Giovanni Battista Merano

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G.B. Merano, Strage degli innocenti, Genova, chiesa del Gesù

Giovanni Battista Merano (Genova, 19 settembre 1632Piacenza, 30 luglio 1698) è stato un pittore italiano del periodo Barocco, attivo in Liguria e nell'allora Ducato di Parma e Piacenza.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanissimo frequentò a Genova la bottega di Giovanni Andrea De Ferrari, poi fu allievo e collaboratore di Valerio Castello. I primi lavori appaiono marcatamente influenzati dallo stile del Castello: tra questi la Decollazione del Battista, oggi nella chiesa di san Rocco sopra Principe (Genova), e l'affresco con S. Agostino in gloria sulla facciata dell'omonima chiesa genovese.[1][2]

Snodo cruciale della sua carriera fu il soggiorno a Parma, dove rimase alcuni anni, a partire dal 1651, per approfondire la conoscenza delle opere del Correggio e del Parmigianino. A questo periodo risale l'affresco raffigurante le sante Apollonia e Lucia, nella chiesa di S. Croce, ispirato allo stile del Parmigianino. Nel 1658 è attestato il suo ritorno a Genova dove dipinse in varie chiese soggetti a carattere religioso; la circostanza che un fratello e due sorelle fossero religiosi (Giorgio, agostiniano, Arcangela Giacinta, benedettina e Maria Benedetta, agostiniana) favorì probabilmente le numerose commissioni ricevute in ambienti monastici[1][2]

Dopo la prematura morte del Castello (1659) portò a compimento diversi lavori già iniziati dal maestro. All'inizio degli anni sessanta il suo percorso artistico sembra giunto a maturazione: nel 1661 fu collocata nella chiesa del Gesù (Genova) la Strage degli innocenti, la più importante commissione ricevuta nella città natale e tassello fondamentale del suo percorso artistico.

Dal 1668 alternò lavori nella città natale con attività a Parma, dove venne chiamato dal duca Ranuccio II Farnese, per eseguire affreschi nella cappella del palazzo ducale di Colorno.

Dopo la morte della moglie Bettina, avvenuta nel 1680, i suoi rapporti con il Ducato di Parma e Piacenza si fecero più intensi. A trent'anni dalle sue prime esperienze in quelle terre, ottenne diversi incarichi dai benedettini dell'abbazia di San Giovanni Evangelista dove lavorò tra il 1683 e il 1687, dipingendo vari affreschi con scene della vita di santi, in collaborazione con il quadraturista bolognese Tommaso Aldrovandini.

A Parma strinse stretti rapporti con un certo Giuseppe Molina, di una figlia del quale nel 1683 fu padrino di battesimo. Per la famiglia Molina eseguì negli anni successivi diversi dipinti, oggi andati perduti. Dal 1686 fu nuovamente al servizio del duca Ranuccio II per una serie di lavori non meglio precisati e contemporaneamente lavorò ad una grande tela (Visione di san Giovanni Evangelista) per la chiesa di S. Giovanni Evangelista. Ottenne poi dal comune di Parma l'incarico di affrescare la facciata del palazzo del Governatore. Di questo affresco, raffigurante la Madonna di Piazza, andato perduto per la ristrutturazione del palazzo nel 1760, restano il bozzetto preparatorio ed un dipinto di Ilario Spolverini in cui compare il palazzo. Per i lavori eseguiti nel ducato ottenne nel 1687 un pubblico riconoscimento da parte del duca Ranuccio II.[1][2]

Terminati questi lavori, alternò la sua presenza a Genova e Parma, mentre dal 1693 risulta attivo nella riviera di Ponente, a Finalmarina e Sanremo. Visse gli ultimi mesi della sua vita a Piacenza, in casa di Carlo, figlio di Giuseppe Molina; morì il 30 luglio 1698, e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Campagna accanto allo stesso Giuseppe Molina.[1]

Ebbe un unico figlio, Gaspare, ma questi non si dedicò alla pittura. Tra i suoi allievi furono Giovanni Maria delle Piane, detto "il Mulinaretto", Giovanni Battista Resoaggi, Davide Campi e Antonio Pittaluga.[1][2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è riportato un elenco, parziale, di alcune delle opere prodotte nel corso della sua lunga carriera artistica, durata circa cinquant'anni, conservate in diverse chiese e palazzi della Liguria e del parmense e in vari musei (principalmente nei musei di Strada Nuova a Genova e nel museo civico di Piacenza, ma ne sono segnalate anche all'Accademia ligustica di belle arti, sempre a Genova, al Louvre di Parigi, nel Museo regionale d'Assia a Darmstadt e nel Kunsthaus Heylshof di Worms), oltre che in collezioni private.

Alcune delle opere citate in testi antichi oggi non sono più rintracciabili, altre gli sono state attribuite recentemente dalla critica su basi stilistiche. Il suo stile risente di influssi diversi, non sempre cronologicamente correlati, rendendo talvolta difficoltosa una datazione certa di alcuni lavori.[1]

Affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Dipinti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj Agnese Marengo, MERANO, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 73, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Modifica su Wikidata
  2. ^ a b c d Carlo Giuseppe Ratti, Delle vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi, Genova, 1769
  3. ^ a b c d e f g h i j k Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Milano, 2009
  4. ^ F. Farneti, Realtà e illusione nell'architettura dipinta: quadraturismo e grande decorazione nella pittura di età barocca, Alinea Editrice, 2006
  5. ^ a b c Notizie della chiesa di S. Stefano di Sanremo, su www.lapignadisanremo.net, su lapignadisanremo.net. URL consultato il 22 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2015).
  6. ^ a b c d e f "Opera Omnia Giovan Battista Merano", G.E.M.A., Padova, 2011 Archiviato il 22 novembre 2015 in Internet Archive.
  7. ^ Secondo alcune fonti il santo raffigurato sarebbe un altro santo carmelitano, Angelo da Gerusalemme
  8. ^ a b c d Opere di G.B. Merano nella pinacoteca di Palazzo Farnese
  9. ^ a b Dipinti di G.B. Merano su Web Gallery of Art

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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