Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Santa Teresa alla Kalsa
La facciata barocca
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°06′56.88″N 13°22′21.72″E / 38.1158°N 13.3727°E38.1158; 13.3727
Religionecattolica di rito romano
TitolareSant'Anna, Santa Teresa d'Ávila
Arcidiocesi Palermo
ArchitettoGiacomo Amato
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1686
Completamento1711
Navata.
Controfacciata.
Simulacro.

La chiesa delle Sante Anna e Teresa d'Ávila alla Kalsa è un edificio barocco che si affaccia sulla piazza Kalsa dell'omonimo quartiere di Palermo.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca spagnola[modifica | modifica wikitesto]

Beghe, diatribe, ripicche, ritorsioni, veti incrociati col monastero dell'Assunta, l'opposizione del monastero benedettino dell'Immacolata Concezione segnano la nascita di un nuovo monastero, intitolato a S. Teresa, nei pressi di Porta Sant'Agata.

Epoca borbonica[modifica | modifica wikitesto]

Epoca contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

  • 1924: L'abbattimento della chiesa della Madonna delle Raccomandate presso Porta di Vicari comporta il trasferimento e l'assemblaggio dell'altare maggiore in pietre dure, del portale laterale (rimontato sul fianco sinistro della chiesa), degli stalli lignei e di altre suppellettili.
  • 1947: Ricostituzione dell'istituto da parte dei frati Carmelitani scalzi il 20 febbraio.
  • 1982: La chiesa è dichiarata Santuario.

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata consta di due ordini scanditi da elementi verticali paraste, semicolonne, colonne libere la cui plasticità aumenta progressivamente in corrispondenza dell'asse centrale. Coppie di paraste binate delimitano la parte centrale aggettante sormontata da timpano ad arco raccordato al cornicione. Sei colonne con capitelli corinzi con prospettiva convessa incorniciano il portale che reca al di sopra del timpano un tondo sorretto da due fanciulli, arricchito da un bassorilievo raffigurante la Sacra Famiglia e lo Spirito Santo, opera marmorea assai pregevole del trapanese Cristoforo Milanti fine XVII secolo.[1][5] Quattro nicchie con relative statue in stucco arricchiscono le pareti. Il secondo ordine è la riproposizione della parte aggettante del primo in formato lievemente ridotto. Delimitano il grande portale centrale le statue delle titolari della chiesa, Santa Teresa d'Ávila e Sant'Anna. L'animato frontone si chiude con un timpano spezzato e sovrapposto, contenente lo stemma dell'Ordine dei Carmelitani scalzi (al quale apparteneva il monastero femminile annesso alla chiesa) arricchito da fregi. Due volute angolari raccordano i due ordini della facciata, accanto ad esse vi sono due terrazze con balaustre.

Nella controfacciata è addossato il coro sostenuto da otto colonne in marmo di Billiemi.[7]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Parete destra[modifica | modifica wikitesto]

Lungo la navata sono collocati quattro altari con bellissime opere d'arte:[7]

  • Prima campata: Cappella della Sacra Famiglia. La pala d'altare raffigura La Sacra Famiglia con i santi Anna e Gioacchino, Elisabetta e Zaccaria, tela del pittore romano Giovanni Odazzi realizzata durante la prima metà del XVIII secolo. In una teca posta al di sotto della mensa è collocato un simulacro in marmo bianco raffigurante la Morte di Santa Teresa di Lisieux.
    • Cantoria lignea con intarsi dorati ed applicazioni in stucco.
  • Seconda campata: Cappella del Santissimo Crocifisso. Al di sopra dell'altare è presente una raffigurazione della Crocifissione con santi dolenti (Vergine addolorata, Santa Maria Maddalena, San Giovanni) ed alla sommità la figura dell'Onnipotente circondato da angeli e putti. Le suddette sculture, in marmo bianco di Carrara, sono opera dello scultore palermitano Ignazio Marabitti, che le realizzò in due anni e mezzo (1781-1783). Il Cristo, invece, è in legno policromo, ed è opera di un ignoto scultore siciliano. La croce è rivestita di diaspro.

Parete sinistra[modifica | modifica wikitesto]

Altare maggiore[modifica | modifica wikitesto]

Altare maggiore.

L'altare maggiore è tappezzato di agate, ametiste, lapislazzuli, il tutto legato da cornici di rame dorato, tanto sul davanti, quanto sui tre gradini. Il tabernacolo al centro presenta sei colonnine foderate di ametiste e sei angeli con sei rose. Una grande tela di Gaspare Serenari campeggia sull'altare maggiore. Il quadro, realizzato durante la prima metà del XVIII secolo, raffigura la Proclamazione della maternità divina di Maria Santissima al concilio di Efeso nel 431 d.C.. L'altare proviene dalla demolita chiesa della Madonna delle Raccomandate in via Maqueda e pure il portale assemblato all'esterno, sulla parete di sinistra. Sulla trabeazione, al di sopra della pala d'altare, è collocata una pregevole raffigurazione dello Spirito Santo. Dalla colomba, partono numerosi raggi dorati simbolo dei sette doni e dei dodici frutti dello Spirito Santo, il tutto allietato da sedici testine di angioletti festanti.

Alle pareti del presbiterio sono presenti quattro piccoli quadri che rappresentano i simboli eucaristici: il Profeta Elia e la donna di Sarepta che porta un pane al profeta, La vendemmiatrice di uva, Rut nell'atto di raccogliere le spighe di grano nei campi di Booz, La profanazione del sacrificio, raffigurante i figli del sacerdote Eli mentre profanano il sacrificio togliendo dal fuoco le carni immolate. I suddetti quadri sono opere di Antonio Grano, realizzate durante la prima metà del XVIII secolo. Al di sopra di due porte che si aprono a sinistra e a destra nelle pareti del presbiterio sono collocati due gruppi scultorei in stucco, costituiti da due coppie di angeli che sorreggono due medaglioni arricchiti da bassorilievi: uno raffigurante il volto della Vergine Maria, l'altro quello di Cristo coronato di spine, entrambi ritratti di profilo. Tali opere scultoree furono eseguite da Procopio Serpotta durante la prima metà del XVIII secolo.

Ai lati della pala d'altare e dell'altare maggiore, all'interno di due nicchie, due statue in stucco opera di Giacomo Serpotta, o forse di Procopio, raffiguranti le due titolari della chiesa: Sant'Anna e Santa Teresa d'Ávila. Il volto di quest'ultima è misticamente ispirato, e fra le sue mani vi sono una penna ed un libro, in quanto Dottore della Chiesa. Tutte le decorazioni in stucco dell'aula, opere di Giuseppe Serpotta e Procopio Serpotta, rispettivamente fratello e figlio naturale di Giacomo Serpotta, furono realizzate nei primi anni del Settecento.

  • Pavimento straordinario con marmo policromo[7] disegnato da Frà Giacomo Amato progettista della stessa Chiesa.[5]

Sacrestia[modifica | modifica wikitesto]

Interno della chiesa.
Altarino ingresso.

Sono documentati da Gaspare Palermo durante la prima metà del XIX secolo:


Sono inoltre presenti:

  • Crocifisso ligneo policromo settecentesco, realizzato dal cappuccino Benedetto Valenza.
  • Il simulacro ligneo di Santa Teresa d'Avila con libro recante il motto AUT PATI AUT MORI.
  • Il simulacro ligneo della Madonna del Carmelo, statua processionale collocata all'interno di una nicchia con decorazione musiva in oro, ubicata lungo la parete destra della navata.

Monastero carmelitano di Santa Teresa alla Kalsa[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'emanazione delle leggi eversive il patrimonio librario confluì parzialmente nelle strutture della Biblioteca comunale di Casa Professa.

Chiese correlate[modifica | modifica wikitesto]

Chiese dell'Ordine carmelitano:

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Vincenzo Mortillaro, pp. 20.
  2. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 339.
  3. ^ a b Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 340.
  4. ^ a b Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 344.
  5. ^ a b c Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 345.
  6. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 347.
  7. ^ a b c d e f g Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 346.
  8. ^ Pagina 38, Antonio Mongitore, "Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo ..." [1] Archiviato il 16 ottobre 2017 in Internet Archive., Tomo primo, Palermo, Gaspare Bayona, 1719, pp. 45.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàGND (DE4662025-4