Delio Cantimori: differenze tra le versioni

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Morì cadendo accidentalmente dalle scale della sua biblioteca il 13 settembre 1966.
Morì cadendo accidentalmente dalle scale della sua biblioteca il 13 settembre 1966.


=== Biblioteca ed archivio personale ===
== Biblioteca ed archivio personale ==
L' archivio personale di Cantimori é consultabile presso la [[Scuola Normale di Pisa]] nel {{Cita web|autore = Scuola Normale di Pisa.|url = http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=9699&RicFrmTipoRicDataSP=1&RicFrmDenominazioneCA=cantimori%20delio&RicProgetto=personalita&RicSez=complessi&RicFrmTipoRicDataCA=1&RicVM=ricercaavanzata&RicTipoScheda=ca|titolo = Fondo Delio Cantimori|accesso = 18 luglio 2014|editore = |data = }}; la sua biblioteca, per la parte relativa ai libri antichi, rari e manoscritti é consultabile presso il Palazzo del Capitano mentre il materiale moderno è stato inglobato nella Biblioteca e consultabile dal Catalogo online<ref>{{cita web|url=http://ventunobib.sns.it/F|titolo=Scuola Normale, Catalogo online}}</ref>.
L' archivio personale di Cantimori é consultabile presso la [[Scuola Normale di Pisa]] nel {{Cita web|autore = Scuola Normale di Pisa.|url = http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=9699&RicFrmTipoRicDataSP=1&RicFrmDenominazioneCA=cantimori%20delio&RicProgetto=personalita&RicSez=complessi&RicFrmTipoRicDataCA=1&RicVM=ricercaavanzata&RicTipoScheda=ca|titolo = Fondo Delio Cantimori|accesso = 18 luglio 2014|editore = |data = }}; la sua biblioteca, per la parte relativa ai libri antichi, rari e manoscritti é consultabile presso il Palazzo del Capitano mentre il materiale moderno è stato inglobato nella Biblioteca e consultabile dal Catalogo online<ref>{{cita web|url=http://ventunobib.sns.it/F|titolo=Scuola Normale, Catalogo online}}</ref>.



Versione delle 18:07, 18 lug 2014

Delio Cantimori

Delio Cantimori (Russi, 30 agosto 1904Firenze, 13 settembre 1966) è stato uno storico e politico italiano.

Biografia

Delio Cantimori fu il primogenito dei tre figli di Carlo e Silvia Sintini. Dal 1919 al 1922 frequentò il ginnasio e il primo anno di Liceo classico a Ravenna e concluse il percorso liceale al Liceo ginnasio Giovan Battista Morgagni di Forlì, conseguendovi la maturità nel 1924. Nel novembre di quello stesso anno vinse il concorso per allievo interno alla Scuola Normale Superiore di Pisa, iscrivendosi alla facoltà di lettere e filosofia. Cantimori vi stabilì duraturi rapporti di amicizia con molti normalisti e professori, tra i quali Aldo Capitini, Umberto Segre e il gentiliano Giuseppe Saitta, suo insegnante di storia della filosofia.

Dal mazzinianesimo familiare, Cantimori aderì in questi anni a un fascismo di impronta repubblicana e anticlericale, rappresentate dal mensile, fondata da Saitta e Leandro Arpinati, «Vita Nova», al quale collaborò dal 1927 al 1932. Il fascismo corporativista gli appariva la sintesi tra le due estreme esigenze del comunismo e della reazione, e lo Stato autoritario fascista, considerato rivoluzionario in quanto anti-capitalista, era visto essere il coronamento della vicenda risorgimentale italiana, secondo le tesi svolte da Gentile, da Volpe e dal Saitta.

Si laureò il 21 giugno 1928 discutendo col Saitta la tesi Ulrico di Hutten e le relazioni tra Rinascimento e Riforma, che pubblicò nel 1930 con qualche rimaneggiamento e con il titolo Ulrich von Hutten e i rapporti tra Rinascimento e Riforma.[1] Rappresentava il deciso virare degli interessi del Cantimori allo studio del Rinascimento, già annunciato nel 1927 con Il caso Boscoli e la vita del Rinascimento, pubblicato nel «Giornale critico della filosofia italiana», e alle ricerche sul movimento ereticale sviluppatosi nel Rinascimento italiano, espressione della complessità conflittuale del rapporto che univa nel Cinquecento la cultura alla società civile. Nello stesso segno vanno le sue Osservazioni sui concetti di cultura e di storia della cultura (1928), il Bernardino Ochino, uomo del Rinascimento e riformatore (1929), e il saggio Sulla storia del concetto di Rinascimento (1932).

Nel 1929 vinse il concorso per la cattedra di storia e filosofia per i licei e divenne insegnante al liceo classico Dettòri di Cagliari, dove ha, tra i suoi allievi, il futuro romanziere Giuseppe Dessì. Nel 1931 prende la seconda laurea in Letteratura tedesca presso l'Università di Pisa, e si trasferì al liceo classico "Ugo Foscolo" di Pavia. Ottenuta una borsa di studio, si trasferì a Basilea per studiarvi teologia all'Università, dove conobbe tra gli altri il teologo protestante Karl Barth. Tornò in Italia nel luglio del 1932 e, grazie a un'altra borsa di studio, nel 1933 partì per un soggiorno di un anno in Svizzera, in Austria, in Germania, in Polonia e in Inghilterra, raccogliendo molto materiale documentario per il suo progetto di uno studio sugli eretici italiani del Cinquecento. Nel 1934 Giovanni Gentile gli offrì il posto di assistente all'Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma, come redattore della rivista dell'Istituto e direttore della biblioteca. Nel 1936 pubblicò per Sansoni una serie di scritti di Carl Schmitt, aperti da un suo saggio, titolandoli "Principi politici del nazionalsocialismo". Nel 1939 vince il concorso alla cattedra di Storia Moderna alla Facoltà di Magistero dell'università di Messina; nel 1940 infine torna alla Normale chiamato da Gentile.

Verso la fine degli anni trenta si avvicina al Partito Comunista Italiano, anche per l'influenza della moglie Emma Mezzomonti, militante comunista. Interrotto l'insegnamento nel periodo della Repubblica di Salò, riprende il suo posto alla Normale nel 1944, con la nomina di Luigi Russo a direttore della Scuola. Nel 1948 si iscrive al PCI, da cui esce nel 1956 in seguito ai fatti d'Ungheria. In questo periodo è consulente editoriale per Einaudi, scrive sul "Politecnico" e su "Società". Tra il 1951 e il 1952 traduce con la moglie il primo libro del Capitale di Karl Marx. Dopo l'uscita dal PCI i suoi interessi si allontanano dall'attualità e si orientano di nuovo allo studio del Cinquecento.

Morì cadendo accidentalmente dalle scale della sua biblioteca il 13 settembre 1966.

Biblioteca ed archivio personale

L' archivio personale di Cantimori é consultabile presso la Scuola Normale di Pisa nel Scuola Normale di Pisa., Fondo Delio Cantimori, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 18 luglio 2014.; la sua biblioteca, per la parte relativa ai libri antichi, rari e manoscritti é consultabile presso il Palazzo del Capitano mentre il materiale moderno è stato inglobato nella Biblioteca e consultabile dal Catalogo online[2].

Cantimori nel dibattito storiografico

Opere

  • Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Sansoni, Firenze, 1939 (1ª edizione), 1967 (2ª edizione). Cfr. anche la terza edizione, con introduzione e note di Adriano Prosperi, pubblicata da Einaudi nel 1992, nella collana Biblioteca di cultura storica.
  • Utopisti e riformatori italiani. 1794-1847. Ricerche storiche, Firenze, Sansoni, 1943 (1ª edizione).
  • The correspondence of Roland H. Bainton and Delio Cantimori, 1932-1966: an enduring transatlantic friendship between two historians of religious toleration with an appendix of documents; edited by John Tedeschi, Firenze, L. S. Olschki, 2002
  • Il 1848-1849. Conferenze fiorentine di C. Barbagallo, G. Sereni, L. Russo, I. Pizzetti, A. Levi, R. Baccelli, A. C. Temolo, D. Cantimori, R. Salvatorelli, con introduzione di G. Calò, Firenze, Sansoni, 1950 (1ª edizione).
  • Politica e storia contemporanea. Scritti 1927-1943, Einaudi, 1991
  • Umanesimo e religione nel Rinascimento, Einaudi, 1980
  • Studi di storia vol. 1 - Divagazioni sullo storicismo. Approssimazioni marxiste, Einaudi, 1976
  • Studi di storia vol. 2 - Umanesimo, Rinascimento, Riforma, Einaudi, 1976
  • Studi di storia vol. 3 - Critici, rivoluzionari, utopisti e riformatori sociali. Commenti, lettere, Einaudi, 1976
  • Storici e storia, Einaudi, 1971
  • Giacobini italiani (con Renzo De Felice), Laterza, 1964
  • Tre saggi su Jünger, Moeller van den Bruck, Schmitt, Settimo Sigillo, 1985 (scritto nel 1935)

Note

  1. ^ Roberto Pertici, Mazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943), Milano, Jaca Book, 1997, p. 141.
  2. ^ Scuola Normale, Catalogo online, su ventunobib.sns.it.

Bibliografia

  • Giovanni Miccoli, Delio Cantimori: La ricerca di una nuova critica storiografica, Torino, Einaudi, 1970
  • Michele Ciliberto, Intellettuali e fascismo: saggio su Delio Cantimori, Bari, De Donato, 1977
  • Roberto Pertici, Mazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di Delio Cantimori (1919-1943), in «Storia della storiografia», 31, Milano, Jaca Book, 1997
  • Albertina Vittoria, Il PCI, le riviste e l'amicizia: corrispondenza fra Gastone Manacorda e Delio Cantimori, in «Studi storici», 2003, n. 3-4, pp. 745–888
  • Gennaro Sasso, Delio Cantimori: filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Normale, 2005
  • Nicola D'Elia, Delio Cantimori e la cultura politica tedesca (1927-1940), Roma, Viella, 2007
  • Delio Cantimori e la cultura politica del novecento, a cura di Eugenio Di Rienzo e Francesco Perfetti, Firenze, Le Lettere, 2009.
  • Paolo Simoncelli, Cantimori e il libro mai edito. Il movimento nazionalsocialista dal 1919 al 1933, Le Lettere, 2008, ISBN 88-6087-208-1

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