Pomponio Amalteo

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L'affesco dell'Amalteo sotto la loggia cenedese di Vittorio Veneto.

Pomponio Amalteo (Motta di Livenza, 1505San Vito al Tagliamento, 9 marzo 1588) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio di Leonardo della Motta e di Natalia Amalteo. Inizialmente si firmava Pomponio della Motta, ma successivamente preferì utilizzare il cognome della madre, proveniente da un'illustre famiglia di artisti e letterati. L'anno di nascita si desume da una dedica posta sulla pala del duomo di Portogruaro realizzata nel 1583, dove l'autore riporta che il lavoro fu fatto in età di 78 anni

Fu allievo de Il Pordenone, di cui sposò la figlia Graziosa. Anche il fratello Girolamo fu un valente pittore.

Nel 1536 lasciò Motta per trasferirsi a San Vito al Tagliamento, dove rimase fino alla morte.

Fu lodato dal Vasari nel 1568: l'artista toscano ne parla molto bene, specialmente a proposito dell'opera maggiore dell'Amalteo, gli affreschi di San Vito al Tagliamento.

Morto a San Vito nel 1588 probabilmente di peste, fu sepolto nella locale Chiesa di San Lorenzo Salvaroli, detta localmente i Frari[1].

Ebbe cinque mogli. Nell'ordine: Orsina Sbroiavacca (deceduta nel 1531), Graziosa de’ Sacchis, figlia di Giovanni Antonio de' Sacchis (1534), Lucrezia Madrisio (1541), Angiola del quondam spectabile misier Appolonio veneziano (1570), Nicolosa Agresta (1574).

Quintilia Amalteo (notizie 1541-1611), una delle figlie avute dalla quarta moglie Lucrezia, si dedicò alla pittura e sposò il pittore Giuseppe Moretto (1570). Tra l'altro, eseguì il ritratto della moglie del conte Enea di Porcia (1570), che recentemente è stato identificato con il Ritratto di una contessa Porcia, ora nei Civici musei di Udine, che fu per molti anni attribuito ad Apollodoro di Porcia. Quintilia ritrasse anche una propria sorella.

Tipologia e dislocazione delle opere[modifica | modifica wikitesto]

Le pale[modifica | modifica wikitesto]

Profeta Baruch, lacunare proveniente dalla chiesa di San Giovanni di Gemona del Friuli.

Operò principalmente in Friuli come pittore di pale d'altare, ad olio su tela. Ecco un elenco parziale dei luoghi delle pale:

  • San Giovanni di Casarsa, Decollazione di San Giovanni Battista, Duomo di San Giovanni Battista;
  • Cividale del Friuli, Annunciazione, Duomo;
  • Francenigo di Gaiarine, Vergine in gloria tra san Giovanni Battista e san Tiziano, Chiesa di San Tiziano;
  • Gemona del Friuli, lacunari per il soffitto della chiesa di San Giovanni in Brolo, a Gemona del Friuli, ora conservati nel Museo civico della cittadina friulana;
  • Maniago, Il Redentore in gloria e i santi Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Giuseppe, Pietro e Giacomo apostolo, 1558, olio su tela, 253x180 cm, Duomo di San Mauro;
  • Oderzo, Storie di san Giovanni Battista, 1549, Duomo;
    • Nascita del Battista, olio su tela, 55x125 cm;
    • Predica del Battista, olio su tela, 55x150 cm;
    • Battesimo di Cristo, olio su tela, 55x132 cm;
    • Decollazione del Battista, olio su tela, 55x150 cm;
    • Testa del Battista al banchetto di Erode, olio su tela, 55x125 cm;
  • Portogruaro, Chiesa del Seminario;
  • Portogruaro, Storie di sant'Andrea, portelle dell'organo del Duomo;
    • Chiamata di san Pietro e sant'Andrea;
    • Predica di sant'Andrea;
    • Sant'Andrea davanti al giudice;
    • Crocifissione di sant'Andrea;
    • Sepoltura di sant'Andrea;

Gli affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Assunzione della Vergine, San Vito al Tagliamento, Chiesa di Santa Maria dei Battuti.

Fu soprattutto autore di cicli ad affresco, in Friuli e in Veneto:

L'artista[modifica | modifica wikitesto]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Da buon imitatore e traduttore dello stile del Pordenone, Pomponio Amalteo spesso è confuso, in alcune sue opere, con il suo eminente maestro: già questa è una garanzia del suo spessore artistico.

È nella maturità, liberato dai legami e spesso dalle dipendenze dal Pordenone (che gli affidava alcuni lavori da lui non completati o gli faceva soddisfare committenti non accontentati), che l'Amalteo dà grandi prove e dimostra la sua predisposizione ritrattistica: è il caso degli affreschi di Baseglia; pur non possedendo la stessa inventiva del suocero, risulta essere il più notevole affrescatore dell'area friulana del secondo Cinquecento e non solo.

Le opere dell'Amalteo sono affollate di figure in movimento, dove i caratteri pordenoniani sono portati a un livello tale da essere talvolta considerabili manieristici: è il caso degli affreschi di Castello Roganzuolo e ancor più di quelli di San Vito al Tagliamento. Cifra stilistica dell'Amalteo, rispetto al Pordenone, è la tendenza a schiarire, svilire quasi, in alcuni punti, la forza del colore: quello che può apparire un difetto, pare essere invece la peculiarità di molti affreschi.

Un punto di riferimento[modifica | modifica wikitesto]

Per il secondo Cinquecento e per il Seicento, Amalteo costituisce fonte d'osservazione e d'ispirazione per tutti gli artisti friulani, così come, per lui, lo era stato il Pordenone. Pomponio Amalteo è l'ultimo grande affrescatore cui la terra friulana diede i natali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luoghi storici d'Italia, pubblicazione a cura della rivista Storia Illustrata, pag. 266, Arnoldo Mondadori editore (1972)
  2. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 17 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2015).
  3. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 17 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2015).
  4. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 17 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Affreschi del Friuli, Ist. per l'Enciclopedia del Friuli, Udine, 1973.
  • G.Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori.
  • Caterina Furlan e Paolo Casadio, Pomponio Amalteo: Pictor Sancti Viti, 1505-1588, Ed. Skira, 2006.
  • Caterina Furlan, Temi profani nell'Amalteo, Ed. Arti grafiche friulane, 1980
  • AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBN IT\ICCU\CFI\0114992.

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