Heliozela sericiella

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Heliozela sericiella
Heliozela sericiella
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Adeloidea
Famiglia Heliozelidae
Genere Heliozela
Specie H. sericiella
Nomenclatura binomiale
Heliozela sericiella
(Haworth, 1828)
Sinonimi

Aechmia metallicella
Zeller, 1839
Aechmia saltatricella
Fischer von Röslerstamm, 1841
Aechmia stanneella
Fischer von Röslerstamm, 1841
Dyselachista saltatricella
(Fischer von Röslerstamm, 1841)
Heliozela macrocerella
(Costa, 1836)
Heliozela metallicella
(Zeller, 1839)
Heliozela saltatricella
(Fischer von Röslerstamm, 1841)
Heliozela stanneella
(Fischer von Röslerstamm, 1841)
Tinea macrocerella
Costa, 1836
Tinea sericiella
Haworth, 1828

Heliozela sericiella (Haworth, 1828)[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Heliozelidae, diffuso in Europa.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico deriva dal termine latino sērĭcus = serico, di seta, per l'aspetto "satinato" delle ali dell'adulto.[1][3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di minuscole falene diurne, piuttosto primitive, con nervatura alare di tipo eteroneuro, ma con apparato riproduttore femminile provvisto di un unico orifizio, sia per l'accoppiamento, sia per l'ovodeposizione.[4][5][6][7][8]

Capo[modifica | modifica wikitesto]

Il capo presenta parecchie scaglie piliformi marroncine addossate alla capsula cefalica in prossimità del vertice.[4][9][10]

Gli occhi sono color nocciola. Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata. I palpi mascellari sono molto ridotti; quelli labiali sono sottili e trisegmentati; la spirotromba è completa, bruno-rossastra e munita di scaglie in prossimità della base.[4][9][11][12][13]

Le antenne sono moniliformi e poco più corte della costa dell'ala anteriore: sono sottili, brunastre e non ciliate. Lo scapo non presenta un pecten.[4][9][10]

Torace[modifica | modifica wikitesto]

Le ali sono lanceolate. L'ala anteriore è marroncina con riflessi argentati e due macchie biancastre sul margine posteriore, una in prossimità della base e l'altra a metà dell'ala; quando l'esemplare è a riposo, sulla linea mediana dorsale le due ali anteriori vanno a formare il disegno di due macchie a forma di cuore rovesciato; il tornus non è individuabile, mentre si osservano lunghe fangiature marroncine dal terzo distale della costa fino alla metà del margine posteriore; si nota anche una fascia più chiara e iridescente nella zona subapicale. L'ala posteriore, decisamente più chiara e grigiastra, presenta un apice appuntito ed è più corta e provvista di una lunga peluria sia sulla costa, sia sul margine posteriore; si osserva una marcata riduzione delle nervature alari, sia trasversali, sia longitudinali: la trasversale M-CuA è assente, mentre l'anale è singola; il settore radiale (Rs) è inoltre ridotto, ed anche la media e la cubito non sono ramificate.[4][10][12] L'accoppiamento alare è di tipo frenato (con frenulum più robusto nei maschi), mentre è presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si può inoltre riscontrare la presenza di un ponte precoxale.[4][11][12][14][15][16][17]

L'apertura alare può variare da 6 a 8 mm.[9][10]

Nelle zampe, l'epifisi è presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[4][6][9][10][11][12]

Addome[modifica | modifica wikitesto]

In questo taxon è presente il processo tergosternale sul primo segmento addominale, tipico della maggior parte degli Adeloidea.[4][6][11][18]

L'apparato genitale maschile rivela, su ogni valva, una struttura a pettine detta pectinifer.[4][6][11][12]

Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e di tipo perforante, tipico degli Adeloidea, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite.[4][6][11][12]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova, inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, assumono la forma della "tasca" che le ospita.[4]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco possiede un capo prognato, tipico delle specie minatrici.[4][11][19]

Le zampe toraciche sono assenti; le pseudozampe sono sostituite da semplici calli ambulacrali. Si riscontrano calli anche dorsalmente, sull'ottavo segmento addominale.[4][6][9][11][19]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa, lunga solo 2 o 3 mm, è exarata con antenne corte ed un lungo labrum, che si spinge fin oltre i palpi labiali. Le appendici sono libere e ben distinte, mentre la maggior parte dei segmenti addominali sono mobili (pupa dectica).[4][11][19][20]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Ciclo biologico[modifica | modifica wikitesto]

Le uova vengono deposte una per volta, direttamente nel picciolo di una foglia, tra maggio e giugno. Attorno al punto di inserzione si può formare un inspessimento tissutale simile a un cecidio.[21]

La larva, che è una minatrice fogliare, si fa strada attraverso il picciolo e poi verso la lamina della foglia, producendo caratteristiche mine fogliari. Al termine della fase di accrescimento all'interno della mina, la larva costruisce un involucro ovale a partire da due lembi di epidermide fogliare, che lascia come ultimo risultato una sorta di foro ovoidale nella pagina della foglia; a questo punto si lascia cadere verso il fusto della pianta ospite o sul terreno, ove porta a termine il proprio sviluppo.[4][19][22]

L'impupamento avviene sul terreno tra luglio e agosto, e la pupa rappresenta lo stadio con cui questa specie supera l'inverno.[21]

Gli adulti sfarfallano all'inizio della primavera, più precocemente nelle parti meridionali dell'areale.[21]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

La specie è univoltina, con adulti in volo tra la metà di aprile e la fine di maggio.[1][23]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di Heliozela sericiella si accrescono su piante nutrici appartenenti al genere Quercus (Fagaceae), tra cui:[4][19][22][24]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diffusa in Europa

La specie è presente in quasi tutta l'Europa, e in particolare nei seguenti paesi: Portogallo continentale, Irlanda, Regno Unito, Francia (compresa la Corsica), Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania, Svizzera, Austria, Italia (compresa la Sicilia), Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Romania, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Oblast' di Kaliningrad, Bielorussia, Russia settentrionale e nordoccidentale.[25][26]

L'habitat è rappresentato da giardini, boschi e foreste in cui siano presenti piante di Quercus.[4][21]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Heliozela sericiella (Haworth, 1928) - Lep. brit. 4: 585 - locus typicus: Coombe Wood, Croydon, Londra, Inghilterra.[1]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono note sottospecie.[2]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati i seguenti sinonimi.[2][25][27][28]

  • Aechmia metallicella Zeller, 1839 - Isis, Leipzig 32: 204 - locus typicus: Głogów, Polonia[29] (sinonimo eterotipico)
  • Aechmia saltatricella Fischer von Röslerstamm, 1841 - Abbildungen Ber. Ergänz. Schmett. Microlepid.: 249 - locus typicus: Stabilimento di Tivoli, Vienna, Austria[30] (sinonimo eterotipico)
  • Aechmia stanneella Fischer von Röslerstamm, 1841 - Abbildungen Ber. Ergänz. Schmett. Microlepid.: 248 - locus typicus: dintorni di Vienna, Austria[30] (sinonimo eterotipico)
  • Dyselachista saltatricella (Fischer von Röslerstamm, 1841) - Abbildungen Ber. Ergänz. Schmett. Microlepid.: 249 - locus typicus: Stabilimento di Tivoli, Vienna, Austria[30] (sinonimo eterotipico)
  • Heliozela macrocerella (Costa, 1836) - Fauna R. Napoli 7: 17 - locus typicus: non indicato[31] (sinonimo eterotipico)
  • Heliozela metallicella (Zeller, 1839) - Isis, Leipzig 32: 204 - locus typicus: Głogów, Polonia[29] (sinonimo eterotipico)
  • Heliozela saltatricella (Fischer von Röslerstamm, 1841) - Abbildungen Ber. Ergänz. Schmett. Microlepid.: 249 - locus typicus: Stabilimento di Tivoli, Vienna, Austria[30] (sinonimo eterotipico)
  • Heliozela stanneella (Fischer von Röslerstamm, 1841) - Abbildungen Ber. Ergänz. Schmett. Microlepid.: 248 - locus typicus: dintorni di Vienna, Austria[30] (sinonimo eterotipico)
  • Tinea macrocerella Costa, 1836 - Fauna R. Napoli 7: 79 - locus typicus: non indicato[31] (sinonimo eterotipico)
  • Tinea sericiella Haworth, 1828 - Lep. brit. 4: 585 - locus typicus: Coombe Wood, Croydon, Londra, Inghilterra.[1] (sinonimo omotipico, basionimo)

Galleria fotografica[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La specie non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[32]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (LA) Haworth, A. H., Lepidoptera Britannica: sistens digestionem novam Insectorum Lepidopterorum quae in Magna Britannia reperiuntur: larvarum pabulo, temporeque pascendi; expansione alarum; mensibusque volandi; synonymis atque locis observationbusque variis, Vol. 4, Londra, J. Murray, 1828 [1812], p. 585, ISBN non esistente, OCLC 9258731.
  2. ^ a b c (EN) Wing, P., Heliozela sericiella, su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, 9 maggio 2011, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  3. ^ Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  5. ^ (EN) Kristensen, N. P., Morphology and phylogeny of the lowest Lepidoptera-Glossata: Recent progress and unforeseen problems (PDF), in Bulletin of the Sugadaira Montane Research Centre, vol. 11, University of Tsukuba, 1991, pp. 105-106, ISSN 0913-6800 (WC · ACNP), OCLC 747190906. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  6. ^ a b c d e f (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  7. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  8. ^ (DE) Weidner, H., Beiträge zur Morphologie und Physiologie des Genital-apparates der Weiblichen Lepidopteren, in Zeitschrift für Angewandte Entomologie, vol. 21, 1935, pp. 239-290, ISSN 0044-2240 (WC · ACNP), OCLC 1770418.
  9. ^ a b c d e f Watson, L., and Dallwitz, M.J. 2003 onwards. British insects: the families of Lepidoptera. Version: 29th December 2011, su delta-intkey.com. URL consultato il 31 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2007).
  10. ^ a b c d e (EN) Heliozela sericiella, su British Lepidoptera. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  11. ^ a b c d e f g h i (PL) Becker, V. O., The taxonomic position of the Cecidosidae. Brèthes (Lepidoptera), in Polskie pismo entomologiczne. Seria B: Entomologia stosowana, vol. 47, Wrocław, Państowowe Wydawn. Naukowe, 1977, pp. 79-86, ISSN 0554-6060 (WC · ACNP), OCLC 5453738.
  12. ^ a b c d e f (EN) Nielsen, E. S. & Davis, D. R., The first southern hemisphere prodoxid and the phylogeny of the Incurvarioidea (Lepidoptera) (PDF), in Systematic Entomology, vol. 10, n. 3, Oxford, Blackwell Science, luglio 1985, pp. 307-322, ISSN 0307-6970 (WC · ACNP), OCLC 4646400693. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  13. ^ (EN) Nielsen, E. S.; I.F.B. Common, Lepidoptera (moths and butterflies) Chapter 41, in Naumann, I. D. (Ed.). - The Insects of Australia: a textbook for students and research workers, Slater, E. (fotografie), Vol. 2, (2nd edn.), Carlton, Victoria e Londra, Melbourne University Press & University College of London Press, 1991, pp. 817-915, ISBN 9780522844542, OCLC 25292688.
  14. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Kristensen, N. P., The Australian moth family Lophocoronidae and the basal phylogeny of the Lepidoptera-Glossata (abstract), in Invertebrate Taxonomy, vol. 10, n. 6, Melbourne, CSIRO, 1996, pp. 1199-1302, DOI:10.1071/IT9961199, ISSN 0818-0164 (WC · ACNP), OCLC 842755705. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  15. ^ (EN) Brock, J. P., A contribution towards an understanding of the morphology and phylogeny of the Ditrysian Lepidoptera (abstract), in Journal of Natural History, vol. 5, n. 1, Londra, Taylor & Francis, 1971, pp. 29-102, DOI:10.1080/00222937100770031, ISSN 0022-2933 (WC · ACNP), LCCN 68007383, OCLC 363169739. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  16. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  17. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington D.C., Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, DOI:10.5479/si.00810282.434, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  18. ^ (EN) Kyrki, J., Adult abdominal sternum II in ditrysian tineoid superfamities - morphology and phylogenetic significance (Lepidoptera) (abstract), in Annales entomologici Fennici / Suomen hyönteistieteellinen aikakauskirja, vol. 49, Helsinki, Suomen Hyönteistieteellinen Seura, 1983, pp. 89-94, ISSN 0003-4428 (WC · ACNP), LCCN 91649455, OCLC 2734663. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  19. ^ a b c d e (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  20. ^ (EN) Mosher E., A Classification of the Lepidoptera Based on Characters of the Pupa, in Bulletin of the Illinois State Laboratory of Natural History, vol. 1912, n. 2, Urbana, Illinois, Illinois State Laboratory of Natural History, marzo 1916, p. 62, DOI:10.5962/bhl.title.70830, ISSN 0073-5272 (WC · ACNP), LCCN 16027309, OCLC 2295354. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  21. ^ a b c d (EN) Heliozela sericiella, su Eggs, Larvae, Pupae and Adult Butterflies and Moth. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  22. ^ a b (EN) Heliozela sericiella, su Leaf and stem mines of British flies and other insects. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  23. ^ Heliozela sericiella, su Lepidotteri d'Europa. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  24. ^ (EN) Robinson, G. S.; Ackery, P. R.; Kitching, I. J.; Beccaloni, G. W. & Hernández, L. M., Heliozela sericiella, su HOSTS - A Database of the World's Lepidopteran Hostplants, Londra, NHM - Natural History Museum, 2010. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  25. ^ a b (EN) Heliozela sericiella, su Fauna Europaea version 2.6.2, Amsterdam/Copenhagen/Varsavia, 29 agosto 2013, OCLC 818545243. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  26. ^ (EN) Stoch, F., Heliozelidae, su Fauna Italia - Checklist of the Species of the Italian Fauna, 2003. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  27. ^ (EN) Pitkin, B. and Jenkins, P., Heliozela, su Butterflies and Moths of the World - Generic Names and their Type-species, Londra, Natural History Museum, OCLC 754945800. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  28. ^ (DE) Kurz, M. A. & M. E. Kurz, Heliozela sericiella (Haworth, 1828), su NKIS - Naturkundliches Informationssystem, 26 gennaio 2016. URL consultato il 31 dicembre 2016.
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  30. ^ a b c d e (DE) Fischer von Röslerstamm, J. E., Abbildungen zur Berichtigung und Ergaenzung der Schmetterlingskunde, besonders der Microlepidoptereologie, als Supplement zu Treitschke's und Huebner's "Europaeischen Schmetterlingen", mit erlaeuterndem Text, herausgegeben von J.E. Fischer, Edlen von Roeslerstamm (...), Lipsia, J. C. Hinrich, 1843 [1838], pp. 248 e 249, ISBN non esistente, OCLC 458010956.
  31. ^ a b Costa, O. G., Fauna del regno di Napoli ossia enumerazione di tutti gli animali che abitano le diverse regioni di questo regno e le acque che le bagnano: contenente la descrizione de nuovi o poco esattamente conosciuti (PDF), Vol. 7 - Lepidotteri [parte 1] Un volume comprendente i Diurni, i Crepuscolari, le Bombici, parte delle Noctue, le Piralidi, le Tignuole, gli Pterofori - con frontespizio, indice e spiegazione delle Tavole; Fogli 41 1/4; tavole 21, Napoli, Torchi del Tramater, 1836, p. 17, ISBN non esistente, OCLC 493479990. URL consultato il 31 dicembre 2016.
  32. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 31 dicembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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