Delfini (famiglia)

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Disambiguazione – Se stai cercando la famiglia veneziana omonima, anche citata come Delfino, Dolfin e Delfin, vedi Dolfin (famiglia).
Delfini
Troncato d'argento e d'azzuro, un delfino d'oro attraversante.
Stato Stato di Savona

Repubblica di Genova

Data di fondazioneXIII secolo
Rami cadetti

I Delfini (anche Delfino e Delfin) sono una nobile famiglia ligure della Riviera di Ponente notevole per la loro attività navale fin dal medioevo. A partire dalla Guerra degli Stretti si legarono alla Repubblica di Genova. Dall'inizio del XV secolo formarono l'alberghi dei Uso di Mare e dei Castro.

I Delfini di Varazze[modifica | modifica wikitesto]

Madonna dei Delfini (1536) di Teramo Piaggio, richiesta da Bartolomeo per il distrutto convento di San Domenico il Vecchio al Priamar (attualmente alla Chiesa di San Giovanni Battista in San Domenico, Savona).

Una tradizione più diffusa in Spagna e Francia li ritenne discendenti dei Delfini veneziani[1][2][3] e anche dei Delfini del Viennois[3][4]. A partire da Odoardo Ganduccio[5] diversi autori liguri li considerano gli stessi che un ramo dei marchesi da Passano (della Riviera di Levante) soprannominato dei Delfinis[6], già estinti nel XVI secolo come affermato dal senatore Federico Federici[7], che nel suo "Scrutinio della Nobiltà Ligustica" distinse le due stirpi confuse dal Ganduccio e attesta l'origine della famiglia tuttora esistente all'epoca alla Riviera di Ponente[8].

Stemma dei Delfini secondo Giovanni Andrea Musso (XVII secolo, Biblioteca Civica Berio, Genova)
Stemma di Bruno Vallarino-Delfino (di Arenzano), consigliere di Ferdinando VII

L'origine a Varazze indicata dal senatore[8] venne ripresa da Luigi Tommaso Belgrano nella documentazione del cantiere navale di Ottobono Dalfinus de Varagine nel 1277[9], stesso che appare insieme a Simone Doria come uno dei due "testes e consiliatores" nell'atto di infeudazione della signoria di Varazze agli eredi di Iacopo Malocello nel 1290.[10] Già nel 1279 Guglielmo e Ansaldo dei Delfini di Varazze erano giunto all'ammiraglio Oberto de Savignone nei confronti con i Malocelli nelle sue pretese su Varazze.[11][12] Questo Guglielmo fu anche testimone alla pressa del castello di Spotorno da parte di Iacopo Boccanegra nel 1258[13] e nel 1263 insieme a Enricus Templerius[14] nel pagamento di un debito del marchese Tomasso di Ponzone all'abbazia cisterciense di Staffarda effettuato a Varazze "sub portico domus heredum Dalfini" [15].

Secondo l'atti notarili di Pera, pubblicati da G. Brătianu, i Delfini di Varazze erano anche presenti a Costantinopoli almeno dal 1281[16].

Ramo savonese (dei Castro-Delfini)[modifica | modifica wikitesto]

Federico Bruno li ritene come antichi signori di Castel Delfino (Savona)[17], anche non attento all'uso esclusivo del doppio cognome di Castro-Delfino (anche Castel-Delfino) all'epoca degli alberghi (tra 1435[18] e 1558[19]) prima dal ritorno al uso semplice.[20]

I Delfini sono trovati all'ordine dei nobili nel Liber Civitatis di Savona, dove ricoprirono diversi cariche della magistratura come quelli di anziano, priore degli anziani, sindaco, notai, ed altri.[17] Dal 1377 è attestata la presenza di Pietro a Famagosta, e dal XV secolo di Ambrogio a Londra, Valencia e Palermo. Dalle rapporti tra Federico e Domenico Colombo[21] segue la presenza di Giuliano a Siviglia dal 1492[22], di Aleramo (anche Alaramino) a Valencia dal 1495, e di Giovanni a Cadice nel 1498. Dal 1524 i fratelli Nicolás e Jacobo avevano presenza a Valencia, Siviglia[23] e a Cadice, dove fondarono il convento di San Francesco e la cappella funebre (poi venduta ai fiamminghi)[24]. Un'altra cappella era probabilmente a Savona nel distrutto convento di San Domenico il Vecchio al Priamar, da dove fu portata la Madonna dei Delfini (1536) di Teramo Piaggio alla chiesa di San Giovanni Battista in San Domenico[25]. Formarono parte del governo filo-francese di Savona[26] prima della pressa imperiale di 1528. Avevano il palazzo alla Fossalvaria (attuale Via Pia) tra i palazzi Scarampi e della Rovere[27].

Ramo genovese o di Arenzano (dei Usodimare-Delfini)[modifica | modifica wikitesto]

Dagli atti del notaio Giovanni Bocchino si presume la presenza dei Delfini ad Arenzano dal 1298[28], anche se il Federici li documenta solo a partire da Giacomo, capitano legato a Giorgio del Carretto, marchese del Finale, intorno al 1340[29], imbarcato nella flotta dell'ammiraglio Pagano Doria in occasione della Guerra degli Stretti nel 1352[8]. Dal 1397 Giovanni aveva casa in Genova sulla contrada di Malcantone (attuale via di Canneto il Lungo) anche se dal 1407 vengono albergati ai Usodimare (all'epoca in Piazza Bianchi)[30]. Dal XV secolo se ritrova la presenza del casato nella amministrazione del Banco di San Giorgio sotto il doppio cognome di Usodimare-Delfino (Ususmaris Delphinus) almeno dal 1444[31] fino al 1559[32], poi ritornando al uso semplice. I Delfini genovesi continuarono l'attività cantieristica ad Arenzano, e ricoprirono diversi cariche della magistratura genovese, come quelli di ufficiale di marina, di moneta, di banchi, capitano degli artefici, la carica senatoriale di anziano, consigliere, ambasciatore e quella dei octo veros nobiles, massari e padri del Comune[8][33]. Seguendo al Federici e a Giovanni Maria Ascheri, passarono della storica fazione ghibellina alla guelfa a partire dal quattrocento[34]. Nel 1516 il capitano Battistino s'imbarcò nella flotta del cardinale-ammiraglio Federico Fregoso contro la flotta ottomana dell'ammiraglio Kurtoğlu e nel 1519 sconfisse l'ammiraglio Pedro de Bobadilla sulla costa di Chios.[35] Alla riforma della Repubblica di Genova nel 1528 furono iscritti nel Liber Primus Nobilitatis sul albergo Uso di Mare (Usus Maris famiglia)[36] e sul registro dei Delfini (Delfina) nel Liber Aureus Ascriptionum Nobilitatis (Libro d'Oro)[37].

Dal 1385 è attestata la presenza di Francesco a Chios, di Battista a Sciacca nel 1530, di Jehan Francisco a Bruxelles dal 1543 e a Madrid dal 1556, e da Girolamo a Napoli nel 1601. Nel XVII secolo Giovanni Battista comincia il legame più stabile con la Spagna[38][39], e alla fine dello stesso secolo Ambrosio, Antonio, Bernardo, Bautista, Bartolomé e Juan María sonno tutti radicati tra Valencia e Cadice[40][41]. All'inizio del settecento, Battista e Bernardo fondarono la chiesa dei Santi Nazario e Celso ad Arenzano, Bartolomé si distinse come sostenitore di Filippo V nella Guerra di Successione Spagnola[42], Juan María come capitano della Real Armada dei Borboni[43] e Manuel Lorenzo come armatore del Real Consulado de Indias[42].

Nello stesso secolo fondarono la Real Archicofradía del Rosario del Pilar[44] e sua cappella alla chiesa di San Lorenzo di Cadice, e anche la cappella del Ecce-Homo giunto quella dei Castro-Delfini (già dei fiamminghi) nel convento di San Francesco di Cadice dove furono sepolti.[45]

Arma[modifica | modifica wikitesto]

Le armi dei Delfini sono:

"troncato d'argento e d'azzurro (mare d'argento e aria d'azzurro), un delfino d'oro attraversante, timbrato dalla corona marchionale"[46]

così appare nel Stemmario di Giovanni Andrea Musso (anche fa il delfino naturale e la corona al campo)[47] e con tre stelle al capo nel Stemmario Uvadense di Bernardino Barboro[48], anche nel Nobiliario Español del barone de los Cobos[49], in diverse prove dell'Ordine di Malta[50], Santiago[51][52], Carlo III[53][46][54][55], ed altri.

Personalità[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Héctor Parra Márquez, Esbozo de las academias, Academia Nacional de la Historia, 1983. URL consultato il 21 maggio 2023.
  2. ^ (FR) Alexandre C. Germain, Histoire de l'eglise de Nimes, Giraud, 1838. URL consultato il 21 maggio 2023.
  3. ^ a b (ES) Juan Flórez de Ocariz, Libro primero de las genealogias del Nueuo Reyno de Granada ..., por Ioseph Fernandez de Buendia, 1674. URL consultato il 21 maggio 2023.
  4. ^ (FR) Société d'études des Hautes-Alpes, Bulletin de la Société d'études historiques, scientifiques, artistiques, et littéraires des Haute-Alpes, 1925. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  5. ^ Ganduccio, Odoardo. "Famiglie Nobili Genovesi". Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria. Pg. 712 (Delfini), su storiapatriagenova.it.
  6. ^ Angelo M. G. Scorza, Le famiglie nobili genovesi, Fratelli Frilli Editori, 16 maggio 2014, ISBN 978-88-7563-974-7. URL consultato il 21 maggio 2023.
  7. ^ Giordano, Maddalena. "Manoscritti di immunità concesse alla famiglia da Passano". Atti della Società Ligure di Storia Patria. Nuova Serie. XXXIV. Genova. 1994. (PDF), su storiapatriagenova.it.
  8. ^ a b c d Federici, Federico. "Scrutinio della Nobiltà Ligustica". Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria. Pg. 444 (Delfini)., su storiapatriagenova.it.
  9. ^ (LA) Luigi Tommaso Belgrano, Documenti inediti riguardanti le due crociate di San Ludovico IX Re di Francia, raccolti ordinati ed illustrati da Luigi Tommaso Belgrano, Luigi Beuf, 1859. URL consultato l'11 novembre 2023.
  10. ^ “I Libri Iurum della Repubblica di Genova”. Vol. ⅙. Società Ligure di Storia Patria. Genova. 2000. (img 433). (PDF), su storiapatriagenova.it.
    «testes e consiliatores Symon Aurie quondam Martini, Ottobonus de Varagine Dalfinus oo Ottobonus Dalfinus de Varagine.»
  11. ^ Società ligure di storia patria, Atti della Società ligure di storia patria, Per Tommaso Ferrando, 1903. URL consultato il 21 maggio 2023.
  12. ^ Comune di Stella - Guida turistica - Storia di Stella, su www.comunestella.it. URL consultato il 26 giugno 2023.
  13. ^ Roccatagliata, Ausilia. "Pergamene Medievali Savonesi (998-1313)” Atti della Società Savonese di Storia Patria. Parte Prima. Savona. 1982. pg. 333 (PDF), su storiapatriasavona.it.
  14. ^ (EN) Elena Bellomo, The Templar Order in North-west Italy: (1142 - C. 1330), BRILL, 2008, ISBN 978-90-04-16364-5. URL consultato il 21 maggio 2023.
    «"Enricus Templerius" identificato da Bianca Capone come figlio del marchese Alberto di Ponzone.»
  15. ^ (LA) "Cartario dell'Abazia di Staffarda". Reale Deputazione Subalpina di Storia Patria. 1901., 1901. URL consultato il 21 maggio 2023.
    «"Dominus Thomas Marchio de Punzono...actum Varagine sub Portico Domus Heredum Dalfini...testes rogati, Dominus Henricus Templerius, Guillelmus Dalfini..."»
  16. ^ (LA) George Ioan Brătianu, Actes des notaires génois de Péra et de Caffa de la fin du treizième siècle (1281-1290), Cultura Nationalǎ, 1927. URL consultato il 21 maggio 2023.
    «Si legge un "Ateche" Dalfini de Varazze»
  17. ^ a b Bruno, Federico. "La Ricostruzione del Libro d'Oro del Comune di Savona". Società Savonese di Storia Patria. Pg. 65 (PDF), su storiapatriasavona.it.
  18. ^ (FR) Correspondance astronomique, géographique, hydrographique et statistique du baron de Zach ..., A. Ponthenier, imprimeur-fondeur, 1826. URL consultato il 12 novembre 2023.
  19. ^ Salvador Esteban, Emilia. “Presencia Italiana en la Valencia del XVI”. pagina 13, su roderic.uv.es.
  20. ^ Migliardi, Carlo. "Savona E I Suoi Casati". 1561. Atti della Società Savonese di Storia Patria. Vol. XVII. 1935 Pg. 212 (PDF), su storiapatriasavona.it.
  21. ^ Giuseppe Nervi, Notizia di quindici carte concernenti ad una famiglia Savonese dei Colombi, Bianco, 1810. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  22. ^ Abate, Agostino. "Cronache Savonese dal 1500 al 1570". Società Savonese di Storia Patria. Savona. 1897. img 245 (PDF), su storiapatriasavona.it.
  23. ^ Maddalena, Aldo de; Kellenbenz, Hermann. “La Repubblica Internazionale del Denaro tra XV e XVII Secolo”. Istituto Trentino di Cultura. Società Editrice il Mulino. Bologna. 1986. (PDF), su books.fbk.eu.
  24. ^ Sancho de Sopranis, Hipolito. "Notas de Historia Francisco-Gaditanas". (PDF), su veracruzcadiz.es.
  25. ^ Bullettino della Societa' storica savonese, D. Bertolotto e C, 1900. URL consultato il 26 ottobre 2023.
  26. ^ Poggi, Vittorio; Poggi, Poggio. "Cronotassi dei principali magistrati che ressero e amministrarono il Comune di Savona dalle origini alla perdita della sua autonomia". Parte VI (dal 1501al 1528). Savona. 1940. (PDF), su storiapatriasavona.it.
  27. ^ Collana storico-archeologica della Liguria occidentale, Instituto internazionale di studi liguri, Museo Bicknell, 1975. URL consultato l'11 novembre 2023.
  28. ^ Atti della Società Ligure di Storia Patria. Volume XXXIV. Genova. 1904. pg 231 (PDF), su storiapatriagenova.it.
  29. ^ Próspero de Bofarull y Mascaró, Manuel de Bofarull y de Sartorio e Francisco de Asís de Bofarull y Sans, "Colección de Documentos Inéditos del Archivo General de la Gorona de Aragón, publicada de Real Orden...", 1970. URL consultato il 21 maggio 2023.
  30. ^ Collegio araldico, Rivista, Presso il Collegio araldico., 1933. URL consultato il 26 giugno 2023.
  31. ^ La Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio, su www.lacasadisangiorgio.eu. URL consultato il 21 maggio 2023.
  32. ^ La Casa delle Compere e dei Banchi di San Giorgio, su www.lacasadisangiorgio.eu. URL consultato il 21 maggio 2023.
  33. ^ Giovanni Bartolomeo Fazio, Varazze e il suo distretto: memoria dettata in occasione dell' esposizione mondiale di Parigi dell'anno 1867, tipogr. della Gioventù, 1867. URL consultato il 12 novembre 2023.
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  35. ^ Pandeli Argenti, Philip. “The Occupation of Chios by the Genoese and Their Administration of the Island, 1346-1566”. University of California. 1958..
  36. ^ "Liber Primus Nobilitatis". Archivio Storico del Comune di Genova. Società Ligure di Storia Patria. Sec. XVI. Pg. 40 (Ususmaris Familia)., su storiapatriagenova.it.
  37. ^ "Liber Aureus Ascriptionum Nobilitati Reipublicae Genuensis". Biblioteca Nazionale di Spagna. XVIII sec. Pg. 84, su bdh.bne.es.
  38. ^ (EN) Catia Brilli e Manuel Herrero Sánchez, Italian Merchants in the Early-Modern Spanish Monarchy: Business Relations, Identities and Political Resources, Routledge, 16 maggio 2019, ISBN 978-1-351-76634-0. URL consultato il 12 novembre 2023.
  39. ^ Maréchaux, Benoît. “Instituciones navales y finanzas internacionales en el Mediterráneo de la época moderna. Los asentistas de galeras genoveses al servicio de la Monarquía Hispánica (1500-1650).” Universidad de Carlos III. Getafe. 2017. Pagina 443.
  40. ^ Molina, Carlo. “L’Emigrazione Ligure a Cadice (1709-1854).” Atti della Società Ligure di Storia Patria. Vol. XXXIV. Genova. 1944. Pg. 339 (PDF), su storiapatriagenova.it.
  41. ^ Seguí Romá, Vicente. "Comerciantes extranjeros en Alicante (1700-1750). Hombres de negocios franceses y genoveses en una ciudad mediterránea". Universitat d'Alacant. (PDF), su rua.ua.es.
  42. ^ a b Guadalupe Carrasco, Los instrumentos del comercio colonial en el Cádiz del siglo XVII, 1º gennaio 1996. URL consultato il 21 maggio 2023.
  43. ^ "Principios del Reinado de Felipe V." Instituto de Historia y Cultural Naval. Armada Española. (PDF), su armada.defensa.gob.es.
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]