Toomai degli elefanti

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Toomai degli elefanti
Titolo originaleToomai of the Elephants
Illustrazione del racconto dall'edizione del 1895
AutoreRudyard Kipling
1ª ed. originale1893
GenereRacconto
SottogenereAvventura
Lingua originaleinglese
AmbientazioneIndia, fine XIX secolo
Personaggi
  • Toomai
  • Kala Nag
  • Machua Appa
  • Petersen

Toomai degli elefanti (Toomai of the Elephants) è un racconto dello scrittore inglese Rudyard Kipling, pubblicato per la prima volta nel dicembre 1893 sul St Nicholas Magazine e successivamente ristampato nella raccolta Il libro della giungla l'anno successivo (1894)[1].

In seguito è stato pubblicato anche singolarmente[2] o insieme a un altro famoso racconto di Kipling, Rikki-tikki-tavi[3].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il racconto narra le vicende di Toomai, giovane conducente di elefanti nell'India del periodo coloniale inglese della fine del XIX secolo. Grazie all'amicizia con l'elefante Kala Nag, Toomai riesce ad assistere alla cosiddetta "danza degli elefanti", cosa mai riuscita prima a un uomo, ed è quindi osannato come "Toomai degli elefanti".

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Kala Nag: elefante indiano ("kala nag" significa "serpente nero" in hindi).
  • Machua Appa: capo dei conducenti di elefanti.
  • Petersen: uomo bianco.
  • Radha Pyari Radha: elefante indiano, madre di Kala Nag.
  • Toomai: giovane conducente di elefanti.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il racconto è stato interpretato sia nella visione colonialista e imperialista del potere dell'Uomo Bianco in un'altra terra, sia come narrazione della "brutalizzazione di uno spazio materno utopistico" ("brutalization of a utopian maternal space")[4].

Adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

Sabu, l'attore che interpreta il protagonista Toomai nel film del 1937 La danza degli elefanti

Il racconto è stato trasposto in versione cinematografica nel 1937 in un film diretto da Robert J. Flaherty e Zoltán Korda, intitolato La danza degli elefanti (Elephant Boy). Il film ha ottenuto un ottimo successo di critica, vincendo il premio per la miglior regia alla Mostra del cinema di Venezia e venendo inserito tra i migliori film stranieri dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures.

Successivamente dal racconto è stata tratta anche una serie televisiva, intitolata anch'essa Elephant Boy. Di produzione australiana, inglese e tedesca, è stata trasmessa dalla rete australiana Tyne Tees a partire dal 1973 per 26 episodi.

Inoltre, il compositore francese Charles Koechlin ha scritto tra il 1899 e il 1904 una composizione per orchestra e coro chiamata Chant de Kala Nag; essa fa parte dei 3 poèmes du Livre de la jungle (op. 18), all'interno del ciclo Le Livre de la jungle[5].

Il compositore francese Claude Debussy si era ispirato al racconto di Kipling per una composizione dallo stesso titolo (Tomai des éléphants) cui lavorava all'inizio del 1913 con l'intenzione di inserirla nel secondo libro dei Preludi per pianoforte[6]; in seguito Debussy cambiò idea e alla raccolta aggiunse un brano diverso, Les Tièrces alternées[7]. L'ipotesi che Toomai des éléphants e Les Tièrces alternées siano una medesima composizione[8] è priva di fondamento. Toomai des éléphants è stato recentemente ricostruito e completato dal musicologo britannico Robert Orledge.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Toomai of the Elephants sul sito della Kipling Society.
  2. ^ (EN) Rudyard Kipling, Toomai of the Elephants, Macmillan, 1937. ASIN B00087ABSQ.
  3. ^ (EN) Rudyard Kipling, Rikki-tikki-tavi and Toomai of the Elephants, In Audio, 1980. ASIN B000N75MBM.
  4. ^ (EN) Lizzy Welby, University of Oxford, Brutalizing Utopia: Mastering Maternal Spaces in Rudyard Kipling's 'Toomai of the Elephants', Utopian Spaces of British Literature and Culture, 1890-1945, 18 settembre 2009.
  5. ^ (ENFR) Charles KOECHLIN - "Le Livre de la jungle"sito=MusicWeb International, su musicweb-international.com. URL consultato il 9 luglio 2022.
  6. ^ Lettera del 7 gennaio 1913 all'editore Jacques Durand, in (ENFR) François Lesure e Roger Nichols (a cura di), Debussy Letters, Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1987, p. 266.
  7. ^ (FR) François Lesure, Claude Debussy, Paris, Fayard, 2003, p. 362.
  8. ^ (EN) Siglind Bruhn, Images and ideas in modern French piano music, Pendragon Press, 1997, ISBN 978-0-945193-95-1.

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