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Società (rivista)

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Società
StatoItalia
Linguaitaliano
Periodicitàtrimestrale
Generepolitica (marxista)
Formato23 cm
Fondazione1945
Chiusura1961
DirettoreRanuccio Bianchi Bandinelli e successori

Società è stata una rivista di politica, filosofia e cultura, a periodicità trimestrale, fondata a Firenze nel 1945 dall'archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, dal filosofo Cesare Luporini e dallo scrittore Romano Bilenchi[1], politicamente e culturalmente vicina al PCI. Cesserà le pubblicazioni nel 1961[2].

Società è stata una rivista trimestrale fondata a Firenze nel 1945 da Ranuccio Bianchi Bandinelli (direttore per i primi due anni), Cesare Luporini e Romano Bilenchi (vice-direttori), che ospitando interventi filosofici, di analisi storica e sociale, letterari e poetici, ha rappresentato una delle voci più innovative nella ricostruzione della cultura italiana dell'immediato dopoguerra. Lo scopo è quello di "integrarsi nella nostra cultura in modo polemico e dialettico richiamandosi alla tradizione di concretezza di quella parte di intellettuali del Risorgimento che riuscirono a portare l'Italia a livello europeo".

"Società" attraversa diverse fasi, che corrispondono a cambiamenti di direzione e di periodicità, che varia da trimestrale a bimestrale, nonché di editore, che passa da Einaudi di Torino (1945-46) a Leonardo di Firenze 1945-49, poi ancora Einaudi di Torino 1950-1956 e in seguito a Parenti di Milano dal 1956.

Durante i primi anni, la rivista rappresenta una delle migliori testimonianze (insieme a Politecnico di Vittorini e a Studi filosofici di Banfi) dello sforzo di una intellettualità comunista non direttamente espressione del partito, teso alla ricostruzione politica e culturale dell'Italia repubblicana.

All'aprirsi della nuova fase politica, iniziata con il '47, "Società" si caratterizza maggiormente per la volontà di porsi come strumento per la ricerca politica, storica e filosofica marxista, lasciando in secondo piano gli interventi letterari e poetici.
Entrano a far parte della redazione, accanto a Luporini (di fatto nuovo direttore), Bilenchi e Bianchi Bandinelli, intellettuali prestigiosi come Giuseppe Berti, Delio Cantimori, Ludovico Geymonat, Emilio Sereni.

Dal '53 la direzione passa a Carlo Muscetta e Gastone Manacorda. La vicenda del manifesto dei 101 produce, nel '57, le dimissioni dei direttori[3] che vennero sostituiti da un Comitato di Direzione composto, oltre ai due fondatori Luporini e Bianchi Bandinelli, da Massimo Aloisi, Antonio Banfi, Giorgio Candeloro, Galvano della Volpe, Paolo Fortunati, Arturo Massolo, Glauco Natoli, Giulio Pietranera, Mario Spinella. Essa terminerà le pubblicazioni nel 1961 e nella politica culturale del Pci verrà sostituita dalla fondazione nel 1963 di "Critica marxista".

  1. ^ Il primo numero recava la data gennaio-giugno 1945
  2. ^ L'ultimo numero recava la data Anno XVIII, numero 6
  3. ^ Nelle lettere che durante l'inverno 1956-1957 si scambiarono Giulio Einaudi e Mario Alicata la discussione verteva, almeno "in superficie, su questioni legate a scelte editoriali (come tra l'altro la possibilità, soprattutto dopo che Muscetta ne aveva lasciato la direzione, che Einaudi continuasse a stampare la rivista "Societa'", di fatto organo culturale del Pci, oppure l'apertura e l'interesse del partito nei confronti della casa editrice milanese Feltrinelli, fondata nel 1954). Ma in realtà la vera questione (più o meno palesemente espressa) riguardava - ancora una volta - i rapporti futuri tra casa editrice e partito": v. Supplemento de "La nonviolenza è in cammino" (anno XVI), numero 708 del 9 giugno 2015
  • «La fondazione di "Società" (1945-1961)». In: Piero Lucia, Intellettuali italiani del secondo dopoguerra: impegno, crisi, speranza, Napoli: Guida, 2003, ISBN 88-7188-687-9, pp. 93-100 (Google Libri)
  • Norberto Bobbio, «Profilo ideologico del Novecento, XI: Il nuovo impegno». In: Emilio Cecchi e Natalino Sapegno (a cura di), Storia della Letteratura Italiana, Vol. IX (Il Novecento), Milano: Garzanti, 1969, pp. 216–224
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