Diocesi di Oderzo

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Coordinate: 45°46′59″N 12°29′15″E / 45.783056°N 12.4875°E45.783056; 12.4875
Oderzo
Sede vescovile titolare
Opitergium
Chiesa latina
Sede titolare di Oderzo
Piazza grande di Oderzo
Arcivescovo titolareAlberto Bottari de Castello
Istituita1968
StatoItalia
RegioneVeneto
Diocesi soppressa di Oderzo
Suffraganea diAquileia
ErettaVI secolo
SoppressaVII secolo
sede episcopale trasferita a Eraclea;
la maggior parte del territorio formò la diocesi di Ceneda
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Oderzo (in latino: Dioecesis Opitergina) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il suo territorio ricalcava i confini amministrativi del municipium romano dell'antica Opitergium, ovvero la fascia di pianura compresa tra l'antico corso del fiume Piave a ovest e quello del Livenza a est, delimitata a nord, dal Cansiglio fino alle coste del mar Adriatico a sud, che un tempo erano arretrate di qualche chilometro rispetto ad oggi.

La diocesi è menzionata per la prima volta nel VI secolo. Tradizionalmente vengono attribuiti a questa sede tre santi vescovi, vissuti tra VI e VII secolo: Floriano, Tiziano e Magno.[1] Tuttavia unico vescovo storicamente documentato è Marciano[2]. Questi, che fu un vescovo tricapitolino, partecipò al sinodo di Grado del 579. Nella sacrestia della cattedrale di Sant'Eufemia a Grado è sepolto un vescovo di nome Marciano, ma senza l'indicazione della sede; secondo l'epigrafe, questo Marciano, che alcuni autori ipotizzano sia il vescovo di Oderzo, sarebbe stato consacrato nel 549 e sarebbe morto nel 593.

Tra il V e il VII secolo, con le invasioni barbariche, Oderzo fu più volte saccheggiata ed in seguito si trovò pienamente coinvolta nella guerra tra Bizantini e Longobardi, che portò al saccheggio della città operato nel 636 dal re longobardo Rotari. Secondo la Cronaca di Andrea Dandolo[3], il vescovo Magno, con il clero e i fedeli, fuggì trasferendo la sede vescovile ad Eraclea, centro della Laguna di Venezia sotto l'influenza e la protezione bizantina. Oderzo fu definitivamente distrutta e rasa al suolo da Grimoaldo nel 669. Secondo Giovanni Diacono, il trasferimento della sede a Eraclea fu confermato da papa Severino nel 640.[4]

Le spoglie del suo predecessore san Tiziano nel frattempo erano state trasferite a Ceneda, già emergente capoluogo di un ducato longobardo, in occasione di un leggendario episodio secondo il quale le spoglie del santo, poste su una barca sul fiume Livenza, avrebbero raggiunto Ceneda risalendo miracolosamente la corrente.

Verso la fine del VII secolo o all'inizio del secolo successivo proprio a Ceneda fu istituita una nuova diocesi, l'odierna diocesi di Vittorio Veneto, che ereditò la gran parte del territorio diocesano di Oderzo, quello sulla terraferma, mentre la fascia costiera e la zona lagunare rimanevano alla diocesi di Eraclea.

A Oderzo, per tradizione, è riservata la prima uscita di ogni nuovo vescovo vittoriese.

Negli anni trenta papa Pio XI elevò il parroco di Oderzo al titolo di "abate mitrato", concedendogli dignità quasi vescovile. Il primo a fregiarsi di questo titolo fu il decano don Domenico Visentin.

Nel 1968 papa Paolo VI istituì il titolo di Oderzo, assegnandolo a Livio Maritano, vescovo ausiliare di Torino. Dall'8 dicembre 2007 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Alberto Bottari de Castello, già nunzio apostolico in Ungheria.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Cronotassi dei vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Arnosti (op. cit., p. 78) riporta l'affermazione di Pio Paschini, secondo il quale questi tre santi sono completamente ignorati dalla storia.
  2. ^ Arnosti, op. cit., pp. 78 e seguenti.
  3. ^ Arnosti, op. cit., p. 87.
  4. ^ Arnosti, op. cit., p. 87 e nota 82 (auctoritate Severiani papae).
  5. ^ Vescovo documentato da una dubbia iscrizione del 419 nella chiesa di San Giacomo di Rialto a Venezia. Maria Stella Busana, Oderzo. Forma urbis, Roma, l'Erma di Bretschneider, 1995, p. 28, nota 87, ISBN 9788870629279.
  6. ^ Cfr. anche Eno Bellis, Marciano, vescovo opitergino, Oderzo, Bianchi, 1957.
  7. ^ Questa è la data tradizionale. Secondo Daniela Rando la sede fu trasferita a Eraclea dopo il 640.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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