Bozza:Conflitto armato interno dell'Ecuador

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Conflitto armato interno dell'Ecuador
parte della guerra al narcotraffico in Ecuador
Leggenda:

     Forze governative ecuatoriane

     Bande criminali
Data9 gennaio 2024 - in corso
(0 anni e 113 giorni)
LuogoBandiera dell'Ecuador Ecuador
(Guayaquil, Durán, Esmeraldas)
Esitoin corso
Schieramenti
Bandiera dell'Ecuador Governo dell'Ecuador
Pandillas del narcotraffico:[1]
  • Los Choneros (attore principale)
  • Águilas
  • ÁguilasKiller
  • Ak47
  • Caballeros Oscuros
  • Chone Killers
  • Covicheros
  • Cuartel de las Feas
  • Cubanos
  • Fatales
  • Gánster
  • Kater Piler
  • Los Logartos
  • Latin Kings
  • Ñetas
  • Los Lobos
  • Los p.27
  • Los Tiburones
  • Mafia 18
  • Mafia Trébol
  • Patrones
  • R7
  • Tiguerones
  • Comandanti
    Perdite
    2 poliziotti uccisi
    7 poliziotti sequestrati
    1 procuratore generale[2]
    5 morti
    329 arrestati[3]
    14 civili uccisi, 2 feriti e 135 sequestrati[4]
    Voci di sommosse presenti su Wikipedia

    Il conflitto armato interno dell'Ecuador è uno scontro armato iniziato il 9 gennaio 2024 fra il governo ecuadoriano e organizzazioni della criminalità organizzata del narcotraffico.[5][6]

    Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

    A causa dello spostamento delle rotte del narcotraffico internazionale, dal 2018 l'Ecuador sta attraversando un'ondata di violenza senza precedenti. Il paese si è infatti trasformato in uno dei principali nodi si transito della cocaina, e diversi cartelli della criminalità organizzata hanno iniziato a combattere per il controllo delle carceri, risultando nell'uccisione di centinaia di prigionieri.[7]

    Il 7 gennaio del 2024 José Macias Villamar detto "Fito", capo della pandilla Los Choneros, evade dalla Penitenciaría del Litoral, una prigione nei pressi di Guayaquil.[8] A partire dal giorno successivo viene dichiarato lo stato di emergenza per una durata di due mesi, mentre vengono riportate diverse esplosioni a danni di attività commerciali e auto private, una delle quali a poca distanza dalla casa del presidente della Corte suprema del paese. Vengono sequestrati 4 agenti della polizia, uno nella capitale Quito e gli altri nella città di Quevedo.[9] Due persone, sospettate degli attentati, sono state arrestate per possesso di esplosivi.[10]

    Eventi[modifica | modifica wikitesto]

    Guayaquil[modifica | modifica wikitesto]

    Alle 14:00 del 9 gennaio, un gruppo di 13 criminali armati ha fatto irruzione negli studi del canale televisivo statale TC Televisión durante una diretta, sequestrando i giornalisti e i lavoratori presenti e minacciandoli di morte se avessero interrotto la trasmissione. La situazione si è risolta con l'intervento del GOE, un gruppo di forze speciali della polizia, che ha liberato gli ostaggi e catturato i sequestratori.[11] Contemporaneamente ha avuto luogo anche un tentativo di sequestro di massa all'Università di Guayaquil, fallito grazie all'intervento delle guardie di sicurezza presenti nel campus e degli studenti stessi.[12] In risposta agli eventi, il Presidente della Repubblica Daniel Noboa ha successivamente emanato un decreto nel quale dichiara lo stato di "conflitto armato interno" e designa diverse organizzazioni criminali dello status di gruppo terroristico.[13]

    Barricate realizzate dagli operatori sanitari dell'ospedale Los Ceibos

    Nella stessa giornata, diversi ospedali di Guayaquil sono stati oggetto di atti violenti quali furti al personale medico o spari contro le strutture. Durante l'attacco all'ospedale Los Ceibos sono rimasti gravementi feriti una studentessa di scuola superiore e il musicista Diego Gallardo. Quest'ultimo è in seguito morto a cause delle ferite riportate.[14] Al centro commerciale Albán Borja due guardie di sicurezza sono state uccise, mentre una donna è rimasta ferita.[15] Sempre nella stessa zona della città è stato assaltato e ucciso anche un funzionario municipale. In totale, nelle prime 9 ore dell'attacco sono state registrate 12 morti nella sola Guayaquil.[16]

    Esmeraldas[modifica | modifica wikitesto]

    Durante la prima giornata degli scontri nella città di Esmeraldas, nel nord del paese, i narcotrafficanti hanno lanciato bombe molotov contro veicoli privati e autobus del trasporto pubblico locale. Uno di questi attentati aveva come obiettivo il portavoce locale dei Narcotici Anonimi, in seguito morto per le ustioni riportate. 12 persone sono state arrestate dalla forze di polizia, che hanno anche recuperato diverse molotov inutilizzate e auto rubate. Due carcerati precedentemente evasi dal carcere della città sono stati ricatturati, mentre un'altro è stato ritrovato morto.[17][18] Il 10 gennaio l'esercito ha localizzato e bombardato un rifugio appartenente a una banda di narcos.[19]

    Quito[modifica | modifica wikitesto]

    I funzionari del Palazzo di Carondelet (sede della Presidenza della Repubblica) e di altre istituzioni statali sono stati evacuati per ragioni di sicurezza, mentre tutte le attività commerciali sono state chiuse.[20] Il 10 gennaio le pandillas hanno attaccato la stazione della polizia di Quito con bombe.

    Altre città[modifica | modifica wikitesto]

    Sette poliziotti sono stati sequestrati, dei quali tre nella città di Machala, tre a Quevedo e uno a Quito. I tre poliziotti sequestrati a Machala sono stati liberati nella notte fra il 9 e il 10 gennaio, in un'operazione che ha visto anche la cattura di 10 presunti colpevoli.[21][22] Due poliziotti sono stati uccisi in servizio a Narcisa de Jesús, capoluogo del cantone di Nobol.[23] Nelle carceri provinciali di Azuay, Cañar, Ambato, Latacunga e Napo i detenuti appartenenti alla criminalità organizzati hanno sequestrato le guardie penitenziarie,[24] diffondendo poi sulle reti sociali dei video nei quali uccidevano due guardie, richiedendo un dialogo diretto col presidente Noboa sotto minaccia di ucciderne altre.[25]

    A Cuenca le pandillas hanno attaccato e bruciato diversi veicoli, mentre a Puerto Francisco de Orellana hanno assaltato una discoteca, risultando nella morte di due civili.

    Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

    Il presidente Noboa, dopo la dichiarazione del "conflitto armato interno", ha ordinato il dispiegamento dell'esercito nelle strade del paese con l'obiettivo di neutralizzare i gruppi di narcotrafficanti precedentemente designati come "organizzazioni terroristiche e attori belligeranti non statali".[26] Ha inoltre annunciato il rimpatrio di 1.500 prigionieri stranieri (principalmente colombiani) attualmente detenuti nelle carceri del paese come parte della strategia di sicurezza.[27]

    Il Ministero dell'Educazione ha ordinato la sospensione delle lezioni presenziali in tutto il paese, ordinando il ricorso alla didattica a distanza almeno fino al 12 gennaio.[28] La Metropolitana di Quito è rimasta in servizio, ma per ragioni di sicurezza ogni stazione ha mantenuto aperto solo un accesso e la chiusura è stata anticipata alle 22:00. Le misure di sicurezza sono state inoltre aumentate anche all'Aeroporto Internazionale Mariscal Sucre di Quito.[29][30]

    Reazioni istituzionali[modifica | modifica wikitesto]

    Nazionali[modifica | modifica wikitesto]

    Diverse organizzazioni politiche, religiose e della società civile, come la Confederazione delle Nazionalità indigene dell'Ecuador[31] e la Conferenza episcopale ecuadoriana[32] hanno richiamato all'unità nazionale per permettere di superare la "situazione di violenza senza precedenti provocata dalla criminalità organizzata", enfatizzando che il Governo deve attuare nel rispetto del quadro giuridico esistente. L'ex presidente Rafael Correa e la Vicepresidente della Repubblica Verónica Abad hanno espresso il proprio appoggio alla decisione di Noboa di decretare l'esistenza di un conflitto armato interno e di schierare le Forze Armate nel paese.[33][34]

    Internazionali[modifica | modifica wikitesto]

    • Bandiera della Colombia Colombia: il Governo colombiano ha dichiarato il suo appoggio alle istituzioni democratiche e allo stato di diritto in Ecuador, esprimendo solidarietà alle vittime.[35]
    • Bandiera del Perù Perù: in un comunicato ufficiale, il Governo peruviano ha espresso il suo sostegno al paese, condannando gli atti di violenza avvenuti in Ecuador che "violano i diritti fondamentali degli ecuadoriani e attentano alla sicurezza di questo paese fratello".[36] La zona nord del paese, al confine con l'Ecuador, è stata posta in stato di emergenza, con un aumento della presenza delle forze armate. Sono in corso indagini per capire se i fucili d'assalto e le granate utilizzate dai terroristi in Ecuador possano provenire dai magazzini dell'esercito peruviano.[37][38]
    • Bandiera della Spagna Spagna: all'inaugrazione dell'VIII Conferenza degli Ambasciatori, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha trasmesso la solidarietà del paese all'Ecuador, dichiarando che la Spagna sosteneva le istituzioni di quest'ultimo e auspicando un rapido ritorno alla normalità. Anche il leader dell'opposizione Alberto Núñez Feijóo ha condannato la violenza che ha scosso la nazione sudamericana. L'ambasciata spagnola a Quito ha invitato i cittadini spagnoli nel paese ad attuare con estrema prudenza.[39]
    • Bandiera dell'Argentina Argentina: il paese ha espresso il suo "forte sostegno" al Governo ecuadoriano. Patricia Bullrich, ministra della sicurezza, ha offerto l'invio delle forze di sicurezza argentine in Ecuador se ciò risultasse necessario, mettendo in guardia sul possibile diffondersi delle violenze nel resto del continente.[40]
    • Bandiera dell'Italia Italia: il 10 gennaio Laura Carpini, direttrice della Farnesina per l'America Latina, ha dichiarato che non risultavano cittadini italiani coinvolti. Il deputato Federico Cafiero De Raho, già procuratore nazionale antimafia, ha espresso una forte preoccupazione per gli avvenimenti dichiarando che "ci [riguardano] molto da vicino, poiché i cartelli della droga ecuadoregni sono in affari con la 'Ndrangheta" e che "un rafforzamento del potere dei narcos dell’Ecuador non potrà non avere riflessi anche sugli affari e i traffici di droga gestiti nel nostro Paese dalle ‘ndrine calabresi".[41][42]

    Organizzazioni istituzionali[modifica | modifica wikitesto]

    Note[modifica | modifica wikitesto]

    1. ^ (ES) Secretaría General de Comunicación de la Presidencia de Ecuador, Decreto Ejecutivo n°. 111, su comunicacion.gob.ec, 9 gennaio 2024. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    2. ^ In Ecuador è stato ucciso un procuratore che stava investigando sul recente assalto armato agli studi della tv pubblica, su ilpost.it.
    3. ^ (ES) Ecuador: 329 presuntos terroristas detenidos y cinco abatidos en 24 horas, según Ejército, su PrimiciaaEl Universo, 11 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    4. ^ (ES) José Muñoz Miranda, Crisis en Ecuador deja más de 100 guías penitenciarios secuestrados: desconocen estado de las víctimas, su BioBioChile - La Red de Prensa Más Grande de Chile, 10 gennaio 2024. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    5. ^ Sky TG24, Conflitto armato interno in Ecuador, assalto a tv, su tg24.sky.it, 10 gennaio 2024. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    6. ^ Alessandro Beloli, L’Ecuador è in conflitto coi narcos e il presidente dichiara lo stato di emergenza. Cosa succede?, su Geopop. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    7. ^ (EN) Samantha Schmidt, Ecuador TV station stormed by gunmen, president declares state of conflict, in Washington Post, 10 gennaio 2024, ISSN 0190-8286 (WC · ACNP). URL consultato il 10 gennaio 2024.
    8. ^ Sky TG24, Adolfo Macias: chi è Fito, il boss del narcotraffico in Ecuador, su tg24.sky.it, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    9. ^ (ES) T. Fischer, Toque de queda, cuatro policías secuestrados y jefe criminal prófugo: La crítica situación que vive Ecuador, su Emol, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    10. ^ (ES) Ecuador declara un "conflicto armado interno" por los ataques alrededor del país, su TELEMUNDO.com, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    11. ^ Ecuador, gruppo di uomini armati irrompe negli studi di una televisione e prende in ostaggio i lavoratori: le immagini trasmesse in diretta, in il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2024.
    12. ^ (ES) LA LUPA, Terror en Ecuador: Bandas armadas toman canal de televisión e ingresan a universidad en Guayaquil, su LA LUPA, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    13. ^ (ES) Ana Cristina Besantes, Daniel Noboa declara un “conflicto armado interno” en Ecuador tras la irrupción en directo de un comando armado en un canal de televisión, in El País América, 9 gennaio 2024.
    14. ^ (ES) Ola de terror en Guayaquil dejó ocho muertos y cinco hospitales atacados, su Primicias. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    15. ^ (ES) Estudiante de colegio del norte de Guayaquil, entre las heridas en desmanes este martes, 9 de enero, su El Universo, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    16. ^ (ES) Estas son las 12 muertes violentas registradas en 9 horas de convulsión en Guayaquil, su El Universo, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    17. ^ (ES) Doce detenidos por hechos violentos en las ciudades ecuatorianas de Esmeraldas y Atacames, su SWI swissinfo.ch, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    18. ^ (ES) Muere portavoz de Narcóticos Anónimos tras ser quemado vivo en Esmeraldas, su expreso.ec, 10 gennaio 2024.
    19. ^ (ES) Por Yalilé Loaiza, Primer balance de las Fuerzas Armadas de Ecuador: cinco terroristas fueron abatidos y hay 329 detenidos, su infobae, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    20. ^ (ES) Redacción, Ecuador bajo ataque: las Fuerzas Armadas movilizan tanquetas hacia puntos estratégicos en Quito, su ecuavisa.com, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    21. ^ (ES) Cuatro policías secuestrados en Ecuador en medio del estado de excepción por la violencia narco, su France 24, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    22. ^ (ES) Liberan a los tres policías secuestrados en Machala, su Metro Ecuador, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    23. ^ (ES) Mauricio Torres, Matan a 2 policías de Ecuador en medio de los hechos de violencia que afectan al país, su CNN, 10 gennaio 2024. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    24. ^ (ES) Crisis en las cárceles: "Ningún rehén ha sido asesinado", su Primicias. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    25. ^ (ES) NOTICIAS PERU21, Crisis en Ecuador: Terroristas asesinan a guías penitenciarios secuestrados, su Peru21, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    26. ^ Salvatore Giuffrida, Ecuador, il piano di guerra di Noboa contro i narcos: esercito nelle strade, referendum e lotta ai giudici corrotti, su la Repubblica, 11 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    27. ^ (ES) No hay cupos para recibir a 1.500 colombianos presos en Ecuador: minJusticia, ante inminente deportación de presos que están en ese país, su Semana.com Últimas Noticias de Colombia y el Mundo, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    28. ^ (ES) Ministerio de Educación suspende las clases presenciales en todo Ecuador hasta el 12 de enero, su El Universo, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    29. ^ (ES) Requisitos para los viajeros del aeropuerto de Quito ante situación que atraviesa el país, in Metro Ecuador, 9 gennaio 2024.
    30. ^ (ES) Metro de Quito habilitó solo un acceso por estación pero está operativo, in El Telégrafo, 9 gennaio 2024.
    31. ^ (ES) Confederación de Nacionalidades Indigenas del Ecuador - CONAIE, Ante la ola de violencia del crimen organizado que vive el Ecuador, su twitter.com, 9 gennaio 2024.
    32. ^ Conferencia Episcopal Ecuatoriana: La violencia no prevalecerá, su iglesia.cl. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    33. ^ (ES) Rafael Correa apoyó la decisión del presidente Noboa de declarar el conflicto armado interno en Ecuador: “Es hora de la unidad nacional”, su infobae, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    34. ^ (ES) Redacción, Verónica Abad apoya la decisión de reconocer un conflicto armado interno en Ecuador, su ecuavisa.com, 9 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    35. ^ (ES) Cancillería de Colombia, Comunicato stampa, su twitter, 9 gennaio 2024.
    36. ^ (ES) Comunicado Oficial, su gob.pe. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    37. ^ (ES) Se investiga si armas y granadas usadas en TC eran de Perú, su larepublica.ec, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    38. ^ (ES) Redacción EC, Conflicto en Ecuador: Perú declara en emergencia toda la frontera norte del país, in El Comercio, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    39. ^ (ES) España respalda institucionalidad democrática en Ecuador - Prensa Latina, su prensa-latina.cu, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    40. ^ a b Argentina propone enviar fuerzas de seguridad a Ecuador, su publico.es, 10 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    41. ^ Ecuador, De Raho: «Narcos e 'ndrangheta sono in affari», su Corriere della Calabria, 11 gennaio 2024. URL consultato l'11 gennaio 2024.
    42. ^ Redazione di Rainews, Ecuador, la direttrice della Farnesina per l'America Latina: "Non risultano italiani coinvolti", 10 gennaio 2024. URL consultato il 10 gennaio 2024.
    43. ^ (EN) Ecuador president declares ‘war’ with criminal gangs, su Al Jazeera. URL consultato l'11 gennaio 2024.

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