Joe Meek

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Joe Meek
NazionalitàBandiera dell'Inghilterra Inghilterra
GenerePop sperimentale[1][2]
Periodo di attività musicaleanni 1950 – anni 1960
Studio1

Robert George Meek, meglio conosciuto come Joe Meek (Newent, 5 aprile 1929Londra, 3 febbraio 1967), è stato un produttore discografico, tecnico del suono e compositore inglese.

Meek ideò e perfezionò varie tecniche in studio fra cui la sovraincisione, il campionamento e il riverbero.[1][3] Meek viene inoltre considerato uno dei più influenti ingegneri del suono di tutti i tempi per essere stato uno dei primi ad aver trasformato lo studio di registrazione in uno strumento e ad aver reso le tecniche di produzione un'espressione artistica.[2] Il suo innovativo uso delle tecniche di produzione spinsero alcuni a definirlo "il Phil Spector inglese."[4] Durante la sua vita, Meek lavorò per artisti come John Leyton, Heinz Burt, Michael Cox, The Honeycombs, Mike Berry e i Tornados, insieme ai quali scrisse la famosa Telstar (1962).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La formazione musicale[modifica | modifica wikitesto]

Meek nacque al numero 1 di Market Square, a Newent, nel Gloucestershire. Sin da giovanissimo mostrò un fervido interesse per le tecnologie elettroniche e la performance art: da bambino era infatti solito ammassare componenti elettronici di sorta, circuiti e radio nel capanno degli attrezzi dei suoi genitori. Egli coltivò ulteriormente il suo interesse per l'elettronica e lo spazio prestando servizio alla Royal Air Force, ove lavorò come tecnico dei radar e operando alla Midlands Electricity Board a partire dal 1953.

I primi anni di carriera[modifica | modifica wikitesto]

Placca commemorativa a Islington (Londra) che recita "Joe Meek visse, lavorò e morì qui"

Dopo aver abbandonato la Midlands Electricity Board, Meek divenne un tecnico del suono per una delle principali società di produzione radio indipendenti al servizio di Radio Luxembourg. La sua prima registrazione di rilievo fu Music for Lonely Lovers di Ivy Benson. Poco più tardi, il produttore lavorò alle registrazioni della hit jazz Bad Penny Blues (1956) di Humphrey Lyttelton. Contrariamente alle intenzioni di Lyttelton, Meek "modificò" il suono del pianoforte e lo compresse in misura maggiore del normale. Nonostante il successo della traccia, le tensioni che vi erano fra Meek e Denis Preston, il proprietario degli studi di registrazione, portarono il produttore inglese a interrompere la sua collaborazione con il Landsdowne Studio. Nello stesso periodo, Meek partecipò alle sessioni dei dischi dell'attore George Chakiris per la SAGA Records.

Nel 1959, Meek registrò l'EP I Hear a New World, che verrà ripubblicato con degli inediti durante gli anni novanta e considerato il primo concept album della storia del rock.[3][5]

Nel gennaio 1960, Meek fondò la Triumph Records assieme a William Barrington-Coupe. In questo periodo, la nuova etichetta pubblicò Angela Jones (1960) di Michael Cox che riuscì quasi a raggiungere i primi posti delle classifiche. Nonostante questo successo, la Triumph era un'etichetta indipendente e dipendeva da piccoli impianti di pressatura che non erano in grado di soddisfare la domanda dei suoi prodotti. Inoltre, i risultati commerciali deludenti e i violenti sbalzi d'umore di Meek portarono alla chiusura dell'etichetta dopo poco tempo.

Gli anni alla RGM Sound Ltd[modifica | modifica wikitesto]

In seguito, Meek fondò la società di produzione RGM Sound Ltd (in seguito Meeksville Sound Ltd). Meek operava nel suo studio casalingo che aveva fatto costruire all'interno di un appartamento di tre piani sopra un negozio di pelletteria al 304 Holloway Road, a Islington.[6] Qui Meek avrebbe dato un importantissimo e pionieristico contributo all'ideazione di varie tecniche in studio, fra cui la sovraincisione, la registrazione di strumenti individuali, la compressione, l'eco e il riverbero.[3][6] Adottando tali innovazioni, Meek registrò Johnny Remember Me (1961) di John Leyton. Il testo macabro, che parla di un ragazzo che tenta di comunicare con la sua amata deceduta, così come gli effetti sonori spettrali, riflettono l'interesse del produttore per l'occulto.[3][6] Il singolo ebbe grande successo in Inghilterra e negli USA e fu eseguito più volte dallo stesso Leyton durante un episodio della soap opera Harpers West One della ITV.[7] Sempre con Leyton, il produttore scrisse anche la fortunata Tribute to Buddy Holly (1961), un omaggio all'artista preferito di Meek, Son This Is She (1962) e Lonely City (1962).[6]

Meek è celebre per aver inciso Telstar (1962) insieme ai Tornados, un tributo all'era spaziale ove vengono fatti coesistere suoni di clavioline, segnali elettronici e rumori. Telstar fu il suo più grande successo e raggiunse il primo posto delle classifiche oltreoceano ancora prima dei Beatles: a tutt'oggi, risulta essere il brano strumentale più venduto di tutti i tempi.[3][8] Sull'onda del successo del brano, Meek continuò a produrre altri brani del gruppo britannico.

Nel 1963, Joe Meek continuò a produrre altri consistenti successi discografici fra cui Don't You Think It's Time di Mike Berry, Just Like Eddie di Heinz Burt e Jack the Ripper di Screaming Lord Sutch.[6] L'anno seguente, Meek partecipò alle sessioni di Have I the Right? degli Honeycombs, terzo singolo scritto dal produttore giunto al numero 1 nel Regno Unito, nonché suo ultimo grande successo, Baby I Go for You dei Blue Rondos e Dracula's Daughter di Screaming Lord Sutch.[6] Più avanti, Meek collaborò per altri artisti fra cui Glenda Collins, The Syndicats, The Cryin' Shames e The Riot Squad.[6]

Il 3 febbraio 1967, colto da una crisi depressiva dovuta a gravi problemi economici, Meek si tolse la vita dopo aver assassinato la padrona di casa Violet Shenton.[9][10][11] Joe Meek fu sepolto nel cimitero di Newent.[12]

Dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]

Tomba di Joe Meek

Dopo la morte di Meek, le migliaia di registrazioni che Meek tenne nascoste nel suo studio furono acquistate da Cliff Cooper. Durante la metà degli anni ottanta, Alan Blackburn, ex presidente della Joe Meek Appreciation Society, catalogò tutte le incisioni di Meek.[13]

La sua reputazione di produttore e di innovatore delle tecniche di registrazione fu riconosciuta dalla Music Producers Guild che, nel 2009, ideò il "Premio Joe Meek per l'innovazione nella produzione".[14] Nel 2014 Meek venne considerato il più grande produttore di tutti i tempi dalla rivista NME.[15]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Meek era affetto da disturbo bipolare, schizofrenia e depressione, problemi che erano acuiti dalle sue dipendenze dalle droghe e dai barbiturici.[16][17] Dopo aver ricevuto una telefonata apparentemente innocente da Phil Spector, Meek lo accusò di avergli copiato le sue idee e riagganciò rabbiosamente.[3][9] La carriera musicale di Meek fu spesso ostacolata dalle sue paranoie (era infatti convinto che il personale della Decca Records avesse inserito dei microfoni nascosti dietro la carta da parati del suo appartamento per copiare le sue idee) e, verso la fine della sua vita, iniziò anche a soffrire di deliri psicotici: a volte, infatti, non utilizzava il telefono dello studio per paura che la sua padrona di casa stesse intercettando le sue chiamate attraverso il camino. Meek pensava anche di poter controllare le menti degli altri con il suo apparecchio di registrazione, di riuscire a monitorare i suoi spettacoli mentre era lontano e di poter comunicare con i morti.[3][18]

Meek si dichiarò gay durante un periodo in cui essere gay era un reato.[9]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il compositore francese Jean Ledrut accusò l'artista inglese di plagio, sostenendo che la melodia di Telstar fosse stata copiata da Le Marche d'Austerlitz, un pezzo di una colonna sonora che Ledrut aveva scritto per il film La battaglia di Austerlitz (1960). Un'azione legale impedì a Meek di ricevere somme di denaro tramite royalty dal brano dei Tornados e la controversia si risolse a favore di Meek soltanto tre settimane dopo la sua morte.[9][19][20]

Nel 1963, Meek fu condannato e multato per adescamento in un bagno pubblico di Londra e conseguentemente soggetto a ricatto.[9]

Nel gennaio 1967, la polizia di Tattingstone scoprì due valigie contenenti parti del corpo mutilate di un uomo di nome Bernard Oliver. Secondo alcuni resoconti, Meek aveva paura di essere interrogato dalla Metropolitan Police[21] in quanto era consapevole del fatto che intendevano intervistare tutti i gay di Londra.[22]

Discografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Da solista[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

  • 1991 – I Hear a New World (con The Blue Men)

Extended play[modifica | modifica wikitesto]

  • 1960 – I Hear a New World (con The Blue Men)

Antologie[modifica | modifica wikitesto]

  • 1977 – The Joe Meek Story
  • 1991 – I Hear a New World: An Outer Space Music Fantasy
  • 1991 – Joe Meek Story: The Pye Years
  • 1994 – The Joe Meek Story, Vol. 4: The Best of Michael Cox
  • 1994 – Work In Progress - The Triumph Sessions

Con i Tornados[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 1962 – Globetrotter
  • 1962 – Telstar
  • 1963 – Dragonfly
  • 1963 – Tornado
  • 1963 – Tornado Rock
  • 1963 – Costa Monger
  • 1963 – Billy Fury & The Tornados (con Billy Fury)
  • 1964 – Hot Pot
  • 1965 – Stingray

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Joe Meek’s experimental pop classic I Hear A New World gets expanded reissue, su factmag.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  2. ^ a b (EN) Joe Meek’s pop masterpiece I Hear a New World gets the chance to haunt a whole new generation of audiophile geeks, su tinymixtapes.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  3. ^ a b c d e f g Approfondimenti - Suoni da un altro mondo - Joe Meek :: Gli Speciali di OndaRock, su OndaRock. URL consultato il 16 aprile 2020.
  4. ^ Ezio Guaitamacchi, La storia del rock, Hoepli, "Joe Meek e l'ossessione per Buddy Holly".
  5. ^ (EN) Joe Meek, su scaruffi.com. URL consultato il 14 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
  6. ^ a b c d e f g (EN) Joe Meek, su allmusic.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  7. ^ (EN) Harpers West One, su imdb.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  8. ^ Neil Turok, L'uomo e l'universo. Dai quanti al cosmo, Il Saggiatore, 2015, [1].
  9. ^ a b c d e Ezio Guaitamacchi, Delitti rock: Da Robert Johnson a Whitney Houston, 200 indagini sulla scena del crimine, LIT, "Joe Meek e il culto dell'occulto".
  10. ^ (EN) Joe Meek: Tragic demise of a gifted musical maverick, su express.co.uk. URL consultato il 15 aprile 2020.
  11. ^ (EN) Genius or Insanity? The Mind of Joe Meek, su sbindependent.org. URL consultato il 15 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2009).
  12. ^ (EN) Joe Meek, su it.findagrave.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  13. ^ (EN) What's on Joe Meek's master tapes?, su theguardian.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  14. ^ (EN) Brian Eno wins the first Joe Meek award, su audioprointernational.com. URL consultato il 15 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2009).
  15. ^ (EN) 50 Of The Greatest Producers Ever, su nme.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  16. ^ (EN) Not a meek and mild story..., su manchestereveningnews.co.uk. URL consultato il 15 aprile 2020.
  17. ^ (EN) Moran's Meek tale set go large, su manchestereveningnews.co.uk. URL consultato il 15 aprile 2020.
  18. ^ (EN) THE DAY THE MUSIC DIED AND THE CURSE OF BUDDY HOLLY, su 97x.com. URL consultato il 15 aprile 2020.
  19. ^ (EN) Roger LaVern, su telegraph.co.uk. URL consultato il 15 aprile 2020.
  20. ^ (EN) Telstar - The Sound of the Future, su bbc.co.uk. URL consultato il 15 aprile 2020.
  21. ^ (EN) Colin Fry, The Krays: A Violent Business: The Definitive Inside Story of Britain's Most Notorious Brothers in Crime, Random House, 2011, p. 93.
  22. ^ (EN) Jan Bondeson, Murder Houses of London, Amberley, 2014, p. 362.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Gordon Thompson, Please Please Me: Sixties British Pop, Inside Out, Oxford University, 2008, "Joe Meek".
  • (EN) John Repsch, The legendary Joe Meek : the Telstar man, Woodford House, 1989.
  • (EN) Barry Cleveland, Joe Meek's Bold Techniques, BookBaby, 2001.
  • (EN) Steven Tucker, Great British eccentrics, Stroud.
  • (EN) Mark Brend, Strange Sounds: Offbeat Instruments and Sonic Experiments in Pop, Backbeat, 2005.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN199149294075880520206 · ISNI (EN0000 0001 1827 4550 · Europeana agent/base/62031 · LCCN (ENno98022125 · GND (DE118943715 · BNF (FRcb14838235v (data) · J9U (ENHE987007334859205171