Sostenibilità: differenze tra le versioni

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Su scala aziendale, la capacità portante gioca un ruolo fondamentale nel rendere possibile la misurazione e il resoconto della performance di sostenibilità delle singole organizzazioni. Ciò è ancor più chiaramente dimostrato attraverso l’uso di strumenti, metodi e parametri di misurazione della [[Context-Based Sustainability]] - CBS, tra cui il MultiCapital Scorecard, in via di sviluppo dal 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.rug.nl/research/portal/files/13147558/00-titlecon.pdf|titolo=Social Footprints|cognome=McElroy|nome=Mark|editore=University of Groningen|accesso=17/05/2018|ISBN=978-0-615-24274-3}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Martin Thomas|autore2=Mark McElroy|titolo=The MultiCapital Scorecard|editore=Chelsea Green Publishing|p=|ISBN=9781603586900}}</ref>. Contrariamente a molti altri approcci tradizionali per misurare la performance di sostenibilità delle organizzazioni – che, nella forma, tendono a essere più incrementali – la CBS è esplicitamente legata ai limiti e alle soglie sociali, ambientali ed economiche a livello mondiale. Così, piuttosto che misurare e riportare semplicemente i cambiamenti in termini relativi da un lasso di tempo all’altro, la CBS rende possibile la comparazione dell’impatto delle organizzazioni su norme, standard e soglie specifiche delle organizzazioni stesse per capire come gli impatti dovrebbero essere, affinché risultino empiricamente sostenibili (che, cioè, se estesi ad una popolazione più ampia, riuscirebbero a garantire un valore sufficiente di risorse vitali per il benessere dell’uomo e degli altri esseri viventi)<ref>{{Cita libro|autore=Mark McElroy|autore2=Renee Jorna|autore3=Jo van Engelen|titolo=Sustaiability Quotients and the Social Footprint|collana=Corporate Social Responsibility and Environmental Management|editore=|p=|volume=15 (4)|DOI=10.1002/csr.164}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Mark McElroy|autore2=Jo van Engelen|titolo=Corporate Sustainability Management|anno=2012|editore=Earthscan|p=|ISBN=978-1-84407-911-7}}</ref>.
Su scala aziendale, la capacità portante gioca un ruolo fondamentale nel rendere possibile la misurazione e il resoconto della performance di sostenibilità delle singole organizzazioni. Ciò è ancor più chiaramente dimostrato attraverso l’uso di strumenti, metodi e parametri di misurazione della [[Context-Based Sustainability]] - CBS, tra cui il MultiCapital Scorecard, in via di sviluppo dal 2005<ref>{{Cita web|url=https://www.rug.nl/research/portal/files/13147558/00-titlecon.pdf|titolo=Social Footprints|cognome=McElroy|nome=Mark|editore=University of Groningen|accesso=17/05/2018|ISBN=978-0-615-24274-3}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Martin Thomas|autore2=Mark McElroy|titolo=The MultiCapital Scorecard|editore=Chelsea Green Publishing|p=|ISBN=9781603586900}}</ref>. Contrariamente a molti altri approcci tradizionali per misurare la performance di sostenibilità delle organizzazioni – che, nella forma, tendono a essere più incrementali – la CBS è esplicitamente legata ai limiti e alle soglie sociali, ambientali ed economiche a livello mondiale. Così, piuttosto che misurare e riportare semplicemente i cambiamenti in termini relativi da un lasso di tempo all’altro, la CBS rende possibile la comparazione dell’impatto delle organizzazioni su norme, standard e soglie specifiche delle organizzazioni stesse per capire come gli impatti dovrebbero essere, affinché risultino empiricamente sostenibili (che, cioè, se estesi ad una popolazione più ampia, riuscirebbero a garantire un valore sufficiente di risorse vitali per il benessere dell’uomo e degli altri esseri viventi)<ref>{{Cita libro|autore=Mark McElroy|autore2=Renee Jorna|autore3=Jo van Engelen|titolo=Sustaiability Quotients and the Social Footprint|collana=Corporate Social Responsibility and Environmental Management|editore=|p=|volume=15 (4)|DOI=10.1002/csr.164}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Mark McElroy|autore2=Jo van Engelen|titolo=Corporate Sustainability Management|anno=2012|editore=Earthscan|p=|ISBN=978-1-84407-911-7}}</ref>.

=== L’impatto antropico globale sulla Biodiversità ===
Il [[flusso di energia]] e il [[ciclo biogeochimico]] pongono un limite massimo sul numero e sulla massa degli organismi viventi presenti in ogni ecosistema.<ref>{{Cita libro|autore=Krebs|titolo=|anno=2001|editore=|p=513}}</ref> Gli effetti negativi dell’uomo sul pianeta vengono comprovati da alterazioni deleterie che avvengono all’interno di cicli biogeochimici di sostanze chimiche essenziali per la vita; in particolar modo quelle dell’[[acqua]], dell’[[ossigeno]], del [[carbonio]], dell’[[azoto]] e del [[fosforo]].<ref>{{Cita libro|autore=Smil, V.|titolo=Cycles of Life|editore=New York: Scientific American Library|p=|ISBN=978-0-7167-5079-6}}</ref>

La Valutazione dell’Ecosistema del Millennio è un rapporto di sintesi a livello mondiale, che ha comportato il lavoro di oltre 1.000 biologi eminenti di tutto il mondo, che analizza lo stato attuale degli [[Ecosistema|ecosistemi]] della Terra e ne fornisce sintesi e linee guida rivolte agli organi decisionali. Secondo il suddetto rapporto l’attività umana sta avendo un impatto notevole e crescente sulla biodiversità degli [[Ecosistema|ecosistemi]] del pianeta, riducendone sia la [[Resilienza (biologia)|resilienza]] ambientale che la [[biocapacità]]. Il rapporto fa riferimento ai sistemi naturali intesi come “sistemi di supporto vitale” dell’umanità, fornendone i “servizi ecosistemici” necessari. La valutazione ha preso in esame 24 "[[servizi ecosistemici]]" giungendo alla conclusione che solo quattro hanno mostrato un miglioramento nel corso dell’ultimo cinquantennio, 15 risultano in grave declino, mentre 5 si trovano in condizioni precarie.<ref>{{Cita libro|titolo=Millennium Ecosystem Assessment|editore=|p=|pp=6–19}}</ref>

== Obiettivi di sviluppo sostenibile ==
Gli [[obiettivi di sviluppo sostenibile]] (OSS) definiscono il quadro attuale dei 17 obiettivi stabiliti per lo sviluppo internazionale futuro.

L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata il 25 settembre 2015 è suddivisa in 91 paragrafi preceduti da un preambolo, tra cui il paragrafo più importante (59) che mette in evidenza i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 target. L'Agenda comprende i seguenti obiettivi:<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150926054028/http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A%2F69%2FL.85&Lang=E|titolo="United Nations General Assembly Draft outcome document of the United Nations summit for the adoption of the post-2015 development agenda". UN. Archived from the original on 26 September 2015. Retrieved 25 September 2015.}}</ref>

# '''Povertà''' – [[Obiettivi di sviluppo sostenibile|porre fine alla povertà a livello globale]]<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929133818/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-1/|titolo="Goal 1: No poverty". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Cibo''' – [[Fame|azzerare la fame]], garantire una “[[sicurezza alimentare]]” ed una corretta alimentazione e promuovere un’[[agricoltura sostenibile]]<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929070702/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-2.html|titolo="Goal 2: Zero hunger". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Salute''' – promuovere il [[benessere]] e assicurare una vita sana per tutti a tutte le età<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150928224942/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-3.html|titolo="Goal 3: Good health and well-being". UNDP. Archived from the original on 28 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Educazione''' – garantire un’educazione di qualità che sia inclusiva e paritaria e promuovere opportunità di [[Lifelong learning|istruzione permanente]] per tutti<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929103601/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-4.html|titolo="Goal 4: Quality education". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Donne''' – assicurare l'[[uguaglianza di genere]] e l’[[empowerment]] femminile<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929141222/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-5.html|titolo="Goal 5: Gender equality". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Acqua''' – garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929182622/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-6.html|titolo="Goal 6: Clean water and sanitation". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Energia''' – garantire a tutti l’accesso ad un’energia che sia economica, affidabile, sostenibile e moderna<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929142601/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-7.html|titolo="Goal 7: Affordable and clean energy". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Economia''' – favorire la crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un [[lavoro dignitoso]] per tutti<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929173828/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-8.html|titolo="Goal 8: Decent work and economic growth". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Infrastrutture''' – costruire [[Infrastruttura|infrastrutture]] resistenti, promuovere un’industrializzazione inclusiva e [[Industrializzazione sostenibile|sostenibile]] e favorire l’[[innovazione]]<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929151721/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-9.html|titolo="Goal 9: Industry, innovation, infrastructure". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Disuguaglianza''' – ridurre la [[Disuguaglianza sociale|disuguaglianza]] con e tra i Paesi<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929195807/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-10.html|titolo="Goal 10: Reduced inequalities". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Abitazione''' – costruire città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resistenti e sostenibili<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929141933/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-11.html|titolo="Goal 11: Sustainable cities and communities". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Consumo''' – garantire modelli di produzione e di consumo sostenibile<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929104409/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-12.html|titolo="Goal 12: Responsible consumption, production". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Clima''' – adottare misure urgenti per contrastare il [[cambiamento climatico]] e i suoi impatti, assicurando che vengano messe in atto le strategie di mitigazione e adattamento<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929140701/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-13.html|titolo="Goal 13: Climate action". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Ecosistemi-marini''' – preservare ed utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le [[Risorse marine|risorse]] marine per uno sviluppo sostenibile<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929152648/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-14.html|titolo="Goal 14: Life below water". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Ecosistemi''' – proteggere, rilanciare e promuovere l’uso sostenibile degli [[Ecosistema|ecosistemi]] terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, contrastare la [[desertificazione]], arrestare e invertire il [[degrado del suolo]] e arrestare la [[perdita di biodiversità]]<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929172737/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-15.html|titolo="Goal 15: Life on land". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Istituzioni''' – promuovere società inclusive e pacifiche per lo [[sviluppo sostenibile]], garantire a tutti il diritto a un [[equo processo]] e realizzare istituzioni inclusive, responsabili ed efficaci che operino a tutti i livelli<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929131040/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-16.html|titolo="Goal 16: Peace, justice and strong institutions". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>
# '''Sostenibilità''' – potenziare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo [[sviluppo sostenibile]]<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150929113937/http://www.undp.org/content/undp/en/home/mdgoverview/post-2015-development-agenda/goal-17.html|titolo="Goal 17: Partnerships for the goals". UNDP. Archived from the original on 29 September 2015. Retrieved 28 September 2015.}}</ref>

Nell’agosto 2015, sono stati presentati 169 target per tali obiettivi e 304 indicatori proposti per dimostrarne l’osservanza.<ref>{{Cita web|url=https://sustainabledevelopment.un.org/content/documents/6754Technical%20report%20of%20the%20UNSC%20Bureau%20%28final%29.pdf|titolo="Technical report by the Bureau of the United Nations Statistical Commission (UNSC) on the process of the development of an indicator framework for the goals and targets of the post-2015 development agenda – working draft" (PDF). March 2015. Retrieved 1 May 2015.}}</ref>

Gli [[Obiettivi di sviluppo sostenibile|Obiettivi di Sviluppo Sostenibile]] (OSS) sostituiscono gli otto [[Obiettivi di sviluppo del Millennio|Obiettivi di Sviluppo del Millennio]] (OSM), validi fino alla fine del 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio vennero stabiliti nel 2000 a seguito del [[Summit del Millennio|Millennium Summit]] delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]]. Questi obiettivi adottati dai 189 [[Stati membri delle Nazioni Unite|stati membri dell’ONU]] e da più di venti [[Organizzazione internazionale|organizzazioni internazionali]] vennero avanzati al fine di contribuire al raggiungimento dei seguenti standard di sviluppo sostenibile del 2015.

# Eliminare la fame e la [[povertà estrema]]
# Rendere [[universale l’educazione primaria]]
# Promuovere l'[[uguaglianza di genere]] e l’empowerment femminile
# Ridurre il tasso di [[Tasso di mortalità infantile|mortalità infantile]]
# Migliorare la [[salute materna]]
# Contrastare l[[AIDS|’HIV/AIDS]], la [[malaria]] e altre malattie
# Assicurare la sostenibilità ambientale (uno dei target di tale obiettivo focalizza l’attenzione sull’aumento dell’accessibilità sostenibile ad [[acqua potabile]] sicura e a [[strutture igienico-sanitarie di base]])
# Sviluppare un partenariato a livello mondiale per lo sviluppo

Stando ai dati forniti alle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] dagli Stati membri, [[Cuba]] risulta l’unica nazione al mondo che è rientrata nella definizione del [[WWF]] di [[sviluppo sostenibile]], con un’[[impronta ecologica]] inferiore a 1,8 ettari pro capite, 1,5, ed un [[Indice di sviluppo umano|Indice di Sviluppo Umano]] superiore a 0,8, 0,855.<ref>{{Cita web|url=http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report.pdf|titolo="Living Planet Report 2006" (PDF). World Wide Fund for Nature, Zoological Society of London, Global Footprint Network. 24 October 2006. p. 19. Retrieved 18 August 2012.}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20140209164418/http://www.science.org.au/nova/newscientist/107ns_004.htm|titolo=Fanelli, Daniele (3 October 2007) World failing on sustainable development. NewScientist}}</ref>


== Necessità di uno sviluppo sostenibile ==
== Necessità di uno sviluppo sostenibile ==

Versione delle 21:26, 7 ott 2018

Raggiungere gli obiettivi di sostenibilità permetterà all'uomo di continuare a vivere sulla Terra.


Terrazzamenti di riso di Batad, Filippine – patrimonio UNESCO

La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. In ambito ambientale, economico e sociale, essa è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell'uomo.[1]

Il principio guida della sostenibilità è lo sviluppo sostenibile, che riguarda, in modo interconnesso, l'ambito ambientale, quello economico e quello sociale. I settori culturale, tecnologico e politico sono, invece, considerati come sotto-settori dello sviluppo sostenibile.[2][3] Per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni.[1] Il termine sviluppo sostenibile è stato introdotto per la prima volta dal Rapporto Bundtland della Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo (1992).

La sostenibilità può anche essere definita come un processo socio-ecologico caratterizzato dal desiderio di perseguire un ideale comune.[4] Per quanto possa essere difficile raggiungere tale ideale, un atteggiamento perseverante e dinamico fa in modo che il processo dia luogo ad un sistema sostenibile.[4]

Ecosistemi e sistemi ambientali sani sono necessari per la sopravvivenza della specie umana e degli organismi viventi. Alcune modalità per ridurre l'impatto negativo dell'uomo sull'ambiente sono l'ingegneria chimica ecosostenibile, la gestione ambientale delle risorse e la tutela dell'ambiente. Le informazioni vengono raccolte per mezzo dei sistemi di informatica verde, chimica verde, scienze della terra, scienze ambientali e biologia della conservazione. L'economia ecologica si occupa della ricerca accademica sull'economia umana e sugli ecosistemi naturali.[5]

Il percorso verso il raggiungimento della sostenibilità rappresenta anche una sfida sociale che coinvolge il diritto internazionale e nazionale, il sistema urbanistico e dei trasporti, gli stili di vita locali e individuali e il consumo critico. Per vivere in modo più sostenibile si può ricorrere ad alcune strategie, come la riorganizzazione delle condizioni di vita (ad esempio, ecovillaggi, città ecologiche e città sostenibili), la revisione dei settori economici (permacultura, green building, agricoltura sostenibile) o delle prassi lavorative (bioarchitettura), l'utilizzo delle scienze per lo sviluppo di nuove tecnologie (tecnologia verde, energie rinnovabili ed energia da fusione e da fissione attraverso un processo sostenibile), oppure la progettazione di sistemi flessibili e reversibili[6][7] oltre che l'adattamento degli stili di vita individuali volto alla conservazione delle risorse naturali.[8]

Alla luce di fenomeni come il degrado ambientale, il cambiamento climatico, il sovraconsumo, l'aumento demografico e la crescita economica illimitata in un sistema chiuso, la concreta possibilità che le società umane possano, in futuro, raggiungere gli obiettivi della sostenibilità ambientale è stata, e continua a rimanere, incerta, nonostante il termine “sostenibilità” goda di una popolarità sempre maggiore.

Etimologia

Il nome sostenibilità deriva dal latino sustinere (tenere, tenere; sub, sotto). A partire dagli anni ottanta, il termine sostenibilità ha iniziato ad essere usato con il significato di sostenibilità umana sul pianeta Terra, dando origine alla definizione più celebre di sostenibilità, quella della Commissione Brundtland delle Nazioni Unite del 20 marzo 1987, che la considerava come parte costitutiva del concetto di sviluppo sostenibile[9][10].

Ambiti

In ambito ambientale, la sostenibilità è considerata una prerogativa essenziale per garantire la stabilità di un ecosistema,[11] cioè la capacità di mantenere nel futuro i processi ecologici che avvengono all'interno di un ecosistema e la sua biodiversità. Tale concetto di sostenibilità è stato il primo ad essere definito e analizzato.[11] Successivamente il concetto di sostenibilità venne allargato ad altri ambiti, in particolare alla sfera economica e sociale,[11] fornendo una definizione più ampia, secondo la quale le tre condizioni di sostenibilità ambientale, economica e sociale partecipano insieme alla definizione di benessere e progresso.[11]

Tale generalizzazione del concetto di sostenibilità è stata svolta usando il concetto di "sistema", che è più generale del concetto di "ecosistema". In questo modo, per quanto riguarda la vita umana, la stabilità di un sistema, può essere vista come un modo per garantire la longevità di un sistema di supporto per la vita umana, che può essere il sistema climatico del pianeta, il sistema agricolo, industriale, forestale, della pesca e delle comunità umane che in genere dipendono da questi diversi sistemi. In particolare tale longevità è messa in relazione con l'influenza che l'attività antropica esercita sui sistemi stessi.

Con riferimento alla società, il termine di sostenibilità sociale indica un "equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie" (Rapporto Brundtland del 1987).[12] Sebbene tale definizione sia ampiamente condivisa, essa è soggetta a differenti interpretazioni.
Il concetto di sostenibilità sociale così definito può essere inoltre distinto in due tipologie:

  • sostenibilità forte: se si ammette che il capitale da tramandare alle generazioni future possa essere solo "naturale",[11] cioè che deriva esclusivamente da risorse naturali;
  • sostenibilità debole: se si ammette che il capitale naturale da tramandare possa essere sostituito da "capitale manufatto", cioè creato dall'uomo.[11]

Il concetto di sostenibilità economica è alla base delle riflessioni nell'ambito dell'economia dello sviluppo che studiano la possibilità futura che un processo economico "duri" nel tempo. Da questo punto di vista, perché un processo sia economicamente sostenibile esso deve utilizzare le risorse naturali ad un ritmo tale che esse possano essere rigenerate naturalmente.

Componenti

Le tre dimensioni della sostenibilità

Diagramma che indica la relazione tra i “tre pilastri della sostenibilità”, in cui economia e società sono comprese all'interno dei limiti ambientali
Diagramma di Venn dello sviluppo sostenibile, risultante dall'incrocio delle tre parti costituenti

Il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2005 ha individuato gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale e la tutela dell'ambiente[13]. Si è soliti rappresentare tali obiettivi usando tre ellissi nidificate per indicare che i tre pilastri della sostenibilità non si escludono a vicenda ma, a loro volta, si rafforzano[14]. Di fatto, i tre pilastri sono interconnessi, tanto che, in una prospettiva a lungo termine, nessuno dei tre può sussistere senza gli altri[15]. I tre pilastri, nel corso degli ultimi anni, hanno costituito una base comune per vari sistemi di standard e certificazioni di sostenibilità, in particolar modo per l'industria alimentare.[16][17] Tra gli standard che oggi fanno esplicito riferimento a questo triplice approccio vi sono la Rainforest Alliance, il commercio equo e solidale e il Certificazione UTZ[18]. Alcuni esperti e professionisti del campo hanno addirittura pensato a quattro pilastri di sostenibilità, ovvero ad un approccio quadruplo. Infatti, aggiungono il pilastro delle “generazioni future”. Tale scelta mette in primo piano una pianificazione sostenibile a lungo termine[19]. Un ulteriore punto di vista è quello di considerare l'uso delle risorse e la sostenibilità finanziaria come due pilastri aggiuntivi della sostenibilità[20]. Lo sviluppo sostenibile consiste nella capacità di mantenere un equilibrio tra gli sforzi a livello locale e globale con lo scopo di soddisfare i bisogni fondamentali dell'uomo senza distruggere o danneggiare l'ambiente naturale[21]. Di conseguenza, la difficoltà sta nel riuscire a rappresentare nel modo giusto il rapporto tra le necessità umane e l'ambiente. Uno studio del 2005 ha messo in luce che la giustizia ambientale è un fattore importante tanto quanto lo sviluppo sostenibile[22]. Da questa prospettiva, l'economia diventa un sottosistema della società umana che a sua volta è un sottosistema della biosfera, quindi all'aumento in un settore corrisponde una perdita in un altro. Tale prospettiva ha prodotto la rappresentazione a cerchi nidificati della sostenibilità con l'economia inserita all'interno della società ed entrambe comprese nel cerchio dell'ambiente. La semplice definizione di sostenibilità come qualcosa che migliora la qualità della vita umana senza intaccare gli ecosistemi, per quanto possa sembrare vaga, rende bene l'idea che la sostenibilità abbia dei limiti quantificabili. Ma la sostenibilità va intesa anche come un appello ad agire, una sfida, un “viaggio” e perciò come un processo politico. È per questo che alcune definizioni di sostenibilità stabiliscono alcuni obiettivi e valori comuni[23]. La Carta della Terra[24] parla di “una società globale sostenibile, fondata sul rispetto della natura, sui diritti umani universali, sulla giustizia economica e sulla cultura della pace”. Tale definizione ha suggerito una rappresentazione della sostenibilità più complessa, che comprendesse anche l'importanza della “politica”. In aggiunta, la sostenibilità comporta la capacità di prendere decisioni e apportare innovazioni in maniera responsabile e dinamica riducendo l'impatto negativo e mantenendo l'equilibrio tra resilienza ecologica, prosperità economica, giustizia politica e vitalità culturale con lo scopo di garantire un pianeta accogliente per tutte le specie, sia nel presente che per il futuro.[3] Tipologie specifiche di sostenibilità comprendono tecniche di agricoltura sostenibile, bioarchitettura o economia ecologica. Comprendere lo sviluppo sostenibile è importante ma, senza porsi obiettivi concreti, resta un termine astratto come la “libertà” o la “giustizia”[25].

I circles of sustainability e la quarta dimensione della sostenibilità

Analisi della sostenibilità urbana dell'area della città di São Paulo basata sul metodo dei ‘Circles of Sustainability' dell'ONU e della Metropolis Association.[2]

Mentre la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite aveva riconosciuto i principi e i trattati stipulati sul tema dello sviluppo sostenibile, compresi quelli sullo sviluppo economico, sullo sviluppo sociale e sulla tutela dell'ambiente, continuando ad utilizzare solo tre parametri (sostenibilità economica, ambientale e sociale), negli ultimi anni, per mezzo di un modello sistematico sviluppato in risposta ai dibattiti dell'ultimo decennio, l'approccio dei cosiddetti circles of sustainability ha distinto quattro parametri: sostenibilità economica, ecologica, politica e culturale. Tutto ciò è avvenuto con l'approvazione delle Nazioni Unite, dell'Unesco, dell'Agenda 21, e in particolare dell'Agenda 21 per la cultura, che indica la cultura come il quarto parametro dello sviluppo sostenibile.[26] Tale modello viene oggi impiegato da organizzazioni come il Programma Città dell'ONU[27]]] e Metropolis.[28] Per quanto riguarda Metropolis, non si tratta di aggiungere il quarto parametro della cultura al triplice approccio dominante di economia, ambiente e società. Piuttosto, si tratta di considerare tutti e quattro i parametri – economia, ecologia, politica e cultura – come parametri sociali (anche l'economia) e di distinguere tra ecologia (intesa come il punto di incontro del mondo umano e del mondo naturale) e ambiente, ben più complesso di quanto l'uomo possa mai arrivare a comprendere.[29][30]

Le sette modalità

Un ulteriore modello è quello in cui vengono indicate le sette modalità con cui l'uomo cerca di soddisfare tutte le sue necessità ed aspirazioni: economia, comunità, gruppi occupazionali, governo, ambiente, cultura e fisiologia.[31] Sia su scala globale che individuale, ciascuna delle sette modalità può essere considerata come facente parte di una gerarchia di sette livelli. La sostenibilità umana può dirsi realizzata solo quando si raggiungono gli obietti di sostenibilità a tutti i livelli delle sette modalità.

Prospettive future

Le attività di ricerca e innovazione sono parti essenziali per la sostenibilità. Un chiaro esempio è offerto dalle politiche europee in materia di ricerca e innovazione ambientale. Tali politiche sono volte a definire e sviluppare un'agenda trasformativa che renda più verdi economia e società in modo da farle diventare più sostenibili. La ricerca e l'innovazione in Europa sono finanziate dal programma Horizon 2020, a cui è possibile contribuire da tutto il mondo[32]. Incoraggiare pratiche agricole sane permette agli agricoltori di ottenere il massimo dall'ambiente, conservandolo, allo stesso tempo, per le generazioni future. In aggiunta, favorire soluzioni di viaggio e di trasporto innovative e sostenibili deve essere un punto chiave di tale processo[33].

Resilienza

In ecologia, per resilienza si intende la capacità di un ecosistema di resistere a una perturbazione ambientale e riuscire a conservare la propria struttura di base e vitalità. La teoria della resilienza, nonostante la vaghezza della definizione per i policy makers, trova fondamento nel bisogno di gestire in un modo sostenibile le interazioni tra i sistemi costruiti dall'uomo e gli ecosistemi naturali e si occupa della capacità dei sistemi ecologici di tollerare gli attacchi dovuti alle attività antropiche continuando ad assicurare i servizi di cui le generazioni presenti e future hanno bisogno. Si occupa anche dell'impegno dei policy makers geopolitici di promuovere e gestire le fondamentali risorse ecologiche del pianeta per promuovere la resilienza e raggiungere la sostenibilità di queste risorse essenziali per il beneficio delle future generazioni[34] La resilienza di un ecosistema, e quindi, la sua sostenibilità, può essere ragionevolmente misurata in circostanze o eventi in cui la combinazione delle forze rigenerative presenti in natura (energia solare, acqua, terreno, atmosfera,vegetazione e biomassa) interagisce con l'energia immessa nell'ecosistema derivante dai disordini.[35]

Una visione pratica della sostenibilità consiste in sistemi chiusi che mantengono illimitatamente i processi di produttività attraverso la sostituzione delle risorse usate dall'attività umana con risorse di uguale o maggior valore effettuata da quelle stesse persone, senza deteriorare o danneggiare i sistemi naturali biotici.[36] In questo modo, la sostenibilità può essere misurata concretamente nelle attività dell'uomo se c'è una rilevazione trasparente delle risorse reintrodotte nell'ecosistema per sostituire quelle rimosse. In natura, la rilevazione avviene naturalmente attraverso un processo di adattamento, poiché un ecosistema ritorna alla vitalità in seguito a un disordine esterno. L'adattamento è un processo in più fasi che ha inizio con l'evento disturbatore (terremoto, eruzione vulcanica, uragano, tornado, inondazione, o temporale) ed è seguito da assorbimento, utilizzo, o deformazione dell'energia o energie che le forze esterne hanno creato.[37][38]

Analizzando sistemi come parchi urbani o nazionali, dighe, fattorie e giardini, parchi a tema, mine a cielo aperto, bacini idrografici, un modo per guardare alla relazione tra sostenibilità e resilienza è vedere la prima con una visione a lungo termine e la seconda come la capacità degli ingegneri di rispondere agli eventi ambientali immediati.[34]

Storia

La storia della sostenibilità ripercorre i sistemi dominati dall'uomo a partire dalle prime civiltà fino al giorno d'oggi.[39] Essa è caratterizzata dal sempre più grande successo regionale di una società particolare, seguito da crisi che sono state o risolte, producendo sostenibilità, oppure no, portando al declino.[40][41]

Nelle prime fasi della storia dell'umanità, l'uso del fuoco e il desiderio di alimenti specifici può aver alterato la composizione naturale della comunità vegetale e animale.[42]Tra gli 8000 e i 10000 anni fa, emersero società agrarie che dipendevano largamente dal loro ambiente e dalla creazione di una "struttura di permanenza".[43]

La rivoluzione industriale occidentale del XVIII e XIX secolo si inserì nel vasto potenziale di crescita dell'energia nei combustibili fossili. Il carbone era utilizzato per alimentare motori sempre più efficienti e in seguito per generare elettricità. I moderni servizi igienico-sanitari e gli sviluppi in medicina hanno protetto molte popolazioni dalle malattie.[44]Verso la metà del XX secolo, un movimento ambientalista segnalò la presenza di costi ambientali associati ai molti benefici materiali dei quali si può godere attualmente. Nel 1962 fu pubblicato il libro Silent Spring (1962) di Rachel Carson.

Nel 1972 col Rapporto sui limiti dello sviluppo elaborato dal Think tank chiamato Club di Roma[45] ci fu una presa di coscienza che l'utilizzo umano delle risorse naturali stava raggiungendo il limite e che questa tendenza, piuttosto che diminuire, stava raggiungendo un livello di allarme. Negli anni successivi l'interesse ai temi della sostenibilità ebbe un significativo aumento.[46][47][48] Le crisi energetiche del 1973 e 1979 dimostrarono la misura in cui la comunità globale era diventata dipendente dalle risorse energetiche non rinnovabili.

L'interesse internazionale sopra lo sviluppo globale, fortemente connesso allo stato di salute e di povertà dei paesi in via di sviluppo, risultò evidente nel programma di sviluppo sostenibile stilato dall'ONU. Ciò non è sempre stato appoggiato dal movimento ambientalista.

Negli anni settanta, mentre i paesi industrializzati consideravano gli effetti dell'esplosione dell'incremento demografico globale, inquinamento e consumismo, i paesi in via di sviluppo fronteggiarono continue situazioni di povertà e privazioni, considerarono lo sviluppo come essenziale - per sopperire alle loro necessità di cibo, acqua potabile e tetti. La "Conferenza sull'Ambiente Umano" delle Nazioni Unite del 1972, che si tenne a Stoccolma, fu la prima importante conferenza indetta dall'ONU riguardo a tale questione e segnò l'inizio della cooperazione internazionale in politiche e strategie per lo sviluppo ambientale. Negli stessi anni sviluppava un'attenta riflessione su tali tematiche la Commissione Chiesa e Società" del CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese), che nel 1974 elaborò una prima definizione di società sostenibile.

Nel 1980 l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura" pubblicò il suo influente documento "Strategie per la Conservazione del Mondo", seguito nel 1982 dalla "Carta per la Natura", che richiamò l'attenzione sul declino dell'ecosistema globale. Tenendo in considerazione le differenze di priorità fra i G20 ed i PVS, la Commissione mondiale delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (la Commissione Brundtland) lavorò per due anni per provare a risolvere l'apparente conflitto fra tutela dell'ambiente e sviluppo. La commissione giunse alla conclusione che l'approccio allo sviluppo avrebbe dovuto mutare e divenire sostenibile, dando così vita alla definizione di sostenibilità sopracitata.

Al 1987 risale la definizione di "sviluppo sostenibile", contenuta all'interno del rapporto Brundtland.[11]

Nel XXI secolo, c'è una sempre maggiore consapevolezza globale della minaccia costituita dall'effetto serra causato dall'attività umana, originato soprattutto dal disboscamento e dalla combustione di combustibili fossili.[49][50]

Principi e concetti

Il quadro filosofico e analitico della sostenibilità si basa ed è collegato a diverse discipline e campi; infatti, negli ultimi anni si è sviluppata un’area che è stata definita scienza della sostenibilità[51]

Scala e contesto

La sostenibilità viene studiata e gestita sulla base di numerose scale spaziali e temporali (livelli o quadri di riferimento) e in molti contesti di organizzazione ambientale, sociale e economica. Gli ambiti focalizzati variano dalla capacità portante dell'ambiente del pianeta alla sostenibilità di settori economici, ecosistemi, nazioni, città, quartieri, giardini di case, vite delle persone, beni e servizi, occupazioni, stili di vita, modelli di comportamento e così via. In breve, può coinvolgere l'intero ambito biologico e delle attività umane o una qualsiasi sua parte.[52] Secondo Daniel Botkin il paesaggio è percepito come una realtà in continuo movimento e che cambia su molte scale di tempo e spazio[53] La vastità e la complessità dell’ecosistema planetario si è rivelata problematica sul piano delle misure pratiche per il raggiungimento della sostenibilità globale. Per fare chiarezza sul quadro generale, l'esploratore e attivista per la sostenibilità Jason Lewis ha richiamato delle analogie con altri sistemi chiusi più concreti. Per esempio, paragona l’esistenza umana sulla terra – che è isolata poiché il pianeta si trova nello spazio, e per questo le persone non possono essere evacuate per ridurne la pressione demografica e le risorse non possono essere importate per prevenire il rapido esaurimento delle risorse – alla vita in mare su una piccola barca isolata dall’acqua.[54] Egli sostiene che in entrambi i casi, esercitare il principio di precauzione sia un elemento chiave per la sopravvivenza.[55]

Consumo

Una delle cause principali dell'impatto umano è la distruzione delle risorse biofisiche, e in particolare, degli ecosistemi del pianeta. L'impatto ambientale di una comunità, come anche dell'intero genere umano, dipende sia dalla popolazione coinvolta sia dall'impatto pro capite; a sua volta questo è legato, secondo relazioni complesse alla quantità di risorse impiegate, alla loro natura rinnovabile o non rinnovabile, e alla scala dell'attività umana rispetto alla capacità di carico dell'ecosistema coinvolto. Una gestione attenta delle risorse può essere applicata su molte scale, da settori economici come l'agricoltura, la manifattura e l'industria, all'organizzazione del lavoro, ai modelli di consumo delle famiglie e dei singoli e alle domande di risorse dei beni e dei servizi.[56] [57]

Uno dei primi tentativi per esprimere in modo matematico l'impatto dell’attività umana sull’ambiente venne sviluppato negli anni settanta: l'equazione I = P x A x T lega l'impatto ambientale (I) alla popolazione (P), ai livelli di consumo ("affluence", A) e all’impatto per unità di risorsa impiegata (che dipende dall'uso della tecnologia ed è indicata con T).[58]

Circolarità

Negli ultimi anni, le idee basate sulle risorse riciclate stanno acquisendo sempre più importanza. Tra queste idee la più degna di nota potrebbe essere l’economia circolare, con il completo supporto della Cina e dell’Unione Europea. C’è anche un ampio spettro di idee simili o scuole di pensiero, comprese le leggi dell’ecologia cradle-to-cradle, la performance economy a circuito chiuso, un design rigenerativo, l’ecologia industriale, la biomimetica, e la blue economy. Istintivamente queste idee sembrano essere più sostenibili dell’attuale sistema economico. La riduzione dei fattori di produzione delle risorse e di fuoriuscita delle immissioni e dei rifiuti dal sistema, riducono l’esaurimento delle risorse e l’inquinamento ambientale. Ciò nonostante, queste supposizioni non bastano per far fronte alla complessità del sistema implicato, non tenendo conto di potenziali compromessi. Per esempio, la dimensione sociale della sostenibilità sembra essere affrontata in maniera marginale solo in molte pubblicazioni sull’Economia Circolare, e ci sono anche casi che richiedono strategie diverse o aggiuntive, come l’acquisto di attrezzature nuove, più forti e efficienti. In uno studio di un team di ricercatori di Cambridge e del Politecnico di Delft (TU Delft) sono state identificati otto diversi tipi di relazioni tra la sostenibilità e l’economia circolare, ovvero 1)una relazione condizionale, 2)una forte relazione condizionale, 3)una relazione condizionale necessaria ma non sufficiente, 4)una relazione favorevole (strutturata e non strutturata) 5)una relazione di sottocategoria 6)una relazione di grado, 7)una relazione di scambio e di costi e benefici e 8)una relazione selettiva.[59]

Misurazione

Il concetto di misurazione della sostenibilità indica le misurazioni utilizzate come base quantitativa per la gestione consapevole della sostenibilità[60]. I parametri di misurazione della sostenibilità (intesa negli ambiti dell’ambiente, del sociale e dell’economia, presi sia singolarmente sia variamente combinati) sono in fase di evoluzione: includono indicatori, standard di riferimento, controlli, standard e certificazioni di sostenibilità come Fairtrade (Marchio di certificazione internazionale di commercio equo e solidale) e la Certificazione da agricoltura biologica, indici e contabilità, nonché valutazioni, stime[61] e altri sistemi di monitoraggio. Ognuno di essi è applicato a una vasta gamma di scale di misurazione a livello spaziale e temporale[62][63].

Alcuni tra i più conosciuti parametri per la misurazione della sostenibilità includono i report di sostenibilità aziendali, la Triple Bottom Line, la World Sustainability Society, i Circles of Sustainability e le stime della qualità delle politiche per la sostenibilità dei singoli Paesi effettuate con l’Indice di sostenibilità ambientale.

Popolazione

Secondo lo studio più recente del Prospetto ufficiale della Popolazione mondiale dell’ONU (luglio 2015), si prevede che la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030, dagli attuali 7,3 miliardi (luglio 2015), supererà i 9 miliardi entro il 2050 e raggiungerà gli 11,2 miliardi entro il 2100[64]. L’incremento demografico si avrà per la maggior parte nei paesi in via di sviluppo, la cui popolazione si prevede aumenterà dai 5,6 miliardi del 2009 ai 7,9 miliardi nel 2050; sarà distribuito tra la popolazione di età compresa tra i 15 e i 59 anni (1,2 miliardi) e uguale o superiore ai 60 (1,1 miliardi), poiché si prevede un decremento del numero di bambini sotto i 15 anni nei paesi in via di sviluppo. Mentre, la popolazione dei paesi più sviluppati, andrà incontro solo ad un leggero aumento da 1,23 a 1,28 miliardi: sarebbe stata destinata a diminuire a 1,15 miliardi se non fosse per l’immigrazione netta dai paesi in via di sviluppo che raggiungerà in media i 2,4 milioni di persone all’anno dal 2009 al 2050[65]. Le stime a lungo termine del 2004 parlano di un picco intorno al 2070, tra i 9 e i 10 miliardi di persone, e di una successiva lenta diminuzione a 8,4 miliardi entro il 2100[66].

Economie emergenti, come Cina e India, e il mondo non industrializzato in generale, aspirano agli standard di vita dell’Occidente[67]. La combinazione della crescita demografica nei paesi in via di sviluppo e dei livelli di sfruttamento non sostenibile nei paesi sviluppati costituisce una grande sfida per la sostenibilità[68].

Tasso di crescita della popolazione mondiale negli anni 1950-2050, secondo le stime del U.S. Census Bureau (2011), Database internazionale

Capacità portante

A livello globale, i dati scientifici indicano che gli esseri umani stanno vivendo oltre la soglia della capacità portante del pianeta Terra: ciò non può continuare in maniera indefinita. Questa evidenza scientifica proviene da più fonti ma è presentata dettagliatamente nella Valutazione degli ecosistemi del millennio e nello schema dei confini planetari[69]. Un primo esame dettagliato dei limiti globali fu pubblicato nel 1972 nel libro Limits to Growth. I limiti dello sviluppo che ha stimolato successive osservazioni e analisi[70]. Un esame compiuto da 22 ricercatori a livello internazionale e pubblicato nel 2012 su Nature esprimeva la preoccupazione che la Terra potesse essere in procinto di “avvicinarsi a un punto critico” a livello della biosfera[71].

L’impronta ecologica misura lo sfruttamento antropico in termini di area biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire i rifiuti di un cittadino medio a livello globale. Nel 2008 ammontava a 2,7 ettari globali pro capite, il 30% in più della capacità biologica naturale di 2,1 ettari globali (ipotizzando l’assenza di fonti di sostentamento per altri organismi)[72]. Il deficit ecologico risultante deriva da fonti extra non sostenibili, ottenute in tre modi: incorporate nei beni e nei servizi del commercio mondiale; accumulatesi nel passato (p.es. i combustibili fossili); prese in prestito dal futuro sotto forma di uso non sostenibile di risorse come il sovrasfruttamento delle foreste e delle risorse ittiche.

Impronta ecologica dei diversi Paesi confrontata con il loro Indice di sviluppo umano

La figura (a destra) esamina la sostenibilità su scala dei singoli Paesi confrontando la loro impronta ecologica ed il loro Indice di sviluppo umano. Il grafico mostra ciò di cui i Paesi necessitano affinché i propri cittadini mantengano uno standard di vita accettabile e, allo stesso tempo, sia mantenuto un uso sostenibile delle risorse. La tendenza generale degli standard di vita più elevati è quella di diventare meno sostenibili. Come sempre, l’aumento demografico ha un’influenza marcata sui livelli di sfruttamento delle risorse e sull’efficienza del loro uso[73][74]. L’obiettivo della sostenibilità è di aumentare a livello mondiale lo standard di vita senza aumentare l’uso delle risorse oltre i livelli globalmente sostenibili; il che vuol dire, non superare il consumo di “un pianeta”. Le informazioni ricavate dai report a livello nazionale, regionale e cittadino confermano la tendenza a livello mondiale verso società sempre meno sostenibili col passare del tempo[75][76].

L'economista Nicholas Georgescu-Roegen, fra i precursori delle scienze economiche e fondatore del paradigma della economia ecologica, ha dichiarato che la capacità portante della Terra – la capacità del pianeta di sostenere la popolazione umana e i livelli di consumo – è destinata a diminuire nel futuro poiché la limitata riserva di risorse minerarie oggigiorno è in corso di sfruttamento[77]. Herman Daly, economista ecologico di spicco e teorico dello stato stazionario, già allievo di Georgescu-Roegen, ha proposto la stessa teoria[78].

Su scala aziendale, la capacità portante gioca un ruolo fondamentale nel rendere possibile la misurazione e il resoconto della performance di sostenibilità delle singole organizzazioni. Ciò è ancor più chiaramente dimostrato attraverso l’uso di strumenti, metodi e parametri di misurazione della Context-Based Sustainability - CBS, tra cui il MultiCapital Scorecard, in via di sviluppo dal 2005[79][80]. Contrariamente a molti altri approcci tradizionali per misurare la performance di sostenibilità delle organizzazioni – che, nella forma, tendono a essere più incrementali – la CBS è esplicitamente legata ai limiti e alle soglie sociali, ambientali ed economiche a livello mondiale. Così, piuttosto che misurare e riportare semplicemente i cambiamenti in termini relativi da un lasso di tempo all’altro, la CBS rende possibile la comparazione dell’impatto delle organizzazioni su norme, standard e soglie specifiche delle organizzazioni stesse per capire come gli impatti dovrebbero essere, affinché risultino empiricamente sostenibili (che, cioè, se estesi ad una popolazione più ampia, riuscirebbero a garantire un valore sufficiente di risorse vitali per il benessere dell’uomo e degli altri esseri viventi)[81][82].

L’impatto antropico globale sulla Biodiversità

Il flusso di energia e il ciclo biogeochimico pongono un limite massimo sul numero e sulla massa degli organismi viventi presenti in ogni ecosistema.[83] Gli effetti negativi dell’uomo sul pianeta vengono comprovati da alterazioni deleterie che avvengono all’interno di cicli biogeochimici di sostanze chimiche essenziali per la vita; in particolar modo quelle dell’acqua, dell’ossigeno, del carbonio, dell’azoto e del fosforo.[84]

La Valutazione dell’Ecosistema del Millennio è un rapporto di sintesi a livello mondiale, che ha comportato il lavoro di oltre 1.000 biologi eminenti di tutto il mondo, che analizza lo stato attuale degli ecosistemi della Terra e ne fornisce sintesi e linee guida rivolte agli organi decisionali. Secondo il suddetto rapporto l’attività umana sta avendo un impatto notevole e crescente sulla biodiversità degli ecosistemi del pianeta, riducendone sia la resilienza ambientale che la biocapacità. Il rapporto fa riferimento ai sistemi naturali intesi come “sistemi di supporto vitale” dell’umanità, fornendone i “servizi ecosistemici” necessari. La valutazione ha preso in esame 24 "servizi ecosistemici" giungendo alla conclusione che solo quattro hanno mostrato un miglioramento nel corso dell’ultimo cinquantennio, 15 risultano in grave declino, mentre 5 si trovano in condizioni precarie.[85]

Obiettivi di sviluppo sostenibile

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) definiscono il quadro attuale dei 17 obiettivi stabiliti per lo sviluppo internazionale futuro.

L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata il 25 settembre 2015 è suddivisa in 91 paragrafi preceduti da un preambolo, tra cui il paragrafo più importante (59) che mette in evidenza i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 target. L'Agenda comprende i seguenti obiettivi:[86]

  1. Povertàporre fine alla povertà a livello globale[87]
  2. Ciboazzerare la fame, garantire una “sicurezza alimentare” ed una corretta alimentazione e promuovere un’agricoltura sostenibile[88]
  3. Salute – promuovere il benessere e assicurare una vita sana per tutti a tutte le età[89]
  4. Educazione – garantire un’educazione di qualità che sia inclusiva e paritaria e promuovere opportunità di istruzione permanente per tutti[90]
  5. Donne – assicurare l'uguaglianza di genere e l’empowerment femminile[91]
  6. Acqua – garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici[92]
  7. Energia – garantire a tutti l’accesso ad un’energia che sia economica, affidabile, sostenibile e moderna[93]
  8. Economia – favorire la crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti[94]
  9. Infrastrutture – costruire infrastrutture resistenti, promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l’innovazione[95]
  10. Disuguaglianza – ridurre la disuguaglianza con e tra i Paesi[96]
  11. Abitazione – costruire città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resistenti e sostenibili[97]
  12. Consumo – garantire modelli di produzione e di consumo sostenibile[98]
  13. Clima – adottare misure urgenti per contrastare il cambiamento climatico e i suoi impatti, assicurando che vengano messe in atto le strategie di mitigazione e adattamento[99]
  14. Ecosistemi-marini – preservare ed utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile[100]
  15. Ecosistemi – proteggere, rilanciare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità[101]
  16. Istituzioni – promuovere società inclusive e pacifiche per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti il diritto a un equo processo e realizzare istituzioni inclusive, responsabili ed efficaci che operino a tutti i livelli[102]
  17. Sostenibilità – potenziare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile[103]

Nell’agosto 2015, sono stati presentati 169 target per tali obiettivi e 304 indicatori proposti per dimostrarne l’osservanza.[104]

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) sostituiscono gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), validi fino alla fine del 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio vennero stabiliti nel 2000 a seguito del Millennium Summit delle Nazioni Unite. Questi obiettivi adottati dai 189 stati membri dell’ONU e da più di venti organizzazioni internazionali vennero avanzati al fine di contribuire al raggiungimento dei seguenti standard di sviluppo sostenibile del 2015.

  1. Eliminare la fame e la povertà estrema
  2. Rendere universale l’educazione primaria
  3. Promuovere l'uguaglianza di genere e l’empowerment femminile
  4. Ridurre il tasso di mortalità infantile
  5. Migliorare la salute materna
  6. Contrastare l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
  7. Assicurare la sostenibilità ambientale (uno dei target di tale obiettivo focalizza l’attenzione sull’aumento dell’accessibilità sostenibile ad acqua potabile sicura e a strutture igienico-sanitarie di base)
  8. Sviluppare un partenariato a livello mondiale per lo sviluppo

Stando ai dati forniti alle Nazioni Unite dagli Stati membri, Cuba risulta l’unica nazione al mondo che è rientrata nella definizione del WWF di sviluppo sostenibile, con un’impronta ecologica inferiore a 1,8 ettari pro capite, 1,5, ed un Indice di Sviluppo Umano superiore a 0,8, 0,855.[105][106]

Necessità di uno sviluppo sostenibile

Molte modificazioni dell'ecosistema da parte dell'uomo, tra cui l'evoluzione tecnologica incontrollata, il consumismo sfrenato e l'utilizzo irresponsabile delle materie prime, portano all'esaurimento delle risorse naturali e ad un pericoloso aumento dell'inquinamento ambientale.

L'umanità sta vivendo in una maniera non sostenibile, consumando le limitate risorse naturali della Terra più rapidamente di quanto essa sia in grado di rigenerare.
Di conseguenza uno sforzo sociale collettivo per adattare il consumo umano di tali risorse entro un livello di sviluppo sostenibile, è una questione di capitale importanza per il presente ed il futuro dell'umanità.

Gli effetti devastanti generati da una continua produzione e trasformazione di prodotti ottenuti senza un'organica programmazione non possono più essere perseguiti. Per tale motivo è in atto una radicale trasformazione sostenibile, che ha origine nella "Conferenza sull'Ambiente Umano" tenuta a Stoccolma dalle Nazioni Unite del 1972 e nel "Rapporto Brundtland" del 1987.

Da quella conferenza la convinzione che bisogna intervenire e sensibilizzare allo scopo di finalizzare un ciclo completo che generi un processo definito che attraverso linee guida di continuità e controllo, possano gestire integralmente, a partire dall'idea che definisce un prodotto abbia come chiave: l'utilizzo la sua durabilità ed il suo riciclo, come forza costante che accompagna i ravveduti. Il tutto gestito in maniera tale da garantire un ciclo organico chiuso che riduca al minimo o tenda allo zero lo scarto come rifiuto e garantisca la qualità dell'ambiente. Il rifiuto da scarto è l'atto conclusivo di qualunque ciclo, preferibilmente, da scongiurare comunque da controllare; non è un caso che la riciclabilità sia un altro tema correlabile e strettamente connesso al tema trattato.

A seguito di una maggiore presa di coscienza riguardo alla necessità di uno sviluppo sostenibile, la società contemporanea mira a modificare i propri comportamenti puntando alla gestione intelligente del suo operato nel rispetto delle risorse umane e naturali. Si punta inoltre alla salvaguardia delle generazioni future, al fine di garantire la continuità umana attraverso un controllo responsabile delle azioni svolte sull'ecosistema. Le risorse devono essere sfruttate in modo da favorire la rigenerazione delle stesse al fine di scongiurarne l'esaurimento, attraverso metodiche di trasformazione ad impatto prossimo allo zero a tutela dell'ambiente.

Interventi sostenibili

È possibile agire in maniera sostenibile intervenendo sul ciclo di vita dei prodotti dell'attività umana, che comprende:

  1. la nascita di un nuovo prodotto;
  2. il mantenimento in vita di un prodotto;
  3. il riciclo del prodotto.

Per ciascuna di queste fasi, la quantità di scarto generato durante ciascuna fase rappresenta un indice fondamentale da minimizzare per l'ottenimento di un processo sostenibile.

Più lo scarto è prossimo allo zero, più il processo da cui esso è generato può essere definito sostenibile.

In generale, le procedure utilizzabili per aumentare la sostenibilità di un processo, includono:

  • il miglioramento della qualità con il minimo consumo di materie prime;
  • l'utilizzo di materie prime naturali; con il minimo investimento energetico al fine di ottenere un prodotto più prossimo al chilometro zero;
  • durante la sua fase di ideazione, prevedere la possibilità di riciclare il prodotto.

Valore condiviso

Negli ultimi anni, sta emergendo un nuovo concetto che si basa molto sui concetti di sostenibilità del business aziendale, ovvero il valore condiviso (o shared value). L'idea di valore condiviso, sistematizza quanto è già stato sviluppato dalla teoria e dalla pratica in termini di responsabilità sociale di impresa e sostenibilità d'impresa, contestualizzando il tema della sostenibilità sociale e ambientale da un livello strategico fino a un livello di bottom line del business. In particolare, con l'approccio del valore condiviso, il focus ricade sulla creazione di un circolo virtuoso che elimina i trade-off e valorizza il ritorno dell'investimento, che conduce appunto a generare sia valore economico per l'impresa che valore sociale.

Note

  1. ^ a b (EN) What is sustainability, su globalfootprints.org. URL consultato il 2 giugno 2018.
  2. ^ a b (EN) Paul James, Urban Sustainability in Theory and Practice, New York, Routledge, 2015, ISBN 978-1-138-02572-1. URL consultato il 2 giugno 2018.
  3. ^ a b (EN) Liam Magee, Andy Scerri, Paul James, James A. Thom, Lin Padgham, Sarah Hickmott, Hepu Deng e Felicity Cahill, Reframing social sustainability reporting: Towards an engaged approach, in Environment, Development and Sustainability, vol. 15, Springer, pp. 225-243.
  4. ^ a b (EN) J.C. Wandemberg, Sustainable by Design: Economic Development and Natural Resources Use, 2015, ISBN 1516901789.
  5. ^ (EN) Mohamed El-Kamel Bakari, The Dilemma of Sustainability in the Age of Globalization: A Quest for a Paradigm of Development, Lexington Books, 2017.
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  8. ^ (EN) Iain Black e Helene Cherrier, Anti-consumption as part of living a sustainable lifestyle: Daily practices, contextual motivations and subjective values (PDF), in Journal of Consumer Behaviour, vol. 9, n. 6, 2010, pp. 437-453. URL consultato il 2 giugno 2018.
  9. ^ United Nations General Assembly (1987) Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common Future. Transmitted to the General Assembly as an Annex to document A/42/427 – Development and International Co-operation: Environment http://www.un-documents.net/wced-ocf.htm URL consultato in data 18 maggio 2018
  10. ^ United Nations General Assembly (March 20, 1987) http://www.un-documents.net/ocf-02.htm URL consultato in data 18 maggio 2018
  11. ^ a b c d e f g Enciclopedia Treccani, "Sostenibilità"
  12. ^ (EN) Commissione Ambiente e Sviluppo delle Nazioni Unite, Rapporto Brundtland (PDF), su conspect.nl, 1987. URL consultato il 23 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2013).
  13. ^ United Nations General Assembly (2005) http://data.unaids.org/topics/universalaccess/worldsummitoutcome_resolution_24oct2005_en.pdf URL consultato in data 18 maggio 2018
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