI-XVIII), Bulzoni, Roma, 1997, pp. 450-451.
  9. ^ Carta Paolo, Moreno Paola, Deux lettres inédites de Francesco Guicciardini à Angela Sforza. Èdition critique et commentaire, in «Langages, politique, historie. Avec Jean-Claude Zancarini», ENS Èditions, Lione, 2015, https://doi.org/10.4000/books.enseditions.5314.
  10. ^ Cottafavi, San Martino in Rio, cit. pp. 50-51.
  11. ^ Trenti Giuseppe, Spaggiari Angelo, Gli stemmi estensi ed austro-estensi: profilo storico, Aedes Muratoriana, Modena, 1985, p. 101.
  12. ^ Anselmi Paola, "Conservare lo stato”. Politica di difesa e pratica di governo nella Lombardia spagnola fra XVI e XVII secolo, Unicopli, Milano, 2008.
  13. ^ a b c Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 440-441.
  14. ^ a b Tavole genealogiche della famiglia d'Este. Ramo dei Marchesi di San Martino.
  15. ^ Lami Alessandro, Discorso intorno alla coltura, e pittura, dove ragiona della vita e opere in molti luoghi, e a diversi Prencipi, e Personaggi fatte dall'Eccell. e Nobile M. Bernardino Campo pittore cremonese, Christophoro Draconi, Cremona, 1584, p. 81.
  16. ^ a b c d Bertoni Luisa, Filippo d'Este, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 44, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993.
  17. ^ Merlin Pierpaolo, “Seguir la fazione di sua Maestà Cattolica”. Il partito spagnolo nella corte di Savoia tra Cinque e Seicento, in José Martínez Millán, Manuel Rivero Rodríguez (a cura di) Centros de Poder italianos en la Monarquia Hispanica (siglos XV-XVIII), Polifemo, Madrid, 2008, cit. p. 255.
  18. ^ Selmi Elisabetta, Battista Guarini, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 60, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 2003.
  19. ^ Giuliani Marzia, La Repubblica dei Segretari. Potere e comunicazione nell'Italia di antico regime, Carrocci, Roma, 2022, pp. 58-59.
  20. ^ Giuliani Marzia, Gli Este di San Martino e la diplomazia del lusso fra Milano e Torino (1570-1590), in A. Morandotti e G. Spione, a cura di, Scambi artistici tra Torino e Milano 1580-1714, Atti del Convegno di studi (Torino, 28-29 maggio 2015), Milano, Scalpendi, 2016, p. 30.
  21. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 440n.
  22. ^ Cottafavi, San Martino in Rio, cit. p. 71.
  23. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. pp. 443-444
  24. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 442.
  25. ^ De Vit Vincenzo, Memorie storiche di Borgomanero e del suo emandamento compilate dal sac. Vincenzo De-Vit, Boniardi-Pogliani di Ermenegildo Besozzi, Milano, 1859, pp. 160-161.
  26. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 443.
  27. ^ D'Avenia Fabrizio, I processi di nobiltà degli Ordini Militari: Modelli aristocratici e mobilitò sociale, in Riviero Rodríguez Manuel, Nobleza hispana, nobleza cristiana. Le Orden de San Juan, vol. 2, Polifemo, Madrid, 2019, p. 1090.
  28. ^ Clinio Cottafavi, San Martino in Rio, cit. p. 103.
  29. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. pp. 446-447.
  30. ^ Maffi Davide, Il baluardo della corona. Guerra, esercito, finanze e società nella Lombardia seicentesca (1630-1660), Le Monnier, Firenze, 2007, p. 90.
  31. ^ Maffi, Il baluardo della corona, cit. p. 195.
  32. ^ Maffi, Il baluardo della corona, cit. p. 57.
  33. ^ a b Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 449.
  34. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 451n.
  35. ^ a b c d e f Litta Pompeo, Famiglie celebri d'Italia: gli Este, tav. XVI, Paolo Emilio Giusto, Milano, 1819.
  36. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. pp. 450-451.
  37. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. pp. 452-453.
  38. ^ a b Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. pp. 451-452
  39. ^ Donati, Gli Este di San Martino e i loro feudi, cit. p. 453n.
  • Anselmi Paola, "Conservare lo stato”. Politica di difesa e pratica di governo nella Lombardia spagnola fra XVI e XVII secolo, Unicopli, Milano, 2008.
  • Bertoni Luisa, Filippo d'Este, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 44, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993..
  • Brunelli Giampiero, Leonello d'Este, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 43, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993.  
  • Carta Paolo, Moreno Paola, Deux lettres inédites de Francesco Guicciardini à Angela Sforza. Èdition critique et commentaire, in «Langages, politique, historie. Avec Jean-Claude Zancarini», ENS Èditions, Lione, 2015, https://doi.org/10.4000/books.enseditions.5314.
  • Chiappini Luciano, Borso d'Este, duca di Modena, Reggio e Ferrara, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 13, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1971.
  • Chiappini Luciano, Gli Estensi: mille anni di storia, Corbo, Ferrara, 2001.
  • Cottafavi Clinio, San Martino in Rio. Ricerche storiche (dal 1050 al 1859), Reggio Emilia, 1885.
  • D'Avenia Fabrizio, I processi di nobiltà degli Ordini Militari: Modelli aristocratici e mobilitò sociale, in Riviero Rodríguez Manuel, Nobleza hispana, nobleza cristiana. Le Orden de San Juan, vol. 2, Polifemo, Madrid, 2019.
  • De Vit Vincenzo, Memorie storiche di Borgomanero e del suo emandamento compilate dal sac. Vincenzo De-Vit, Boniardi-Pogliani di Ermenegildo Besozzi, Milano, 1859.
  • Donati Claudio, Una famiglia lombarda tra XVI e XVIII secolo: Gli Este di San Martino e i loro feudi, in Fregni Euride (a cura di), Archivi territori poteri in area estense (secc. XVI-XVIII), Bulzoni, Roma, 1997.
  • Giuliani Marzia, Gli Este di San Martino e la diplomazia del lusso fra Milano e Torino (1570-1590), in A. Morandotti e G. Spione, a cura di, Scambi artistici tra Torino e Milano 1580-1714, Atti del Convegno di studi (Torino, 28-29 maggio 2015), Milano, Scalpendi, 2016.
  • Giuliani Marzia, La Repubblica dei Segretari. Potere e comunicazione nell'Italia di antico regime, Carrocci, Roma, 2022.
  • Lami Alessandro, Discorso intorno alla coltura, e pittura, dove ragiona della vita e opere in molti luoghi, e a diversi Prencipi, e Personaggi fatte dall'Eccell. e Nobile M. Bernardino Campo pittore cremonese, Christophoro Draconi, Cremona, 1584.
  • Litta Pompeo, Famiglie celebri d'Italia: gli Este, tav. XVI, Paolo Emilio Giusto, Milano, 1819.
  • Maffi Davide, Il baluardo della corona. Guerra, esercito, finanze e società nella Lombardia seicentesca (1630-1660), Le Monnier, Firenze, 2007.
  • Merlin Pierpaolo, “Seguir la fazione di sua Maestà Cattolica”. Il partito spagnolo nella corte di Savoia tra Cinque e Seicento, in José Martínez Millán, Manuel Rivero Rodríguez (a cura di) Centros de Poder italianos en la Monarquia Hispanica (siglos XV-XVIII), Polifemo, Madrid, 2008.
  • Muratori Ludovico Antonio, Delle antichità estensi ed italiane, vol. 2, Arnaldo Forni, Sala Bolognese, 1984.
  • Selmi Elisabetta, Battista Guarini, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 60, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 2003.
  • Trenti Giuseppe, Spaggiari Angelo, Gli stemmi estensi ed austro-estensi: profilo storico, Aedes Muratoriana, Modena, 1985.