Macchina di Santa Rosa
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Celebrazione delle grandi strutture processionali a spalla | |
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Stato | ![]() |
Inserito nel | 2013 |
Lista | Lista rappresentativa del patrimonio |
Settore | Arti dello spettacolo |
Scheda UNESCO | (EN, ES, FR) Celebrations of big shoulder-borne processional structures |
La Macchina di Santa Rosa è il baldacchino trionfale che innalza al di sopra dei tetti di Viterbo la statua di Santa Rosa, patrona della città.
Essa assume oggi la forma di una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche, realizzata in metalli leggeri e in materiali moderni quali la vetroresina (che hanno sostituito da diversi anni il ferro, il legno e la cartapesta); è alta circa trenta metri, pesante cinquantuno quintali (5.100 kg), e sempre culmina con la statua della Santa. La sera del 3 settembre di ogni anno, a Viterbo, la macchina viene sollevata e portata in processione a spalle da un centinaio di uomini detti "Facchini di Santa Rosa" lungo un percorso di poco più di un chilometro articolato tra le vie, talvolta molto strette, e le piazze del centro cittadino, immerse in un suggestivo buio nel quale solo la Macchina risplende sfarzosamente illuminata.
Il trasporto, scandito dal grido di devoto entusiasmo "Evviva Santa Rosa", rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta a Viterbo nel 1258 per disposizione di Papa Alessandro IV, dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio (detta della Crocetta) alla chiesa di Santa Maria delle Rose (oggi Santuario di Santa Rosa). La festa rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane,[1] dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'UNESCO.
Costruzione[modifica | modifica wikitesto]
Macchina di Santa Rosa | |
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Tipo | Processione patronale |
Data | 3 settembre |
Celebrata in | Viterbo |
Religione | Cattolicesimo |
Oggetto della ricorrenza | Festa di Santa Rosa da Viterbo |
Tradizioni | Processione del Cuore di Santa Rosa (2 settembre), trasporto della Macchina di Santa Rosa (3 settembre) |
Tradizioni profane | Corteo Storico (2 settembre), fuochi d'artificio (3 settembre), fiera (4 settembre) |
Data d'istituzione | 1258 |
Altri nomi | Campanile che cammina |
La Macchina viene realizzata da un costruttore, scelto dal comune di Viterbo con pubblico appalto ogni cinque anni, la cui durata può essere tuttavia prorogata. Il capitolato prevede la costruzione di una macchina «alta 28 metri sopra la spalla dei facchini» che raggiunge quindi circa 29,50 metri da terra, e fissa alcune misure limite, anche in base alle vie del centro storico, che nei punti più stretti vedono la Macchina sfiorare grondaie e balconi.
Nel passato la Macchina ebbe prevalentemente l'aspetto di un campanile gotico, illuminato con torce e candele, da cui la tradizionale definizione di "campanile che cammina" che le diede lo scrittore Orio Vergani. Nella seconda metà del Novecento, a partire dallo straordinario Volo D'Angeli costruito da Giuseppe e Luigi Zucchi, sono subentrate forme più moderne o avveniristiche, come per Ali di Luce, realizzata per il periodo 2003-2008 dal progettista Raffaele Ascenzi (lui stesso facchino di Santa Rosa dal 1988 al 2008) e dal costruttore Contaldo Cesarini, impiegando materiali altamente tecnologici, fibre, leghe leggere, e sorgenti luminose diverse, che valorizzano le forme artistiche dei rivestimenti in cartapesta. Parte di questa macchina è oggi visibile al Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari di Roma. Dal 2009 la nuova Macchina di Santa Rosa fu Fiore del Cielo progettata dagli architetti Arturo Vittori e Andreas Vogler (Architecture and Vision) e costruita dalla G. Engineering di Loris Granziera, di Udine. Dal 2011, il cantiere di Porta Romana ove è assemblata la Macchina di Santa Rosa è allestito da Fiorillo e Cesarini, imprese di costruzioni locali.
Trasporto[modifica | modifica wikitesto]

Questa macchina è dedicata alla patrona della città di Viterbo, cioè Santa Rosa. È l'avvenimento principale dell'anno cittadino, capace di catalizzare e monopolizzare l'attenzione dell'intera città e di attirare un sempre maggiore numero di turisti.
Fin dalla mattina le vie del centro storico vanno riempiendosi di cittadini e visitatori che aspettano ai lati delle vie con sedie, sgabelli e teli. Nelle piazze vengono solitamente montate delle tribune con biglietti a pagamento per permettere di vedere il trasporto a chi può recarsi solo poche ore prima.
Nel frattempo i Facchini, vestiti nella tradizionale divisa bianca con fascia rossa alla vita (il bianco simboleggia la purezza di spirito della patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo), si recano in Comune dove ricevono i saluti delle autorità cittadine, poi vanno in visita a sette chiese del centro, infine in ritiro al convento dei Cappuccini, dove il capofacchino impartisce loro le ultime indicazioni sul trasporto.
Il sole tramonta circa un'ora prima del trasporto e la città si immerge nel buio della sera (tutte le luci pubbliche e private sono rigorosamente spente), con l'improvviso sfolgorare del gigantesco campanile che squarcia le tenebre.
Verso le ore 20 i Facchini, preceduti da una banda musicale ([[la banda di Vejano)]] che intona il loro inno (intitolato Quella sera del 3), partendo dal Santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il tragitto della Macchina, acclamati dalla folla, fino a raggiungere la Chiesa di S. Sisto, presso Porta Romana, accanto alla "mossa". Qui viene impartita loro dal vescovo la cosiddetta benedizione in articulo mortis, che prende in considerazione eventuali incidenti e pericoli.
Il trasporto inizia all'interno di Porta Romana, dove accanto alla Chiesa di San Sisto la Macchina è stata assemblata durante i mesi di luglio e agosto e celata fino all'ultimo momento da un'imponente impalcatura coperta con teli. Le ore che precedono il trasporto prevedono una serie di verifiche e infine l'accensione delle luci che fanno parte della costruzione, alcune elettriche e moltissime a fiamma viva. Il percorso, lungo circa 1.200 metri, si svolge nelle vie rese buie e si conclude nella piazza antistante il Santuario di Santa Rosa, dedicata ai Facchini. Durante il trasporto si effettuano cinque fermate, durante le quali la Macchina viene appoggiata su speciali "cavalletti" pesanti 100 chili ciascuno:
- Piazza Fontana Grande;
- Piazza del Plebiscito (di fronte al Comune) ove avviene la girata;
- Piazza delle Erbe;
- Corso Italia (davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio);
- Corso Italia (nei pressi della Chiesa di Sant'Egidio - Fermata istituita nell'anno 2013 e considerata 'sosta tecnica' in quanto si inseriscono le spallette aggiuntive; viene utilizzata nel caso in cui la Macchina debba effettuare una o più girate in Piazza Verdi, come è accaduto nello stesso 2013, nel 2015, 2018 e 2019);
- Piazza Verdi (o del Teatro).
L'ultimo tratto consiste in una ripida via in salita, effettuata quasi a passo di corsa, con l'aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi dette "leve" che spingono la Macchina posteriormente. La Macchina viene posata infine davanti al Santuario (Chiesa di Santa Rosa), dove rimane esposta ai visitatori per alcuni giorni successivi al trasporto.
Il trasporto viene trasmesso da alcuni anni in diretta da alcune emittenti televisive, in alcune occasioni il Comune ha appaltato la diretta ad emittenti televisive.
Durante il trasporto i facchini e le altre figure che assicurano i necessari appoggi per le soste sono coordinati dal capofacchino che impartisce i comandi. Sono ben noti, sia ai viterbesi, sia a quanti solo di passaggio abbiano assistito ad almeno un trasporto: alla partenza, la "mossa", "Ciuffi di Santa Rosa, accapezzate il ciuffo", "Semo tutti d'un sentimento?", "Facchini di Santa Rosa, sotto col ciuffo e fermi", "Sollevate e fermi", "Per Santa Rosa, avanti!" e "...Posate piano, adagio...".
I Facchini sotto la Macchina hanno una particolare posizione; i più giovani partono dalle leve e dalle corde e, percorrendo quello che viene definito "cursus honorum", si ambisce al ruolo più prestigioso e ambito, ovvero il ciuffo. I ruoli sotto la macchina sono:
- Stanghette anteriori e posteriori (situate davanti e dietro la Macchina);
- Spallette aggiuntive destre e sinistre (situate ai lati della Macchina; esse si staccano dalla formazione dopo la fermata di Piazza del Comune e si riuniscono nel rallentamento che la Macchina effettua poco dopo la chiesa di Sant'Egidio, prima dell'arrivo in piazza Verdi);
- Spallette fisse destre e sinistre (situate anch'esse ai lati della Macchina, tra la base e le spallette aggiuntive; a differenza di quest'ultime, le spallette fisse non si staccano dalla formazione ma nei punti più stretti del percorso sono costrette a mettere la testa sotto la trave, su indicazione del capofacchino, dove egli darà il "sotto le teste" e poi il "fuori le teste").
I Facchini che occupano i sopracitati ruoli si trovano tutti al di fuori del perimetro della base e portano il cuscino imbottito, che li aiuta a proteggersi dal dolore delle travi, su una delle due spalle.
I Facchini che si trovano all'interno del perimetro sono i ciuffi, in totale 63, che rappresentano il ruolo più ambito per un Facchino. Essi, invece del cuscino imbottito, portano un copricapo, appunto il ciuffo, che dà il nome al ruolo, in quanto il peso non si riversa sulle spalle ma sul collo.
Il criterio per decidere i posti sotto la Macchina è stabilito dall'altezza dei Facchini; da piazza San Sisto fino a piazza del Teatro i più alti stanno avanti e i più bassi dietro. Per la salita finale invece la formazione si inverte, dovuto alla pendenza del percorso: i più bassi vengono mandati avanti e i più alti dietro.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Le origini della Macchina risalgono agli anni successivi al 1258, quando, per ricordare la traslazione del corpo di Santa Rosa da Viterbo (1233 – 1251) dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Santuario a lei dedicato, avvenuta il 4 settembre per volere di papa Alessandro IV, si volle ripetere quella processione trasportando un'immagine o una statua della Santa illuminata su un baldacchino, che assunse nei secoli dimensioni sempre più colossali.
Nel 1967 Giuseppe Zucchi vinse il concorso per la nuova Macchina di S. Rosa. Il nuovo modello rappresentò una vera rivoluzione. Il Volo D'Angeli, così fu chiamata questa Macchina, nome ispirato al tipo di lancio (a Volo d'Angelo) che svolgono i paracadutisti, in particolare in memoria di quelli della Folgore caduti ad Al Alamein, spezzava e cambiava l'idea di Macchina di Santa Rosa che i viterbesi avevano ammirato fino a quel momento. Venne introdotto come linguaggio artistico la scultura, ed il colore della Macchina fu uniformemente bianco e grigio peperino, oltre che, per la prima volta si raggiunsero e si superarono i 30 metri di altezza.
Purtroppo il primo trasporto del Volo D'Angeli non fu portato a termine e si fermò a via Cavour. Svariati fattori condizionarono negativamente l'esordio del Volo D'Angeli: alcuni difetti nella progettazione del telaio dovuti al pochissimo tempo a disposizione nella costruzione da zero della Macchina (bando svolto a maggio del 1967) determinarono alcune instabilità della struttura lungo il percorso. Come novità, per avere a disposizione più portatori, Giuseppe Zucchi decise per quell'anno di aggiungere due file in più di ciuffi al posto delle stanghette anteriori e posteriori. A tutto questo si sommò anche un presunto complotto da parte di alcuni Cavalieri di Santa Rosa (nome affibbiato ai facchini della macchina del costruttore precedente Paccosi), dopo settimane di fitte voci (e addirittura scommesse tra i cittadini) che la macchina si sarebbe fermata a Piazza del Comune o che comunque non sarebbe arrivata al Sagrato del Monastero dedicato alla Santa.
Una volta smontato e pesato pezzo per pezzo, il Volo D'Angeli risultò da bagnato (perché piovve alcuni giorni dopo il suo Fermo) pesare quintali 57,26. Tale pesata dimostrò che le cause del suo Fermo non furono dovute ad un eccesso di peso della Macchina, che risultò molto inferiore rispetto ad altre Macchine che passarono negli anni a seguire e che furono trasportate fino al Santuario senza problemi.
In memoria del drammatico evento del 1967, nel 2007 fu posta una targa in via Cavour, nel luogo esatto del fermo.
Nonostante l'infausto esordio, il Volo D'Angeli venne trasportato per ben 12 anni. Notevole fu il contributo dell'ideatore/costruttore Giuseppe Zucchi, insieme al figlio Luigi e i Facchini di Santa Rosa, che si adoperarono per migliorare la sicurezza del trasporto, la costruzione della Macchina e l'organizzazione della festa e soprattutto la selezione dei facchini (tramite dure prove fisiche e di portata, che determinarono gli standard di selezione per gli anni a venire) ponendo le basi nel 1978, per quello che diventerà il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, vero garante della festa.
Il 9 luglio 1983 è stato effettuato un trasporto straordinario in occasione del 750º anniversario della nascita di Santa Rosa. Nel 1984, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II, è stato organizzato un altro trasporto straordinario il 27 maggio. In questa circostanza, a piazza del Plebiscito, il Papa si reca personalmente tra i facchini sotto la pioggia per ringraziarli dello sforzo fatto, violando i protocolli di sicurezza. La sua visita è anche ricordata per essersi confuso ed aver scambiato Santa Rosa con Santa Rita.[2] Protagonista dei trasporti straordinari è stata la macchina denominata Spirale di Fede, ideata e costruita da Maria Antonietta Palazzetti e Rosario Valeri.
Nel 1986 si sfiorò la tragedia quando all'arrivo sul Sagrato davanti al Santuario di Santa Rosa la macchina sbandò vistosamente, infatti per un errore del Costruttore, che all'epoca per tradizione gestiva l'ultimo tratto del trasporto, non venne dato il comando di staccare i moschettoni quindi al culmine della salita la macchina, quindi anziché fermarsi per la rotazione, venne tirata ancora per un metro circa e una fila di facchini si trovò a passare sui primi gradini che portano al Santuario con relativo sbilanciamento della macchina che si inclinò prima da una parte e poi dall'altra. Grazie a sforzi sovrumani dei Facchini venne ripreso il controllo della situazione e si evitò la tragedia che sarebbe potuta accadere se la macchina fosse crollata sulla folla assiepata sul sagrato del Santuario.[3][4]
Dal 2003 al 2008 la macchina si chiama Ali di Luce, dell'architetto Raffaele Ascenzi. Alla base del monumento che percorre i quattro lati vi era la scritta non metuens verbum leo sum qui signo viterbum (usato per la prima volta nel 1225 in sigillo della città) che significa "Non temo minaccia, sono il leone che rappresenta Viterbo" e l'acronimo FAVL, che sta per Fanum Arbanum Vetulonia Longula, ossia le quattro città etrusche dalla cui unione sarebbe nata la città, secondo l'ipotesi formulata da Annio da Viterbo, ipotesi che peraltro oggi appare molto fantasiosa.
Il 23 agosto 2007 una tromba d'aria colpisce la città e anche il cantiere dove è in costruzione Ali di Luce. L'impalcatura si piega e la macchina si appoggia sul campanile della chiesa di san Sisto. La città è sconvolta e preoccupata perché questa tragedia mette in dubbio il trasporto che si sarebbe dovuto effettuare 11 giorni dopo. Nei giorni seguenti un lavoro senza sosta degli addetti permette la messa in sicurezza dell'impalcatura e della macchina e lo svolgimento del trasporto.[5][6]
Il 6 settembre 2009 papa Benedetto XVI ha potuto vedere, durante la sua visita a Viterbo, la nuova Macchina di Santa Rosa Fiore del Cielo ferma davanti al Santuario.
Nel 2014, per festeggiare il riconoscimento UNESCO, la Macchina ha effettuato un passaggio straordinario su via Marconi, come in precedenza accaduto soltanto nel 1952.
Il 26 gennaio 2015 è risultato primo classificato al bando di concorso per la costruzione della nuova Macchina di Santa Rosa 2015/2019 l'architetto Raffaele Ascenzi, ex facchino di Santa Rosa, già ideatore di Ali di Luce (la Macchina che sfilò dal 2003 al 2008), che insieme a Luigi Vetrani ha realizzato "Gloria", modello che, secondo gli ideatori, prende il nome proprio dalla tradizione che vede i viterbesi, da ben quattro secoli, portare in gloria la loro patrona Santa Rosa.
Nel 2015 la macchina Fiore del Cielo viene esposta ad Expo Milano 2015. È la prima volta che una macchina di Santa Rosa si allontana da Viterbo. Lo stesso anno, il 3 settembre c'è il debutto della nuova macchina Gloria. È un evento storico perché sono contemporaneamente esposte due macchine: Fiore del Cielo a Milano e Gloria a Viterbo.[7]
Nel 2016, per festeggiare l'anno del Giubileo straordinario fu deciso di allungare il percorso, aggiungendo il tratto di via Marconi fino al Sacrario, allungando il percorso di 700 m circa; fu inoltre ricordata la tragedia sfiorata sul sagrato della Basilica di Santa Rosa del 1986, con un 'Sollevate' aggiuntivo, dedicato in parte anche ai terremotati del Centro Italia.

Nel 2020, in seguito all'emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19, il trasporto non è stato effettuato.[8] Era stata proposta l'idea di montare la macchina di fronte al Santuario dedicato alla Santa dal 29 agosto al 13 settembre[9]. In seguito è stata annullata anche questa iniziativa a causa dei prevedibili numerosi assembramenti che si sarebbero formati sotto la macchina[10]. Anche nel 2021, per le stesse motivazioni legate alla pandemia, non è stato possibile effettuare il trasporto. La macchina Gloria è stata esposta a piazza del Plebiscito dal 30 agosto al 13 settembre 2021. Il trasporto è ripreso regolarmente nel 2022.
Cronologia delle Macchine di Santa Rosa[modifica | modifica wikitesto]
- Rose Fiorite (Rodolfo Salcini - Romano Giusti) 1952 - 1958
- Campanile che cammina (Angelo Paccosi) 1959 - 1966
- Volo D'Angeli (Giuseppe e Luigi Zucchi) 1967 - 1978
- Spirale di Fede (Maria Antonietta Palazzetti-Valeri) 1979 - 1985
- Armonia Celeste (Arch. Alfiero Antonini - Roberto Joppolo - Costruttore F. Governatori- Appaltatore Socrate Sensi) 1986 - 1990
- Sinfonia d'Archi (Angelo Russo - Vincenzo Battaglioni) 1991 - 1997
- Una Rosa per il Duemila - Tertio Millennio Adveniente (Marco Andreoli, Giovanni Cesarini, Lucio Cappabianca) 1998 - 2002
- Ali di Luce (Raffaele Ascenzi) 2003 - 2008
- Fiore del Cielo (Arturo Vittori - Andreas Vogler) 2009 - 2014
- Gloria (Raffaele Ascenzi) 2015 - 2023 (Interruzione negli anni 2020 e 2021 per cause dovute alla pandemia da Covid-19)
Curiosità[modifica | modifica wikitesto]
Nei giorni precedenti il trasporto si effettuano tre "mini-trasporti" dove i protagonisti sono i bambini detti mini-facchini:
- ultimo sabato di agosto: Mini Macchina del quartiere Pilastro;
- ultima domenica di agosto: Mini Macchina del quartiere Santa Barbara;
- 1º settembre: Mini Macchina del Centro Storico.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Riconoscimento UNESCO: un po' di informazioni sulla rete italiana delle grandi macchine a spalla
- ^ Il Papa e la Macchina di Santa Rosa, su viterbox.it. URL consultato il 4 settembre 2020.
- ^ MACCHINA DI SANTA ROSA 1986 - TRAGEDIA SFIORATA. URL consultato il 12 settembre 2021.
- ^ Quando con la Macchina si sfiorò la strage..., su Tusciaweb.eu, 12 giugno 2016. URL consultato il 12 settembre 2021.
- ^ Viterbo - Crollo Ali di Luce, su tusciaweb.it. URL consultato il 4 settembre 2020.
- ^ MACCHINA DI S. ROSA tromba d'aria 2007, su youtube.com.
- ^ MACCHINA SANTA ROSA A EXPO MILANO, su PROMO TUSCIA, 1º luglio 2015. URL consultato il 4 settembre 2020.
- ^ Il Messaggero di mercoledì 5 agosto 2020 "Santa Rosa a Viterbo, è ufficiale: salta anche il mini trasporto, non succedeva da 75 anni"
- ^ Redazione, Gloria davanti al santuario dal 29 agosto al 13 settembre, su latuaetruria.it. URL consultato il 3 settembre 2020.
- ^ "Annullato il montaggio di Gloria", su Tusciaweb.eu, 26 agosto 2020. URL consultato il 3 settembre 2020.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Macchina di Santa Rosa
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Il sito ufficiale del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, su facchinidisantarosa.it.