Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli


«Il fine principale per il quale Dio ha chiamato e riunito le Figlie della Carità è per onorare Nostro Signore Gesù Cristo come la sorgente e il modello di ogni Carità, servendolo corporalmente e spiritualmente nella persona dei poveri» |
(Regole Comuni, cap. I, par. I) |
Le Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli sono una società femminile di vita apostolica di diritto pontificio. Le appartenenti alla compagnia pospongono al loro nome la sigla F.d.C.[1]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
La compagnia deriva dalle confraternite di dame della Carità istituite a partire dal 1617 da Vincenzo de' Paoli (1581-1660) per il servizio a domicilio dei poveri e degli ammalati.[2]
Queste fraternità si diffusero rapidamente nelle aree rurali della Francia e a Parigi, dove nel 1630 le dame vennero affidate alla direzione di Luisa di Marillac (1591-1660), vedova di Antoine Le Gras. Vincenzo maturò la convinzione che, per proseguire e migliorare l'opera, occorresse un impegno pieno da parte delle dame, così il 29 novembre 1633 le prime quattro ragazze si riunirono attorno a Luisa di Marillac per condurre vita fraterna in comunità nella sua casa presso la chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet a Parigi. Fu la prima compagnia di donne in abito secolare e di vita comune dedite a opere di assistenza domiciliare istituita nella Chiesa cattolica.[3]
Il 25 marzo 1642, festa dell'Annunciazione, Luisa e le sue compagne emisero privatamente i tre voti di povertà, obbedienza e castità più un quarto, specifico della compagnia, di servire i poveri.[2]
La compagnia, detta in origine delle Serve dei poveri della Carità, venne approvata come confraternita il 20 novembre 1646 da Giovanni Francesco di Gondi, arcivescovo di Parigi, che ne affidò la direzione a Vincenzo de' Paoli; venne nuovamente approvata il 18 gennaio 1655 dal cardinale di Retz, che la pose in perpetuo sotto la guida del superiore generale della Congregazione della Missione, e l'8 luglio 1668 ricevette il riconoscimento pontificio tramite il cardinale Luigi di Borbone-Vendôme, legato a latere di papa Clemente IX.[3]
Le prime regole della compagnia vennero redatte da Luisa di Marillac e riviste tra il 1645 e il 1655 da Vincenzo de' Paoli, che le spiegò alle sodali mediante le conferenze settimanali di formazione che tenne fino al 1659; René d'Alméras, successore di Vincenzo de' Paoli alla guida dei lazzaristi, raccolse e codificò le regole elaborate dal suo predecessore, che vennero promulgate da Edmond Jolly, terzo superiore generale dei lazzaristi.[3]
La compagnia si diffuse in Francia e in Polonia: dissolta nel 1792, venne ricostituita sotto Napoleone nel 1800 e nel XIX secolo iniziò a espandersi nei vari paesi europei (prima in Spagna, poi in Svizzera e in Italia) ed extraeuropei (Turchia, Egitto, Siria, Cina).[2]
La Congregazione per i Religiosi aggiornò e approvò le costituzioni delle Figlie della Carità nel 1954 e nuovamente nel 1980.[2]
Vincenzo de' Paoli, beatificato nel 1729, è stato canonizzato da papa Clemente XII il 16 giugno 1737;[4] Luisa de Marillac è stata proclamata santa l'11 marzo 1934 da papa Pio XI;[5] tra le Figlie della Carità elevate all'onore degli altari si ricordano anche Catherine Labouré, Giuseppina Nicoli e Rosalie Rendu.[2]
Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]
Oltre al servizio domiciliare ai poveri e ai malati, le Figlie della Carità si dedicano alla cura degli orfani, all'assistenza agli infermi negli ospedali e agli anziani nelle case di riposo, alla cura dei disabili, anche mentali, al servizio nelle scuole e alla gestione di rifugi per donne e bambini in difficoltà.[2]
In origine le Figlie della Carità indossavano abiti secolari, ma presto si affermò l'uso del costume delle ragazze del popolo dell'Île-de-France, in stoffa grossolana di saia grigia (donde il nome sœurs grises, con cui vengono indicate in Francia), e con colletto e cuffia (toquois) bianchi; la cuffia venne poi sostituita dal caratteristico copricapo a larghe tese, la "cornetta", già in uso tra le contadine di Parigi, della Piccardia e del Poitou, le cui "ali" nel corso del XVIII secolo divennero sempre più larghe e inamidate. Dopo il Concilio Vaticano II, papa Paolo VI invitò personalmente la superiora generale della Figlie della Carità a semplificare l'abito, che il 20 settembre 1964 divenne blu scuro e senza cornetta.[6]
Le Figlie della Carità rappresentano la più numerosa società femminile della Chiesa e sono presenti in 91 paesi.[7] La casa generalizia è presso il convento di rue du Bac a Parigi.[1]
Alla fine del 2008, la congregazione contava 19.436 sorelle in 2.275 case.[1]
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
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Premio Principe delle Asturie per la concordia |
— 2005 |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Ann. Pont. 2010, p. 1701.
- ^ a b c d e f L. Nuovo, in G. Schwaiger, op. cit., pp. 214-215.
- ^ a b c DIP, vol. III (1976), coll. 1539-1548, voce a cura di G. Rocca.
- ^ BSS, vol. XII (1969), coll. 1155-1168, voce a cura di L. Chierotti.
- ^ BSS, vol. VIII (1967), coll. 366-371, voce a cura di L. Chierotti.
- ^ L. Nuovo, in La sostanza dell'effimero... (op.cit.), pp. 531-533.
- ^ Où nous sommes, su filles-de-la-charite.org. URL consultato il 14 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2010).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Annuario Pontificio per l'anno 2010, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010. ISBN 978-88-209-8355-0.
- Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
- Giancarlo Rocca (cur.), La sostanza dell'effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente, Edizioni paoline, Roma 2000.
- Georg Schwaiger, La vita religiosa dalle origini ai nostri giorni, San Paolo, Milano 1997. ISBN 978-88-215-3345-7.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (FR, EN, ES) Le Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, su filles-de-la-charite.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 169227985 · ISNI (EN) 0000 0001 1943 5555 · BNF (FR) cb11866335v (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n81120592 |
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