Gens Sextia

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La gens Sextia fu una famiglia plebea dell'antica Roma, vissuta dall'epoca della prima Repubblica romana fino all'età imperiale. Il membro più famoso della gens fu Lucio Sextio Laterano che, come tribuno della plebe, impedì dal 376 al 367 a.C. l'elezione dei magistrati annuali, fino all'approvazione, nell'ultimo anno, delle leges Liciniae Sextiae. Queste leggi, proposte da Lucio Sextio e dal suo collega Gaio Licinio, aprirono le porte del consolato ai plebei, e l'anno successivo Sextio fu il primo console plebeo a essere eletto. Nonostante le sue origini antiche, solo un altro membro della famiglia, Gaio Sextio Calvino, conseguì il consolato durante il periodo repubblicano: nei fasti consulares il loro nome appare più frequentemente nel periodo imperiale.[1][2]


Origine[modifica | modifica wikitesto]

Quello di Sextius è un cognome patronimico, derivato dal praenomen Sextus, che doveva essere appartenuto al progenitore della gens.[3] Viene spesso confuso con quello della gens patrizia Sestia,[1] e infatti le due famiglie potrebbero essere state in origine la stessa; tuttavia, gli autori romani li hanno considerati gentes distinte.[4] Dallo stesso praenomen deriva la gens plebea Sextilia.[3]

Praenomen[modifica | modifica wikitesto]

I principali praenomina dei primi Sextii erano Marco, Lucio e Gaio, piuttosto comuni in tutti i periodi della storia romana. Dalle filiazioni sappiamo che alcuni di loro usarono anche Numerio e Sesto, di cui il primo era relativamente raro a Roma. Le generazioni successive della gens usarono Publio, Tito e Quinto, anch'essi comuni. L'epigrafia fornisce esempi di Vibio, nome utilizzato anche dai patrizi della gens Sestia, a sostegno della teoria di un'origine comune delle due gentes.

Familiae e cognomen[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte dei Sextii sotto la Repubblica non portava cognomen, oppure avevano solo cognomina personali in luogo di un cognomen. Questi includevano Baculo, Nasone, Paconiano e Sabino.[5]

Membri[modifica | modifica wikitesto]

Sextii Calvini[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaio Sextio, nonno del console del 124 a.C., Gaio Sextio Calvino;
  • Gaio Sextio, padre del console del 124 a.C.;
  • Gaio Sextio Calvino, console nel 124 a.C., in seguito proconsole in Gallia; sottomise i Salluvi e fondò la colonia di Aquae Sextiae;[19][20][21]
  • Gaio Sextio Calvino, descritto da Cicerone come un oratore eccellente ma malaticcio che si candidò a pretore contro Servilio Glaucia;[22]
  • Publio Sextio Calvino, discendente tardo repubblicano del console del 124 a.C., come attestato dal basamento di una statua a Thespiis.[23]

Sextii Africani[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) William Smith (a cura di), Sextia gens, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, volume III, 1870, p. 810.
  2. ^ a b Livio, Ab Urbe condita libri, Libro VI, 34-42.
  3. ^ a b Chase, 123.
  4. ^ (EN) William Smith (a cura di), Sestia gens, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, volume III, 1870, p. 795.
  5. ^ (EN) William Smith (a cura di), Sextius, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, volume III, 1870, pp. 810-811.
  6. ^ Livio, Ab Urbe Condita libri, IV, 49.
  7. ^ a b c Fasti Capitolini, AE 1900, 83; 1904, 114.
  8. ^ Broughton, pp. 108-111, 113-115.
  9. ^ Livio, Ab Urbe condita libri, XXX, 26-27.
  10. ^ Sallustio, Bellum Iugurthinum, 29.
  11. ^ Cicerone, Brutus, 48.
  12. ^ Broughton, pp. 541, 543 (nota 4).
  13. ^ Cicerone, In Verrem, III, 67.
  14. ^ Cesare, De bello gallico, II, 25, III, 5, VI, 38.
  15. ^ Appiano, Storia romana, vol. II, 113.
  16. ^ Aulo Irzio, De bello Alexandrino, 55.
  17. ^ Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, 64, 73, 98; De ira, III. 36.
  18. ^ Tacito, Annales, VI, 3-4, 49.
  19. ^ Livio, Ab Urbe Condita libri, Epitoma, 61.
  20. ^ Strabone, Geografia, IV, 180.
  21. ^ Velleio Patercolo, Storia romana, I, 15.
  22. ^ Cicerone, Brutus, 34; De oratore, II, 60-61.
  23. ^ von Rohden e Dessau, pp. 236-237.
  24. ^ Tacito, Annales, VI, 29.
  25. ^ Tacito, Annales, XIII, 19; XIV, 46.
  26. ^ Tacito, Annales, XVI, 10-11.
  27. ^ a b c Fasti ostienses, CIL XIV, 244
  28. ^ von Rohden e Dessau, p. 237.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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