Museo di mineralogia (Napoli)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Museo di Mineralogia
Ingresso
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàNapoli
IndirizzoVia Mezzocannone, 8
Coordinate40°50′49.2″N 14°15′21.71″E / 40.846999°N 14.256031°E40.846999; 14.256031
Caratteristiche
TipoMineralogia
Istituzione1801
FondatoriRe Ferdinando IV di Napoli
Apertura1801
Sito web

Il Real Museo Mineralogico fu istituito nel 1801 da re Ferdinando IV di Napoli. Fu il primo istituto nel suo genere in Italia.[1] Aveva sede nella ex Biblioteca del Collegio Massimo dei Gesuiti, dove tuttora è ospitato.

Numerosi importanti studiosi vi hanno operato, fra cui Matteo Tondi, Carminantonio Lippi, Arcangelo Scacchi e Ferruccio Zambonini. Nel 1845, il Museo ospitò il VII Congresso degli Scienziati Italiani, che vide la partecipazione di ben milleseicentoundici scienziati.[2]

Il Museo conserva circa 30.000 campioni, tra i quali alcuni molto rari per dimensioni o bellezza e oggi fa parte del Centro musei delle scienze naturali e fisiche dell'Università Federico II.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Real Museo Mineralogico fu voluto da Ferdinando IV, in un periodo in cui il sovrano allargava la collezione di pitture del Real Museo a Capodimonte e gettava le fondamenta dell'Orto botanico, malgrado le critiche condizioni economiche del regno.[3] Il sovrano fece disporre i primi reperti nella ex-biblioteca del Collegio dei Gesuiti ed incaricò Giuseppe Melograni, allora detentore della cattedra di mineralogia all'ateneo partenopeo,[4] di organizzare le collezioni. Melograni separò le collezioni in una parte di orittologia, dedicata ai fossili (perlopiù stranieri), ed una di geologia, comprendente una ricca collezione di minerali fatti arrivare dai vari angoli d'Europa a gran spese da emissari del re, fra i quali vi erano Matteo Tondi, Vincenzo Raimondini e Carminantonio Lippi.[3] Primo direttore del museo fu il cavalier Cadronchi, coadiuvato dallo stesso Giuseppe Melograni.[4]

Esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • esemplari raccolti tra il 1789 e il 1797 provenienti da località minerarie ormai dismesse.
  • la Collezione Vesuviana della Sala Scacchi (sono presenti le 22 nuove specie segnalate da Scacchi e le ultime scoperte fatte al Somma-Vesuvio, tra cui l'unico esemplare al mondo di una specie minerale di panunzite).
  • pietre provenienti dagli studi di Scacchi.
  • Collezione Grandi Cristalli (tra cui una coppia di cristalli di quarzo ialino del Madagascar, del peso di 482 kg, donata a Carlo III di Borbone nel 1740).
  • raccolta di meteoriti e Collezione Tufi Campani nella Sala Parascandola.
Sala Scacchi

Cronologia di eventi celebri[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel 1845 fu sede del VII Congresso degli Scienziati italiani.
  • Nel 1848 nel Salone Monumentale del Museo si tennero le prime riunioni della Camera dei Deputati, dopo che Ferdinando II concesse la Costituzione. Gli affreschi realizzati in occasione dell'inaugurazione del Parlamento Napoletano si sono persi a causa dei crolli dovuti al terremoto del 1930.
  • Nel 1860 il Museo ospitò uno dei seggi elettorali per la votazione sull'annessione al Regno d'Italia.
  • Nel 1932 i fossili che erano conservati nel museo andarono a costituire il Museo di Paleontologia di Napoli.
  • Nel 1980 un terremoto danneggiò seriamente il pavimento del Salone costringendo poi a un paziente e minuzioso lavoro di restauro (inoltre furono trovate tracce di un preesistente pavimento).
  • Nel 1992 fu istituito il Centro musei delle scienze naturali e fisiche della Federico II del quale fanno parte i musei di zoologia, mineralogia, antropologia e paleontologia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ M. Vocino, Primati del Regno di Napoli, Napoli, Grimaldi, 2007, p. 78, ISBN 978-88-89879-19-1.
  2. ^ Real Museo Mineralogico, su cmsnf.it, CMSNF. URL consultato il 30 dicembre 2021 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2015).
  3. ^ a b Lodovico Bianchini, Della storia delle finanze del regno di Napoli, vol. 3, Lao, 1839, p. 477. URL consultato il 6 ottobre 2015.
  4. ^ a b Laurent Justinien, Dizionario geografico-ragionato del regno di Napoli, Manfredi, 1803, p. 357. URL consultato il 6 ottobre 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Liccardo, I musei di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2004, ISBN 88-541-0076-5.
  • La storia del "Real museo mineralogico" di Napoli nella storia napoletana, De Frede, 1966.
  • Arturo Fratta, I musei scientifici dell'Università di Napoli Federico II, in Fridericiana scientia, Fridericiana Editrice Universitaria, 1999.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Viaggio virtuale nel museo, su musei.unina.it. URL consultato il 20 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2012).
Controllo di autoritàVIAF (EN299979620 · LCCN (ENn2013026635 · WorldCat Identities (ENlccn-n2013026635