La forza del destino: differenze tra le versioni

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Vicino al luogo del duello c'è la grotta dove si nasconde Leonora. Infelice e sconvolta prega Dio che gli dia la pace, ma dichiara ancora amore per Alvaro. Piange il suo destino, riafferma il suo amore e chiede a Dio di lasciarla morire. Ad un tratto sente qualcuno. Mentre Leonora si ritira nella grotta, Carlo entra ferito a morte seguito da Alvaro. Carlo esprime come ultimo desiderio di essere confessato e per questo Alvaro bussa alla porta della grotta. Leonora si rifiuta di aprire e chiama invece padre Guardiano.
Vicino al luogo del duello c'è la grotta dove si nasconde Leonora. Infelice e sconvolta prega Dio che gli dia la pace, ma dichiara ancora amore per Alvaro. Piange il suo destino, riafferma il suo amore e chiede a Dio di lasciarla morire. Ad un tratto sente qualcuno. Mentre Leonora si ritira nella grotta, Carlo entra ferito a morte seguito da Alvaro. Carlo esprime come ultimo desiderio di essere confessato e per questo Alvaro bussa alla porta della grotta. Leonora si rifiuta di aprire e chiama invece padre Guardiano.


Poi esce all'aperto e incontra Alvaro: i due si riconoscono. Quando Alvaro gli dice di aver ferito a morte Carlo, Leonora si precipita dal fratello: ma questi seppur in fin di vita, trova la forza per portare a compimento il suo terribbile giuramento e la pugnala: alla grida della giovane accorre padre Guardiano che la porta da Alvaro. Questi alla vista dell'amata ferita lancia una maledizione. I due amanti sono ora una difronte all'altro dopo dieci anni: mentre padre Girolamo impartisce l'ultima unzione, Leonora muore.
Poi esce all'aperto e incontra Alvaro: i due si riconoscono. Quando Alvaro gli dice di aver ferito a morte Carlo, Leonora si precipita dal fratello: ma questi seppur in fin di vita, trova la forza per portare a compimento il suo terribile giuramento e la pugnala: alla grida della giovane accorre padre Guardiano che la porta da Alvaro. Questi alla vista dell'amata ferita lancia una maledizione. I due amanti sono ora una difronte all'altro dopo dieci anni: mentre padre Girolamo impartisce l'ultima unzione, Leonora muore.


== Curiosità ==
== Curiosità ==

Versione delle 02:07, 27 giu 2008

La forza del destino

Enrico Caruso e Rosa Ponselle
in una rappresentazione de La forza del destino
Lingua originaleitaliano
MusicaGiuseppe Verdi
LibrettoFrancesco Maria Piave (Libretto online)
Fonti letterarieDon Alvàro o la Fuerza del Sino
di A. Saavedra, duca di Rivas
Attiquattro
Prima rappr.10 novembre 1862
TeatroTeatro Imperiale,
San Pietroburgo
Versioni successive
Personaggi
  • Il marchese di Calatrava (basso)
  • Donna Leonora, figlia del marchese (soprano)
  • Don Carlo di Vargas, figlio del marchese (baritono)
  • Don Alvaro(tenore)
  • Padre guardiano, francescano (basso)
  • Fra Melitone, francescano (basso buffo)
  • Preziosilla, giovane zingara (mezzosoprano)
  • Curra, cameriera di Leonora (mezzosoprano)
  • Un alcade (basso)
  • Mastro Trabuco, mulattiere, poi rivendugliolo (tenore buffo)
  • Un chirurgo, militare spagnolo (tenore)

«La Vergine degli Angeli
Mi copra del suo manto,
E mi protegga vigile
Di Dio l'Angelo santo»

La forza del destino è un'opera in quattro atti di Giuseppe Verdi.

La prima rappresentazione assoluta ebbe luogo al Teatro Imperiale di San Pietroburgo il 10 novembre 1862.
Il debutto italiano avvenne al Teatro Apollo di Roma il 7 febbraio 1863, con il titolo Don Alvaro.
La seconda versione, per la quale Verdi aggiunse la celebre sinfonia, compose un nuovo finale e operò numerose altre modifiche, debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869, diretta da Angelo Mariani. Inoltre il finale fu cambiato, perché nella prima versione russa, l'opera terminava con il suicidio di Alvaro, dopo la morte di Leonora, gettatosi da un burrone.

Personaggi

  • Marchese di Calatrava: nobilissimo signore spagnolo altero, che altamente sente lo spirito di casta, ed ancor più, se fosse possibile, il punto d'onore. Sui sessantacinque anni; capelli, baffi e pizzo grigi.
  • Donna Leonora: figlia del marchese, i suoi 20 anni, dolcissima e passionata creatura che in sulla prime ama il padre, ma non al grado di posporlo ad Alvaro, il quale è la sua esistenza, il suo universo. Ella soffre tutto colla rassegnazione d'un eroico amore e di migliore destino.
  • Don Carlo: fratello di Leonora, Giovane ardente di 22 anni. Animato sempre dalla sete di vendicare l'offeso onore della sua casa; che risolutamente e tenacemente affronta ogni difficoltà, sprezza ogni pericolo pur di giungere al suo scopo.
  • Don Alvaro: indo di regale stirpe, di anima ardentissima, indomita e sempre nobilmente generosa, avrà circa venticique anni.
  • Padre guardiano: vero tipo di evangelica mansuetudine, d'incrollabile fede. Avrà 70 anni, candidi la barba e i capelli.
  • Fra Melitone: frate laico buontempone, alquanto iracondo, ma facilmente pieghevole. Avrà circa 40 anni, sarà tabaccone, e avrà tutti gl'indizi dell'astuzia.
  • Preziosilla: giovane zingarella, destra, spiritosa, civetta; avrà circa 20 anni e tutte le proprietà della sua specie.
  • Curra: giovane in sul quinto lustro, spensierata, desiderosa di viaggiare, e che anche per ciò favorisce gli amori di don Alvaro colla sua signora.
  • Alcade: uomo tipo, che appartiene all'innumerevole tribù degli importanti, ecc. di circa 50 anni.
  • Trabucco: tipo originale, spiritoso e franco.

Trama

Tra il primo e il secondo atto passano circa 18 mesi. Tra il secondo e il terzo alcuni anni; e tra il terzo e il quarto oltre un lustro.

Atto I

Leonora (soprano), la figlia del marchese di Calatrava, e don Alvaro (tenore), non potendosi sposare a causa del veto posto dal padre, stanno preparandosi a fuggire. Leonora pensa quale sarà il suo destino dopo la fuga e dice addio alla terra natia. Ma il marchese (basso), tornando all'improvviso, sorprende i due fuggiaschi e sfida a duello Alvaro, che si rifiuta però di battersi col padre dell'amata e getta a terra la pistola. Parte un colpo che uccide il marchese. Il figlio di questi, don Carlo (baritono), giura di vendicarsi dei due amanti, colpevoli prima di aver disonorato la famiglia, in secondo di aver ucciso il padre.

Atto II

Leonora è alla ricerca di Alvaro. Travestita entra in un'osteria, ma non lo trova. Viene riconosciuta dalla zingarella Preziosilla (mezzosoprano), che però non la tradisce. Nello stesso istante entra don Carlo, anch'egli travestito: sta cercando i due innamorati e ha giurato di ucciderli. Entra un gruppo di pellegrini che prega per la salvezza delle anime. Tutti si uniscono alle loro preghiere, compresa Leonora che poi si rifugia nel convento della Madonna degli Angeli.

Intanto Carlo racconta la sua storia a un mulattiere di passaggio: dice di chiamarsi Pereda e di essere in viaggio con un suo amico alla ricerca di sua sorella e del suo amante, uccisore di suo padre. Inseguiti fino a Cadige, aveva sentito che la fanciulla era morta e che l'assassino era fuggito in Sudamerica. Leonora, nel frattempo è giunta in un eremo dove spera di trovare un rifugio sicuro: ora sa che il fratello è sulle loro tracce e che l'amato non è morto.

Leonora prega la vergine di perdonare i suoi peccati e di permetterle di espiarli in solitudine. Al Signore chiede di non abbandonarla. A colloquio con il padre guardiano (basso), Leonora rileva la sua vera identità e, difronte all'atteggiamento comprensivo del padre, si rasserena, confidandogli il suo desiderio di espiare in quel luogo di pace e solitudine i suoi peccati. Il padre l'avverte che la vita che l'attende è piena di stenti e cerca di convincerla per l'ultima volta a non ritirarsi in convento. Alla fine cede, e solo lui sapra la sua vera identità. Le fa indossare un saio, e cerca di infonderle coraggio e chiama a raccolta i monaci. Dopo la comunione, tutti escono dal monastero e levano in coro suppliche alla vergine(coro:La Vergine degli Angeli).

Atto III

La versione bilingue del primo libretto de La forza del destino pubblicato in occasione della prima di San Pietroburgo, 1862

Siamo in Italia, vicino a Velletri. È notte, infuria la lotta tra gli spagnoli e gli imperiali. Don Alvaro è capitato nei granatieri spagnoli e, non potendo sopportare oltre le sue sventure, spera di trovare la morte in battaglia. Poi ricorda come suo padre, nel tentativo di recuparare la corona avesse sposato l'ultima l'erede della dinastia Inca e come il progetto fosse fallito: Alvaro era nato in prigione ed era sopravvissuto solo perché nessuno al mondo conosceva i suoi natali reali. Ripensa con nostalgia alla notte fatale in cui vide per l'ultima volta Leonora, che crede ormai morta, e le chiede di aiutarlo a tirarsi fuori dai guai.

Ad un tratto, sente il lamento di un soldato in difficoltà, accorre in suo aiuto e gli salva la vita: è don Carlo. I due non si riconoscono e si giurano eterna amicizia. Ma all'indomani Alvaro stesso cade ferito e viene trasportato da don Carlo. Alvaro morente affida a Carlo una valigia con un plico sigillato contenente un segreto che non dovrà mai essere rivelato: alla sua morte il plico dovrà essere bruciato.

Carlo giura di farlo, ma una volta solo egli apre la valigia, dentro la quale trova un ritratto di sua sorella Leonora: subito intuisce l'identità dell'uomo ferito e lo sfida a duello. I due hanno già incrociato le spade quando sopraggiunge la ronda: Alvaro scappa e trova rifugio in un monastero. Nell'accampamento, intanto, ricomincia la vita di sempre: la maga Preziosilla predice il futuro e incita i soldati alla battaglia.

Atto IV

Alvaro ha trovato rifugio nel convento degli angeli, lo stesso dove è nascosta Leonora, e si cela sotto il nome di padre Raffaele. Fra Melitone (baritono) distribuisce la minestra dei poveri. Questi lamentano il comportamento sgarbato di lui: gli preferiscono padre Raffaele.
Di questi chiede, poco dopo, Carlo che arriva all'improvviso, lo riconosce e lo affronta, ma Alvaro non raccoglie la sfida. Gli chiede, piuttosto, di avere pietà di un innocente ed arriva persino ad inginocchiarsi ai suoi piedi. Ma Carlo invece lo schernisce per il suo sangue misto e Alvaro, anche stavolta, getta a terra l'arma implorando Carlo di andarsene. Carlo lo schiaffeggia: a questo punto Alvaro non può più rifiutarsi di combattere.

Vicino al luogo del duello c'è la grotta dove si nasconde Leonora. Infelice e sconvolta prega Dio che gli dia la pace, ma dichiara ancora amore per Alvaro. Piange il suo destino, riafferma il suo amore e chiede a Dio di lasciarla morire. Ad un tratto sente qualcuno. Mentre Leonora si ritira nella grotta, Carlo entra ferito a morte seguito da Alvaro. Carlo esprime come ultimo desiderio di essere confessato e per questo Alvaro bussa alla porta della grotta. Leonora si rifiuta di aprire e chiama invece padre Guardiano.

Poi esce all'aperto e incontra Alvaro: i due si riconoscono. Quando Alvaro gli dice di aver ferito a morte Carlo, Leonora si precipita dal fratello: ma questi seppur in fin di vita, trova la forza per portare a compimento il suo terribile giuramento e la pugnala: alla grida della giovane accorre padre Guardiano che la porta da Alvaro. Questi alla vista dell'amata ferita lancia una maledizione. I due amanti sono ora una difronte all'altro dopo dieci anni: mentre padre Girolamo impartisce l'ultima unzione, Leonora muore.

Curiosità

  • Nonostante il successo che l'ha accompagnata nel corso degli anni (tanto da farla figurare nel cosiddetto "repertorio") quest'opera di Verdi porta con sé una malignità che circola - sia pure a mezza voce - negli ambienti della musica lirica: e cioè che porti sfortuna. Una tale tesi verrebbe supportata da alcuni eventi negativi accostati a talune sue rappresentazioni del passato (per esempio il decesso di Leonard Warren avvenuto dopo che il cantante ebbe recitato nell'opera). Pur essendo la diceria rimasta, appunto, a livello di leggenda, molti si rifiutano di nominare il titolo reale preferendo dizioni tipo tipo «la ventiquattresima opera di Verdi», «l’opera scritta per Pietroburgo» o «la potenza del fato».
  • L'opera viene menzionata nel libro Il penultimo pericolo di Lemony Snicket, dodicesimo libro della serie Una serie di sfortunati eventi.
  • Tradizione vuole che l'aria "La Vergine degli Angeli" sia stata ispirata al maestro da una tela dello Scaramuzza, conservata presso la Collegiata di Cortemaggiore e raffigurante l'Assunzione in cielo della Vergine Maria. Verdi soleva recarsi spesso all'altare minore dove si trova questo dipinto per pregare, e così è nata la leggenda che sia stato ispirato proprio dal quadro che raffigura, appunto, la Vergine sollevata in cielo da una miriade di angeli.

Collegamenti esterni

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