Luigi Crisconio

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Autoritratto, 1926, Museo Napoli Novecento 1910-1980

Luigi Crisconio (Napoli, 25 agosto 1893Portici, 28 gennaio 1946) è stato un pittore italiano, considerato uno dei protagonisti della pittura napoletana del primo Novecento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Crisconio nacque a Napoli il 25 agosto del 1893, da Francesco e Annamaria Calise. Nel 1911 perse il padre e gli subentrò nella conduzione della cartoleria di cui era proprietario. Ma la sua vocazione era la pittura: arrivava ad allontanare i clienti che lo interrompevano mentre dipingeva. Così la madre si rassegnò a vendere il negozio.

Sebbene non ben disposto nei confronti della pittura ufficiale, si iscrisse nel 1913 all'Accademia di Belle Arti di Napoli, spinto dalla madre, che si era rivolta per questo a Vincenzo Serpone, commerciante di arredi sacri e pittore dilettante, il quale a sua volta aveva presentato Luigi a Enrico De Marinis, allora Ministro della pubblica istruzione, il quale lo aveva esortato allo studio.

L'avversione all'insegnamento accademico fu mitigata dall'ammirazione verso Michele Cammarano, titolare della cattedra di pittura di paesaggio, il cui insegnamento fu determinante nella sua formazione. Nel 1919 si diplomò all'Accademia e "pur muovendo i primi passi nel solco della grande civiltà pittorica meridionale, affine al vedutismo di tradizione, egli si distaccò dai contenuti ad essi collegati per conquistare un linguaggio autonomo e schiettamente contemporaneo".[1]

Nel 1927 l'artista conobbe Elisabetta Amato, di cui si innamorò: divenne la sua modella, riprodotta in una lunga serie di opere, alternate a numerosi autoritratti, paesaggi e nature morte; nella pittura di Crisconio si può notare un'affinità con l'ultimo Cézanne.[1]

Nel 1929 partecipa con successo alla Esposizione Universale d'Arte di Barcellona

Nel 1928 - 1930 - 1934 - 1938 - 1940 - 1942 partecipa per invito alla Biennale di Venezia e nel 1942 ottiene una sala personale, Dal 31 al 40 partecipa alle Quadriennali di Roma

Dopo essersi trasferito con la madre a Portici nel 1934, due anni più tardi sposò Elisabetta: fu l'inizio di una difficile coabitazione nella casa materna, che esasperò le tensioni preesistenti. Se l'arte di Crisconio non fu bene accetta dal mercato collezionistico napoletano, marcatamente tradizionalista, trovò invece amatori presso la media borghesia, ai quali cedeva a poco prezzo le sue opere.

Il 27 gennaio 1946 morì prematuramente a Portici, a causa di una congestione cerebrale. Dopo la sua morte ricevette da parte della critica quell'attenzione che non aveva ricevuto in vita. Dopo un ulteriore periodo di oblio, negli ultimi decenni è in atto una rivalutazione dell'artista, che è stato considerato da alcuni come il più grande pittore napoletano del XX secolo.[1]

Un giudizio critico[modifica | modifica wikitesto]

"Crisconio è una voce di cui va dato conto nella pittura dei primi quarant'anni di questo secolo, una voce più forte di altre, più pura e più vera, anche se non fu futurista, metafisico o altro, ma solo un vero pittore, legato agli uomini che conosceva, alla terra, alle cose, al paesaggio che conosceva."(Renato Guttuso)[2]

Alcune mostre[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Rosario Caputo, Omaggio a Luigi Crisconio, Napoli, 2008
  2. ^ Copia archiviata, su crisconio.it. URL consultato il 30 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2009). Sito dedicato

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • C. Carrà, in L’Ambrosiano, Aprile 1926.
  • F. Cangiullo, in Il Mezzogiorno, 1927.
  • P. Ricci in Quadrivio, 23 Ottobre 1938.
  • P. Ricci in Il Tempo, 14 Marzo 1940.
  • S. Ortolani in Il Corriere di Napoli, 11 Giugno 1941.
  • A. Schettini in Roma, 31 Dicembre 1942.
  • Napoli e i napoletani su La Voce di Napoli, Napoli, 1941.
  • Bruno Molajoli in Il Mattino, 11 Marzo 1943.
  • V. Ciardo in Il Corriere di Napoli, Marzo 1943.
  • C. Barbieri in Il Giornale, 30 Dicembre 1944.
  • P. Ricci in La Voce, Dicembre 1945.
  • A. Schettini, P. Ricci, Luigi Crisconio, catalogo della mostra, Galleria Giosi, Napoli 1947.
  • P. Ricci in L’Unità, 3 Febbraio 1954.
  • E. Lavagnino, L’arte moderna dai classici ai contemporanei, U.T.E.T., Torino, 1956.
  • Raffaello Causa, Crisconio e la pittura napoletana del suo tempo, Il fuidoro, Napoli, 1957
  • R. Causa, Napoletani dell’800, Napoli, 1966.
  • Rinascita Artistica, Il sentimento sociale di Luigi Crisconio, Napoli, 1969
  • Adolfo Mutarelli - Corriere del Vomero - 31 dic 1977
  • Paolo Ricci, Arte e artisti a Napoli (1800-1943), Edizioni Banco di Napoli / Guida Editore, Napoli, 1981
  • Giorgio Falossi, La scuola napoletana, Ed. Il Quadrato, Milano, 1983
  • M. Antonella Fusco, s.v.. Crisconio Luigi, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto per l'Enciclopedia Treccani, 30, 1984
  • G. Peirce, Nostalgia di Napoli, ed. Prisma Libri, 1990
  • Nino D'Antonio, Pittura e costume a Napoli fra 800 e 900 (incontri con T. Giosi), Fiorentino edizioni, Napoli, 1995
  • Nello e Saverio Ammendola, Ottocento-Novecento, due secoli di pittura a Napoli, con introduzione e intervista di M. Picone Petrusa, Electa Napoli, Napoli 1999.
  • R. Pinto, Crisconio alla «Mediterranea» in Senza Licenza de’ superiori «Artistica», n. 32, Napoli, Gennaio 1999
  • Rosario Pinto, La pittura napoletana del Novecento, Istituto grafico editoriale italiano, Napoli, 2002
  • L.Signorelli, Luigi Crisconio. Il pittore sincero, Catalogo dell'arte Italiana dell'Ottocento, Milano, 2005
  • Maria Antonietta Picone Petrusa, La Pittura napoletana del 900, Franco di Mauro Editore, Napoli, 2005
  • Adolfo Mutarelli in napoliontheroad.it, gennaio 2011
  • Federica De Rosa, Il sistema delle arti a Napoli durante il ventennio fascista.Stato e territorio, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press
  • S. Ammendola, P. La Motta, I. Valente, Il Novecento a Napoli. Capolavori di pittura e scultura, Edizioni Mediterranea, Napoli 2019 (ISBN 9788894260502)

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN21772104 · ISNI (EN0000 0000 6704 6311 · ULAN (EN500094911 · LCCN (ENno99007243 · WorldCat Identities (ENlccn-no99007243