Chiesa di San Michele in Africisco

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Ex chiesa di San Michele in Africisco
Campanile della chiesa visto da Piazza Andrea Costa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàRavenna
Coordinate44°25′07.11″N 12°11′57.79″E / 44.418642°N 12.199386°E44.418642; 12.199386
Religionecattolica di rito romano
TitolareMichele Arcangelo
Arcidiocesi Ravenna-Cervia
Consacrazione547
Stile architettonicobizantino
Completamento545

La chiesa di San Michele in Africisco è una basilica di Ravenna, oggi sconsacrata, sita in piazza Andrea Costa, non lontano dalla cattedrale ariana e dal battistero ad essa relativo. Originariamente la zona era caratterizzata dalla confluenza del Padenna e del flumisellum Padennae, ovvero del principale fiume che attraversava la città e di un suo affluente. Oggi entrambi sono stati sostituiti da strade.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il mosaico dell'abside al Bode Museum di Berlino.
Pianta della chiesa ricavata durante degli scavi nel 1901.
Particolare del mosaico absidale con la figura di Cristo.

La piccola basilica risale al VI secolo. Secondo quanto riportato nell'iscrizione che si trovava nell'abside,[2] fu finanziata (come del resto avvenne per le basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare in Classe) dal ricco banchiere e funzionario orientale Giuliano Argentario e da un suo genero, di nome Bacauda, come voto all'arcangelo Michele. Fu dedicata il 7 maggio 545 dal vescovo Vittore[3] e consacrata dall'arcivescovo Massimiano nel 547.
Etimologicamente, il termine "Africisco" parrebbe in relazione con la Frigia[4], regione dell'Asia Minore; localmente indicava il quartiere nel quale sorgeva la chiesa.

Originariamente a tre navate divise da pilastri, secondo una tipologia di matrice greco-costantinopolitana che trova confronti più immediati in Istria, la basilica è stata trasformata più volte nel corso dei secoli: Nel 1215 fu oggetto di restauri. Fra XV e XVI sec. furono aggiunti la facciata e il campanile. Nuovi restauri si tennero tra il XVI e il XVII secolo.
Era dotata di un'antica meridiana su cui si regolavano tutti gli orologi della città di Ravenna. Nel campanile, una lastra in terracotta raffigurante una deposizione ricorda il luogo ove i morti sostavano prima dell'inumazione.
La chiesa, già in precarie condizioni, fu definitivamente sconsacrata nel 1805 a seguito delle requisizioni napoleoniche e nel 1812 venne venduta per soli 80 scudi ad un certo Andrea Cicognani, che ne riadattò la navata sinistra per farne delle pescherie per l'antistante mercato. Secondo un documento del 1820, a quella data l'edificio era stato ceduto ad un altro privato, Giuseppe Buffa, il quale - mantenendo la pescheria - aveva adattato l'abside a deposito di legna, proteggendo il mosaico con un muro. Nel 1824 Buffa chiese alle autorità cittadine il permesso di abbattere il campanile "già di per se stesso inutile", permesso che fu fortunatamente rifiutato.

In quegli anni l'assessore di Federico Guglielmo IV di Prussia Nicolaus von Minutoli, in visita a Ravenna, fece una riproduzione del mosaico absidale. Il re tedesco ordinò l'acquisto del mosaico, avvenuto tra il 1842 e il 1843 per 200 scudi dopo aver ottenuto da papa Gregorio XVI l'autorizzazione per lo spostamento a Berlino. Alessandro Cappi, segretario dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna, si oppose rifiutandosi di collaborare alla rimozione della decorazione musiva. La direzione dei lavori fu allora affidata ad un antiquario veneziano, Vincenzo Pajaro, che incaricò il mosaicista suo concittadino Liborio Salandri del distacco, avvenuto nel dicembre 1844. I lacerti vennero depositati in diverse ceste presso la residenza di Pajaro a palazzo Sanudo, a Venezia, che subì un bombardamento durante l'assedio austriaco del 1849, con conseguente danneggiamento del mosaico. Morto Salandri, il restauro dell'opera fu affidato a Giovanni Moro che lo eseguì tra il 1850 e il 1851 e lo fece spedire a Berlino diviso in quattro casse. Per accontentare Federico Guglielmo di Prussia, Moro rifece diverse parti del mosaico. Dei frammenti originali rimasti salvò alcune parti e le rivendette.
A Berlino, morto Federico Guglielmo IV nel 1861, il mosaico fu lasciato a lungo nei depositi. Finalmente montato - con numerose integrazioni - nel 1904 in una delle sale di quello che attualmente è il Bode Museum, subì altri gravi danneggiamenti durante la seconda guerra mondiale, rendendo necessari nuovi restauri, effettuati tra il 1950 e il 1951.

Degli altri elementi decorativi è rimasto ben poco. Il mosaico pavimentale a motivi geometrici, riscoperto nel 1930, una transenna e due capitelli sono conservati attualmente al Museo nazionale di Ravenna; mentre altri frammenti si trovano al Museo di Torcello, al Victoria & Albert Museum di Londra e a San Pietroburgo.[5]

L'antica chiesa di S. Michele è ora la sede di un negozio di abbigliamento. Restano visibili il campanile e la struttura dell'abside originale costruito con i mattoni rossi, lunghi e sottili, tipici delle costruzioni giustinianee detti "giulianei", cioè del periodo di Giuliano Argentario.

Il mosaico[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio era decorato al suo interno da mosaici parietali e pavimentali, tra cui spiccava quello posto nel catino absidale, dove campeggiano le tre figure solenni degli arcangeli Michele e Gabriele con al centro un Cristo imberbe stante, col nimbo crucesignato, che regge una croce astile gemmata e un codex aperto nel quale si legge (nella pagina sinistra): Qui vidit me, vidit et patrem[6] e, nella pagina destra, Ego et Pater unum sumus[7]. Nell'arco trionfale l'iconografia si ripete, con un Cristo barbato e benedicente, con il nimbo crucesignato, vestito di tunica e pallio, seduto su un trono gemmato con suppedaneo, recante un codex chiuso nella mano sinistra. È affiancato dagli arcangeli e dai sette angeli dell'Apocalisse. Ai lati si trovavano i santi Cosma e Damiano, mentre l'intradosso dell'arco è decorato con motivi vegetali e colombe. Al centro è raffigurato l'Agnello entro un medaglione.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) D. Mauskopf Deliyannis, Ravenna in Late Antiquity, su books.google.it, Cambridge University Press, 2010, p. 250. URL consultato il 17 settembre 2015.
  2. ^
    (LA)

    «Consecuti beneficia archangeli Michaelis Bacauda et Iulianus a fundamentis fecerunt et dedicaverunt sub die Non. Mai quater p. c. Basilii iunioris viri clarissimi consulis Ind. VIII.»

    (IT)

    «Avendo ricevuto benefici dall'arcangelo Michele, Bacauda e Giuliano costruirono dalle fondamenta e dedicarono (questa chiesa) il 7 maggio del quarto anno dopo il consolato di Basilio il giovane, vir clarissimus console, nell'ottava indizione (anno 545).»

    L'iscrizione è riportata nel Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis redatto dal vescovo Agnello nella prima metà del IX sec.: Agnelli Liber Pontificalis ecclesiae Ravennatis, su dmgh.de, p. 330. URL consultato il 17 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
  3. ^ Cristina Di Zio, Fonti della tradizione liturgico-musicale in notazione ravennate (secc. XI-XII). Il repertorio dei canti per la Messa, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, 2008, p. 15. Di altro avviso E. Russo, s.v. Ravenna. S. Michele in Africisco, in Enciclopedia dell'Arte Antica, Classica e Orientale. Secondo Supplemento 1971-1994, IV, Roma 1996, p. 710, che colloca in tale data la consacrazione, e non la dedicazione, dell'edificio. Ancor prima, F.W.Deichmann, s.v. Ravenna. 15. S. Michele in Africisco, in Enciclopedia dell'Arte Antica, Classica e Orientale, VI, Roma 1965, p. 635, fissava al 17 maggio 545 la data dell'apertura al culto della chiesa.
  4. ^ Secondo una leggenda collegata al santo, Michele, guardiano del Paradiso, aveva deviato il corso di un torrente in Frigia fendendo la roccia con la sua spada.
  5. ^ Secondo I. Andreescu Treadgold, The Wall Mosaics of San Michele in Africisco, Ravenna Rediscovered, in L'Italia meridionale fra goti e longobardi, Corsi di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina (a cura di R. Farioli), XXXVII, Ravenna 1990, pp. 13-57, il mosaico oggi a Berlino sarebbe una copia eseguita a Venezia nel 1850-1851; nel Museo di Torcello si troverebbero, invece, le teste originali degli arcangeli Michele e Gabriele, mentre quella del Cristo è al Victoria and Albert Museum di Londra.
  6. ^ Traduzione: «Chi vede me, vede il Padre» Gv Giovanni 14,9, su laparola.net..
  7. ^ Traduzione: «Io e il Padre siamo una cosa sola» Gv Giovanni 10,30, su laparola.net..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wulf, Oskar, "Das ravennatische Mosaik von S. Michele in Affricisco im Kaiser Friedrich-Museum", in: Jahrbuch der Koniglich preuszischen Kunstsammlungen, 1904, n. 4;
  • Ricci, C., "La chiesa di S. Michele «ad Frisigelo» in Ravenna", in: RassArte, 1905, 9, 136–142;
  • Wulf, Oskar, "Der Erhaltungszustand des ravennatischen Mosaiks...", in: Kunstchronik, 1905, 8–10;
  • Шмит, Ф., "Алтарные мозаики церкви Михаила архангела в Равенне", in: Светильник, 1915 3–4, 47–54;
  • Bovini, Giuseppe, "Un'antica chiesa ravennate San Michele in Africisco", in: Felix Ravenna: bollettino storico romagnolo edito da un gruppo di studiosi, 1953, 11, 5–37;
  • Wessel, К., Das Mosaik aus der Kirche San Michele in Africisco zu Ravenna. Berlin, 1955;
  • Cecchelli, Margherita, "Osservazioni circa il mosaico di San Michele in Africisco", in: Felix Ravenna: bollettino storico romagnolo edito da un gruppo di studiosi, 1960, 82, 124-132;
  • Wessel, Klaus, "Il mosaico di S. Michele in Africisco", in: Corsi d'arte ravennate e bizantina, 1961, 8, 369-392;
  • Bovini, Giuseppe, "San Michele in Africisco di Ravenna", in: Corsi d'arte ravennate e bizantina, 1969, n. 16, 81-96 ;
  • Grossmann, Peter, S. Michele in Africisco zu Ravenna; baugeschichtliche Untersuchungen, Mainz am Rhein, P. von Zabern, 1973;
  • Arne Effenberger, Das Mosaik aus der Kirche San Michele in Africisco zu Ravenna: ein Kunstwerk in der Frühchristlich-Byzantinischen Sammlung der Staatlichen Museen zu Berlin, Berlin, Evangelische Verlagsanstalt, 1975, ISBN non esistente.
  • Виктор Лазарев, История византийской живописи, Москва, Искусство, 1986, ISBN non esistente.
  • Arne Effenberger, Das Mosaik aus der Kirche San Michele in Africisco zu Ravenna: ein Kunstwerk in der Frühchristlich-byzantinischen Sammlung, Berlin, Staatliche Museen zu Berlin, 1989, ISBN non esistente.
  • Andreescu Treadgold, Irina, The Wall Mosaics of San Michele in Africisco, Ravenna Rediscovered, in L'Italia meridionale fra goti e longobardi, Corsi di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina (a cura di R. Farioli), XXXVII, Ravenna, Edizioni del Girasole, 1990, pp. 13–57;
  • Gramentieri, Claudia, "Il mosaico absidale della chiesa ravennate di San Michele il Africisco: inediti d'archivio", in: Ravenna studi e ricerche, 1995, 2;
  • Pasi, Silvia, "San Michele in Africisco, San Vitale, Sant'Apollinare in Classe", in: Ravenna racconta: stelle lontane, echi bizantini, a cura di Elisabetta Marraffa, Enzo V. Moroni. - Piangipane : Anastasis editrice. Ravenna 1996, pp. 177–191;
  • Claudio Spadoni e Linda Kniffitz, San Michele in Africisco e l'età giustinianea a Ravenna, Milano, Silvana Ed., 2007, ISBN 978-88-366-0648-1.
  • Deborah Mauskopf Deliyannis, Ravenna in Late Antiquity, New York, Cambridge University Press, 2010, ISBN 978-0-521-83672-2.

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