Ordine di Santo Stefano papa e martire

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Ordine di Santo Stefano Papa e Martire
Ordine di Santo Stefano Papa e Martire

Le insegne dell'Ordine

Granducato di Toscana
TipologiaOrdine religioso-cavalleresco
Statusconcesso come ordine "dinastico"
CapoSigismondo d'Asburgo-Lorena
IstituzioneFirenze, 1561
Primo capoCosimo I de' Medici
GradiBalì di gran croce, Cavaliere di Gran Croce
Commendatore
Cavaliere
Precedenza
Ordine più alto-
Ordine più bassoOrdine di San Giuseppe
File:CrocieraDecennale.png
Nastro dell'ordine

L'Insigne Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire è un ordine religioso cavalleresco di fondazione pontificia (Bolla "His quae" del 1º febbraio 1562 di Pio IV), con doppia personalità giuridica, cioè canonica (attualmente "Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia") e civile. È di collazione della Casa Granducale di Toscana, così come l'Ordine di San Giuseppe e l'Ordine del merito civile.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Marina del Granducato di Toscana.

Dopo vari tentativi di Cosimo de' Medici duca di Firenze e di Siena (come feudatario imperiale), fu solo con l'ascesa al soglio papale di papa Pio IV, favorevole alla casa dei Medici, che poté essere fondato l'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, consacrato sotto la regola benedettina, in memoria della vittoria riportata sui francesi del maresciallo Strozzi del 2 agosto 1554 contro Siena, festa di santo Stefano papa e martire, per altri dal giorno della vittoria di Cosimo nella battaglia di Montemurlo (1º agosto 1537). Fu lo stesso papa Pio IV che con la solenne Bolla "His quae" del 1º febbraio 1562 ne decretò la costituzione ("perpetuo erigimus ac instituimus") e ne approvò lo Statuto ("statuimus ac ordinamus"), dando il Gran Magistero ("ufficio ecclesiastico") "in affidamento" ("perpetuo constituimus et deputamus") a Cosimo de' Medici duca di Firenze e poi Granduca di Toscana e ai suoi successori, cosicché l'Ordine fu definito una "quasi Religio". Il primo Gran Maestro fu quindi Cosimo e poi i suoi successori, i granduchi di Toscana prima di casa Medici e poi di casa Asburgo-Lorena.

La prima sede dell'Ordine fu Portoferraio nell'isola d'Elba, poi Pisa in via definitiva. La piazza dei Cavalieri prende il nome proprio da quest'ordine, così come la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. Le insegne dell'ordine sono la croce rossa a otto punte bordata d'oro in campo bianco, accantonata da gigli d'oro. I suoi cavalieri erano nobili, militari, Cavalieri di Giustizia, serventi e fratelli d'armi e per essere ammessi dovevano dimostrare quattro gradi di nobiltà paterna e materna.

Il successo dell'ordine fu notevole e si estese anche fuori dai confini della Toscana, tra gli altri stati italiani ed esteri, lasciando una eccellente fama. La sua missione era di liberare il Mediterraneo dai pirati musulmani e i cristiani dalla schiavitù ottomana.

Le campagne militari

Il Palazzo dei Cavalieri a Pisa

Le campagne militari possono essere riassunte in tre fasi:

  1. la prima (anni verso il 1570) vide l'Ordine schierato a fianco della Spagna contro gli Ottomani, con la difesa di Malta (1565), la battaglia di Lepanto (1571) partecipandovi con dodici galee e la presa di Bona in Algeria;
  2. la seconda, dopo il riconoscimento delle qualità aggressive dell'Ordine, contro turchi e barbareschi lungo le coste del Mediterraneo; risalgono a questo periodo una serie di incursioni sulle isole del mar Egeo tenute dai turchi, le campagne in Dalmazia e Negroponte e la guerra di Corfù;
  3. la terza (attorno al 1640) con una diminuzione dell'attività militare in favore di compiti di rappresentanza e di difesa della costa; risale a questo periodo un aiuto ai veneziani contro gli ottomani.

L'ultima azione militare risale al 1719: il granduca Pietro Leopoldo alla fine del Settecento ne promosse una riorganizzazione interna, eliminandone la componente militaresca e riciclandolo come l'istituto per la preparazione della classe dirigente toscana. La legge sulla riorganizzazione della nobiltà toscana e dei feudi del 1749 si ispirò proprio agli statuti e ai principi dell'Ordine cavalleresco.

Un primo tentativo di soppressione si ebbe in epoca napoleonica, il 9 aprile 1809, ma Ferdinando III di Lorena lo ripristinò il 22 dicembre 1817 con alcunee modifiche statutarie. Un nuovo tentativo di soppressione dell'Ordine avvenne nel 1859, con l'unificazione della Toscana al Regno di Sardegna, ma con valenza solo agli effetti patrimoniali perché l'Ordine di Santo Stefano, quale ordine religioso fondato "perpetuo" direttamente da un Papa, può essere soppresso solo con bolla papale e quindi è a tutt'oggi pienamente operante. Oltretutto l'Ordine era legato alla Dinastia Granducale che aveva avuto il Gran Magistero "in affidamento" e non allo Stato e al suo territorio. Ferdinando IV e i suoi successori nel Gran Magistero continuarono a concedere l'Ordine, sia pure con parsimonia.

Nel 1587, con bolla papale e su sollecitazione del granduca di Toscana, subentrò nei beni del soppresso Ordine di San Giacomo d'Altopascio, detto anche dei Cavalieri del Tau, ordine religioso cavalleresco nato intorno al 1050. "Con la incorporazione da parte della Santa Sede dell'Ospedale di S. Jacopo dell'Altopascio, eretto in Religione nel 1239 (anche se la comunità esisteva fin dal 952), nell'Ordine di S. Stefano si ribadiva la qualità di quest'ultimo come ente canonico e si dava allo stesso una maggiore patente d'antichità, perché come successore dell'Altopascio poteva affondare le sue radici legali al XIII secolo" (Neri Capponi).

Obiettivi

Nato a somiglianza degli Ordini gerosolimitani e di quelli spagnoli, si proponeva come scopo la difesa della Fede e la lotta agli ottomani e alla pirateria barbaresca nel Mediterraneo, soprattutto nel mar Tirreno, dove Cosimo aveva da poco promosso il nuovo porto di Livorno. Inoltre egli desiderava che l'Ordine raccordasse la nobiltà toscana da poco riunita sotto la sua corona (in particolare senese e pisana) e voleva dare un forte segno di appoggio alla Chiesa romana, minacciata dal pericolo turco e quello protestante. A un livello più generale si può riassumere che il fine ultimo di Cosimo non era altro che quello di rafforzare la sua autorità e il prestigio interno ed esterno al Granducato.

Organizzazione interna

Dettaglio del Palazzo della Carovana, con lo stemma dei Medici e dell'Ordine e la statua di Cosimo I

Inizialmente l'Ordine fu generosamente finanziato dal Granduca, poi grazie a oculati acquisti di tenute agricole, accrebbe il proprio patrimonio diventando tra i maggiori produttori e mercanti di grano della Toscana.

Tre erano le categorie di partecipanti all'Ordine, ciascuna divisa in due sottocategorie: militi (conventuali e commendatori), sacerdoti (conventuali e d'obbedienza) e serventi (d'arme e di stallo, questi ultimi in realtà non appartenenti all'ordine); ciascun livello richiedeva dei precisi requisiti: solo coloro che potevano dimostrare quattro quarti di nobiltà (cioè nobiltà di tutti i nonni, materni e paterni) potevano accedere alle cariche di cavaliere milite o sacerdote conventuale, così com'è attualmente. I cavalieri militi erano tenuti a profferire i tre voti di castità coniugale, carità e obbedienza e tali voti sono sempre rimasti nei vari Statuti dell'Ordine, fino all'attuale; era tuttavia facoltà del Gran Maestro dispensare dai voti. Erano previsti altri riconoscimenti al merito e altre classificazioni gerarchiche legate all'organizzazione interna dell'ordine (Priori, Balì, ecc.).

Prima di venire arruolati nell'Ordine si dovevano seguire tre anni di noviziato, durante i quali venivano impartite nozioni di geometria, cosmografia, aritmetica, disegno, cartografia, storia, pratica delle armi da punta e da fuoco; veniva inoltre provato l'imbarco su una galea dell'Ordine.

La carica di gran maestro era stata affidata dal papa erigente l'Ordine al capo della famiglia granducale di Toscana. Il governo interno era retto da un capitolo generale, cioè l'assemblea di tutti i cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale (presto dimesso) e dal consiglio dei cavalieri composto inizialmente di dodici membri (poi ridotto alle cinque grandi cariche). Nella pratica però l'autorità si concentrava nelle mani dell'auditore, scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai cavalieri di gran croce, i grandi dignitari dell'Ordine specializzati in vari settori organizzativi.

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Cavaliere
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Commendatore
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Cavaliere di Gran Croce

Situazione odierna

File:Sigismondo d'Asburgo-Lorena.JPG
Sigismondo d'Asburgo Lorena.

Attualmente conta circa 75 cavalieri (balì gr. cr. di giust.,cav. e cav. gr. cr. di giustizia, sacerdoti e cappellani) e ne è gran maestro S.A.I. e R. il principe Sigismondo d'Asburgo-Lorena arciduca d'Austria, capo della casa granducale di Toscana; gran cancelliere è il conte professor avvocato Neri Capponi, e vice cancelliere il marchese dottor don Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni, ambedue Balì gr. cr. di giustizia. Per la parte spirituale, opera un "Cappellano Maggiore" nominato internamente all'Ordine stesso come prevede lo Statuto. Canonicamente oggi si configura come un'Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia. È prevista dallo Statuto e da apposito Regolamento, con assoluta continuità dall'antico, l'emanazione di speciali promesse di castità coniugale, carità e obbedienza ("professione stefaniana"), dalla quale però il Gran Maestro può dispensare. Attualmente esistono due cavalieri di giustizia professi. La ricezione nell'Ordine avviene esclusivamente a seguito di dimostrazione del possesso dei requisti nobiliari statutari, cioè, di norma, l'essere le quattro famiglie degli avi paterni e materni di "nobiltà generosa" di 200 anni ciascuna.

L'Ordine è riconosciuto dallo Stato Italiano, come "ordine dinastico non nazionale", attraverso le autorizzazioni all'uso concesse dal Ministro per gli affari esteri. Anche il Sovrano Militare Ordine di Malta riconosce l'Ordine e i suoi ultimi due Gran Maestri sono stati decorati della gran croce di giustizia dell'Ordine di S. Stefano.

L'Ordine si distingue, a livello regionale, nazionale e internazionale, per la "croce rossa ottagona", concessa nel 1562 da Papa Pio IV in sede di approvazione degli Statuti. In base al principio per cui "prior in tempore potior in iure" la croce rossa ottagona è ancor oggi di uso esclusivo dell'Ordine di S. Stefano P. e M. e come tale è tutelata nei confronti di chi ne facesse un indebito uso in ambito cavalleresco.

Esiste in Pisa l'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano (Fondazione italiana nata nel 1939) che, insieme all'Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano (ambedue del tutto indipendenti dall'Ordine), si occupa del mantenimento della memoria storica del glorioso Ordine.

Bibliografia

Leopoldo II
  • Gino Guarnieri, L'ordine di Santo Stefano, Pisa, 1966.
  • L'Ordine di Santo Stefano e l'amministrazione delle sue fattorie, Pisa, Ets, 1999
  • Stefano Sodi e Stefano Renzoni, La chiesa di Santo Stefano e la piazza dei Cavalieri, collana Mirabilia Pisana, edizioni Ets, Pisa 2003
  • Rodolfo Bernardini, Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena, Pis, 1990.
  • Licurgo Cappelletti, Storia degli Ordini Cavallereschi, ristampa anastatica, Sala Bolognese, 1981.
  • Luigi Cibrario, Descrizione storica degli ordini cavallereschi antichi e moderni, Napoli 1894.
  • Franco Cuomo, Gli Ordini cavallereschi nel mito e nella storia, Roma 1992.
  • Raffaele Cuomo, Ordini Cavallereschi Antichi e Moderni, vol. II, Napoli, 1894.
  • Fabrizio Ferri, Ordini Cavallereschi e Decorazioni in Italia, Modena, 1995.
  • Insigne Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ruolo e Statuto, Pisa, 2002.
  • Guy Stair Sainty, The Imperial and Royal House of Habsburg-Lorraine ([1])
  • Domenico Libertini, Dagli antichi cavalieri agli attuali ordini cavallereschi, Città di Castello 2009.
  • Pier Felice degli Uberti, Ordini Cavallereschi e Onorificenze, De Vecchi Editore, Milano 1993.
  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. LXX, Venezia 1854.

Voci correlate

Collegamenti esterni