Nino Salvatore Villa Santa

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Nino Salvatore Villa Santa
NascitaCagliari, 9 giugno 1884
Morte23 settembre 1960
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1901-1943
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia del solstizio
Seconda battaglia del Tembien
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Nino Salvatore Villa Santa (Cagliari, 9 giugno 188423 settembre 1960) è stato un generale italiano, veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale. Decorato della Croce di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, di quattro Medaglie d'argento, una di bronzo e della Croce di guerra al valor militare. Durante il corso della seconda guerra mondiale fu Presidente del Supremo Tribunale militare..

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Cagliari il 9 giugno 1884, figlio di Giuseppe e di Maddalena Martinetti. Si arruolò volontario nel Regio Esercito nel 1902, iniziando a frequentare la Regia Accademia Militare di fanteria e Cavalleria di Modena dalla quale uscì nel 1904 con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[2] Nel 1911 iniziò i corsi presso la Scuola di guerra, ma dovette interromperli per prendere parte alla guerra italo-turca al comando di un plotone di fanteria. Distintosi durante le operazioni belliche, e ferito presso Zuara il 15 agosto 1912, venne promosso capitano per merito di guerra.[2] Ripresi gli studi alla Scuola di guerra nel 1914, li superò brillantemente.[2] Durante la grande guerra prestò servizio di Stato maggiore presso il comando della 31ª e della 16ª Divisione, del VI Corpo d'armata, della 23ª, 45ª, 4ª e 22ª Divisione, e della 3ª Armata.[2] Tenente colonnello nel 1917, e colonnello dal 6 ottobre 1918, ricoprì l'incarico di segretario di S.A.R. il Duca d'Aosta per diversi anni (1920; 1929-1931).[1] Tra il 1924 e il 1927 ricoprì l'incarico di direttore esecutivo dell'Opera Nazionale di Assistenza all'Italia Redenta, e dal 1927 al 1929 fu comandante l'83º Reggimento fanteria "Venezia". Capo di stato maggiore del Corpo d'armata di Verona tra il 1931 e il 1932, fu promosso generale di brigata il 12 dicembre dello stesso anno.[1] Comandante della 28ª Brigata di fanteria a Palermo, ricoprì poi la carica di Ispettore di mobilitazione della Divisione militare territoriale di Firenze.[1] Comandante della 19ª Brigata fanteria "Gavinana" (1934-1935), dopo lo scoppio della guerra d'Etiopia partì per l'Africa Orientale Italiana al comando della 19ª Divisione fanteria "Gavinana", partecipando alle operazioni belliche.[2] Promosso generale di divisione il 1 gennaio 1937, rimase in A.O.I fino al 1938, quando rientrò in Patria distaccato in servizio presso il Corpo d'armata di Firenze.[1] Nell'agosto 1939 fu elevato al rango di generale di corpo d'armata e nominato Presidente del Supremo Tribunale militare.[1] Ricoprì questo ruolo durante la seconda guerra mondiale, fino all'armistizio dell'8 settembre 1943.[1] Nel 1946 venne insignito da Re Umberto II del titolo nobiliare di Conte.[N 1] Si spense il 23 settembre 1960.[1]

Decorato della Croce di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, di quattro Medaglie d'argento, una di bronzo e della Croce di guerra al valor militare.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Con opera attiva e instancabile, illuminata da acuta e vivace intelligenza e sorretta da elevatissimo sentimento del dovere e da splendide qualità militari, sia durante i combattimenti nei quali dimostrò fermezza e intrepido coraggio, sia nella organizzazione sapiente di importantissimi servizio di prima linea, rese insigni servizi e riuscì di eccezionale utilità nelle operazioni militari. Carso-Piave, giugno 1917-marzo 1918
— 17 maggio 1919[3]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Condotto il proprio plotone con ammirevole disciplina sino quasi a contatto con una posizione nemica, si lanciava innanzi ai suoi uomini all'assalto alla baionetta, impegnando con esemplare ardimento una lotta corpo a corpo. Bengasi, 12 marzo 1912
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Quale ufficiale informatore del comando dell'armata durante tutte le operazioni offensive svoltesi dal giugno al novembre, esplicò nell'esecuzione del mandato affidatogli doti non comuni di valore personale e professionale, sia unendosi alle truppe operanti, sia compiendo volontariamente, ardite e pericolose ricognizioni, e riuscendo sempre, per l'opera sua intelligente e serena, per le sicure e preziose notizie fornite, valido coadiutore del comando del quale era distaccato. Gorizia-Altipiano Carsico, giugno-novembre 1916
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con instancabile attività prodigò tutte le sue belle doti di intelligenza, di carattere e di ardimento, sia nell'organizzare un importantissimo servizio sulle linee più avanzate, sia nelle operazioni offensive svolte sull'altipiano Carsico, dando splendida prova di intrepido coraggio e di sprezzo del pericolo e cooperando in modo particolare e distinto al buon esito delle operazioni stesse. Carso, marzo-maggio 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Anima ardente di intrepido sardo, durante la battaglia del Piave volontariamente assumeva il collegamento con le truppe operanti portandosi di sua iniziativa dove più ferveva la lotta, noncurante di ogni personale pericolo. Col suo profondo intuito delle successive situazioni e la spiccatissima capacità tattica, rendeva grandi servizi al comando, validamente contribuendo al successo delle nostre armi. Piave, 15-24 giugno 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano di stato maggiore addetto al comando di una divisione alla fronte, informato che durante un intenso bombardamento nemico una granata di grosso calibro aveva colpito una casa occupata dalle cucine di un reggimento seppellendo una ventina di soldati, sprezzante di ogni pericolo, poiché il bombardamento continuava e si accaniva anzi contro la casa colpita con tiro d'interdizione a shrapnel, accorreva solo sul luogo dove, aiutato solo da un brigadiere dei R.R.C.C. pure accorso, spontaneamente e solo per impulso di animo generoso e di alto sentimento militare, dava opera personale per estrarre dalle macerie i militari sepolti e imploranti aiuto, riuscendo a salvarne sedici mentre quattro venivano estratti cadaveri. Malgrado il tiro nemico, non si ritirava che a completo salvataggio compiuto, esempio ammirevole di sprezzo del pericolo e di elevato sentimento di cameratismo e del dovere. Ronchi di Monfalcone, 14 marzo 1916
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Incaricato di accertare se nostri elementi avanzati di osservazione occupavano effettivamente una importantissima posizione assai battuta dal nemico, al quale poco prima era stata conquistata, e che era stato riferito non essere più tenuta, senza attendere la notte come gli era stato ordinato, si portava in pieno giorno, e allo scoperto, sul posto e nonostante il grave pericolo riconosceva esattamente tutta la rada, ma effettiva nostra occupazione. San Grado di Merna, 18 settembre 1916
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della Divisione Gavinana - nastrino per uniforme ordinaria

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Ogliastra e Barbagia. Note sulle condizioni economiche del Circondario di Lanusei, Tipografia Industriale, Cagliari, 1908.
  • Il disagio economico della Sardegna, Tipografia Leg. Industriale, Cagliari, 1909.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I suoi due figli, Emanuele Filiberto e Alberto proseguirono la sua opera di raccolte storiche e di collezioni, esposte nel castello Villa Santa di Sanluri e nel Museo risorgimentale "Duca D'Aosta", allestito nello stesso maniero in memoria dei caduti Sardi in guerra.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Generals.
  2. ^ a b c d e Regio Esercito.
  3. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  4. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.219 del 18 settembre 1940, pag.11.
  5. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.221 del 22 settembre 1937, pag.27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]