Kurt von Hammerstein-Equord

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Kurt von Hammerstein-Equord
Kurt von Hammerstein-Equord nel 1930
SoprannomeGenerale rosso
NascitaHeinrichshagen, 26 settembre 1878
MorteBerlino, 25 aprile 1943
Cause della morteCancro
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Impero tedesco
Bandiera della Germania Repubblica di Weimar
Germania nazista
Forza armata Deutsches Heer
Reichswehr
Heer
ArmaFanteria
Anni di servizio1898 - 1934
1939[1]
GradoGeneraloberst
GuerrePrima guerra mondiale
Comandante diReichswehrministerium
Truppenamt
voci di militari presenti su Wikipedia

Kurt Gebhard Adolf Philipp von Hammerstein-Equord (Heinrichshagen, 26 settembre 1878Berlino, 25 aprile 1943) è stato un generale tedesco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1878 in una nobile famiglia di Hinrichshagen, nel Meclemburgo-Strelitz, von Hammerstein-Equord entrò a far parte dell'esercito tedesco il 15 marzo 1898. Nel 1907 sposò Maria von Lüttwitz, figlia del generale Walther von Lüttwitz. Introdotto nello staff generale durante la prima guerra mondiale, prese parte alla Battaglia di Turtucaia. Hammerstein-Equord fu un leale servitore della Repubblica di Weimar dopo il crollo dell'impero tedesco, opponendosi anche al Putsch di Kapp del 1920. Egli prestò servizio come capo dello staff della 3ª divisione dal 1924 e come capo dello staff del I gruppo ebbe il comando nel 1929, nonché come capo d'esercito incaricato del ministero della guerra nel 1929. Intimo amico di Kurt von Schleicher, venne nominato comandante in capo del Reichswehr nel 1930, rimpiazzando il generale Wilhelm Heye.

Hammerstein-Equord aveva la reputazione di un classico gentiluomo vecchio stampo con la passione per la caccia piuttosto che per gli incarichi amministrativi. Hammerstein-Equord si riteneva un fedele servitore dello stato tedesco e non dei suoi partiti politici e come tale si dimostrò estremamente ostile al partito nazista salito al potere nel 1933, definendolo “una banda di criminali e pervertiti” (Verbrecherbande und Schweinigels), anche con un'allusione alle tendenze omosessuali di molti leader delle SA. In questo periodo egli si guadagnò il soprannome di “Generale rosso” per aver fraternizzato con i sindacati. Hammerstein-Equord personalmente ammonì Adolf Hitler nel dicembre 1932 dal tentare un colpo di Stato in maniera illegale, promettendogli che non avrebbe esitato a dare l'ordine ai suoi uomini di aprire il fuoco contro i membri del partito nazista. Egli fece le medesime rassicurazioni all'ambasciatore americano, Frederic M. Sackett. Due delle sue figlie, Marie-Luise e Helga, furono membri del servizio segreto del Partito Comunista Tedesco dalla fine degli anni venti passando informazioni segrete ai sovietici.[2]

Hammerstein-Equord avvertì ripetutamente il presidente Paul von Hindenburg circa i pericoli del nominare Hitler quale cancelliere di Germania. In risposta Hindenburg lo rassicurò dicendogli che "non aveva minimamente considerato di nominare un caporale austriaco al ruolo di ministro della difesa o cancelliere".[3] Malgrado questo, il 30 gennaio 1933, a seguito delle persistenti richieste di Hindenburg, Hitler formò un gabinetto di governo divenendo cancelliere della coalizione col partito popolare tedesco. Mantenendo la sua opposizione a Hitler, Hammerstein-Equord venne forzato a dimettersi dai propri incarichi il 31 gennaio 1934.[4] Egli venne richiamato al servizio militare come comandante del gruppo d'armate A il 10 settembre 1939, ma si ritirò nuovamente il 21 settembre di quello stesso anno.

Durante la seconda guerra mondiale, Hammerstein-Equord venne coinvolto in molti complotti per spodestare Hitler. Egli tentò ripetutamente di invitare Hitler a tradimento a visitare una base fortificata sotto il suo comando lungo la Linea Siegfried sul fronte occidentale, coinvolgendo nella cospirazione anche il generale Ludwig Beck, che già aveva fallito in un simile intento. Hitler, ad ogni modo, non accettò mai l'invito di Hammerstein-Equord e quest'ultimo venne trasferito al comando dell'VIII distretto di difesa in Slesia, ottenendo tale commando per ordine personale di Hitler per la sua "attitudine negativa verso il nazionalsocialismo". Egli divenne dunque un membro attivo della resistenza tedesca lavorando con Carl Friedrich Goerdeler.

Hammerstein-Equord morì di cancro a Berlino il 25 aprile 1943.[5][6] La sua famiglia rifiutò i funerali di stato a Berlino e la sepoltura nel Cimitero Invalidenfriedhof dal momento che la sua bara sarebbe certamente stata ricoperta con la bandiera con la svastica. Il generale venne pertanto sepolto nella tomba di famiglia a Steinhorst in Bassa Sassonia.

Omaggi e citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Heinrich Brüning, capo del partito di centro cattolico tedesco, che prestò servizio come cancelliere di Germania dal 1930 al 1932, definì Hammerstein-Equord come "l'unico uomo che avrebbe potuto togliere di mezzo Hitler – un uomo senza nervi".[7]

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1907 Hammerstein sposò la baronessa Maria von Lüttwitz (1886–1970), figlia del generale Walther von Lüttwitz. da questa unione nacquero i seguenti figli:

  • Marie Luise (1908–1999), sposò in prime nozze Mogens von Harbou; successivamente sposò il barone Ernst-Friedemann von Münchhausen
  • Maria Therese (1909–2000), sposò Joachim Paasche
  • Helga (1913–2001), sposò Walter Rossow
  • Kunrat (1918–2007), sposò la baronessa Ingrid von Lüttwitz
  • Ludwig (1919–1996), sposò Dorothée Claessen
  • Franz (1921–2011), sposò Verena Rordorf
  • Hildur (1923–2012), sposò Ralph Zorn

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze tedesche[modifica | modifica wikitesto]

Croce di Ferro di I classe - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di Ferro di II classe - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere con spade dell'Ordine Reale di Hohenzollern - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di IV classe con spade dell'Ordine al Merito Militare di Baviera (Baviera) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di I classe con spade dell'Ordine reale di Alberto di Sassonia (Sassonia) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di distinzione in guerra di I Classe al merito militare del Granducato di Meclemburgo-Strelitz - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di distinzione in guerra di II Classe al merito militare del Granducato di Meclemburgo-Strelitz - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di I Classe al merito militare del Granducato di Meclemburgo-Schwerin - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di II Classe al merito militare del Granducato di Meclemburgo-Schwerin - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere della Croce Anseatica di Lubecca - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine di San Giovanni del Baliaggio di Brandeburgo - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Croce al merito militare di III classe con decorazioni di guerra (Impero austro-ungarico) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fu in servizio anche nel 1939, ma per soli 11 giorni.
  2. ^ Wirsching, p. 520.
  3. ^ Joachim Fest, Bruce Little, Plotting Hitler's Death: The Story of German Resistance, Macmillan, 1997, p. 8, ISBN 0-8050-5648-3.
  4. ^ Wheeler-Bennett, p. 328.
  5. ^ (EN) Gottfried Paasche, General von Hammerstein & Hitler: An Exchange, su nybooks.com, The New York Review of Books, 10 giugno 2010. URL consultato il 14 aprile 2011 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2011).
  6. ^ (EN) Rose Dakin, My Great-Uncles Tried To Kill Hitler, su slate.com, 12 gennaio 2009. URL consultato il 14 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2011).
  7. ^ Wheeler-Bennett, p. 441.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Correlli Barnett (a cura di), Hitler's Generals, Grove Press, 2003.
  • Bernard V. Burke, Ambassador Frederic Sackett and the Collapse of the Weimar Republic, 1930-1933, Cambridge University Press, 2003.
  • Bruce Condell e David T. Zabecki (a cura di), On the German Art of War: Truppenführung, Lynne Rienner, 2001.
  • Joachim Fest, Plotting Hitler's Death: The Story of German Resistance, Owl, 1997.
  • (DE) Hans Magnus Enzensberger, Hammerstein oder Der Eigensinn, Suhrkamp Verlag KG, 2008, ISBN 978-3-518-41960-1.
    Edizione italiana: Hammerstein o Dell'ostinazione, traduzione di Valentina Tortelli, Giulio Einaudi Editore, 2008, ISBN 978-88-06-19349-2.
  • (EN) Hans Magnus Enzensberger, Martin Chalmers, The Silences of Hammerstein, Seagull Books, 2009, ISBN 978-1-906497-22-4.
  • Peter Hoffmann, The History of the German Resistance, 1933-1945, McGill-Queen's University Press, 1996.
  • Klaus-Jürgen Müller, Das Heer und Hitler: Armee und nationalsozialistisches Regime, 1933–1940, Stuttgart, 1969.
  • Louis L. Snyder, Encyclopaedia of the Third Reich, Contemporary Publishing Company, 1998.
  • Roderick Stackelberg, The Nazi Germany Sourcebook: An Anthology of Texts, Routledge, 2002.
  • J. P. Stern, Hitler: The Führer and the People, University of California Press, 1975.
  • (EN) John Wheeler-Bennett, The Nemesis of Power: The German Army in Politics, 1918-1945, Macmillan, 1964.
  • (DE) Andreas Wirsching, "Man kann nur Boden germanisieren". Eine neue Quelle zu Hitlers Rede vor den Spitzen der Reichswehr am 3. Februar 1933 (PDF), in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, vol. 40, n. 3, pp. 517-550 (archiviato il 20 settembre 2011).

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN15683937 · ISNI (EN0000 0001 2121 9712 · LCCN (ENno2008022135 · GND (DE123634202 · BNE (ESXX5129026 (data) · BNF (FRcb15767883q (data) · J9U (ENHE987007605434105171 · NDL (ENJA01159143 · WorldCat Identities (ENlccn-no2008022135