Savoia-Marchetti S.M.89

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Savoia-Marchetti S.M.89
Savoia Marchetti S.M.89
Descrizione
Tipoaereo da attacco al suolo
ProgettistaAlessandro Marchetti
CostruttoreBandiera dell'Italia Savoia-Marchetti
Data primo voloautunno 1941
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regia Aeronautica
Esemplari1
Sviluppato dalSavoia-Marchetti S.M.84
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza16,85 m
Apertura alare21,04 m
Altezza4,50 m
Superficie alare61,00
Peso a vuoto8 800 kg
Peso max al decollo12 635 kg
Propulsione
Motore2 radiali Piaggio P.XII RC.35
Potenza1 500 CV (1 103 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max440 km/h a 4 280 m
Velocità di salitaa 3 000 m in 9 min 14 s
Corsa di decollo450 m
Atterraggio400 m
Autonomia1 600 km
Tangenza6 700 m
Armamento
Mitragliatrici5 × Breda-SAFAT calibro 12,7 mm
Cannoni2 × Breda 37/54 calibro 37 mm

i dati sono estratti da Dimensione cielo 2[1]

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Il Savoia-Marchetti S.M.89 era un bimotore da attacco al suolo ad ala bassa e bideriva, sviluppato dall'azienda italiana Savoia-Marchetti nei primi anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.

Sviluppo del bombardiere ed aerosilurante trimotore Savoia-Marchetti S.M.84, fu il modello più pesantemente armato a disposizione della Regia Aeronautica[2] ma, benché rivelatosi promettente, a causa delle vicende legate alla firma dell'armistizio di Cassibile, venne prodotto solamente il prototipo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

L'S.M.89 era sostanzialmente la versione bimotore dell'S.M.84. Il prototipo, che effettuò il suo primo volo nell'autunno 1941, era stato concepito come aereo da attacco. Nel muso montava 2 cannoncini da Breda 37/54 da 37 mm e 3 mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm, un'altra mitragliatrice da 12,7 mm era montata in postazione ventrale e manteneva la torretta dorsale con una mitragliatrice da 12,7 mm. Lo sviluppo dell'S.M.89 venne arrestato poco dopo, per l'armistizio.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

L'unico esemplare venne assegnato, nell'aprile 1943, alla 173ª Squadriglia basata presso l'aeroporto di Cerveteri che fu incaricata di testarlo in condizioni operative.[3] Come caccia-intercettore risultò completamente insufficiente, vista la velocità modesta, la scarsa maneggevolezza e l'impossibilità a far quota in tempi rapidi. Risultò però una discreta e stabile piattaforma di fuoco, che, se ci fosse stata la superiorità aerea, lo avrebbe potuto trasformare in un discreto aereo d'appoggio tattico ravvicinato.

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dell'Italia Italia

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale, Caccia-Assalto Vol.2, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1971, pp. 77-80.

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