I figli della violenza

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I figli della violenza
Titolo originaleLos olvidados
Paese di produzioneMessico
Anno1950
Durata85 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaLuis Buñuel
SoggettoLuis Buñuel, Luis Alcoriza
SceneggiaturaLuis Buñuel, Luis Alcoriza
ProduttoreÓscar Dancigers, Sergio Kogan, Jaime A. Menasce
Casa di produzioneUltramar Films
FotografiaGabriel Figueroa
MontaggioCarlos Savage
Musichearrangiamenti e direzione d'orchestra di Rodolfo Halffter su temi originali di Gustavo Pittaluga
ScenografiaEdward Fitzgerald
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

I figli della violenza (Los olvidados) è un film del 1950 diretto da Luis Buñuel, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes 1951.[1] Nel 2003 la copia del film conservata presso la Filmoteca della UNAM a Città del Messico è stata inserita dall'UNESCO nel Registro della Memoria del mondo.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Al centro del film vi è la vita di tre ragazzi di strada della periferia di Città del Messico: Pedro, Ojinto ed El Jaibo. Quest'ultimo si distingue dai primi due per il fatto che è un vero ragazzo di strada, senza famiglia, mentre Ojinto ha appena perso il padre e lo cerca durante il film, senza riuscirci, mentre Pedro vive con la madre, vedova e alle prese con cinque figli. Altri personaggi, come il musicista cieco e la ragazzina che vive nella casa accanto a quella di Pedro, sono ugualmente importanti e impreziosiscono questo affresco di umanità e brutalità.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il regista racconta di come inizialmente suoi amici comunisti di Parigi fossero disgustati dal film. Il critico cinematografico Georges Sadoul, suo vecchio amico, gli disse, sugli Champs Elysées, con molta tristezza: "Non puoi immaginare quanto il tuo film ci metta a disagio, perché ha un'ideologia borghese. Mostri come molto umani un professore borghese e uno stato borghese, perché rigenerano i bambini. Presenti come utile la polizia in una scena in cui un poliziotto impedisce a un pederasta di abbordare un bambino. Noi ce ne doliamo: questo ci rattrista. Ci sembra un film a favore della morale borghese". «Le cose cambiarono quando Pudovkin elogiò il film sulla Pravda. E alcuni critici che avevano attaccato il film cominciarono a dire che era molto buono».[2]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Awards 1951, su festival-cannes.fr. URL consultato il 25 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2013).
  2. ^ Luis Buñuel, I figli della violenza. Los Olvidados, Linea d'ombra edizioni, Milano 1993

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