Nigoline Bonomelli

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Nigoline Bonomelli
frazione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Brescia
Comune Corte Franca
Territorio
Coordinate45°37′51″N 9°59′22″E / 45.630833°N 9.989444°E45.630833; 9.989444 (Nigoline Bonomelli)
Altitudine229 m s.l.m.
Abitanti1 275[1] (2001)
Altre informazioni
Cod. postale25040
Prefisso030
Fuso orarioUTC+1
TargaBS
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Nigoline Bonomelli
Nigoline Bonomelli

Nigoline Bonomelli (Niguline in dialetto bresciano[2]) è una delle frazioni che compongono il comune italiano di Corte Franca.

Con il semplice nome di Nigoline, costituì un comune autonomo fino al 1928, quando venne unito ai comuni di Borgonato, Colombaro e Timoline, a formare il comune di Corte Franca[3]. È stato sede del nuovo comune fino agli anni novanta, quando il municipio è stato trasferito nella nuova sede di Timoline.

Nel 1971 il centro abitato assunse il nome attuale, in onore del suo cittadino più illustre, il vescovo Geremia Bonomelli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nigoline viene citata per la prima volta nei documenti del XIII secolo come Nuvolinis. Il termine probabilmente deriva da Novalia, i terreni dissodati per renderli adatti alla coltura.

Il territorio di Nigoline è attraversato dal corso del torrente Longherone, che scende dal Monte Alto attraverso la Valle di Sant'Eufemia, prosegue verso Borgonato e si infila poi nella Valle di Bornato (lo scaricatore dell'antico lago glaciale che occupava la Franciacorta) per scomparire nel sottosuolo in località Paì (Barco, comune di Cazzago San Martino).

Anticamente il corso del Longherone scendeva invece attraverso la Valle di Favento, la piana che da Sant'Eufemia scende verso Adro.

Chiesa di Sant'Eufemia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di Sant'Eufemia è l'attuale chiesa del cimitero di Nigoline. La strada d'accesso recentemente è stata modificata con l'aggiunta di un tornante, in passato saliva invece direttamente.

È sorta tra il VIII e il X secolo e a lungo è stata considerata – con la Chiesa di San Michele di Rovato, sul Monte Orfano – la Chiesa più vecchia della Franciacorta. In realtà ce ne sono altre più vecchie: San Salvatore a Borgonato, San Bartolomeo a Bornato (costruita sopra una villa romana) ed altre ancora.

L'attuale impianto esterno della chiesa di Sant'Eufemia risale al XIV secolo, tranne il portico che è dell'ottocento. Guardando attentamente, si nota la presenza di tracce della chiesa originale. Questa aveva un andamento est-ovest, con l'entrata dall'attuale parete laterale ovest della chiesa, aula corrispondente alla parte posteriore dell'attuale aula, mentre l'attuale cappella sporgente sulla parete laterale est è in realtà la vecchia abside. Gli archi della facciata della vecchia chiesa risultano fatti con materiale romano di recupero.

L'aspetto della Chiesa doveva essere molto simile a quello della contemporanea Santa Maria di Novalesa (Torino, verso il Moncenisio), che da allora non è stata più modificata.

La datazione è stata fatta in base alla tecnica di costruzione. Inoltre, è stato ritrovato un atto notarile riguardante il monastero di San Salvatore a Brescia datato più o meno del 760 in cui compare “Pietro, custode della chiesa di Sant'Eufemia”. Questa di Nigoline è l'unica chiesa bresciana di Sant’Eufemia esistente in quel periodo, per cui anche se nell'atto manca qualsiasi indicazione geografica, si pensa che si faccia riferimento a questa chiesa.

Di fronte al vecchio ingresso è stato trovato un sepolcro alla Cappuccina (con tegoloni a falde). Nell'XIXII secolo è stato aggiunto il campanile. L'attuale cella campanaria è stata rifatta molto più tardi; tuttavia sul lato ovest è ancora visibile parzialmente una vecchia bifora.

Sotto il portichetto sono state trovate delle sepolture e delle stanze ancora da indagare. Nel vecchio presbiterio sono state trovare tracce dell'antico pavimento romanico. Sono state rinvenute anche una ciotola, un manufatto in vetro di epoca romana e tre monete: una della seconda metà del '200, una dei primi decenni del '300 e un denario di Azzone Visconti (signore di Milano dal 1329 al 1339), che mostra il classico biscione Visconteo.

All'interno sono presenti vari affreschi. Sulle pareti sono raffigurati i dodici apostoli (6 per lato), risalenti al '300. Sulla volta un Cristo Pantocrator all'interno della Mandorla, con tetramorfo.

Nel XV secolo, periodo in cui si perde la tradizione di orientare le chiese secondo l'asse tradizionale est-ovest, Sant'Eufemia viene girata in senso nord-sud. In seguito viene aggiunta la sacrestia, modificata la cella campanaria del campanile e nell'Ottocento viene aggiunto il portico.

Anche la nuova chiesa era tutta affrescata, oggi però molti sono rovinati o perduti. Sono rimasti – tra l'altro – la raffigurazione di santi apotropaici come San Rocco, San Sebastiano (entrambi santi protettori contro le piaghe e la peste) e San Gottardo (santo protettore contro la gotta). Sono raffigurati gli stemmi dei Della Corte (probabilmente un ramo degli Oldofredi di Iseo perché nel XIII secolo erano Della Corte Isei, parenti dei Federici della Val Camonica) e degli stessi Federici.

Due archi interni sostengono direttamente le travi del tetto, senza l'utilizzo di capriate. L'arco sacro divide l'aula dal presbiterio ed è decorato con profeti. Nel presbiterio ci sono degli affreschi ancora ben conservati. Sulla parete di fondo c'è una Pala d'altare dipinta che “interrompe” l'affresco che ricopre il resto della parete.

C'è la raffigurazione di Sant’Eufemia, il cui culto si era diffuso soprattutto dopo il Concilio di Calcedonia (sua città natale) del 451. Nelle lunette c'è una Madonna col Bambino, tradizionalmente attribuita a Floriano Ferramola, anche se recentemente è stato proposto in alternativa il nome di Paolo da Caylina il Giovane. L'affresco è molto simile ad uno analogo di Raffaello datato 1512, quindi questo è probabilmente posteriore. Il Ferramola era ospite nel Palazzo Della Corte, dove si dice avrebbe dipinto una cassapanca per ringraziarli dell'ospitalità.

Castello di Nigoline[modifica | modifica wikitesto]

Ubicato a nord-ovest rispetto alla chiesa di S.Eufemia, a 350 mt. s.m., presentava una torre nel lato meridionale con feritoie. Oggi rimangono solo tracce nella boscaglia. Mai citato nei documenti, si ipotizza sia stato abbandonato in epoca antica. Per questo sarebbe meritevole di indagini, non ancora effettuate. L'incuria, la crescita boschiva e i danni da ricerche non professionali, hanno alterato la zona. Alcuni esami stratigrafici preliminari fanno risalire l'edificazione tra il XI e il XII secolo. Già Da'Lezze nel 1609-10 nel suo catasto bresciano parlava di:"un castello nel colle derocato cinto da mura ruinose". Luciano Prospero nel suo libro "Corte Franca, analisi di alcuni edifici di epoca medioevale" fa alcune ipotesi: In un documento del 1158 il vescovo di Brescia Raimondo dona molte corti ai fratelli Martinengo, in quella data il castello-ricetto di Nigoline poteva essere proprietà della famiglia. Verso la prima metà dell'XI secolo l'abbazia di Leno, proprietaria dei territori di Nigoline, riscontra difficoltà nel difendere i terreni dalle continue usurpazioni. Dunque è costretta a cedere quest'ultimi al monastero di S.Eufemia della Fonte di Brescia, castello-ricetto compreso. La stessa abbazia potrebbe aver edificato il castello nel IX sec a scopi difensivi, ed averlo utilizzato contro le invasioni ungariche (898-955).

La demolizione dell'edificio potrebbe risalire al 1265, quando Carlo d'Angiò unitosi ai guelfi, devastò la Franciacorta presieduta dai ghibellini. Oppure risalire alla prima e seconda metà del XV secolo durante le conquiste territoriali della repubblica di Venezia. Più realisticamente il castello-ricetto è stato semplicemente abbandonato non svolgendo più il suo ruolo di rifugio provvisorio.

Nascita del paese[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente non c'era un paese vero e proprio, ma un insieme di case sparse ai piedi della collina che aveva Sant'Eufemia come riferimento. Poi lentamente il paese è nato lungo le strade, inizialmente nella zona del Torrazzo, lungo l'attuale via De Gasperi (la strada per Adro), dove nel '300 sono sorte varie case-torri e cortivi chiusi (cortile fortificato autosufficiente), ancora identificabili.

Palazzo Monti Della Corte[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo nella sua forma attuale risale al '600, ma ci sono tracce di edifici più antichi. È molto chiuso, con poche aperture, segno di un probabile clima di paura dell'epoca.

Sul portone si vede lo stemma di famiglia, unione degli stemmi dei Monti (colomba con ramo di ulivo sopra 10 monti) e dei Della Corte (aquila imperiale sopra leone rampante).

Nel corso dei secoli la famiglia ha forti relazioni e intrecci con famiglie nobiliari bresciane come i Federici, i Sala, i calini e i Manerba. Il cognome "Della Corte" probabilmente sta per «De Curte Isei», come risulta da un documento antico, il che fa ipotizzare una diramazione della famiglia Oldofredi di Iseo.

Uno scalone porta alla galleria, dove sono conservati dipinti della famiglia. Tra il piano terra e il primo piano c'è un piccolo mezzanino, dove viveva e lavorava la servitù. Della collezione dalla corte facevano parte anche "la vecchia" e "il bravo", di Giacomo Cerutti detto Pitocchetto, oggi conservati al Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera. [4]

Nel 1923 è stata inaugurata la Cappella privata di San Cornelio, martire del III secolo e ritenuto antenato dei Della Corte. Lo stile architettonico usato è quello classico del '700. In precedenza forse c'era qualche altra cappella.

Rodolengo Della Corte, l'ultimo della famiglia, all'inizio del '700 sposa Flaminia Monti, ma muore senza figli. Tutto il patrimonio viene ereditato da un Monti, e da allora la famiglia si chiama Monti Della Corte.

Il membro della famiglia più famoso è Alessandro Monti. Nato nel 1818 viene educato a Vienna dove entra nell'esercito Austriaco come ufficiale. Nel 1848 abbandona l'esercito e si schiera con gli “insorti” italiani. Viene mandato in Ungheria, dove diviene un eroe della rivoluzione. La moglie Sara Willshire, inglese, ristruttura il giardino all’inglese.

Tra i personaggi illustri ospiti della casa e nel suo cenacolo si possono citare personaggi come Cesare Arici, Rodolfo Vantini, i fratelli Ugoni, l'Aleardi e Ugo Foscolo (per citarne solo alcuni). Qui venne anche Tito Speri nel 1849 (una cui firma è ancora conservata in biblioteca) dopo le Dieci giornate di Brescia e prima del patibolo di Belfiore a Mantova. In quelle eroiche giornate, infatti, combatterono al suo fianco Alessandro Monti e suo fratello, il diciottenne Flaminio.

Negli anni 70 del '900 Alessandro Monti della Corte, e poi più intensamente la figlia Maria Enrica, producono dalle uve del brolo uno dei primi vini di Franciacorta Spumante. A palazzo si firma la nascita del consorzio Franciacorta.

Maria Enrica morì prematuramente lasciando la gestione al marito, il conte Thomas D'Ansembourg. [5]

Altri edifici di Nigoline[modifica | modifica wikitesto]

Appena fuori dal palazzo Monti della Corte ci sono i ruderi della vecchia chiesa di S. Martino (patrono di Nigoline). Questa era la vecchia chiesa del paese, costruita nel XIV e XV secolo per evitare di dover salire alla Parrocchiale di Sant'Eufemia almeno per le funzioni meno importanti. Nel 1598 il Vescovo autorizza la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale in sostituzione della vecchia ormai insufficiente. La vecchia chiesa viene ceduta ai Della Corte che in cambio concedono il terreno per la costruzione della nuova chiesa di San Martino, l'attuale Parrocchiale, inaugurata nel 1620. La facciata, invece, è del 1828 e fu benedetta nel 1912 da Mons. Geremia Bonomelli).

In via S.Eufemia c'è la casa natale di Geremia Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona dal 1871 fino alla morte. Era un cattolico contrario al potere temporale e aperto ai movimenti operai. Rimane sempre legato a Nigoline, dove torna tutti gli anni per andare a caccia e frequenta i palazzi Monte della Corte e Torri, dove conosce gli illustri ospiti (vedi più avanti).

L'attuale Palazzo Torri è stato dei Federici Della Corte, dei Foresti e (dall'Ottocento) dei Torri. È un palazzo del '600, anomalo per la mancanza della classica pietra di Sarnico. Sulla facciata c'è una sproporzione fra le alte colonne (la cui altezza comprende anche il piccolo mezzanino) e il piccolo sopralzo del primo piano. Nella seconda metà dell'ottocento la proprietaria Paolina Torri Calegari ospita un cenacolo culturale che vede l'incontro di artisti, scultori, pittori e letterati. Tra gli ospiti più illustri, oltre al vescovo Bonomelli, il Pascoli, il Carducci, Fogazzaro, Lembach e Giuseppe Zanardelli,[6] di cui il marito di Paolina Torri era avvocato.

Contrada dei Grumi[modifica | modifica wikitesto]

La vecchia contrada era ben documentata nel catasto Napoleonico e si trovava per lo più nell'area occupata attualmente dalla proprietà attualmente delimitata da un muro di cinta rosso, in via Grumi e via Volta. Nel 1822 Giuseppe Piazzoni, bergamasco, compra la maggior parte del borgo e lo trasforma completamente, rifacendone gli edifici e ottenendo il permesso di chiudere la vecchia strada e di sostituirla con una nuova che girasse intorno alla sua proprietà (l'attuale via Grumi). Nel 1825 costruisce la Chiesa della Vergine Immacolata, la sua cappella privata. All'interno del nuovo giardino ci sono i ruderi della chiesa di San Defendente, che nei documenti della metà del '500 veniva già citata come chiesa antica. San Defendente è un santo che protegge contro le alluvioni, probabilmente del vicino torrente Longherone. La chiesa, già ridotta a ruderi, è stata venduta dalla Parrocchia al Piazzoni per finanziare dei lavori alla chiesa parrocchiale di San Martino. Il Piazzoni impreziosisce i ruderi con dei marmi, tra cui un portale proveniente dall'antica chiesa di San Antonio Abate di via Cairoli a Brescia, quando è stata trasformata nella Cavallerizza Bettoni.

Dal 1873 la proprietà è cambiata più volte, rimanendo sempre una residenza privata.

Budrio[modifica | modifica wikitesto]

Località posta appena fuori da Nigoline, sulla strada verso Colombaro, dove la strada fa una doppia curva sinistra-destra. Il toponimo, presente in molte località lombarde, era legato alla presenza di acqua e infatti ancora oggi poco più a nord c'è un canneto. La forma attuale viene data nel '700 dalla famiglia Cacciamatta. Al suo interno c'è la Chiesa di San Gaetano di Tiene. Tutti gli edifici sono in stato di forte degrado.

Santella delle Gambe[modifica | modifica wikitesto]

Piccola santella nel bosco, sopra alla strada che collega Nigoline con Budrio. Costruita nel '700 per una grazia ricevuta: la leggenda dice che dei contadini sono rimasti illesi pur avendo rischiando di essere travolti da massi caduti dal monte. Nell'ottocento è stata modificata. È stata oggetto di forte devozione popolare, che vi si recava per invocare la protezione dai mali delle gambe e degli arti in genere. Una volta al soffitto erano appesi gambe e braccia di legno come ex-voto. Ci sono affreschi raffiguranti San Francesco (completamente rifatto) e San Carlo. Il vescovo Bonomelli l'ha frequentata in compagnia di Fogazzaro, da dove ammiravano il paesaggio campestre sottostante.salendo si può trovare il pianese un posto meraviglioso dove giocare e un posto in alta zona

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Fra il 1897 e il 1915 la località ospitò una fermata della tranvia Iseo-Rovato-Chiari[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ISTAT - 14º Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, su dawinci.istat.it. URL consultato il 3 settembre 2011 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2012).
  2. ^ Comune di Corte Franca - Statuto.
  3. ^ Regio Decreto 14 luglio 1928, n. 1837
  4. ^ La vecchia di Cerutti, su catalogo.beniculturali.it.
  5. ^ Monti della Corte, Enciclopedia Brescia Fappani., su enciclopediabresciana.it.
  6. ^ Associazione castelli & ville aperti in Lombardia, 2001, p. 30.
  7. ^ Claudio Mafrici, I binari promiscui - Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930), in Quaderni di sintesi, vol. 51, novembre 1997.

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