Francesco Boncompagni Ludovisi

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Francesco Boncompagni Ludovisi

Sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze
Durata mandato21 luglio 1927 –
9 luglio 1928
Capo del governoBenito Mussolini
PredecessoreCarlo Santucci

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato21 gennaio 1929 –
5 agosto 1943
LegislaturaXXVIII, XXIX, XXX
Gruppo
parlamentare
Partito Nazionale Fascista
Tipo nominaRegia - 03
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta corte di giustizia (16 maggio 1936 - 2 marzo 1939)
  • Membro della Commissione dell'agricoltura (17 aprile 1939 - 5 agosto 1943)
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato1º dicembre 1919 –
21 gennaio 1929
LegislaturaXXV, XXVI e XXVII
CircoscrizioneRoma, Roma e Collegio unico nazionale
Sito istituzionale

Governatore di Roma
Durata mandato13 settembre 1928 –
23 gennaio 1935
PredecessoreLudovico Spada Veralli Potenziani
SuccessoreGiuseppe Bottai

Presidente del Banco di Roma
Durata mandato9 febbraio 1923 –
24 agosto 1927

Dati generali
Partito politicoPartito Popolare Italiano
Associazione Nazionalista Italiana
Partito Nazionale Fascista
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ProfessionePossidente

Il principe Francesco Boncompagni Ludovisi (Foligno, 20 ottobre 1886Roma, 7 giugno 1955) è stato un politico e nobile italiano, deputato e poi senatore del Regno nonché governatore di Roma e sottosegretario di Stato al Ministero delle finanze.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a villa La Quiete, Foligno, come figlio del principe Ugo Boncompagni Ludovisi e della seconda moglie di quest'ultimo, la baronessa Laura Altieri. Dai genitori ereditò diversi titoli nobiliari: principe e nobile romano, principe di Piombino, principe del Sacro Romano Impero, duca di Monterotondo, Sora ed Arce, marchese di Populonia e Vignola, conte di Conza, patrizio veneto, napoletano, di Bologna, di Ravenna e di Orvieto, nobile di Jesi, Rieti e Foligno.

Frequentò il liceo classico a Roma e poi si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", laureandosi nel 1910. Nel 1908 sposò Nicoletta Prinetti Castelletti, figlia del conte Guglielmo Prinetti Castelletti, ed ebbero quattro figli: Laura, Gregorio, Giulia e Alberico.[1]

Prese parte alla prima guerra mondiale e militò sotto il comando del generale Alberico Albricci, di stanza a Bligny, nel dipartimento francese della Marna. Ricevette anche la medaglia d'argento al valor militare.[2]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1919 si candidò nelle file del Partito Popolare Italiano venendo eletto alla Camera dei deputati nella XXV legislatura. Fu rieletto anche nella XXVI e nella XXVII legislatura. Durante i suoi mandati si concentrò principalmente su tematiche riguardanti l'agricoltura, l'istruzione, il trasporto pubblico e la tutela dei veterani e delle loro famiglie. Si mise in luce per aver votato la fiducia al governo Facta II, in contrapposizione con la linea adottata dai popolari, affermando che Facta "non era riuscito a sopprimere il fascismo non per debolezza propria, ma perché non era stato sostenuto adeguatamente dalla maggioranza parlamentare".[2]

Successivamente lasciò il Partito Popolare e si iscrisse prima all'Associazione Nazionalista Italiana e poi al Partito Nazionale Fascista. Nel febbraio 1923 sostituì il senatore Carlo Santucci alla guida del Banco di Roma, carica che mantenne fino al 1927 quando fu nominato Sottosegretario di Stato al Ministero delle finanze nel governo Mussolini. Rimase in carica per poco meno di un anno, avendo dovuto rassegnare le dimissioni dopo la nomina a governatore di Roma, in sostituzione del principe Ludovico Spada Veralli Potenziani. Pochi mesi dopo fu nominato dal re Senatore del Regno, in quanto deputato in carica da più di sei anni.

«Il fascismo è una santa e gloriosa milizia e noi che abbiamo l'onore e la ventura di fare parte di essa dobbiamo considerarci come le sentinelle che il Comandante Supremo muove e dispone e che si incontrano e si salutano sulle linee più avanzate per darsi il cambio e le consegne»

La stele commemorativa dell'inaugurazione del Parco urbano Pineta di Castel Fusano

Sotto il suo mandato di governatore furono portati a termine e inaugurate le due grandi arterie stradali iniziate dai suoi predecessori, ossia la via del Mare e la via dell'Impero, mentre nel 1930 si fece promotore della riforma tranviaria che stravolse l'intera rete automobilistica, filoviaria e tranviaria gestita dalla municipalizzata ATAG. Sempre durante il suo governatorato furono aperti il Museo napoleonico e il Parco urbano Pineta di Castel Fusano mentre nel centro storico si portò a compimento l'isolamento delle aree del Campidoglio e di Castel Sant'Angelo. Fu inoltre un ardito sostenitore della "soluzione patrizia" alla questione romana, contribuendo attivamente alla stipula dei Patti Lateranensi del 1929.[2] Si dimise nel 1935, dopo sei anni di governo della città, e fu descritto dal suo successore, Giuseppe Bottai come: "Strumento fedele della grande opera di ricostruzione dell'Urbe disegnata dal Duce".[2] Poco tempo dopo ricevette anche il titolo onorifico di Ministro di Stato.[1]

Nel 1944 fu deferito all'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, che ne dispose la decadenza dalla carica di senatore, revocata nel 1946 in seguito all'accoglimento del ricorso presentato da Boncompagni Ludovisi. Scelse in ogni caso di ritirarsi a vita privata e morì il 7 giugno 1955.[1]

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
8. Antonio Boncompagni Ludovisi, VII principe di Piombino 16. Luigi I Boncompagni Ludovisi, VI principe di Piombino  
 
17. Maddalena Odescalchi  
4. Rodolfo Boncompagni Ludovisi, VIII principe di Piombino  
9. Guglielmina Massimo 18. Francesco Massimo, I duca di Rignano e Calcata  
 
19. Carolina Lante Montefeltro della Rovere  
2. Ugo Boncompagni Ludovisi, duca di Sora  
10. Marcantonio V Borghese, VIII principe di Sulmona 20. Francesco Borghese, VII principe di Sulmona  
 
21. Adele de La Rochefoucauld  
5. Agnese Borghese  
11. Gwendoline Talbot 22. John Talbot, XVI conte di Shrewsbury  
 
23. Mary Therese Talbot  
1. Francesco Boncompagni Ludovisi, IX principe di Piombino  
12. Clemente Altieri, VI principe di Oriolo 24. Paluzzo Altieri, V principe di Oriolo  
 
25. Maria Anna von Sachsen  
6. Emilio Altieri, VII principe di Oriolo  
13. Vittoria Boncompagni Ludovisi 26. Luigi I Boncompagni Ludovisi, VI principe di Piombino (= 16)  
 
27. Maddalena Odescalchi (= 17)  
3. Laura Altieri  
14. Giuseppe Archinto, VII marchese di Parona 28. Luigi Archinto  
 
29. Marianna Manfredi  
7. Beatrice Archinto  
15. Maria Cristina Trivulzio 30. Gian Giacomo Trivulzio, VI marchese di Sesto Ulteriano  
 
31. Beatrice Serbelloni  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore di Gran Croce dell'Ordine della Stella Polare - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore di Gran Croce dell'Ordine della Stella Polare
— 12 aprile 1930
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno - nastrino per uniforme ordinaria
Balì e Gran Croce di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria
Balì e Gran Croce di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
— 7 settembre 1933

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Boncompagni Ludovisi Francesco, su notes9.senato.it, Senato della Repubblica. URL consultato il 3 maggio 2021.
  2. ^ a b c d Francesco Margiotta Broglio, BONCOMPAGNI LUDOVISI, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Roma Successore
Ludovico Spada Veralli Potenziani 13 settembre 1928 - 23 gennaio 1935
Governatore di Roma
Giuseppe Bottai
Controllo di autoritàVIAF (EN88853293 · ISNI (EN0000 0000 7728 7477 · BAV 495/72060 · GND (DE140764577 · WorldCat Identities (ENviaf-88853293