War (Bob Marley)

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War
singolo discografico
ArtistaBob Marley & the Wailers
Pubblicazione1976
Durata3:37
Album di provenienzaRastaman Vibration
GenereReggae
EtichettaUniversal

War è una canzone scritta da Allan Cole e Carlton Barrett e cantata da Bob Marley sull'album Rastaman Vibration del 1976, che prende spunto da un discorso dell'imperatore d'Etiopia, Hailé Selassié, assassinato[1][2] due anni prima, dopo essere stato detronizzato nel 1974. Il popolo Rasta prega Selassié come la seconda incarnazione di Gesù, e si riferisce a lui come il Leone di Giuda, cosa che Marley ha fatto in molte delle sue canzoni.

L'imperatore d'Etiopia pronunciò questo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1963, quando era ancora in carica. Marley utilizza una parte del discorso, in particolare quella che richiama all'uguaglianza tra gli uomini affinché non ci siano differenze di razza, classe o nazionalità. Nella sua canzone, Marley asserisce che ci sarà guerra fino al giorno in cui si arriverà ad una società egualitaria (soprattutto in Africa).[3]

Il discorso[modifica | modifica wikitesto]

Marley utilizza esattamente le seguenti parole del discorso di Hailé Selassié alle Nazioni Unite, trasformandole in versi ed intercalandoli con la parola war (guerra):

«Fino a quando la filosofia che ritiene una razza superiore ed un’altra inferiore non sia definitivamente e permanentemente discreditata ed abbandonata; fino a che non cesseranno di esistere in ogni nazione cittadini di prima e seconda classe; fino a che il colore della pelle di un uomo non diventi di significato non maggiore di quello dei suoi occhi; fino a che i diritti umani basilari non siano egualmente garantiti a tutti indifferentemente dalla razza; fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura e di una cittadinanza mondiale ed il dominio della moralità internazionale rimarranno non più di una fuggevole illusione, da essere perseguita, ma mai raggiunta. E fino a che gli ignobili ed infelici regimi che mantengono i nostri fratelli in Angola, in Mozambico ed in Sudafrica in una schiavitù sub-umana non siano stati rovesciati e distrutti...»

Conclude poi il concetto con versi che esortano a mobilitarsi per raggiungere tali obiettiviː

«E fino al giorno in cui il continente africano non conoscerà la pace, noi africani combatteremo. Lo troviamo necessario e sappiamo che vinceremo, poiché siamo fiduciosi nella vittoria del bene sul male...»

Per quanto riguarda le nazioni citate da Hailé Selassié e da Marley, il Mozambico e l'Angola avevano raggiunto l'indipendenza poco prima dell'uscita del disco Rastaman Vibration (rispettivamente il 25 giugno e l'11 novembre 1975), dopo anni di guerriglia con il potere coloniale. Il regime dell'apartheid in Sudafrica cesserà pacificamente nel 1991.

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1997 il gruppo brasiliano Sepultura realizzò una cover del brano rendendola in chiave industrial metal. Il brano comprende spezzoni del discorso di Selassiè alle Nazioni Unite. Il pezzo si trova in Ratamahatta il secondo singolo tratto dal fortunatissimo album Roots. È presente solo nella versione CD e non in quella in vinile. Successivamente fu incluso anche nella compilation Blood-Rooted.

Nel 2009 Bono, il cantante del gruppo rock U2, e altri musicisti riproposero questo brano. La particolarità di questa incisione sta nel fatto che è eseguita da musicisti provenienti da tutto il mondo. Il produttore del video, Mark Johnson, ha raccolto il contributo di ciascun musicista direttamente nel proprio paese di origine, attraverso l'uso di macchine digitali portatili[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Salvano, Tadese Tele, የደረግ አነሳስና (የኤርትራና ትግራይ እንቆቅልሽ ጦርነት) [The Derg Initiative (The Eritrean-Tigray Mysterious War)], 2018, ISBN 978-0791596623..
  2. ^ Ethiopian Court Hears How Emperor Was Killed, in The Washington Post.
  3. ^ a b Testo completo del discorso in: F.A.R.I. - Federazione Assemblee Rastafari in Italia, Discorsi di Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I, 2015, pp. 248-259.
  4. ^ Bono con i musicisti del mondo - Video Repubblica - la Repubblica.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]