M18 (astronomia)

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M18
Ammasso aperto
Foto di Messier 18 dal progetto Atlas
Scoperta
ScopritoreCharles Messier
Data1764
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneSagittario
Ascensione retta18h 19m 54s[1]
Declinazione-17° 08′ :[1]
Distanza4900 a.l.
(1500 pc)
Magnitudine apparente (V)7,5[1]
Dimensione apparente (V)9.0'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
ClasseII3pn
Dimensioni9 a.l.
(3 pc)
Età stimata32 milioni di anni
Altre designazioni
NGC 6613; Cr 376; OCl 40[1]
Mappa di localizzazione
M18
Categoria di ammassi aperti

Coordinate: Carta celeste 18h 19m 54s, -17° 08′ 00″

M 18 (noto anche come NGC 6613) è un ammasso aperto non molto appariscente visibile nella costellazione del Sagittario.

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa per individuare M18.

M18 si individua circa 4° a NNE dalla stella μ Sagittarii e giace in un campo di stelle molto ricco, a causa della presenza di grandi nubi stellari della Via Lattea; è visibile, seppur con qualche difficoltà, anche con un binocolo come un 10x50, sebbene le sue componenti siano impossibili da osservare, così l'aspetto permane nebuloso. Un telescopio da 120-150mm lo risolve completamente senza lasciare traccia di nebulosità; le sue componenti sono comprese fra l'ottava e la dodicesima magnitudine. Le componenti appaiono biancastre.[2]

M18 può essere osservato con discreta facilità da gran parte delle aree popolate della Terra, grazie al fatto che è situata a una declinazione non eccessivamente australe: in alcune aree del Nord Europa e del Canada, nei pressi del circolo polare artico, la sua visibilità è comunque molto difficile, mentre nell'Europa centrale appare relativamente basso; dall'emisfero sud l'ammasso è ben visibile alto nelle notti dell'inverno australe e nella sua fascia tropicale può vedersi perfettamente allo zenit.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra giugno e ottobre.

Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

M18 è stato scoperto da Charles Messier nel 1764 che lo descrive così: "Un ammasso di piccole stelle, poco sotto M17; circondato da una sottile nebulosità. Più facile di M16...Appare nebuloso in un telescopio da 3 piedi e mezzo; con un telescopio migliore si possono vedere le stelle...Diam. 5'" John Herschel lo descrisse come un ammasso povero di stelle e poco concentrato.[2]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

M18 contiene principalmente stelle di tipo spettrale B3, ciò significa che l'ammasso è relativamente giovane, la sua età stimata è di 32 milioni di anni; le stelle più brillanti hanno una magnitudine apparente pari a circa 9.[2]

L'ammasso è localizzato a circa 4.900 anni luce dal sistema solare, tenendo conto del suo diametro apparente di 9 minuti di arco, il suo diametro reale risulta essere circa 17 anni luce.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 6613. URL consultato il 16 novembre 2006.
  2. ^ a b c d Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  3. ^ Una declinazione di 17°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 73°; il che equivale a dire che a sud del 73°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 73°N l'oggetto non sorge mai.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti[modifica | modifica wikitesto]

  • Toshimi Taki, Taki's 8.5 Magnitude Star Atlas, su geocities.jp, 2005. URL consultato il 7 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2018). - Atlante celeste liberamente scaricabile in formato PDF.
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
  • Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
  • Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.

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