Guido da Montefeltro

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Guido I da Montefeltro, detto anche Il Vecchio (San Leo, 1223Assisi, 29 settembre 1298), è stato un condottiero, politico e religioso italiano, signore della contea di Montefeltro, ghibellino, si distinse per le imprese militari condotte in Romagna. Citato da Giovanni Villani; Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia, lo colloca nell'Inferno, nell'Ottava bolgia.

Biografia

Nacque nella prima metà del XIII secolo e, per quanto fosse nei primi anni malaticcio, ovvero gracile e debole, diede in vecchiaia prove di forza e di resistenza. A ventisei anni si era già fatto capo di numerose schiere di ghibellini faentini e di forlivesi.

Quando Firenze guelfa cacciò i ghibellini, confiscò i loro beni, che furono divisi tra i vincitori. Dopo il 1267 i fuoriusciti, eletto per loro capo Selvatico di Dovadola [1], marciarono contro la parte avversa di cui era capo Guido. Quando i due eserciti si trovarono di fronte uno a l'altro, la paura invase gli assalitori, che fuggirono ancora prima di iniziare il combattimento.

Con pari fortuna il montefeltrino prese Senigallia. Presto si scontrò con lo Stato pontificio. Papa Martino IV gli mandò incontro un esercito comandato da Giovanni di Appia, con il compito di assediare Forlì. Con astuzia diabolica, Guido, fingendo la resa della città, colse alla sprovvista i nemici, li sconfisse e li massacrò.

Un altro episodio noto è la battaglia di San Procolo, nel 1275: dopo un tentativo, fallito, della guelfa Bologna di attaccare la ghibellina Forlì, i ghibellini, sotto il comando di Guido da Montefeltro, di Maghinardo Pagani e di Teodorico degli Ordelaffi, attaccarono la stessa Bologna: i guelfi furono sconfitti presso il fiume Senio, al ponte di San Procolo. La rotta dei bolognesi fu tale che persero anche il carroccio, portato da Guido in trionfo a Forlì.

Nello stesso anno Guido sconfisse Malatesta da Verucchio a Raversano, cacciando i Malatesta da Cesena. L'anno seguente divenne Capitano del popolo di Forlì. Guido diventò il capo dei Ghibellini di tutta la Romagna.

L'impresa più famosa, però, è la Battaglia di Forlì, ricordata anche da Dante, che di Forlì dice: "la terra che fe' già la lunga prova / e di Franceschi sanguinoso mucchio" (Inferno XXVII, 43-44), è la vittoria, momentanea, nel 1282, sull'esercito di francesi che il Papa Martino IV aveva inviato contro la città di Forlì, roccaforte dei ghibellini. Nella circostanza, Guido ebbe anche l'aiuto dell'astronomo, allora celeberrimo, Guido Bonatti. La città era stata cinta d'assedio l'anno prima e Guido, grazie alle sue doti di fine stratega, era riuscito a rompere l'assedio ed a riportare una momentanea vittoria.
Ma nel 1283 l'esercito alleato del papa riportò la vittoria definitiva. Guido dovette far atto di sottomissione; quindi fu inviato al confino, prima a Chioggia e poi ad Asti.

Rimase ad Asti inattivo per alcuni anni. Nel 1289, richiamato dai pisani, cercò di portare ordine e disciplina nello stato di cui era affidatario. Papa Martino IV lo scomunicò, cosa che non lo danneggiò affatto, tanto era amato dai suoi seguaci.

Nel 1295, fatta la pace tra fiorentini e pisani, una delle condizioni era l'allontanamento di Guido. Ma questi si accattivò l'animo del nuovo papa Bonifacio VIII e fu investito della signoria di Forlì. Qui, ripensando al suo passato di sanguinario, si sentì preso dai rimorsi, tanto che il 17 novembre 1296 vestì l'abito francescano.

Note

  1. ^ Dovadola è un paese a pochi km da Forlì.

Bibliografia