Arturo Michelini: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
=== L'adesione al fascismo ===
=== L'adesione al fascismo ===
Figlio di un avvocato iscritto al Partito Liberale, durante il [[fascismo]] prese parte alla [[guerra civile spagnola]] (1936-39) fra i fascisti italiani a sostegno del generale [[Francisco Franco|Franco.]]
Figlio di un avvocato iscritto al Partito Liberale, durante il [[fascismo]] prese parte alla [[guerra civile spagnola]] (1936-39) fra i fascisti italiani a sostegno del generale [[Francisco Franco|Franco]].
All'interno del [[Partito Nazionale Fascista]] arrivò a ricoprire la carica di vice-federale di [[Roma]].
All'interno del [[Partito Nazionale Fascista]] arrivò a ricoprire la carica di vice-federale di [[Roma]].


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Egli rappresentava la corrente nazionalconservatrice e cattolica tradizionalista<ref>G. Parlato, Fascisti dopo Mussolini, Ed. Il Mulino</ref> moderata e filoborghese, legata ai ricordi del [[storia dell'Italia fascista|Ventennio]] più che a quelli, tragici e sanguinosi, del [[Partito Fascista Repubblicano|fascismo repubblicano]], e desiderosa d'inserire il [[neofascismo]] nell'alveo della [[destra politica|destra]] e facilitare così l'entrata nel gioco politico e parlamentare italiano di quegli anni, caratterizzati dalla [[guerra fredda]] e dal timore, dentro e fuori d'Italia, d'una presa del potere da parte dei [[partito Comunista Italiano|comunisti]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/arturo-michelini_%28Dizionario-Biografico%29/_=_ Arturo Michelini, dizionario biografico enciclopedia Treccani]</ref>.
Egli rappresentava la corrente nazionalconservatrice e cattolica tradizionalista<ref>G. Parlato, Fascisti dopo Mussolini, Ed. Il Mulino</ref> moderata e filoborghese, legata ai ricordi del [[storia dell'Italia fascista|Ventennio]] più che a quelli, tragici e sanguinosi, del [[Partito Fascista Repubblicano|fascismo repubblicano]], e desiderosa d'inserire il [[neofascismo]] nell'alveo della [[destra politica|destra]] e facilitare così l'entrata nel gioco politico e parlamentare italiano di quegli anni, caratterizzati dalla [[guerra fredda]] e dal timore, dentro e fuori d'Italia, d'una presa del potere da parte dei [[partito Comunista Italiano|comunisti]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/arturo-michelini_%28Dizionario-Biografico%29/_=_ Arturo Michelini, dizionario biografico enciclopedia Treccani]</ref>.


I riferimenti (a volte peraltro solo cercati, o sperati) di questa politica di "grande destra", conservatrice ma non eversiva, erano: sul piano politico interno, i [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchici]], i [[partito Liberale Italiano|liberali]] e la [[Democrazia Cristiana|Democrazia cristiana]] (o comunque le correnti più conservatrici di questi ultimi due partiti); sul piano sociale, la borghesia, timorosa del comunismo e soprattutto diffidente nei confronti della [[democrazia]] basata sul suffragio unversale, la piccola borghesia metropolitana, i contadini del Sud e la frazione cattolica del grande capitale, dal quale per l'appunto proveniva il sostegno economico che Michelini, come s'è detto, colle sue conoscenze (e soprattutto colla sua immagine rassicurante, per così dire spendibile), poteva garantire; nel campo internazionale, gli [[Stati Uniti d'America]] nella componente maccarthista e anticomunista e il [[Patto Atlantico]] che aveva accettato il Portogallo fascista di Salazar.<ref>[https://www.secoloditalia.it/2015/06/arturo-michelini-segretario-fece-uscire-msi-dallisolamento/amp/_=_ Arturo Michelini, il segretario che fece uscire l'MSI dall'isolamento]</ref><ref>[https://www.secoloditalia.it/2016/10/msi-visto-fuori-non-lontano/amp/_=_ L'MSI visto da fuori, non da lontano]</ref>. Arturo Michelini fu però in ottimi rapporti politici sia con l'Argentina di Peròn, al punto che quando Eva Peròn venne in visita ufficiale a Roma furono i guardia spalle di Michelini a proteggerla dalle minacce Comuniste, sia con la Spagna di Francisco Franco. Sia Peròn che Franco finanziarono il MSI micheliniano (D. Conti, L'anima nera della Repubblica, Ed. Laterza). Arturo Michelini aveva un punto di riferimento certo e esplicito nel pontefice conservatore, anticomunista ma anche antiamericanista (G. Andreotti, 1949, Mondadori), Pio XII. Il segretario missino fu infatti in rapporti molto cordiali con Gedda (leader dell'Azione cattolica), con Siri, con card. Ottaviani e con il "partito romano" della Santa Sede. Al Congresso di Milano del Movimento sociale il segretario si contrappone ai pagani evoliani (Rauti, Graziani, De Felice) e ai laici ghibellini (Almirante, Pini) definendo il MSI un movimento nazionale, conservatore, non laicista e cattolico in un paese di cattolici e di tradizione cattolica. La sinistra cattolica rappresentata da Massi sostiene Michelini, non la componente rautiana pagana né quella neo-ghibellina almirantiana. La posizione sociale di Arturo Michelini è antiliberista, il MSI micheliniano fu infatti finanziato dallo statalista Enrico Mattei, che riprese molte intuizioni del regime mussoliniano (Cfr G. Galli, Mattei: Il sogno perduto). Michelini in uno suo saggio sulla "Carta del Lavoro" del 1927 valorizza la natura storica e sostanziale del fascismo sociale come tipica di un paese dalla cultura tradizionale cattolica; innesta il discorso sociale fascista in continuità con l'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII e con l'antiliberismo statalista. Il nazionalsocialismo è considerato in un ambito di nazionalismo protestante nordico, nonostante l'anticomunismo e l'antiliberismo hitleriani, mentre il franchismo, il salazarismo, il gollismo francese e il peronismo sono considerati esperimenti molto simili a quello italiano. Michelini non sostenne mai l'OAS, a differenza di quanto si è scritto, ma sostenne la rivolta algerina antifrancese e i nasseriani egiziaqni contro gli anglofrancesi.
I riferimenti (a volte peraltro solo cercati, o sperati) di questa politica di "grande destra", conservatrice ma non eversiva, erano: sul piano politico interno, i [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchici]], i [[partito Liberale Italiano|liberali]] e la [[Democrazia Cristiana|Democrazia cristiana]] (o comunque le correnti più conservatrici di questi ultimi due partiti); sul piano sociale, la borghesia, timorosa del comunismo e soprattutto diffidente nei confronti della [[democrazia]] basata sul suffragio unversale, la piccola borghesia metropolitana, i contadini del Sud e la frazione cattolica del grande capitale, dal quale per l'appunto proveniva il sostegno economico che Michelini, come s'è detto, colle sue conoscenze (e soprattutto colla sua immagine rassicurante, per così dire spendibile), poteva garantire; nel campo internazionale, gli [[Stati Uniti d'America]] nella componente maccarthista e anticomunista e il [[Patto Atlantico]] che aveva accettato il Portogallo fascista di Salazar.<ref>[https://www.secoloditalia.it/2015/06/arturo-michelini-segretario-fece-uscire-msi-dallisolamento/amp/_=_ Arturo Michelini, il segretario che fece uscire l'MSI dall'isolamento]</ref><ref>[https://www.secoloditalia.it/2016/10/msi-visto-fuori-non-lontano/amp/_=_ L'MSI visto da fuori, non da lontano]</ref>. Arturo Michelini fu però in ottimi rapporti politici sia con l'Argentina di Peròn, al punto che quando Eva Peròn venne in visita ufficiale a Roma furono i guardia spalle di Michelini a proteggerla dalle minacce Comuniste, sia con la Spagna di Francisco Franco. Sia Peròn che Franco finanziarono il MSI micheliniano (D. Conti, L'anima nera della Repubblica, Ed. Laterza). Arturo Michelini aveva un punto di riferimento certo e esplicito nel pontefice conservatore, anticomunista ma anche antiamericanista (G. Andreotti, 1949, Mondadori), Pio XII. Il segretario missino fu infatti in rapporti molto cordiali con Gedda (leader dell'Azione cattolica), con Siri, con card. Ottaviani e con il "partito romano" della Santa Sede. Al Congresso di Milano del Movimento sociale il segretario si contrappone ai pagani evoliani (Rauti, Graziani, De Felice) e ai laici ghibellini (Almirante, Pini) definendo il MSI un movimento nazionale, conservatore, non laicista e cattolico in un paese di cattolici e di tradizione cattolica. La sinistra cattolica rappresentata da Massi sostiene Michelini, non la componente rautiana pagana né quella neo-ghibellina almirantiana. La posizione sociale di Arturo Michelini è antiliberista, il MSI micheliniano fu infatti finanziato dallo statalista Enrico Mattei, che riprese molte intuizioni del regime mussoliniano (Cfr G. Galli, Mattei: Il sogno perduto). Michelini in uno suo saggio sulla "Carta del Lavoro" del 1927 valorizza la natura storica e sostanziale del fascismo sociale come tipica di un paese dalla cultura tradizionale cattolica; innesta il discorso sociale fascista in continuità con l'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII e con l'antiliberismo statalista. Il nazionalsocialismo è considerato in un ambito di nazionalismo protestante nordico, nonostante l'anticomunismo e l'antiliberismo hitleriani, mentre il franchismo, il salazarismo, il gollismo francese e il peronismo sono considerati esperimenti molto simili a quello italiano. Michelini non sostenne mai l'OAS, a differenza di quanto si è scritto, ma sostenne la rivolta algerina antifrancese e i nasseriani egiziani contro gli anglofrancesi.


Alla corrente micheliniana si contrapponevano soprattutto quanti, avendo partecipato alla guerra dalla parte della Repubblica Sociale, erano rimasti legati ai valori e alle suggestioni del [[Manifesto di Verona]], costituente dell'ultimo stato fascista. Questa corrente di sinistra dell'MSI era più estremista quanto ai modi e ai metodi di lotta politica, tendenzialmente anti-borghese, [[Anticapitalismo|anti-capitalista]] e socialisteggiante sul piano socio-economico, adottando sul versante politico una prospettiva rigidamente anti-statunitense e contraria alla NATO. Oltre che da figure come [[Giorgio Pini]] e [[Domenico Leccisi]], tale corrente era guidata da [[Giorgio Almirante]], che di Michelini fu per molto tempo il principale avversario all'interno del partito.
Alla corrente micheliniana si contrapponevano soprattutto quanti, avendo partecipato alla guerra dalla parte della Repubblica Sociale, erano rimasti legati ai valori e alle suggestioni del [[Manifesto di Verona]], costituente dell'ultimo stato fascista. Questa corrente di sinistra dell'MSI era più estremista quanto ai modi e ai metodi di lotta politica, tendenzialmente anti-borghese, [[Anticapitalismo|anti-capitalista]] e socialisteggiante sul piano socio-economico, adottando sul versante politico una prospettiva rigidamente anti-statunitense e contraria alla NATO. Oltre che da figure come [[Giorgio Pini]] e [[Domenico Leccisi]], tale corrente era guidata da [[Giorgio Almirante]], che di Michelini fu per molto tempo il principale avversario all'interno del partito.
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Il tentativo di costruire in Italia una maggioranza politica di centro-destra, o addirittura di destra, sia pure non apertamente reazionaria, ebbe qualche concreta possibilità di successo sul finire degli anni cinquanta. Un momento decisivo per quella strategia (alla quale erano favorevoli, fra gli altri, certi settori [[confederazione generale dell'industria italiana|confindustriali]] e certi ambienti cattolici) fu la breve ma drammatica e ambigua vicenda del [[governo Tambroni]], sostenuto dal MSI, che cadde in séguito ai [[fatti di Genova del 30 giugno 1960]]. Il fallimento del tentativo di Tambroni, e la prevalenza, nella DC, delle correnti favorevoli all'apertura a sinistra, determinò, di lì a pochi anni ([[1962]]-[[1963|63]]), la nascita del [[centro-sinistra]], e, con essa, la definitiva sconfitta del progetto politico del Movimento Sociale "in [[doppiopetto]]" (per usare una diffusa [[metafora]] giornalistica) di Arturo Michelini.
Il tentativo di costruire in Italia una maggioranza politica di centro-destra, o addirittura di destra, sia pure non apertamente reazionaria, ebbe qualche concreta possibilità di successo sul finire degli anni cinquanta. Un momento decisivo per quella strategia (alla quale erano favorevoli, fra gli altri, certi settori [[confederazione generale dell'industria italiana|confindustriali]] e certi ambienti cattolici) fu la breve ma drammatica e ambigua vicenda del [[governo Tambroni]], sostenuto dal MSI, che cadde in séguito ai [[fatti di Genova del 30 giugno 1960]]. Il fallimento del tentativo di Tambroni, e la prevalenza, nella DC, delle correnti favorevoli all'apertura a sinistra, determinò, di lì a pochi anni ([[1962]]-[[1963|63]]), la nascita del [[centro-sinistra]], e, con essa, la definitiva sconfitta del progetto politico del Movimento Sociale "in [[doppiopetto]]" (per usare una diffusa [[metafora]] giornalistica) di Arturo Michelini.


Ciò nonostante, egli tenne ancora saldamente le redini del partito, sostenuto del resto, negli ultimi anni, dallo stesso Almirante. Era sempre segretario quando, per l'improvviso aggravarsi d'un male incurabile di cui non si conosce ancora been la natura, morì, il 15 giugno del [[1969]], in una clinica romana, a 60 anni d'età.
Ciò nonostante, egli tenne ancora saldamente le redini del partito, sostenuto del resto, negli ultimi anni, dallo stesso Almirante. Era sempre segretario quando, per l'improvviso aggravarsi d'un male incurabile, morì, il 15 giugno del [[1969]], in una clinica romana, a 60 anni d'età.


== Note ==
== Note ==

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Arturo Michelini

Deputato della Repubblica
Durata mandato18 aprile 1948 –
15 giugno 1969
LegislaturaI, II, III, IV, V
Gruppo
parlamentare
MSI
CircoscrizioneRoma
Incarichi parlamentari
  • Componente commissione industria e commercio (I legislatura)
  • Componente giunta elezioni (II e III legislatura)
  • Componente commissione affari interni (II legislatura)
  • Componente commissione difesa (II legislatura)
  • Componente commissione istruzione e belle arti (II legislatura)
  • Componente commissione interni (III e IV legislatura)
  • Componente commissione esteri (IV e V legislatura)
Sito istituzionale

Segretario del Movimento Sociale Italiano
Durata mandato10 ottobre 1954 –
15 giugno 1969
PredecessoreAugusto De Marsanich
SuccessoreGiorgio Almirante

Dati generali
Partito politicoPNF (1935-1943)
PFR (1943-1945)
MSI (1946-1969)
Titolo di studioRagioniere
Professione
  • assicuratore
  • giornalista
  • politico

Arturo Michelini (Firenze, 17 febbraio 1909Roma, 15 giugno 1969) è stato un politico e giornalista italiano. Fu, dal 1948 fino alla morte, deputato del parlamento italiano per 5 legislature nelle file del Movimento Sociale Italiano, partito del quale fu tra i fondatori nel 1946 e segretario dal 1954 al 1969; fu anche direttore del Secolo d'Italia, organo stampa ufficiale del partito.

Biografia

L'adesione al fascismo

Figlio di un avvocato iscritto al Partito Liberale, durante il fascismo prese parte alla guerra civile spagnola (1936-39) fra i fascisti italiani a sostegno del generale Franco. All'interno del Partito Nazionale Fascista arrivò a ricoprire la carica di vice-federale di Roma.

Aderente alla Repubblica Sociale Italiana, come fascista clandestino del gruppo "Onore", dopo la Liberazione continuò a sostenere i reduci dell'esperienza di Salò.

La fondazione del MSI

Fu nel ristretto gruppo dei fondatori del Movimento Sociale Italiano. Il partito fu anzi fondato, il 26 dicembre 1946, proprio nel suo studio romano (era di professione assicuratore), con Giacinto Trevisonno primo segretario. Nel 1948 fu uno dei sei esponenti del MSI eletti alla Camera dei deputati[1].

Nei primi anni del partito, Michelini ne fu l'amministratore, collaborando con il segretario Augusto De Marsanich. La sua elezione a segretario nazionale, al congresso missino del 1954, si dovette certamente anche alla sua grande abilità nel procurare al partito i finanziamenti di cui esso aveva assoluto bisogno.

Segretario del partito

Egli rappresentava la corrente nazionalconservatrice e cattolica tradizionalista[2] moderata e filoborghese, legata ai ricordi del Ventennio più che a quelli, tragici e sanguinosi, del fascismo repubblicano, e desiderosa d'inserire il neofascismo nell'alveo della destra e facilitare così l'entrata nel gioco politico e parlamentare italiano di quegli anni, caratterizzati dalla guerra fredda e dal timore, dentro e fuori d'Italia, d'una presa del potere da parte dei comunisti[3].

I riferimenti (a volte peraltro solo cercati, o sperati) di questa politica di "grande destra", conservatrice ma non eversiva, erano: sul piano politico interno, i monarchici, i liberali e la Democrazia cristiana (o comunque le correnti più conservatrici di questi ultimi due partiti); sul piano sociale, la borghesia, timorosa del comunismo e soprattutto diffidente nei confronti della democrazia basata sul suffragio unversale, la piccola borghesia metropolitana, i contadini del Sud e la frazione cattolica del grande capitale, dal quale per l'appunto proveniva il sostegno economico che Michelini, come s'è detto, colle sue conoscenze (e soprattutto colla sua immagine rassicurante, per così dire spendibile), poteva garantire; nel campo internazionale, gli Stati Uniti d'America nella componente maccarthista e anticomunista e il Patto Atlantico che aveva accettato il Portogallo fascista di Salazar.[4][5]. Arturo Michelini fu però in ottimi rapporti politici sia con l'Argentina di Peròn, al punto che quando Eva Peròn venne in visita ufficiale a Roma furono i guardia spalle di Michelini a proteggerla dalle minacce Comuniste, sia con la Spagna di Francisco Franco. Sia Peròn che Franco finanziarono il MSI micheliniano (D. Conti, L'anima nera della Repubblica, Ed. Laterza). Arturo Michelini aveva un punto di riferimento certo e esplicito nel pontefice conservatore, anticomunista ma anche antiamericanista (G. Andreotti, 1949, Mondadori), Pio XII. Il segretario missino fu infatti in rapporti molto cordiali con Gedda (leader dell'Azione cattolica), con Siri, con card. Ottaviani e con il "partito romano" della Santa Sede. Al Congresso di Milano del Movimento sociale il segretario si contrappone ai pagani evoliani (Rauti, Graziani, De Felice) e ai laici ghibellini (Almirante, Pini) definendo il MSI un movimento nazionale, conservatore, non laicista e cattolico in un paese di cattolici e di tradizione cattolica. La sinistra cattolica rappresentata da Massi sostiene Michelini, non la componente rautiana pagana né quella neo-ghibellina almirantiana. La posizione sociale di Arturo Michelini è antiliberista, il MSI micheliniano fu infatti finanziato dallo statalista Enrico Mattei, che riprese molte intuizioni del regime mussoliniano (Cfr G. Galli, Mattei: Il sogno perduto). Michelini in uno suo saggio sulla "Carta del Lavoro" del 1927 valorizza la natura storica e sostanziale del fascismo sociale come tipica di un paese dalla cultura tradizionale cattolica; innesta il discorso sociale fascista in continuità con l'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII e con l'antiliberismo statalista. Il nazionalsocialismo è considerato in un ambito di nazionalismo protestante nordico, nonostante l'anticomunismo e l'antiliberismo hitleriani, mentre il franchismo, il salazarismo, il gollismo francese e il peronismo sono considerati esperimenti molto simili a quello italiano. Michelini non sostenne mai l'OAS, a differenza di quanto si è scritto, ma sostenne la rivolta algerina antifrancese e i nasseriani egiziani contro gli anglofrancesi.

Alla corrente micheliniana si contrapponevano soprattutto quanti, avendo partecipato alla guerra dalla parte della Repubblica Sociale, erano rimasti legati ai valori e alle suggestioni del Manifesto di Verona, costituente dell'ultimo stato fascista. Questa corrente di sinistra dell'MSI era più estremista quanto ai modi e ai metodi di lotta politica, tendenzialmente anti-borghese, anti-capitalista e socialisteggiante sul piano socio-economico, adottando sul versante politico una prospettiva rigidamente anti-statunitense e contraria alla NATO. Oltre che da figure come Giorgio Pini e Domenico Leccisi, tale corrente era guidata da Giorgio Almirante, che di Michelini fu per molto tempo il principale avversario all'interno del partito.

Nel 1963, in occasione del VII Congresso del Movimento Sociale Italiano, tenutosi a Roma, Michelini sconfisse la minoranza di sinistra, guidata da Giorgio Almirante e organizzatasi nella nuova corrente "Rinnovamento". Nel successivo VIII congresso del partito, celebratosi a Pescara nel 1965, pur con la dissidenza di Pino Romualdi, che presentò una propria mozione, si fece l'accordo tra Michelini e Almirante, i quali votarono una mozione unitaria. Il Michelini, con l'appoggio degli almirantiani, fu così rieletto segretario.

Arturo Michelini nel 1960 alla Tribuna Politica.

La destra di governo

Negli anni cinquanta il MSI era al governo in diverse giunte di enti locali, tutte al centro-sud: Napoli, Caserta, Lecce, Bari, Foggia, Reggio Calabria, Catania, Trapani, Latina, Pescara, Cosenza, Campobasso, Salerno. Il partito entrò nel governo della Regione siciliana, fino alla fase del milazzismo, tra il 1956 ed il 1961, entrando in giunta, in taluni centri sicialiani, anche col PCI. Il tentativo di costruire in Italia una maggioranza politica di centro-destra, o addirittura di destra, sia pure non apertamente reazionaria, ebbe qualche concreta possibilità di successo sul finire degli anni cinquanta. Un momento decisivo per quella strategia (alla quale erano favorevoli, fra gli altri, certi settori confindustriali e certi ambienti cattolici) fu la breve ma drammatica e ambigua vicenda del governo Tambroni, sostenuto dal MSI, che cadde in séguito ai fatti di Genova del 30 giugno 1960. Il fallimento del tentativo di Tambroni, e la prevalenza, nella DC, delle correnti favorevoli all'apertura a sinistra, determinò, di lì a pochi anni (1962-63), la nascita del centro-sinistra, e, con essa, la definitiva sconfitta del progetto politico del Movimento Sociale "in doppiopetto" (per usare una diffusa metafora giornalistica) di Arturo Michelini.

Ciò nonostante, egli tenne ancora saldamente le redini del partito, sostenuto del resto, negli ultimi anni, dallo stesso Almirante. Era sempre segretario quando, per l'improvviso aggravarsi d'un male incurabile, morì, il 15 giugno del 1969, in una clinica romana, a 60 anni d'età.

Note

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Segretario del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Successore
Augusto De Marsanich 1954 - 1969 Giorgio Almirante

Predecessore Direttore del Secolo d'Italia Successore
Franz Maria d'Asaro, Filippo Anfuso e Giorgio Almirante 6 agosto 1963 - 15 giugno 1969 Nino Tripodi