Gens Octavia
Magistrature della gens Octavia | |
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Periodo | Repubblica e Impero romano |
Consolati | 22 |
Tribunati consolari | - |
Dittature | - |
Censure | - |
Magistri equitum | - |
Decemvirati | - |
Tribunati della plebe | 5 |
La Gens Octavia, o più semplicemente Octavii, furono una gens plebea che fu elevata al rango patrizio da Cesare durante il I secolo a.C. Il primo membro della gens a raggiungere la notorietà fu Gneo Ottavio Rufo, questore intorno al 230 a.C. Nel corso dei due secoli successivi gli Octavii detennero molte delle più alte cariche dello Stato, ma il più celebre della famiglia fu il primo imperatore romano, Ottaviano, pronipote di Cesare e suo figlio adottivo, che fu proclamato Augustus dal senato nel 27 a.C.
L'origine della gens
[modifica | modifica wikitesto]Gli Octavii provenivano dall'antica città volsca (o forse latina) di Velitrae, sui colli Albani. Non si sa molto delle loro origini, ma siccome verso la fine della repubblica era divenuta consuetudine per le famiglie nobili ricondurre le loro origini agli dei e agli eroi dei tempi antichi, sembrò naturale che una famiglia legata alla gens Iulia e dalla quale discendeva l'imperatore Augusto fosse di nobili e antiche origini. Lo storico Svetonio scrisse a proposito della famiglia nel suo De vita Caesarum:
«1. Gentem Octaviam Velitris praecipuam olim fuisse, multa declarant. Nam et vicus celeberrima parte oppidi iam pridem Octavius vocabatur et ostendebatur ara Octavio consecrata, qui bello dux finitimo, cum forte Marti rem divinam faceret, nuntiata repente hostis incursione, semicruda exta rapta foco prosecuit, atque ita proelium ingressus victor redit. Decretum etiam publicum extabat, quo cavebatur ut in posterum quoque simili modo exta Marti redderentur, reliquiaeque ad Octavios referrentur. 2. Ea gens a Tarquinio Prisco rege inter minores gentis adlecta in senatum, mox a Servio Tullio in patricias traducta, procedente tempore ad plebem se contulit, ac rursus magno intervallo per Divum Iulium in patriciatum redit. Primus ex hac magistratum populi suffragio cepti C. Rufus. Is quaestorius CN. et C. procreavit, a quibus duplex Octaviorum familia defluxit conditione diversa. Siquidem Gnaeus et deinceps ab eo reliqui omnes functi sunt honoribus summis. At Gaius eiusque posteri, seu fortuna seu voluntate, in equestri ordine constiterunt usque ad Augusti patrem. Proavus Augusti secundo Punico bello stipendia in Sicilia tribunus militum fecit Aemilio Papo imperatore. Avus municipalibus magisteriis contentus abundante patrimonio tranquillissime senuit. Sed haec alii; ipse Augustus nihil amplius quam equestri familia ortum se scribit vetere ac locuplete, et in qua primus senator pater suus fuerit. M. Antonius libertinum ei proavum exprobrat, restionem e pago Thurino, avum argentarium. Nec quicquam ultra de paternis Augusti maioribus repperi.»
«1. Molti particolari confermano che la famiglia Ottavia era stata un tempo una delle più cospicue di Velitrae. Infatti uno dei quartieri più popolosi della città già da un po' si chiamava Ottavio, inoltre si mostrava un'ara consacrata ad un Ottavio che, quando era comandante supremo durante una guerra contro i vicini, all'annuncio di una improvvisa incursione dei nemici, proprio mentre stava facendo sacrifici a Marte, tolse dal fuoco, ancora semicrude le interiora delle vittime e le fece a pezzi, dopo di che attaccò battaglia e ne uscì vincitore. Vi era anche un decreto ufficiale che stabiliva, da allora in poi, di sacrificare le interiora a Marte in quel modo e di portare agli Ottavii i resti delle vittime.2. Questa famiglia, che il re Tarquinio Prisco aveva ammesso al Senato tra quelle di secondo rango e che poi Servio Tullio aveva elevato al patriziato, con il passare dei secoli ritornò plebea, quindi, dopo un lungo intervallo, fu reintegrata nella sua antica dignità dal divino Giulio. Il primo dei suoi membri ad ottenere una carica con il suffragio del popolo fu C. Rufo. Costui, divenuto poi questore, ebbe due figli, Gneo e Gaio: essi diedero vita a due rami della famiglia degli Ottavii, che ebbero destini diversi. Gneo e tutti quelli che discesero via via da lui esercitarono le più alte cariche, mentre Caio e i suoi discendenti, vuoi per caso, vuoi volontariamente, rimasero nell'ordine equestre fino al padre di Augusto. Il bisavolo di Augusto, durante la seconda guerra punica, servì in Sicilia come tribuno militare agli ordini del comandante Emilio Papo. Il nonno si limitò alle cariche municipali e visse la sua vecchiaia felicemente, con un cospicuo patrimonio a disposizione. Queste notizie, tuttavia, ci vengono da altre fonti, perché Augusto dice semplicemente di venire da famiglia equestre, antica e agiata, nella quale il primo senatore fu suo padre. Marco Antonio gli rimproverava di aver avuto come bisavolo un liberto, un funaiolo della contrada di Turi, e per nonno un agente di cambio. Di più non ho potuto sapere sugli antenati paterni di Augusto.»
Secondo Svetonio dunque agli Octavii venne concessa la cittadinanza romana da Tarquinio Prisco e l'appartenenza al patriziato dal suo successore, Servio Tullio, ma col passare del tempo era tornata plebea, finché Cesare non le riassegnò il rango patrizio.
La narrazione di Svetonio non ha nulla di inverosimile, tuttavia, siccome né Livio né Dionigi menzionano gli Octavii quando parlano di Velitrae, è evidente che non la considerino attendibile. D'altra parte, siccome la famiglia non viene nemmeno menzionata prima del III secolo a.C., l'ipotesi di una sua origine antica può essere ragionevolmente scartata.
Il nomen Octavius era assai diffuso nel Latium fin dagli inizi della Repubblica, come ad es. con Ottavio Mamilio, che sposò la figlia di Tarquinio il Superbo. Tale nomen è evidentemente derivato dal praenomen Octavus, allo stesso modo con cui Quinctius, Sextius e Septimius sono derivati da Quintus, Sextus e Septimus.
I principali praenomina utilizzati dagli Octavii furono Gnaeus, Gaius, Marcus e Lucius. Durante il periodo imperiale sono attestati anche Publius e Servius.
Rami e cognomina della gens
[modifica | modifica wikitesto]Gneo Ottavio Rufo, che ebbe due figli, Gneo e Gaio, può essere considerato il fondatore della gens. Alcuni discendenti del ramo di Gneo ricoprirono importanti magistrature, mentre i discendenti del ramo di Gaio, trisnonno di Augusto, non si distinsero allo stesso modo, e rimasero nell'ordine degli equites. Suo figlio fu tribunus militum nel 216 a.C. durante la seconda guerra punica e sopravvisse alla battaglia di Canne, ma Marco Antonio, allo scopo di gettare discredito sulla figura di Augusto, lo definì un liberto impiegato nell'attività di restio (ovvero un funaio). Il primo di questo ramo ad accedere al rango senatorio fu Gaio Ottavio, il padre di Augusto.
Durante la Repubblica l'unico cognomen portato dagli Octavii fu Rufus, e anche questo viene ricordato raramente. Vi sono altri personaggi appartenenti alla famiglia degli Octavii, la cui discendenza non è tuttavia nota. I loro cognomina furono Balbus (derivato da balbuzie), Naso (indicante probabilmente un naso pronunciato), Ligur e Marsus (indicanti rispettivamente gli antichi popoli Liguri e dei Marsi).
Albero genealogico
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Gaio Ottavio
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Gaio Ottavio
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Gneo Ottavio
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Gneo Ottavio
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Gaio Ottavio
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Gneo Ottavio
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Gaio Ottavio
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Lucio Ottavio
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Gneo Ottavio
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Ottavia minore
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Ottaviano Augusto
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Giulia maggiore
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Membri della gens
[modifica | modifica wikitesto]Octavii Rufi
[modifica | modifica wikitesto]- Gneo Ottavio Rufo, primo membro della gens a ricoprire una magistratura (questore intorno al 230 a.C.)[1].
- Gneo Ottavio, edile nel 206 a.C. e pretore nel 205 a.C. durante la seconda guerra punica, fu governatore della Sardegna e catturò ottanta navi da carico cartaginesi. Dopo la battaglia di Zama Scipione gli ordinò di marciare su Cartagine[2].
- Gaio Ottavio, il figlio più giovane di Gneo Ottavio, rimase un eques senza ambire a cariche di rango maggiore.
- Gaio Ottavio, figlio del precedente, fu tribunus militum nel 216 a.C. durante la seconda guerra punica, sopravvisse alla battaglia di Canne e nel 205 a.C. operò in Sicilia agli ordini del pretore Lucio Emilio Papo.[3].
- Gneo Ottavio, console nel 165 a.C., comandò la flotta romana durante la guerra vinta contro Perseo, per commemorare la quale fece erigere il Porticus Octavia.[2]
- Gneo Ottavio, console nel 128 a.C., viene ricordato da Cicerone come uno dei migliori oratori del suo tempo[4].
- Marco Ottavio, tribuno della plebe nel 133 a.C., si oppose alla legge agraria proposta dal suo collega, Tiberio Sempronio Gracco[5].
- Gaio Ottavio, il nonno di Augusto, rimase eques nonostante la condizione benestante. Ritenuto un usuraio, pertanto sia Antonio che Gaio Cassio Parmense definirono Augusto il nipote di un usuraio[3].
- Gneo Ottavio, questore nel 107 a.C.[6], forse coincidente col console dell'87 a.C.[3].
- Gneo Ottavio, console nell'87 a.C., sostenitore degli Optimates, si scontrò col suo collega Lucio Cornelio Cinna, che invece rappresentava i Populares, e venne poi ucciso da sostenitori di Gaio Mario.
- Marco Ottavio, tribuno della plebe (l'anno è incerto), emanò una legge con la quale veniva alzato il prezzo di vendita del grano alla plebe[7].
- Gneo Ottavio, console nell'76 a.C. e oratore modesto. Soffrì tanto di gotta, da perdere l'uso di entrambi i piedi[8].
- Lucio Ottavio, console nell'75 a.C., morì l'anno seguente mentre era proconsole in Cilicia: gli successe Lucullo[8][9].
- Gaio Ottavio, il padre di Augusto, fu pretore nel 61 a.C. Nominato in seguito proconsole di Macedonia, sconfisse numerose tribù traci, ma morì improvvisamente nel 58 a.C.
- Ottavio, legatus nell'esercito di Marco Licinio Crasso, morto nel 53 a.C. durante la battaglia di Carre.
- Marco Ottavio, edile nel 50 a.C., fu un seguace di Pompeo durante la guerra civile e, assieme a Lucio Scribonio Libone, fu al comando delle flotte liburna e achea, agendo come legatus di Marco Calpurnio Bibulo[8].
- Marco Ottavio, assieme a Marco Insteio comandò la parte centrale della flotta di Marco Antonio alla battaglia di Azio[10].
- Ottavia maggiore, la figlia maggiore del pretore Gaio, sorellastra di Augusto e moglie di Sesto Appuleio.
- Ottavia minore, figlia minore di Gaio e sorella di Augusto; sposò dapprima il console Gaio Claudio Marcello e poi Marco Antonio.
- Gaio Ottavio, il primo imperatore romano. Fu adottato da Cesare nel suo testamento e nominato Augustus dal Senato nel 27 a.C.
- Ottavio Rufo, amico di Plinio il Giovane[11].
Octavii Liguri
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Ottavio Ligure, senatore e tribuno della plebe assieme al fratello Lucio nell'82 a.C. Verre lo costrinse a tornare a Roma in un processo su una proprietà ereditata in Sicilia, e poi gli addebitò i costi del processo[12].
- Lucio Ottavio Ligure, tribuno della plebe assieme al fratello Marco, e suo difensore nel processo intentato da Verre. Forse è lo stesso personaggio nominato da Cicerone in una delle sue lettere ad Attico[13].
Octavii Lenati
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Ottavio Lenate Curziano, uomo eminente, uno dei difensori di Marco Emilio Scauro durante il processo del 54 a.C.
- Gaio Ottavio Lenate, curator aquarum dal 34 al 38 durante i regni di Tiberio e di Caligola[14].
- Sergio Ottavio Lenate Ponziano, che fu console nel 131.
Altri membri
[modifica | modifica wikitesto]- Ottavio Mamilio, che sposò la figlia di Tarquinio il Superbo.
- Ottavio Grecino, uno dei generali di Sertorio in Spagna, che si distinse in battaglia contro Pompeo nel 76 a.C. Nel 72 a.C. si unì alla cospirazione di Marco Perperna, nella quale morì Sertorio[15][16].
- Lucio Ottavio, legato di Pompeo nel 67 a.C. durante la guerra piratica. Successe a Quinto Cecilio Metello Cretico al comando di Creta[17][18].
- Lucio Ottavio Balbo, un eminente giurista e giudice (judex) dell'epoca di Cicerone; nel 42 a.C. fu bandito e condannato a morte dai triumviri[19][20].
- Ottavio Marso, legatus di Publio Cornelio Dolabella, che nel 43 a.C. lo inviò in Siria con una legione. Quando Laodicea cadde nelle mani di Gaio Cassio Longino, Dolabella e Ottavio si suicidarono[21][22].
- Marco Ottavio Erennio, mercante, fece erigere una cappella a Ercole presso Porta Trigemina ai piedi dell'Aventino, presumibilmente come ringraziamento per essere stato liberato dai pirati[23][24][25].
- Gaio Ottavio Lampadione, un filologo, che suddivise il Bellum Poenicum di Nevio in sette libri[26].
- Ottavio Frontone, contemporaneo di Tiberio, fu pretore e nel 16 parlò contro il lusso in Senato, contrapponendosi ad Asinio Gallo[27].
- Publio Ottavio, epicureo famoso durante il regno di Tiberio[28].
- Ottavio Sagitta, tribuno della plebe nel 58, uccide l'amante Ponzia Postumia che, dopo aver lasciato il marito, rifiuta di sposarlo. Condannato ed esiliato, tornerà a Roma dopo la scomparsa di Nerone[29].[30]
- Gaio Ottavio Vindice, consul suffectus nel 184.
- Ottavio Oraziano, a cui viene talvolta attribuito il Rerum Medicarum Libri Quatuor[senza fonte], che invece i più attribuiscono a Teodoro Prisciano, medico che visse a Costantinopoli nel IV secolo.
- Gaio Ottavio Appio Suetrio Sabino, console nel 214 e nel 240.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Svetonio, De vita caesarum, Libro II (Augusto), 2.
- ^ a b Smith, p. 6.
- ^ a b c Smith, p. 9.
- ^ Cicerone, De oratore, Libro I, 36.
- ^ Smith, pp. 7-8.
- ^ Sallustio, Guerra giugurtina, 104.
- ^ Cicerone, De officiis, II, 21 e Brutus, 62.
- ^ a b c Smith, p. 8.
- ^ Cicerone, Verrine, I,50 e III,7.
- ^ Plutarco, Vite parallele, Antonio, 56.
- ^ Plinio, Epistulae, I,7, II,10 e IX,38.
- ^ Cicerone, Verrine, i, 48, ii, 7, 48.
- ^ Cicerone, Epistulae ad Atticum, vii, 18,4.
- ^ Frontino, De aquis, 102.
- ^ Frontino, Strategemata, II,5,31.
- ^ Plutarco, Vite Parallele, Sertorio, 26.
- ^ Cassio Dione, Storia romana, XXXVI,1,2.
- ^ Plutarco, Vite Parallele, Pompeo, 29.
- ^ Cicerone, Pro Cluentio, 38 e In Verrem, II,12.
- ^ Valerio Massimo, Factorum ac Dictorum Memorabilium libri IX, V,7,3.
- ^ Cicerone, Filippiche, XI,2.
- ^ Cassio Dione, Storia romana, XLVII,30.
- ^ Masurio, Memoralia, II.
- ^ Macrobio, Saturnalia, III,6.
- ^ Servio, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, VIII,363.
- ^ Svetonio, De Grammaticis et rhetoribus, libro II di De viris illustribus.
- ^ Tacito, Annales, II,33.
- ^ Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 95.
- ^ Tacito, Annales, XIII,44.
- ^ Tacito, Historiae, IV,44.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Cassio Dione, Storia romana
- Cicerone, Brutus
- Cicerone, De officiis
- Cicerone, De oratore
- Cicerone, Epistulae ad Atticum
- Cicerone, Filippiche
- Cicerone, Pro Cluentio
- Cicerone, Verrine
- Dionigi, Antichità romane
- Frontino, De aquaeductu urbis Romae
- Frontino, Strategemata
- Macrobio, Saturnalia
- Masurio Sabino, Memoralia
- Plinio, Epistulae
- Plutarco, Vite parallele
- Sallustio, Bellum Iugurthinum
- Seneca, Epistulae morales ad Lucilium
- Servio Mario Onorato, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros
- Svetonio, De vita caesarum
- Svetonio, De viris illustribus
- Tacito, Annales
- Tacito, Historiae
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri
- Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX
- Velleio Patercolo, Historia romana
- Fonti secondarie
- William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, I vol., Londra, Taylor, Walton & Maberly, 1849.
Voci correlate
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