Luigi Ferdinando Tagliavini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Luigi Ferdinando Tagliavini
Tagliavini a Vienna nel 2012.
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereMusica rinascimentale
Musica barocca
Musica classica
Musica romantica
Periodo di attività musicale1944 – 2017
Strumentoorgano, clavicembalo

Luigi Ferdinando Tagliavini (Bologna, 7 ottobre 1929Bologna, 11 luglio 2017) è stato un organista, clavicembalista, musicologo e compositore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Primo figlio del glottologo Carlo Tagliavini[1], ha condotto studi musicali nelle classi di organo, pianoforte e composizione con Riccardo Nielsen al Conservatorio di Bologna e al Conservatorio di Parigi (nella classe di Marcel Dupré). Laureatosi all'Università di Padova nel 1951 sotto la guida di Ladislao Mittner con una dissertazione in lingua e letteratura tedesca intitolata Studi sui testi delle cantate sacre di J.S. Bach, poi pubblicata nel 1956[1]. Ha insegnato organo complementare presso il Conservatorio di Bologna (ove ha ricoperto anche l'incarico di bibliotecario) e più tardi presso il Conservatorio Monteverdi di Bolzano, dapprima come professore incaricato e successivamente come ordinario di organo.

Docente di storia della musica presso l'Università di Parma, è successivamente approdato all'Università di Friburgo (Svizzera) dove nel 1971 è diventato ordinario e direttore dell'Istituto di Musicologia. Professore ospite in diverse università statunitensi, è stato attivo come concertista in Italia e all'estero. È stato titolare degli organi della Basilica di San Petronio a Bologna. Fondatore assieme a Renato Lunelli della rivista L'Organo, ha insegnato regolarmente ai corsi estivi di Haarlem e ai corsi dell'Accademia di musica per organo di Pistoia.

Con Marie-Claire Alain, Anton Heiller e Gustav Leonhardt ha fortemente contribuito alla riscoperta e all'affermazione della prassi esecutiva clavicembalistica e organistica barocca. Assieme a Oscar Mischiati, suo collega e amico, è stato, dopo Renato Lunelli, il secondo esponente dell'Orgelbewegung in Italia, movimento che si è proposto il restauro e la valorizzazione di organi antichi secondo criteri storici. Punto di riferimento fondamentale nell'organaria italiana, alcuni dei restauri da lui guidati costituiscono un autentico spartiacque nel panorama organistico nazionale; in particolare, l'intervento agli organi Lorenzo da Prato e Baldassarre Malamini di San Petronio ha consegnato due strumenti assolutamente unici e inestimabili.

Concertista tra i più affermati della sua generazione, ha suonato sui più importanti organi italiani ed europei. Ha realizzato numerose incisioni, ricevendo diversi premi, tra i quali il Premio della discografia Italiana, lo Schallplattenpreis der deutschen Phono-Akademie, la distinzione Choc de la musique per il CD realizzato insieme con Liuwe Tamminga sugli organi di San Petronio e dedicato ad Andrea e Giovanni Gabrieli, il Premio Antonio Vivaldi e il Premio Massimo Mila.

Tra le altre onorificenze si ricordano l'ordine dell'Aquila del Tirolo in oro conferitogli a Innsbruck nel 1982, il dottorato honoris causa in musica dell'Università di Edimburgo e il titolo onorario di Fellow del Royal College of Organists di Londra nel 1996, la laurea ad honorem dell'Università di Bologna nelle discipline delle arti, della musica e dello spettacolo nel 1999, e il dottorato honoris causa in musica sacra del Pontificio Istituto di Musica Sacra nel 2011.

Autore di numerosi scritti musicologici, fu membro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e curatore di edizioni critiche di opere di Frescobaldi, Zipoli, Mozart e altri ancora.

È stato possessore di una collezione di strumenti musicali pressoché unica, che raccoglie circa 70 tra clavicembali, clavicordi, spinette, pianoforti, organi, ma anche fiati e strumenti automatici che vanno dal Cinquecento al Novecento. Questo patrimonio nel 2006 è stato donato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e dal 2010 è raccolto ed esposto nel complesso di San Colombano a Bologna, allora restaurato[2]. Vanta strumenti dei più importanti cembalari italiani, tra cui Alessandro Trasuntino, Giovan Battista Giusti, Fabio da Bologna e Giovanni Ferrini; quest'ultimo nel 1746 ideò e costruì lo strumento a due manuali che riunisce clavicembalo e fortepiano, del quale sono noti solo pochissimi altri esemplari[3].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

È morto alla casa di cura Toniolo di Bologna l'11 luglio 2017 all'età di 87 anni. È sepolto nella tomba di famiglia alla Certosa di Bologna.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Composizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Passacaglia su un tema di Hindemith (1953)

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Tra i suoi saggi[4], sono stati pubblicati anche

  • Studi sui testi delle cantate sacre di J. S. Bach, Padova-Kassel, 1956
  • La situazione degli antichi organi in Italia: problemi di censimento e di tutela, in collaborazione con Oscar Mischiati (in "L'organo" 1969)
  • Note introduttive alla storia del temperamento in Italia (in "L'organo" 1980)
  • J. S. Bach Musik in Italien im 18. und 19. Jahrhundert (in AA.VV., Bachiana et alia musicologica: Festschrift A. Dürr, Kassel, 1983)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b TAGLIAVINI, Luigi Ferdinando in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 30 gennaio 2022.
  2. ^ Bologna, è morto il maestro Luigi Fernando Tagliavini, in il Resto del Carlino - Bologna, 11 luglio 2017. URL consultato l'11 luglio 2020.
  3. ^ Stefania Ferrini, Bologna: San Colombano, Collezione Tagliavini (strumenti musicali antichi), su Bologna Blog, 21 febbraio 2020. URL consultato l'11 luglio 2020.
  4. ^ Non esaustiva ma ampia Bibliografia Tagliaviniana (estratto), in Organi e Organisti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN60195 · ISNI (EN0000 0001 0861 1218 · SBN CFIV028448 · BAV 495/87989 · LCCN (ENn81146910 · GND (DE119399253 · BNE (ESXX1773035 (data) · BNF (FRcb12211522x (data) · J9U (ENHE987007283528305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n81146910