Industrial hip hop

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Industrial hip hop
Origini stilisticheAlternative rap
Industrial rock
Origini culturaliMetà anni ottanta a New York (Stati Uniti d'America) e Londra (Inghilterra)
Strumenti tipicivoce, rapping, chitarra, basso batteria, drum machine, campionatore, sintetizzatore, turntablism
PopolaritàPrevalentemente underground
Generi correlati
Digital hardcore - Breakcore - Elettrorap - Post-industrial - Trip hop - Noise pop
Categorie correlate
Gruppi musicali industrial hip hop · Musicisti industrial hip hop · Album industrial hip hop · EP industrial hip hop · Singoli industrial hip hop · Album video industrial hip hop

L'industrial hip hop[1][2][3] (chiamato anche industrial rap[1], noise hop[4] e noise rap[5]) è un genere derivato del rap e dell'industrial rock, sviluppatosi negli anni ottanta negli Stati Uniti d'America e in Inghilterra. Unisce alle parti vocali tipiche del rap le sonorità più vicine all'elettronica della musica industriale, spesso con utilizzo di parti parlate e a volte influenze da generi quali funk[1], metal e punk[4]. Tra i primi artisti a sperimentare tali combinazioni figura l'artista britannico Mark Stewart[1][4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1985 Mark Stewart, ex cantante dei The Pop Group, dà alle stampe As the Veneer of Democracy Starts to Fade, applicando lo stile cut-up tipico della musica industriale con l'aiuto di Doug Wimbish, Keith Leblanc, e Skip McDonald, gruppo di punta della Sugar Hill Records[6]. Il produttore Adrian Sherwood, figura importante della musica dub[7], riprende il lavoro lasciato da Stewart con i Tackhead, progetto di collaborazione con la Sugar Hill[8]. I Disposable Heroes of Hiphoprisy di San Francisco[9][10] e gli inglesi Meat Beat Manifesto[11] continuarono a sperimentare il genere, dandogli una nuova forma. Gli ultimi lavori dei Godflesh di Broadrick[12], come le sue collaborazioni con Kevin Martin, Ice[13] e i Techno Animal[12] sono altri esempi di industrial hip hop[14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) 10 Essential Industrial Hip-Hop Albums, su treblezine.com, Treblezine. URL consultato il 3 aprile 2016.
  2. ^ (EN) Industrial Hip-Hop And Bouncy Sociopathy, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 3 aprile 2016.
  3. ^ (EN) How Kanye West’s 'Yeezus' Tears Down 30 Years of Hip Hop Orthodoxy, su flavorwire.com, Flavorwire. URL consultato il 3 aprile 2016.
  4. ^ a b c (EN) The Twisting and Industrial Evolution of... Noise-Hop, su noisey.vice.com, Noisey. URL consultato il 3 aprile 2016.
  5. ^ (EN) Noise rap act Moodie Black to play Yacht Club, su littlevillagemag.com, Little Village. URL consultato il 3 aprile 2016.
  6. ^ (EN) Mark Fisher, Prometheus Unbound, p. 32. The Wire n° 293, luglio 2008
  7. ^ (EN) Adrian Sherwood, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 17 marzo 2009.
  8. ^ (EN) Portishead - Third - Review, su uncut.co.uk, Uncut. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011).
  9. ^ (EN) Ben Wood, Michael Franti: A New Bob Marley?, Suite 101, 31 maggio 2007
  10. ^ (EN) Michael Franti and Spearhead - All Rebel Rockers, su nzherald.co.nz, The New Zealand Herald, 19 settembre 2008. URL consultato il 4 novembre 2011.
  11. ^ (EN) Meat Beat Manifesto, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 17 marzo 2009.
  12. ^ a b (EN) Ivens interview by Chris Downton, su cyclicdefrost.com, Cyclic Defrost. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2013).
  13. ^ (EN) The Bug: London Zoo, su tinymixtapes.com, Tiny Mix Tapes. URL consultato il 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2008).
  14. ^ (EN) Stevie Chick traces the parallels betweetn Jesu and the Bug, su theguardian.com, The Guardian. URL consultato il 3 aprile 2016.
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