Falero (demo)

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Falero
Informazioni generali
Nome ufficiale(GRC) Φάληρον
Dipendente daAntica Atene, tribù Aiantide, trittia dell'asty
Amministrazione
Forma amministrativademo
Rappresentanti9 o 13 buleuti
Cartografia
Il Falero è al centro, vicino ad Atene

Falero (in greco antico: Φάληρον?, Pháleron) era il nome di un demo dell'Attica, situato sulla sua costa occidentale, a circa otto chilometri a sud-ovest di Atene.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Falero era il principale porto di Atene prima che Temistocle,[1] nel 493 a.C., fortificasse il Pireo, dal momento che era più vicino alla parte antica della città (che si sviluppava a sud dell'Acropoli)[2] ed era collegato al centro abitato con una strada praticabile tutto il tempo dell'anno,[3] mentre il Pireo era preceduto da una zona paludosa. Si trattava più di una rada dove erano ormeggiate le barche che di un porto vero e proprio con banchine e magazzini e vi sfociavano i fiumi Cefiso e Ilisso.

Falero non era racchiuso nelle mura del Pireo, ma si trovava poco distante da esse lungo la costa.[4] Il territorio occupato dall'antico demo ora si trova nell'entroterra: questo si capisce grazie al resoconto della sconfitta degli Spartani, che erano sbarcati al Falero, ad opera della cavalleria tessala dei Pisistratidi tramandatoci da Erodoto.[5] La zona attuale, infatti, non si presta ad un attacco di cavalleria, mentre l'entroterra, nei pressi della cappella di San Giorgio, presenta un terreno molto più aperto e sgombro da ostacoli.

Vicino alla stessa cappella, inoltre, sono stati rinvenuti i resti delle mura faleriche, cinque stadi più corte delle lunghe mura che collegavano Atene al Pireo.[6]

Il porto era molto importante nella mitologia, in quanto da qui si diceva che fossero salpati i soldati diretti a Troia[7] e Teseo nel viaggio verso Creta. Strabone, citando Filocoro, afferma che il Falero era una delle dodici città fondate in Attica dal mitico re di Atene Cecrope,[4] e che in seguito Teseo aveva unito nella città di Atene.

Dopo la battaglia di Maratona (490 a.C.) i Persiani, nella manovra di aggiramento dell'Attica, cercarono di approdare al Falero, ma non lo fecero vedendo i soldati greci a Cinosarge. Qui si radunò la flotta persiana prima e dopo la battaglia di Salamina (480 a.C.)[8] e gli invasori distrussero molti edifici religiosi.

Il porto del Falero fu poco usato dal V secolo a.C. in poi, ma non fu smantellato e continuò ad esistere fino al I secolo d.C., quando Pausania il Periegeta vi descrive i templi di Zeus Demetrio,[9] Apollo Delio, Era ed Atena Scira[10] (quest'ultimo detto da Plutarco "di Sciro").[11] Erano inoltre presenti nel demo templi del dio ignoto, dei figli di Teseo e dell'argonauta Falero, l'eroe eponimo del demo. C'era anche un Eleusino, dove i sacerdoti dei misteri facevano il bagno in mare. Il demo, insieme a quelli di Pireo, Xipete e Timetade, apparteneva alla comunità dei tetrákomoi, particolarmente devota ad Eracle.[12] Sul luogo si trovavano la tomba di Aristide[13] e la corte di giustizia del Palladio, dove venivano processati gli omicidi involontari. Il pesce pescato nel mare di fronte al demo, in particolare lo spratto e lo spinotto, era molto apprezzato.

Oggi Falero è divisa amministrativamente in due parti: Paleo Falirou (antica Falero) è un comune, mentre la Falero nuova (Nea Falirou) appartiene al comune del Pireo; in quest'ultima si trova il velodromo che ospitò alcune gare dei Giochi della I Olimpiade.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pausania, I,1, 2.
  2. ^ Tucidide, II, 15.
  3. ^ Senofonte, II, 4, 30.
  4. ^ a b Strabone, IX, 1, 20.
  5. ^ Erodoto, V, 63.
  6. ^ Tucidide, I, 107.
  7. ^ Pausania, I, 28, 9.
  8. ^ Erodoto, VIII, 96.
  9. ^ Pausania, X, 35, 4.
  10. ^ Pausania, I, 36, 4.
  11. ^ Plutarco, Teseo, 17.
  12. ^ Giulio Polluce, Onomastikon, IV, 105.
  13. ^ Plutarco, Aristide, 1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Phaleron, su ancientworlds.net. URL consultato il 9 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2014). (fonte usata)
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