Terremoto di Norcia del 1979

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Terremoto di Norcia del 1979
Data19 settembre 1979
Ora23:36 (CEST)
Magnitudo momento5.8[1]
Distretto sismicoValnerina
EpicentroMaltignano di Cascia
42°43′01.2″N 13°04′30″E / 42.717°N 13.075°E42.717; 13.075
Stati colpitiBandiera dell'Italia Italia
Intensità MercalliVIII-IX
Vittime5[1]
Mappa di localizzazione: Italia
Terremoto di Norcia del 1979
Posizione dell'epicentro

Il terremoto di Norcia del 1979 è stato un evento sismico verificatosi nel 1979 a Norcia e nella Valnerina.

Precedenti[modifica | modifica wikitesto]

La Valnerina era già stata caratterizzata da terremoti catastrofici nei secoli precedenti. Uno degli eventi sismici più noti agli storici fu il terremoto del 4 dicembre 1328 che fece registrare una magnitudo momento di 6.4 ed un'intensità pari al X grado della scala Mercalli,[2] distruggendo quasi interamente Norcia, Montesanto e Preci e causando oltre 2 000 vittime.[3]

L'evento maggiore registrato nell'area fu comunque la sequenza sismica nota come il «Grande Terremoto» del 1703; in quest'occasione, si registrò un primo terremoto il 14 gennaio 1703 ― con epicentro al confine con l'Abruzzo Ultra ― e che ebbe una magnitudo momento di 6.8 causando devastazioni pari al XI grado della scala Mercalli,[4] seguito poi da un ulteriore sisma il 2 febbraio ― con epicentro nell'aquilano ― avente una magnitudo momento di 6.7.[5] La sequenza causò complessivamente quasi 10 000 morti, di cui almeno 1 400 nel contado norcino.[6]

Più recentemente, un terremoto di minore intensità, avente una magnitudo momento di 5.2, aveva già colpito la Valnerina il 2 dicembre 1974, causando a Norcia la temporanea inagibilità della chiesa di Santa Caterina.[7]

Eventi sismici[modifica | modifica wikitesto]

Il sisma si verificò il 19 settembre 1979 in tarda serata, alle ore 23:36, e fece registrare una magnitudo momento di 5.8 ed un'intensità stimata tra l'VIII e il IX grado della scala Mercalli.[1] Ebbe epicentro nei pressi di Maltignano di Cascia, circa 8 km a sud di Norcia, con propagazione sull'asse nord-sud.[8] Forti repliche si verificarono poco dopo l'evento principale, alle ore 23:41, 23:46 e 23:51.[9]

L'area più colpita risultò essere la Valnerina[10] ― al confine tra Umbria, Lazio e Marche, sul versante occidentale dei monti Sibillini ― ed in particolare i piccoli borghi montani di Castel Santa Maria, Chiavano, Civita di Cascia e San Marco di Norcia in provincia di Perugia e Trimezzo di Cittareale in provincia di Rieti.[11] Il sisma causò cinque vittime,[1] di cui tre a Chiavano e due a San Marco,[12] un centinaio di feriti e circa 1 500 sfollati.[13]

Veduta di Norcia, che risultò essere la città più colpita dal sisma del 1979.

A Norcia crollarono diverse abitazioni e parte delle mura urbiche in corrispondenza del torrione e della porta di Santa Lucia; si verificarono danni gravi alle restanti porte cittadine, nonché alla quasi totalità di palazzi storici ed edifici religiosi.[11] La basilica di San Benedetto e l'adiacente palazzo Vescovile risultarono gravemente lesionati, rimanendo inagibili per diversi mesi e venendo riaperti solo in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II, il 23 marzo 1980.[11] Gravemente lesionati risultarono anche i pilastri della navata della cattedrale di Santa Maria Argentea e le volte dell'annessa sagrestia. Il terremoto causò danni alla Castellina e al palazzo Comunale, con gli uffici del municipio che furono temporaneamente trasferiti in alcuni prefabbricati allocati fuori porta San Giovanni.[11]

Fuori città, il bramantesco santuario della Madonna della Neve rimase completamente distrutto,[14] mentre subirono crolli parziali le chiese della Madonna di Cascia, di Santa Scolastica e l'ex convento dell'Annunziata. Gravi danni furono registrati a Cascia, Cerreto di Spoleto, Poggiodomo e Preci.[11]

Nel Lazio risultarono gravemente colpite i territori di Cittareale e Leonessa; danni diffusi vi furono anche ad Amatrice, Accumoli e Cittaducale.[11] A Rieti la chiesa di San Domenico, la chiesa di San Pietro Apostolo e la cinta muraria subirono crolli parziali;[15] nel capoluogo sabino vi fu inoltre una vittima indiretta: un uomo, terrorizzato dalla scossa, scappò in strada finendo investito da un automobilista.[16] Lievi danni si verificarono, infine, in alcuni comuni di Abruzzo e Marche.[11]

Il terremoto fu avvertito sensibilmente in tutta l'Italia centrale,[8] da Firenze a Roma, dove causò scene di panico.[17] Un episodio curioso si verificò invece a Perugia, dove gli elefanti del circo Orfei mostrarono segni d'inquietudine già un'ora prima del terremoto, per poi rompere le catene all'inizio della scossa e fuggire in città.[11]

L'evento fu oggetto di un approfondito studio macrosismico, guidato dal professore Paolo Favali, che consentì anche di rilevare tipologia e quantità dei danni nell'intera area, ed in particolare in alcuni comuni del circondario norcino.[8]

Gestione dell'emergenza[modifica | modifica wikitesto]

Anche in virtù delle caratteristiche montane dell'area colpita, lontana dalle principali vie di comunicazione, i soccorsi non furono immediati e la popolazione locale rimase alcuni giorni priva degli aiuti necessari. La situazione critica provocò vibranti protesta a Cascia dove, il 21 settembre, in occasione di una delle numerose repliche del sisma, si registrò anche il decesso per infarto di una donna.[18]

Ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

Terminata la fase d'emergenza, risultarono danneggiati oltre 5 000 edifici in tutta la Valnerina; di questi, alcuni erano già interamente crollati ed altri 600 furono giudicati da demolire.[1]

L'opera di ricostruzione cominciò già l'anno seguente al sisma ed andò avanti per tutti gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo, sebbene macchiata da violenti polemiche politiche ed alcuni episodi di corruzione e clientelismo. Gli interventi eseguiti hanno permesso al comprensorio norcino di resistere, meglio dei territori confinanti, al terremoto di Umbria e Marche del 1997 e al terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017.[19] Le ultime pratiche legate alla ricostruzione post-1979 sono state chiuse nel 2016, a 36 anni dal sisma.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G. e Valensise G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500): terremoto di Norcia del 1979, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 2018.
  2. ^ Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G. e Valensise G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500): terremoto di Norcia del 1328, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 2018.
  3. ^ (EN) Guidoboni E. e Comastri A., 1328 December 4 Valnerina [central Italy] (PDF), in Catalogue of earthquakes and tsunamis in the Mediterranean area from the 11th to the 15th century, Roma-Bologna, 2005.
  4. ^ Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G. e Valensise G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500): terremoto del 14 gennaio 1703, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 2018.
  5. ^ Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G. e Valensise G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500): terremoto del 2 febbraio 1703, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 2018.
  6. ^ Mario Baratta, I Terremoti d’Italia. Saggio di Storia, geografia e bibliografia sismica italiana, Torino, 1901, p. 189.
  7. ^ Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G. e Valensise G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea (760 a.C.-1500): terremoto di Norcia del 1974, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 2018.
  8. ^ a b c Favali P., Giovani L., Spadea M.C. e Vecchi M., Il terremoto della Valnerina del 19 Settembre 1979 (PDF), in "Annali di Geofisica, vol. 33, Roma, 1980, pp. 67-100.
  9. ^ Bruno Ghibaudi, È come se laggiù fossero esplose un milione di tonnellate di tritolo, in la Stampa, 21 settembre 1979, p. 2.
  10. ^ Intorno a Norcia paesi rasi al suolo. Cinque le vittime (PDF), in l'Unità, 21 settembre 1979, p. 1.
  11. ^ a b c d e f g h Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G. e Valensise G., 1979, 19 settembre, Valnerina (PDF), in I terremoti dell’Appennino umbro-marchigiano - area sud orientale dal 99 a.C. al 1984, Bologna, 1998.
  12. ^ Gianni Romizzi, La gente non crede che i morti siano solo cinque (PDF), in l'Unità, 21 settembre 1979, p. 4.
  13. ^ Liliana Madeo, Salite a cinque le vittime del terremoto. Un centinaio di feriti, 1500 senza tetto, in la Stampa, 21 settembre 1979, p. 1.
  14. ^ Tutto distrutto il bramantesco santuario della Madonna della Neve (PDF), in l'Unità, 21 settembre 1979, p. 4.
  15. ^ La terra trema, tanti in mezzo alla strada pieni di paura. A Rieti con il panico anche danni e feriti (PDF), in l'Unità, 21 settembre 1979, p. 10.
  16. ^ Ucciso da un'auto: fuggiva per il terrore (PDF), in l'Unità, 21 settembre 1979, p. 10.
  17. ^ Terremoto nell'Italia centrale. Panico e danni; 3 le vittime (PDF), in l'Unità, 20 settembre 1979, p. 1.
  18. ^ Gianni Romizi, Soccorsi scarsi e lenti. Blocchi stradali a Cascia (PDF), in l'Unità, 22 settembre 1979, p. 4.
  19. ^ Norcia, dopo quasi 40 anni la ricostruzione del 1979 diventa una lezione per l’Italia, in Umbria Domani, 25 agosto 2016.
  20. ^ Jacopo Barbarito, Sisma del 1979, ultimata la ricostruzione, in Corriere dell'Umbria, 18 gennaio 2016.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]