Pensaci, Giacomino!: differenze tra le versioni
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==Trama== |
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===Primo atto=== |
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''Un liceo [[Sicilia|siciliano]]''. |
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La scena si apre su una scuola siciliana con il professor Toti, un insegnante [[ginnasio (sistema scolastico italiano)|ginnasiale]] di paese, ormai vecchio e privo di autorità. In conflitto con tutti ed incapace di continuare ad insegnare garantendo un minimo di disciplina in classe, Toti, è per di più profondamente amareggiato nei confronti della società. |
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Il Cavalier Diana, preside del liceo, rimprovera l'anziano professor Toti, un insegnante di [[scienze naturali]] ormai vecchio e privo di autorità, per aver permesso che un giovane scapestrato si introducesse furtivamente nell'istituto passando da una finestra dell'aula dove lui teneva lezione. Nel corso della discussione Toti, pacato e sarcastico, si dichiara profondamente amareggiato nei confronti della società: è colpa dello Stato, a suo dire, se giovani come quello non hanno lavoro e si riducono a divertirsi con dispetti di quel tipo, rendendolo incapace di continuare ad insegnare con un minimo di disciplina in classe. |
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Per vendicarsi dello Stato, causa dei disordini continui e soprattutto colpevole di averlo sottopagato rendendogli impossibile fino ad allora formarsi una famiglia, prende per moglie la giovanissima Lillina: potrà così assicurarle, alla sua morte, la propria [[pensione]]. Il fatto che Lillina sia incinta di un giovane del paese, Giacomino, non sembra turbare eccessivamente Toti: secondo i suoi piani, il ragazzo potrà continuare ad adempire ai doveri matrimoniali, mentre il ruolo giuridico e formale di capofamiglia resterà a lui. |
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Per vendicarsi dello Stato, colpevole peraltro di averlo sottopagato rendendogli impossibile fino ad allora formarsi una famiglia, decide di prendere per moglie la giovanissima Lillina Cinquemani, figlia del custode del liceo: potrà così assicurarle, alla sua morte, la propria [[pensione]]. |
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Quando Toti le fa la proposta, tuttavia, Lillina gli confessa di essere incinta di Giacomino, il giovane che si è introdotto nella scuola appositamente per incontrarla, il quale in passato è stato pure allievo del professore. I genitori della ragazza scoprono così questa situazione compromettente e cacciano la ragazza di casa; dopo una burrascosa discussione il professore riesce ad imporre agli altri questo suo progetto di un ''[[ménage à trois]]'': secondo lui, l'importanza degli scopi che ci si prefigge è più importante della stupidità della gente, sempre pronta a malignare per quelle che ritiene stranezze e comportamenti fuori dal normale. Pertanto lui sposerà Lillina e la prenderà a vivere con sé, mantenendo lei e il nascituro ma permettendo a Giacomino di venirli a trovare. |
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===Secondo atto=== |
===Secondo atto=== |
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''Casa di Toti, un anno dopo.'' |
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La storia riprende dopo l'avvenuto matrimonio tra Toti e Lillina: siamo nella casa della nuova famiglia. |
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Il figlio di Giacomino, Ninì, viene curato |
Il figlio di Giacomino, Ninì, viene curato e allevato dal vecchio professore come fosse suo. La gente del paese è sempre più scandalizzata, poiché Giacomino viene visto entrare e uscire a proprio piacimento dalla casa di Toti; il Cavalier Diana si fa portavoce delle lamentele dei genitori degli alunni e invita Toti ad andare in [[pensione]]: la cosa sarebbe fattibile, dato che nel frattempo Toti ha ereditato inaspettatamente una piccola fortuna da un parente in [[Romania]] e quindi non avrebbe più preoccupazioni economiche. Toti rifiuta con sdegno, poiché è deciso a ribellarsi alle convenzioni sociali. |
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Lillina, intanto, si è chiusa in un silenzio doloroso, ma rifiuta di confidarsi con Toti circa la causa della sua melanconia. Toti chiama allora i suoi genitori, ma questi si rifiutano di aiutare lui e la propria figlia: a causa della vergogna comportata dall'intera situazione non possono assolutamente più farsi vedere in giro per il paese. Solo dopo un'ennesima accesa discussione il professore comprende che la causa del dolore di Lillina è il fatto che Giacomino non si faccia vedere da alcuni giorni: il giovane ha inoltre lasciato il posto da cassiere in banca che Toti era riuscito a trovargli. |
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Mentre Toti cerca una soluzione, si presenta a casa sua don Landolina, sacerdote del paese, il quale per conto di Rosaria Delisi, sorella di Giacomino, gli chiede di firmare un documento che smentisca tutte le dicerie circa l'incresciosa situazione, in cui si dichiara che Ninì è figlio di Toti e che nessuno dei due coniugi sia venuto meno agli obblighi nuziali. Toti riesce a blandirlo con la consueta ironia, promettendogli di fargli pervenire il documento; una volta uscito di casa il prete, tuttavia, decide di andare a casa di Giacomino per risolvere la questione. |
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Da Toti intanto, si succedono le rimostranze: si presenta a casa sua, per conto della sorella maggiore Rosaria, il sacerdote padre Landolina che biasima il comportamento di Giacomino facendosi anche lui portavoce del giudizio unanime di condanna espresso dalla gente su questa grottesca vicenda. |
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===Terzo atto=== |
===Terzo atto=== |
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''Casa di Rosaria Delisi.'' |
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Siamo a casa di Rosaria, dove arriva Padre Landolina, annunziandole che Toti è disposto a firmare una carta dove il professore smentisce tutte le dicerie che circolano in paese. Il documento è di primaria importanza per la famiglia Delisi: Rosaria infatti è fermamente decisa a fare sposare suo fratello con un'altra ragazza. |
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Don Landolina si reca da Rosaria per comunicarle il successo della sua missione: presto avranno il documento firmato da Toti. Mentre Rosaria si dichiara poco convinta circa la disponibilità del professore, l'uomo arriva a sua volta portando con sé il bambino, e chiede di parlare con Giacomino. Landolina e Rosaria tentano di impedirglielo a tutti i costi, ma di fronte alla sua insistenza devono capitolare. |
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In questa situazione, comicamente patetica, Giacomino è sul punto di arrendersi e di accettare il fidanzamento con questa ragazza per rifarsi una vita così come vorrebbe la sorella. Naturalmente Rosaria è sostenuta anche dal prete Landolina che, per togliere Giacomino da questa scandalosa situazione, gli consiglia di abbandonare suo figlio e la sua compagna. |
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Giacomino arriva sconvolto e rattristato: le dicerie e le malignità della gente lo hanno distrutto, pertanto rivela a Toti di essersi risoluto a sposare un'altra donna, consigliatagli da Rosaria e Landolina. Il documento firmato da Toti servirebbe proprio a dimostrare alla futura moglie la sua buona fede. Toti, disperato, lo mette di fronte alle sue responsabilità: lo minaccia di farlo licenziare dalla banca e di andare a casa della nuova fidanzata in compagnia del figlioletto e di rivelarle tutta la storia. Giacomino comprende dunque che egli deve prendersi le sue responsabilità: anche se è un'impresa quasi impossibile andare avanti con la [[farsa]] del ''ménage à trois'', ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. |
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Alla fine però Toti si recherà da Giacomino tenendo il piccolo Ninì per mano, minacciando di andare a casa della nuova fidanzata in compagnia del figlioletto e di rivelarle tutta la storia. |
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Irrompono Rosaria e Landolina, che cercano invano di fermare Giacomino. Mentre il ragazzo corre con in braccio Ninì da Lillina, il professore si scaglia contro Landolina:<br> |
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Successivamente in un drammatico scontro con padre Landolina dirà il professore al prete:<br> |
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:«Vade retro! Distruttore delle famiglie! Vade retro!»<br> |
:«Vade retro! Distruttore delle famiglie! Vade retro!»<br> |
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e quando |
e quando il sacerdote tenta di ribattere: <br /> |
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:«Giacomino, io credo...» <br> |
:«Giacomino, io credo...» <br> |
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gli urlerà |
Toti gli urlerà quasi avesse assunto lui il ruolo del sacerdote nei confronti del peccatore:<br> |
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:«Che crede? Lei neanche a Cristo crede!» |
:«Che crede? Lei neanche a Cristo crede!» |
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Messo a tacere il prete, con la dovuta fermezza, Toti ha fatto capire a Giacomino che egli deve prendersi le sue responsabilità: anche se è un'impresa quasi impossibile andare avanti con la [[farsa]] del ''ménage à trois'', ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. |
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==Note== |
==Note== |
Versione delle 11:22, 10 gen 2020
Pensaci, Giacomino! | |
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Commedia | |
Pirandello nel 1934 nel suo studio | |
Autore | Luigi Pirandello |
Genere | commedia |
Ambientazione | In una cittaduzza di provincia. Oggi. |
Prima assoluta | Teatro Nazionale di Roma (versione siciliana) |
Personaggi | |
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Riduzioni cinematografiche | Pensaci, Giacomino!, film del 1936 diretto da Gennaro Righelli |
Pensaci, Giacomino è una commedia scritta nei primi mesi del 1917 da Luigi Pirandello. Tipici topoi pirandelliani riemergono con grande efficacia nell'opera: l'incapacità dello Stato, i paradossi esistenziali dell'individuo (doppi ruoli, crisi di identità) e i dilemmi che scaturiscono dalle sanzioni decise da parte della società.
Genesi
Il nucleo originario della commedia è tratto dalla novella omonima, originariamente pubblicata sul Corriere della Sera del 23 febbraio 1910 e poi trasposta in una versione teatrale in siciliano: successivamente venne tradotta in italiano. La composizione in siciliano fu realizzata per soddisfare le richieste di un affermato attore comico, Angelo Musco che fu anche protagonista assieme a Elio Steiner e Dria Paola della riduzione cinematografica Pensaci, Giacomino! del 1936.
Tra i più celebri interpreti della commedia vi sono stati, oltre ad Angelo Musco, anche Sergio Tofano, Salvo Randone [1], Turi Ferro, Ernesto Calindri e Leo Gullotta.
Trama
Primo atto
Un liceo siciliano.
Il Cavalier Diana, preside del liceo, rimprovera l'anziano professor Toti, un insegnante di scienze naturali ormai vecchio e privo di autorità, per aver permesso che un giovane scapestrato si introducesse furtivamente nell'istituto passando da una finestra dell'aula dove lui teneva lezione. Nel corso della discussione Toti, pacato e sarcastico, si dichiara profondamente amareggiato nei confronti della società: è colpa dello Stato, a suo dire, se giovani come quello non hanno lavoro e si riducono a divertirsi con dispetti di quel tipo, rendendolo incapace di continuare ad insegnare con un minimo di disciplina in classe. Per vendicarsi dello Stato, colpevole peraltro di averlo sottopagato rendendogli impossibile fino ad allora formarsi una famiglia, decide di prendere per moglie la giovanissima Lillina Cinquemani, figlia del custode del liceo: potrà così assicurarle, alla sua morte, la propria pensione.
Quando Toti le fa la proposta, tuttavia, Lillina gli confessa di essere incinta di Giacomino, il giovane che si è introdotto nella scuola appositamente per incontrarla, il quale in passato è stato pure allievo del professore. I genitori della ragazza scoprono così questa situazione compromettente e cacciano la ragazza di casa; dopo una burrascosa discussione il professore riesce ad imporre agli altri questo suo progetto di un ménage à trois: secondo lui, l'importanza degli scopi che ci si prefigge è più importante della stupidità della gente, sempre pronta a malignare per quelle che ritiene stranezze e comportamenti fuori dal normale. Pertanto lui sposerà Lillina e la prenderà a vivere con sé, mantenendo lei e il nascituro ma permettendo a Giacomino di venirli a trovare.
Secondo atto
Casa di Toti, un anno dopo.
Il figlio di Giacomino, Ninì, viene curato e allevato dal vecchio professore come fosse suo. La gente del paese è sempre più scandalizzata, poiché Giacomino viene visto entrare e uscire a proprio piacimento dalla casa di Toti; il Cavalier Diana si fa portavoce delle lamentele dei genitori degli alunni e invita Toti ad andare in pensione: la cosa sarebbe fattibile, dato che nel frattempo Toti ha ereditato inaspettatamente una piccola fortuna da un parente in Romania e quindi non avrebbe più preoccupazioni economiche. Toti rifiuta con sdegno, poiché è deciso a ribellarsi alle convenzioni sociali.
Lillina, intanto, si è chiusa in un silenzio doloroso, ma rifiuta di confidarsi con Toti circa la causa della sua melanconia. Toti chiama allora i suoi genitori, ma questi si rifiutano di aiutare lui e la propria figlia: a causa della vergogna comportata dall'intera situazione non possono assolutamente più farsi vedere in giro per il paese. Solo dopo un'ennesima accesa discussione il professore comprende che la causa del dolore di Lillina è il fatto che Giacomino non si faccia vedere da alcuni giorni: il giovane ha inoltre lasciato il posto da cassiere in banca che Toti era riuscito a trovargli.
Mentre Toti cerca una soluzione, si presenta a casa sua don Landolina, sacerdote del paese, il quale per conto di Rosaria Delisi, sorella di Giacomino, gli chiede di firmare un documento che smentisca tutte le dicerie circa l'incresciosa situazione, in cui si dichiara che Ninì è figlio di Toti e che nessuno dei due coniugi sia venuto meno agli obblighi nuziali. Toti riesce a blandirlo con la consueta ironia, promettendogli di fargli pervenire il documento; una volta uscito di casa il prete, tuttavia, decide di andare a casa di Giacomino per risolvere la questione.
Terzo atto
Casa di Rosaria Delisi.
Don Landolina si reca da Rosaria per comunicarle il successo della sua missione: presto avranno il documento firmato da Toti. Mentre Rosaria si dichiara poco convinta circa la disponibilità del professore, l'uomo arriva a sua volta portando con sé il bambino, e chiede di parlare con Giacomino. Landolina e Rosaria tentano di impedirglielo a tutti i costi, ma di fronte alla sua insistenza devono capitolare.
Giacomino arriva sconvolto e rattristato: le dicerie e le malignità della gente lo hanno distrutto, pertanto rivela a Toti di essersi risoluto a sposare un'altra donna, consigliatagli da Rosaria e Landolina. Il documento firmato da Toti servirebbe proprio a dimostrare alla futura moglie la sua buona fede. Toti, disperato, lo mette di fronte alle sue responsabilità: lo minaccia di farlo licenziare dalla banca e di andare a casa della nuova fidanzata in compagnia del figlioletto e di rivelarle tutta la storia. Giacomino comprende dunque che egli deve prendersi le sue responsabilità: anche se è un'impresa quasi impossibile andare avanti con la farsa del ménage à trois, ormai è troppo tardi per tirarsi indietro.
Irrompono Rosaria e Landolina, che cercano invano di fermare Giacomino. Mentre il ragazzo corre con in braccio Ninì da Lillina, il professore si scaglia contro Landolina:
- «Vade retro! Distruttore delle famiglie! Vade retro!»
e quando il sacerdote tenta di ribattere:
- «Giacomino, io credo...»
Toti gli urlerà quasi avesse assunto lui il ruolo del sacerdote nei confronti del peccatore:
- «Che crede? Lei neanche a Cristo crede!»
Note
- ^ Randone malato annulla il suo 'Giacomino', in la Repubblica.it (23 marzo 1988)
Bibliografia
- Luigi Pirandello, Pensaci, Giacomino! / La ragione degli altri, Milano, Mondadori, 1982. Con introduzione a cura di Roberto Alonge