Melampyrum barbatum

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Spigarola pubescente
Melampyrum barbatum
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Orobanchaceae
Tribù Rhinantheae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Scrophulariales
Famiglia Scrophulariaceae
Genere Melampyrum
Specie M. barbatum
Nomenclatura binomiale
Melampyrum barbatum
Waldst. & Kit., 1800
Nomi comuni

Melampiro barbato

La spigarola pubescente (nome scientifico Melampyrum barbatum Waldst. & Kit., 1800) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orobanchaceae.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (melampyrum) deriva da due parole greche: "mélas" (= nero) e "pyrós" (= grano), un nome usato da Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici, per una pianta infestante delle colture di grano.[2] L'epiteto specifico (barbatum) deriva dal latino e indica una pianta con habitus peloso.[3][4]

Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato proposto dal botanico e naturalista militare austriaco Franz de Paula Adam von Waldstein (1759 - 1823) e dal botanico e chimico ungherese Pál Kitaibel (1757 – 1817) nella pubblicazione "Descriptiones et Icones Plantarum Rariorum Hungariae - i. 89. t. 86." del 1800.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante possono arrivare fino ad una altezza di 2 - 5 dm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono piante “emiparassite”: possono vivere sulle radici di altre piante per prelevare acqua e sali minerali, mentre sono capaci di svolgere la funzione clorofilliana (al contrario delle piante “parassite assolute”). Queste piante non anneriscono durante la disseccazione.[6][7][8][9][10]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono tipo fittone.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è eretta e densamente pubescente.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto ed hanno una forma lineare con lamina intera. La forma delle foglie maggiori è lineare-lanceolata, sono larghe fino a 10 mm ed hanno da 1 a 6 denti aristiformi per lato. Dimensione delle foglie: larghezza 2 – 6 mm; lunghezza 25 – 40 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è una densa spiga apicale, conica compatta, interrotta alla base, con i fiori disposti in tutte le direzioni e con brattee simili a foglie ma progressivamente più allargate (da lanceolate a ovate) e più aristate. Le brattee inferiori sono lunghe 15 – 25 mm ed hanno da 9 a 11 denti aristiformi per lato con delle punte a portamento eretto-patente. Il colore delle brattee è giallo chiaro quasi verde.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calicecorollaandroceogineceo). Lunghezza del fiore: 20 – 25 mm.

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (4), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula[6]
  • Calice: il calice (gamosepalo) è un tubo di 8 – 12 mm terminante con 4 denti uguali, diritti e filiformi, ricoperto densamente di peli lanosi lunghi 1,5 – 2 mm.
  • Corolla: la corolla bilabiata (gamopetala) è un tubo lungo 20 – 30 mm con le fauci aperte. Il colore della corolla è giallo.
  • Androceo: gli stami dell'androceo sono quattro didinami; sono inseriti nel tubo corollino, in particolare ascendono sotto il labbro superiore della corolla. Le antere sono conniventi ed hanno una loggia portante un cornetto allungato. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia[9],
  • Gineceo: i carpelli del gineceo sono due e formano un ovario supero biloculare (derivato dai due carpelli iniziali). Lo stilo è unico lievemente più lungo degli stami ed è inserito all'apice dell'ovario; lo stimma è bifido.
  • Fioritura: da maggio a luglio.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è del tipo a capsula deiscente a quattro semi; la forma è obovato-compressa bivalve; la superficie è pubescente.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante sono emiparassite, ossia in parte producono clorofilla e sono capaci di assorbire in modo autonomo i minerali dal terreno, ma hanno anche la capacità di utilizzare le sostanze prodotte dalle piante a loro vicine (funzione parassitaria). I meccanismo con il quale assorbono le sostanze di altre piante è basato su piccoli austori posti al livello radicale. La pianta ospite può accettare di buon grado questo insediamento (come la specie Festuca ovina) oppure può opporsi con secrezioni di sostanze tossiche.[8]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[11][12]) distribuiti in tutti i continenti. Il genere Melampyrum è distribuito in Europa, India, Giappone e Nord America; le sue specie preferiscono climi per lo più temperati delle regioni extratropicali. Comprende circa 30 - 40 specie di cui una dozzina è presente nella flora spontanea italiana.[8]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

La classificazione tassonomica del Melampyrum barbatum è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Orobanchaceae e tribù Rhinantheae.[13].

Il Melampyrum barbatum appartiene al gruppo M. arvense circoscritto dai seguenti caratteri:[10]

A questo gruppo appartengono quattro specie (nella flora spontanea italiana):

  • Melampyrum arvense L. - Spigarola campestre: il tubo del calice è lungo 12 - 18 mm ed è cigliato sul bordo e sui nervi.
  • Melampyrum barbatum W. et K. - Spigarola pubescente: il tubo del calice è lungo 8 - 12 mm ed è densamente lanoso.
  • Melampyrum fimbriatum Vandas - Spigarola fimbriata: i denti del calice sono lunghi 1,5 - 2 volte il tubo che è glabro.
  • Melampyrum variegatum Huter, P. et R. - Spigarola screziata: i denti del calice sono lunghi quanto il tubo che è glabro.

Sottospecie e varietà[modifica | modifica wikitesto]

Le specie del genere Melampyrum sono soggette al fenomeno del "polimorfismo stagionale". In particolare a quote basse dapprima si ha la fioritura "estivale" e quindi quella "autunnale". A quote più alte (alta montagna) a causa del più breve periodo di fioritura si ha una sola forma intermedia chiamata "monomorfa".[10] Della specie di questa voce sono riconosciute due sottospecie di seguito descritte.[1]

Sottospecie carstiense[modifica | modifica wikitesto]

Subsp. carstiense
Distribuzione della sottospecie carstiense
(Distribuzione regionale[14])
  • Nome: Melampyrum barbatum W. et K. subsp. carstiense Ronn., 1918.
  • Descrizione: i denti del calice sono lunghi il doppio del tubo del calice; la corolla è lunga 25 – 30 mm e spesso è arrossata.
  • Fioritura: da maggio a luglio.
  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Illirico.
  • Distribuzione: in Italia è comune e si trova al Nord-Est e negli Abruzzi. Nel resto dell'Europa è presente in parte della Penisola Balcanica.[15]
  • Habitat: l'habitat preferito da questa pianta sono i campi di cereali, i prati aridi, gli incolti e le siepi.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 m s.l.m..

Sottospecie barbatum[modifica | modifica wikitesto]

  • Nome: Melampyrum barbatum W. et K. subsp. barbatum.
  • Descrizione: i denti del calice sono lunghi quanto il tubo del calice; la corolla è lunga 20 – 25 mm ed è colorata di giallo chiaro quasi bianco.
  • Fioritura: da maggio a luglio.
  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Sud Est Europeo.
  • Distribuzione: probabilmente questa sottospecie non è presente sul territorio italiano; nelle Alpi è presente nel Länder Austria Inferiore, si trova anche nei monti Carpazi.[16] Nel resto dell'Europa è presente nella Penisola Balcanica.[17]
  • Habitat: l'habitat preferito da questa pianta sono i campi di cereali, i prati aridi, gli incolti e le siepi. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[16]
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
  • Dal punto di vista fitosociologico Melampyrum barbatum appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Papaveretalia rhoeadis
Alleanza: Caucalidion lappulae

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Melampyrum barbatum subsp. filarszkyanum
  • Melampyrum barbatum subsp. kitaibelii

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Le specie Melampyrum della flora spontanea italiana si dividono in cinque "gruppi di specie" principali non sempre di facile distinzione:[10]

  • Gruppo A: M. cristatum
  • Gruppo B: M. arvense, M. barbatum, M. fimbriatum e M. variegatum
  • Gruppo C: M. nemorosum, M. catalaunicum, M. italicum e M. velebiticum
  • Gruppo D: M. sylvaticum
  • Gruppo E: M. pratense

Il disegno (sotto) mostra i caratteri del calice e delle brattee di questi cinque gruppi.

Calice e brattee dei cinque gruppi di Melampyrum
(A:M. cristatum - B:M. arvense - C:M. nemorosum - D:M. sylvaticum - E:M. pratense)

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

Il melampiro barbato in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:

  • (DE) Bart-Wachtelweizen
  • (FR) Mélampyre barbu

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  2. ^ David Gledhill 2008, pag. 254.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 66.
  5. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  6. ^ a b Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  7. ^ Judd 2007, pag. 496.
  8. ^ a b c Motta 1960, Vol. 2 - pag. 830.
  9. ^ a b Strasburger 2007, pag. 852.
  10. ^ a b c d Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 575.
  11. ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  12. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  13. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 21 agosto 2009.
  14. ^ Conti et al. 2005, pag. 128.
  15. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.
  16. ^ a b c Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 240.
  17. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 dicembre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 830.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 575, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 238.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 852, ISBN 88-7287-344-4.
  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 27 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Schede tecniche - Euphrasia officinalis L. Archiviato il 24 dicembre 2014 in Internet Archive. Rivista scientifica Natural1, anno II, dicembre 2002, pag. 72

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]