Guido Tieghi

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Guido Tieghi
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Calcio
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 1957 - giocatore
1958 - allenatore
Carriera
Giovanili
19??-1942Pro Vercelli
Squadre di club1
1942-1946Pro Vercelli? (?)
1946-1947Torino3 (2)
1947-1948Livorno32 (14)
1948-1950Novara14 (4)
1950-1951Livorno17 (2)
1951-1952Reggiana24 (10)
1952-1953Livorno18 (2)
1953-1956Vigevano9 (1)
1956-1957Aosta? (?)
Carriera da allenatore
1956-1957Aosta
1958Aosta
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Guido Tieghi (Milano, 1º maggio 1925Vercelli, 14 ottobre 1973) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo attaccante.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Combatté la guerra partigiana nel Biellese, nelle file della 182ª Brigata Garibaldi.[1]

Il 18 febbraio 1947 si sposò con Gisella Musso (Vercelli, 13 ottobre 1929) ed ebbero un figlio, Dario (gennaio 1953). Dal giugno 1948 sino all'aprile 1950 fu detenuto, prima nel carcere di Vercelli e poi in quello di Marassi, con l'accusa di complicità in un delitto politico durante la guerra partigiana.[2][3][4] Dopo 22 mesi di reclusione, fu scarcerato l'8 aprile 1950,[5] allorché si seppe che non aveva nessuna responsabilità nella vicenda: una falsa accusa, suffragata da falsi indizi, e un'indagine affrettata avevano portato all'ingiusta condanna del calciatore.[6]

Morì all'ospedale S. Andrea di Vercelli il 14 ottobre 1973 all'età di 48 anni, per un male incurabile di cui soffriva da diversi mesi.[1][2]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Era un centravanti di sfondamento, dotato di tiro potente e preciso. Era solito destreggiarsi in lunghe volate verso la porta.[2]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Proveniente dalla Pro Vercelli, nell'estate del 1946 viene acquistato dal Grande Torino, dove tuttavia, chiuso in prima linea da mostri sacri quali Guglielmo Gabetto, Ossola e Valentino Mazzola, scende in campo per soli 3 incontri di campionato, andando a segno in due occasioni (nel successo interno sul Bari e in quello esterno sul Modena, conquistando lo scudetto 1946-1947[7].

A fine stagione passa al Livorno, dove è protagonista di un'ottima stagione con 14 reti all'attivo (capocannoniere della formazione labronica), fra cui una tripletta all'Inter[8]. A fine stagione torna in Piemonte passando al neopromosso Novara. Prosegue quindi la carriera fra Serie B (con le maglie di Livorno e Reggiana[9]) e Serie C, con il Vigevano. Chiude nel 1957, con la maglia dell'Aosta[10].

In carriera ha totalizzato complessivamente 49 presenze e 20 reti in Serie A e 41 presenze e 12 reti in Serie B.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Torino: 1946-1947
Vigevano: 1954-1955

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b È morto il compagno Guido Tieghi (PDF), in L'Unità, 15 ottobre 1973, p. 12. URL consultato il 1º maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ a b c È morto Guido Tieghi, centroavanti della Pro, in Stampa Sera, 15 ottobre 1973, p. 14. URL consultato il 1º maggio 2012.
  3. ^ Renzo Bidone, Ho intervistato Tieghi nelle carceri di Marassi, in Nuova Stampa Sera, 28 dicembre 1949, p. 4. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  4. ^ Paolo Bertoldi, Tieghi ed il Novara in disaccordo finanziario, in Stampa Sera, 21 aprile 1950, p. 4. URL consultato il 24 aprile 2012.
  5. ^ Scarcerato il calciatore Tieghi, in La Nuova Stampa, 9 aprile 1950, p. 5. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  6. ^ Un articolo di Bardelli sul triste caso di Tieghi (PDF), in L'Unità (ed. piemontese), 12 aprile 1950, p. 6. URL consultato il 30 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2015).
  7. ^ Serie A 1946-1947 Rsssf.com
  8. ^ Serie A 1947-1948 Rsssf.com
  9. ^ Le liste di trasferimento della Lega Nazionale, Il Corriere dello Sport, 25 luglio 1951, pag.3
  10. ^ Le liste di trasferimento, Il Corriere dello Sport, 31 agosto 1956, pag.3

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]