Festa di santa Rosalia

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Festa di santa Rosalia
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L'ingresso del santuario di Santa Rosalia situato sul monte Pellegrino a Palermo
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Tiporeligiosa
Data15 luglio
Periodo10/15 luglio
Celebrata inPalermo
Religionecattolicesimo
Oggetto della ricorrenzascomparsa della peste
Tradizionitrasporto del carro, spettacolo teatrale, fuochi d'artificio
Tradizioni profanespettacoli teatrali, concertistici e pirotecnici
Tradizioni culinariepasta con le sarde, babbaluci
Data d'istituzionesecolo XVII
Altri nomiu fistinu

La festa di santa Rosalia (u fistinu in siciliano) si svolge nel mese di luglio a Palermo. È una delle celebrazioni religiose siciliane ad essere ufficialmente riconosciuta come patrimonio immateriale d'Italia dall'Istituto centrale per la demoetnoantropologia (IDEA) [1], ente istituito con decreto del presidente della Repubblica del 26 novembre 2007 n. 233

La nascita della festa

Nel 1624 nella città di Palermo, martoriata dalla peste la popolazione si affidava invano alle sante protettrici della città e dei quattro mandamenti cittadini: sant'Agata, santa Cristina, sant'Oliva e santa Ninfa.
Durante questa crisi, secondo la leggenda, l'allora poco nota santa Rosalia apparve ad un saponaio di nome Vincenzo Bonello, indicando l'ubicazione delle proprie spoglie e ingiungendo che solo se i propri resti fossero stati portati in processione la peste sarebbe terminata[senza fonte]. Nella grotta indicata dalla visione vennero trovate 27 reliquie e il giorno 15 luglio l'arcivescovo seguito da tutto il clero, dal senato palermitano e da alcuni cittadini eminenti fece una processione attraverso le strade della città con le reliquie della santa. In pochi giorni la città venne liberata dalla peste. Dal 1625 la Chiesa autorizzò il culto, anche se Rosalia venne proclamata santa soltanto il 26 gennaio 1630.[2][3]

Il rito nel passato

Nel 1625 le reliquie vennero poste all'interno di uno scrigno in argento e vetro, custodito all'interno del Palazzo Arcivescovile, e dallo stesso anno vennero portate in processione per ricordare il miracolo compiuto, inaugurando una tradizione che in più di tre secoli ha subito ben poche interruzioni.

La processione

Un'effige della santa

La prima celebrazione del 1625 fu particolarmente breve: le reliquie vennero spostate per pochi metri, dal Palazzo Arcivescovile fino alla cattedrale. Il percorso divenne sempre più lungo e complesso con i passare degli anni, fino a coinvolgere buona parte della città. Alla processione partecipano di diritto molte confraternite costituite nel corso dei secoli, la più antica e famosa è la Confraternita di Santa Rosalia dei Sacchi, costituita nel 1635 e formata da barbieri e calzolai (varberi e scarpari).

La confraternita, che prende il nome dall'abbigliamento usato durante la processione, ha il compito di trasportare l'effigie della santa che durante l'anno viene conservata nella chiesa di Casa Professa. Tutte le confraternite dovevano portare un mantello con l'effigie della santa e grossi ceri in processione. In occasione della festa, sin dal XVII secolo, il Cassaro veniva addobbato con fastose architetture temporanee. Nel 1674 la confraternita dell'annunziata sotto il titolo di Santa Rosalia dei Muratori, ottenne dal senato Palermitano, il privilegio del porto e riporto delle sacre reliquie di Santa Rosalia. privilegio mantenuto e curato nel corso dei secoli fino ad oggi.

Il carro

I quattro piccoli carri utilizzati per le prime processioni vengono sostituiti nel 1686 da un grosso carro trionfale. Il carro, metafora del trionfo della santa, diventa ben presto il centro della celebrazione, assume subito dimensioni notevoli ed è stato più volte sostituito, nella ricerca di effetti scenografici sempre più solenni. Tra il Settecento e l'Ottocento molti famosi architetti palermitani si cimentarono nella sua progettazione.
Nel 1701 ad opera dell'architetto Paolo Amato, assunse per la prima volta la forma di vascello, idea ripresa anche in tempi moderni. Durante il periodo borbonico, fino al 1860 si mantenne a lungo il carro settecentesco, che mostrava l'opulenza della corte. In occasione dell'unificazione dell'Italia venne creato un nuovo carro, una grande vasca ornata da puttini. Nel 1896, su ispirazione di Giuseppe Pitrè, venne costruito un carro di dimensioni tali da non potere passare attraverso le strade del centro, ma dalle vie più esterne della città. Nel 1924, in occasione del terzo centenario del ritrovamento delle reliquie, venne costruito un carro fisso con una torre centrale alta 25 metri.[4]

Il rito nel presente

Ancora adesso il "festino" è un grande evento popolare del 14 luglio, che precede le celebrazioni religiose del giorno dopo. Rinnovato nel 1995 da Pino Caruso (chiamato da Leoluca Orlando, sindaco, a dirigere "Palermo di scena" manifestazione d'arte 14 luglio/14 settembre) che ne curò le edizioni dal '95 al '97, affidandone la realizzazione a Valerio festi, Monica Maimone, Sandro Tranchina; Edizioni memorabili per modernità e spettacolarità. Spettacolo 2005, su travelnostop.com.</ref>, 15 luglio. Da allora, ogni anno viene sviluppato un tema differente, mantenendo però di base la storia del miracolo della vittoria sulla peste.

La processione

La statua della santa di fronte alla cattedrale di Palermo

La notte del 14 luglio la festa giunge all'apice, con una solenne processione dal palazzo dei Normanni, lungo l'antico asse viario del Cassaro fino al mare, passando attraverso porta Felice, secondo un itinerario ideale dalla morte (la peste) alla vita (la luce dei fuochi d'artificio in riva al mare).
La processione, composta da un carro trionfale con la statua della santa, trainato da buoi, e da carri allegorici, si ferma davanti alla cattedrale, ai quattro canti (momento in cui, tradizionalmente, il sindaco in carica depone dei fiori ai piedi della statua della Santa gridando "Viva Palermo e santa Rosalia!") e alla Marina, dove ha luogo un grande spettacolo pirotecnico (10.000 tubi di lancio nel 2005)[5] accompagnato da musica sinfonica eseguita dal vivo.

Accompagnano la processione canti di devozione in rima:

"Uno. Nutti e jornu farìa sta via!
Tutti. Viva Santa Rusulia!
U. Ogni passu e ogni via!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Ca ni scanza di morti ria!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Ca n'assisti a l'agunia!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Virginedda gluriusa e pia
T. Viva Santa Rusulia!”

ed ogni tanto il grido “E chi semu muti? Viva viva Santa Rusulia”.

Il carro

Nel 1974 viene costruito un carro di ispirazione settecentesca, a forma di vascello, che raggiunge i dieci metri d'altezza e i nove metri di lunghezza ed è trasportato da buoi. Da questo momento il carro in sé diviene un piccolo palcoscenico coreografico. Nel 2001 viene fatto sfilare il carro del 1998, attualmente conservato nella città di New York; nel 2002 viene riproposto il carro del 1974; nel 2003 viene costruito un nuovo carro barocco a forma di vascello con un monte Pellegrino ricoperto di rose dorate sopra; nel 2004 viene riproposto il carro del 2003, ma con una nuova scenografia e con una nuova statua. Il carro è sempre barocco e viene dipinto di bianco con decorazioni dorate e al posto del monte Pellegrino viene costruito un candelone, una torre, che al di sopra contiene quattro nicchie con le statue delle quattro compatrone Agata, Cristina, Ninfa e Oliva. In cima al candelone si trova la statua di santa Rosalia, realizzata dallo scultore Maurizio Montaina; nel 2005 viene mandato in corteo lo stesso carro ma sempre con una nuova scenografia barocca. Lo scafo viene ridipinto di oro con decorazioni d'argento, vengono costruite statue di angeli e putti posizionate sopra il carro, vengono costruite anche le nuove statue di santa Cristina, Oliva, Agata e Ninfa, viene posizionato un organo. La statua anche quest'anno è nuova di zecca, realizzata sempre da Maurizio Montaina e dipinta da Fabrizio Lupo, relizzatore del carro del 2001, ispirata alla statua marmorea realizzata da Giovanni Battista Ragusa e conservata nella cappella della Madonna Immacolata nella basilica di san Francesco d'Assisi a Palermo; nel 2006 in seguito ad un incidente al carro dell'anno precedente, lo scafo è lo stesso ma il resto è cambiato. Il carro si presenta come un armadio enorme che può aprirsi e chiudersi ispirato alla pittura secentesca; nel 2007 viene costruito un nuovo carro, per il quale si abbandonano le forme barocche in favore di una più semplice forma di nave da pesca con una vela interamente intarsiata di cristalli Swarowsky realizzata da Jannis Kounellis[6]. Nel 2008 simbolo del carro trionfale divengono le rose rosse. Nel 2009 viene costruito un carro - nave ricoperto a foglia d'oro e, nel 2010 e nel 2011 il carro è rappresentato come un roseto barocco. Nel 2012 fino ad oggi il carro è di Renzo Milan e cambia ogni anno scenografia.


Il carro di "Rosa oltre le spine" del 2008.

Lo spettacolo

Dalla fine degli anni novanta lo spettacolo, un tempo una sfarzosa sfilata che includeva tutte le autorità civili, militari e religiose, è divenuto una rappresentazione teatrale a tutti gli effetti, con giochi di luce spettacolari e danze acrobatiche, che rappresentano gli ultimi giorni della peste a Palermo.

Lo spettacolo ha carattere itinerante, infatti dopo la rappresentazione cittadina viene rappresentato in vari parti del mondo, in modo da recuperare parte delle spese affrontate per l'intero festino.

Dal 1995 al 1997 la festa di santa Rosalia a Palermo su indicazioni di Pino Caruso è stata progettata, e curata da Studio Festi[7], su commissione di Leoluca Orlando[8].

Tradizioni culinarie

Durante le celebrazioni si consumano cibi che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la Pasta con le sarde (la pasta chî sardi), i babbaluci (lumache bollite con aglio e prezzemolo), lo sfincione ( 'u sfinciuni), il polpo bollito ( 'u purpu), Calia e simenza ( 'u scacciu), la pannocchia bollita (pullanca) e l'anguria (detto 'u muluni).

Bibliografia

  • Sara Cabibbo, Santa Rosalia tra cielo e terra. Storia, rituali, linguaggi di un culto barocco, Palermo, Sellerio, 2004.
  • Umberto Santino, I giorni della peste. Il festino di santa Rosalia tra mito e spettacolo, Palermo, Edizioni Di Girolamo, 2006.
  • Rodo Santoro, Il Festino di santa Rosalia, Palermo, Flaccovio, 2003.

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni