Esame del carbonio-14 sulla Sindone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 28 nov 2008 alle 14:53 di AttoBot (discussione | contributi) (Sistemazione automatica della disambigua: Nobel - Inversione di redirect (unknown))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Voce principale

Il più celebre studio condotto sulla Sindone di Torino, per la grande risonanza che ebbe all'epoca sui mezzi d'informazione, è la datazione del lenzuolo eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14[1]. La prova del carbonio ha stabilito che il telo risalirebbe, con una probabilità del 95%, a una data compresa tra il 1260 e il 1390, periodo compatibile con le prime testimonianze storiche certe dell'esistenza della Sindone (circa 1353).

Questa datazione è generalmente accettata dalla maggior parte della comunità scientifica e da coloro che sostengono la non autenticità della Sindone; in un primo tempo è stata accettata passivamente anche da una parte della Chiesa Cattolica, per bocca dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Anastasio Ballestrero. Tuttavia contro l'attendibilità del test sono state sollevate fin da subito dai sindonologi e dai sostenitori dell'autenticità del telo numerose obiezioni, che sono esposte in dettaglio di seguito.

Preparazione dell'esame

1978: l'istituzione dello STURP

In seguito allo sviluppo di nuove tecniche sperimentali che richiedevano quantità molto inferiori, la chiesa cattolica permise l'istituzione del Progetto di Ricerca sulla Sindone di Torino (in inglese Shroud of Turin Research Project, STURP), gruppo di lavoro composto da una trentina di scienziati atei o di varia fede religiosa (tra cui ebrei, cattolici, protestanti, presbiteriani). Questo avvenne in occasione dell'ostensione straordinaria della reliquia avvenuta del 1978.

L'idea di datare la Sindone con il metodo del Carbonio 14 era stata già avanzata fin dagli anni '60, ma all'epoca venne scartata a motivo dell'eccessiva quantità di tessuto richiesto (circa 500 cm2).[senza fonte]

Fin dall'anno successivo lo STURP manifestò l'intenzione di sottoporre il lenzuolo a vari studi, tra cui la datazione radiometrica. A tal scopo, nel 1982 una commissione guidata dal chimico Robert H. Dinegar, in collaborazione con Harry E. Gove dell'Università di Rochester, si occupò di interpellare diversi laboratori specializzati in datazioni di piccoli campioni. Sei laboratori diedero la disponibilità ad eseguire le datazioni. Questi usavano due diverse tecniche di datazione, con pregi e difetti differenti:

1985: La rottura tra i laboratori e lo STURP

Nel 1984 lo STURP pubblicò un testo con il programma delle ricerche da effettuare sulla Sindone: i tre obiettivi principali di questi studi furono fissati in determinare in che modo si è formata l'immagine del telo, verificarne l'autenticità o la falsità, trovare le migliori modalità per la sua conservazione.

L'ultimo punto implicava appunto la datazione con il metodo del C14: venne così stabilito di effettuarla prelevando sei campioni da sei punti diversi del telo. La grande pubblicità che ne sarebbe derivata spinse quindi i vari laboratori ad una gara per ottenere "l'appalto" dell'esame.

A questo punto sul da farsi ci fu uno strappo tra lo STURP e i laboratori: il primo spinse per eseguire l'esame radiometrico sotto la propria egida e dopo gli altri esami; questo viene appoggiato da Luigi Gonella, consigliere scientifico del vescovo di Torino, e docente nel Politecnico della stessa città. I sei laboratori invece ritenettero di primaria importanza eseguire la prova del carbonio escludendo gli altri esami. Nel corso della Conferenza sulla datazione al radiocarbonio, tenutasi a Trondheim nel 1985, i rappresentanti dei sei laboratori, spinti da Gove e da Michael S. Tite, direttore del laboratorio di ricerca del British Museum, dichiararono quindi la cessazione della collaborazione con lo STURP mettendosi d'accordo su un nuovo protocollo di indagine, in sette punti:

  1. Il British Museum, nella persona di Michael Tite, coordinerà le analisi;
  2. Lo STURP sarà coinvolto solo in sede di prelievo dei campioni;
  3. I campioni di controllo saranno forniti dal British Museum, il quale ne conoscerà ma non rivelerà l’età;
  4. Questi saranno forniti in maniera tale da non essere distinguibili dal campione sindonico;
  5. I laboratori non dovranno rivelare alcun risultato a nessuno all’infuori del coordinatore delle indagini, ovvero a Tite;
  6. I laboratori avranno la facoltà di scegliere con che metodo condurre le analisi;
  7. I risultati, prima della pubblicazione, saranno comunicati alla diocesi di Torino e alla Santa Sede.

Il protocollo fu approvato da Carlos Chagas Filho, neurologo brasiliano presidente dell'Accademia Pontificia delle Scienze.

1986: Il "protocollo di Torino"

Siccome la decisione da parte della Santa Sede di accettare l'"ammutinamento" di Trondheim metteva di fatto fuori gioco lo STURP, fu deciso di organizzare un altro incontro per risolvere la diatriba.

Il 29 settembre 1986 si tenne quindi a Torino un convegno organizzato dalla autorità ecclesiastiche per decidere se dare fiducia al programma originale dello STURP, sostenuto da Gonella, o a quello redatto dai laboratori, approvato da Chagas. A passare fu la linea di questi ultimi, ovvero viene deciso di eseguire esclusivamente la radiodatazione. Viene così redatto il cosiddetto "protocollo di Torino", che prevedeva questa prassi da seguire:

  1. La datazione verrà effettuata dai sette laboratori[3], sotto il controllo dell'Accademia Pontificia delle Scienze, l'Arcivescovado di Torino, rappresentato dall'Istituto Metrologico Gustavo Colonnetti, è il British Museum.
  2. Entrambi i metodi di datazione saranno adottati.
  3. Il campione di tessuto concesso ad ogni laboratorio peserà 28 mg, equivalente a circa duecento mg totali di tessuto, ovvero 9 centimetri quadrati. Il British Museum si occuperà di fornire i due campioni di controllo ad ogni laboratorio. I campioni saranno prelevati nel maggio 1987 dalla Sig.ra Mechtilde Flury-Lemberg[4] da vari punti del lenzuolo.
  4. I laboratori non potranno comunicare tra di loro durante l'effettiva esecuzione delle analisi, ma solo al termine delle stesse ai tre organismi garanti.
  5. Essendo prioritaria la datazione del telo, gli altri esami sono posticipati a data da destinarsi.

I "campioni di controllo" servivano per operare secondo il metodo operativo comunemente chiamato blind test: i laboratori avrebbero cioè datato tre campioni di tessuto: il campione sindonico, e due estranei, indistinguibili tra loro.

Tuttavia, nonostante gli accordi, almeno tre di questi cinque punti verranno violati, in primo luogo per decisione delle stesse autorità vaticane. Il 27 aprile 1987 infatti Gonella dichiarò a La Stampa che la datazione sarebbe stata effettuata da due o massimo tre laboratori. Il 10 ottobre il cardinale Anastasio Ballestrero annunciò ufficialmente ai sette laboratori che l'indagine sarebbe stata eseguita da soltanto tre laboratori, ovvero Oxford, Tucson e Zurigo, anziché da tutti e sette, e utilizzando quindi soltanto tre campioni, per altro presi da un'unica zona del lenzuolo; L'unica istituzione responsabile del corretto svolgimento delle operazioni sarebbe stata il British Museum, nella persona di Michael Tite, il quale, ad un media inglese, aveva precedentemente affermato pubblicamente di ritenere la Sindone un falso medievale.

La scelta del Vaticano fu alquanto criticata: ad esempio il professor Harry Gove, direttore del laboratorio di Rochester, uno dei quattro scartati, sostenne in una lettera alla rivista Nature[5] che il prelievo dei campioni in un solo punto della Sindone avrebbe introdotto il rischio di contaminazioni impossibili da stimare, e che il risultato dell'esame sarebbe stato molto meno credibile di quello che sarebbe stato ottenuto con il protocollo originale.

I motivi che spinsero la Chiesa ad adottare questa linea sono tuttora in parte ignoti: la motivazione "ufficiosa" fu che riducendo il numero di laboratori si sarebbe "sacrificato" meno tessuto; in secondo luogo, la Chiesa non avrebbe mai accettato di vedere ulteriormente "bucata" una reliquia già irrimediabilmente compromessa.

Comunque il "risparmio di tessuto" non ci fu: infatti per le operazioni di datazione verranno rimossi dal telo 300 mg di tessuto (da ripartire tra i tre laboratori) anziché i 200 mg previsti dal protocollo del 1986. In seguito Gonella dichiarerà:

«La Chiesa doveva allora fronteggiare la sfida di molti che insistevano affinché noi rifiutassimo le analisi, e in questo modo poter affermare che la Chiesa teme la scienza. È un ricatto. Ci hanno sfidato con un vero e proprio ricatto. O noi accettiamo la prova del C14 secondo le condizioni imposte dai laboratori, oppure scatterà una campagna di accusa contro la Chiesa timorosa della verità e nemica della scienza. […] Sono anche state fatte delle pressioni illecite a Roma affinché Torino accettasse le loro condizioni.»

Gonella in seguito giungerà a definire "mafiosi" i conduttori degli esperimenti[senza fonte].

Inoltre, in tutti e tre i laboratori scelti, non veniva utilizzato il metodo del contatore proporzionale, ritenuto il più affidabile per la datazione di piccoli pezzi. Questo suscitò la protesta di alcuni scienziati, tra cui Paul Maloney, direttore dell'ASSIST (Association of Scientists and Scholars International for the Shroud of Turin, Associazione Internazionale di Scienziati e Studiosi della Sindone di Torino), che in una lettera a Ballestrero spiegò come l'analisi spettrometrica, essendo divisa in varie fasi, poteva essere falsata dall'involontaria introduzione di carbonio proveniente da agenti esterni.

Il protocollo definitivo

Le modifiche apportate dal protocollo di Torino portarono ad ulteriori polemiche tra gli scienziati coinvolti nell'operazione che fecero ulteriormente slittare le operazioni, e così il prelievo dei campioni, originariamente previsto per il maggio del 1987, furono rinviate a data da destinarsi.

Il 17 aprile 1988, in una lettera senza data pubblicata dalla rivista Nature[7], il garante dell'intera operazione Michael Tite riassumeva così il protocollo definitivo che sarebbe stato seguito:

  1. Sono stati scelti i laboratori di Oxford, Tucson, Zurigo.
  2. I tre laboratori riceveranno un campione a testa del peso di quaranta milligrammi; I tre campioni verranno prelevati in un solo punto del telo. I laboratori riceveranno altri due campioni di controllo; essendo questi facilmente distinguibili dal campione sindonico, ci si dovrà rimettere alla "sincerità dei laboratori".
  3. I nove campioni saranno consegnati ai rappresentanti dei tre laboratori direttamente a Torino.
  4. Ogni operazione verrà filmata.
  5. Non ci sarà alcun confronto tra i risultati dei laboratori fino a quando questi non saranno definitivi.

Il protocollo definitivo mostrava appunto alcune discrepanze, non solo rispetto a quello originale ma anche rispetto a quello di Torino. Questo suscitò le proteste di Gove, nel frattempo silurato, e di altri scienziati, i quali contestavano soprattutto la scelta di prelevare i campioni da un solo punto del lenzuolo. Se il punto scelto, infatti, fosse stato "contaminato" da agenti esterni, avrebbe sicuramente falsato tutti i risultati.

Inoltre, come si vede, nella lettera Tite ammetteva apertamente che i campioni di controllo erano facilmente distinguibili dai campioni sindonici, rendendo così vano il blind test.

La dinamica del test

Aprile 1988: il prelievo dei campioni

Il prelievo dei campioni avvenne il 21 aprile 1988 nella sacrestia del Duomo di Torino da Franco Testore, docente di tecnologia dei tessuti presso il Politecnico di Torino, e Giovanni Riggi di Numana, produttore di apparecchiature per biologia. Il primo effettuò le operazioni di pesatura, mentre il secondo eseguì materialmente il taglio.

La Flury-Lemberg, inizialmente designata allo scopo, era quindi stata sostituita, per motivi ignoti, da due italiani che, tra l'altro, vedevano il lenzuolo dal vivo per la prima volta.

Presenti tra gli altri all'operazione, oltre ai due scienziati summenzionati, c'erano il cardinale Ballestrero con quattro sacerdoti, Luigi Gonella, il rappresentante dell'Accademia Pontificia delle Scienze, i fotografi e il cineoperatore, Michael Tite, ed infine i rappresentanti dei tre laboratori, che in base al protocollo non avrebbero dovuto presenziare: in tutto circa trenta persone. Jacques Evin dichiarò in due occasioni di essere arrivato prima in ritardo[8], e poi in orario[9].

Mentre il protocollo prevedeva il taglio di un campione di circa 1x7 cm, su proposta di Testore si decise invece sul momento di prelevare un campione di dimensione circa doppia e di conservarne metà in un contenitore sigillato, in modo da far fronte ad eventuali successive richieste di tessuto. Venne quindi tagliato un lembo di tessuto di circa 81x21 mm, dal quale venne quindi scartata una striscia spessa circa 5 mm, in quanto conteneva fili colorati di incerta provenienza. Il rimanente campione di circa 81x16 mm, il cui peso fu misurato in 300 milligrammi, fu dapprima diviso in due parti approssimativamente uguali, e infine una delle due fu ulteriormente divisa in tre parti (pesanti circa 50 mg l'una) che costituirono i campioni da consegnare ai laboratori.

Contestualmente vennero divisi anche i tre campioni di controllo (uno in più di quanto originariamente previsto), ovvero:

  • un frammento di tessuto proveniente da una sepoltura nubiana, scoperto nel 1964 e datato intorno al 1100 dopo Cristo;
  • un pezzo del bendaggio di una mummia egiziana del II secolo dopo Cristo.
  • alcuni fili prelevati dal mantello di san Luigi d'Angiò, conservato nella basilica di Saint Maximin, Var, Francia, datato tra il 1290 e il 1310.

I tre pezzi della Sindone e i sei ricavati dai primi due campioni di controllo furono quindi inseriti in nove cilindri metallici numerati, senza alcuna indicazione del loro contenuto per poter così procedere al "blind test". I pezzi del terzo campione di controllo (mantello di san Luigi d'Angiò) invece furono consegnati senza essere chiusi in cilindri.

L'età dei campioni di controllo, che avrebbe dovuto essere ignota, fu pubblicata dall'Osservatore Romano il 23 aprile. L'età dei campioni era inoltre dichiarata nei documenti doganali[10].

La scarsa rigorosità con la quale fu condotta l'intera operazione, le numerose violazioni dei protocolli, e la discrepanza delle cifre (peso dei campioni, datazioni) nelle varie pubblicazioni dei risultati, oltre che aumentare le polemiche non fece che avvalorare le tesi dei complottisti.

Il blind test fu successivamente apostrofato come «una messinscena» da Evin[11] e una «facciata per l'opinione pubblica» da Tite. A quanto pare quindi il blind test non fu nemmeno eseguito, anche perché, viste le condizioni di partenza, sarebbe stato del tutto superfluo[12].

Maggio-agosto 1988: l'effettuazione dell'esame

I laboratori, che secondo il protocollo avrebbero dovuto lavorare contemporaneamente e senza scambiarsi informazioni, agirono invece uno dopo l'altro (Tucson il 6 maggio, Zurigo in giugno, Oxford l'8 agosto), scambiandosi informazioni. Infatti secondo il quotidiano L'Avvenire del 14 ottobre i direttori dei tre laboratori si erano incontrati segretamente in Svizzera: la conferma di questo arriverà successivamente dalla stesse parti in causa.

L'otto maggio la BBC entrò nel laboratorio di Zurigo per filmare l'apertura dei cilindri, e per l'ennesima volta vengono dichiarate le età dei campioni. Presente alla ripresa il pastore protestante David Sox, sostenitore della falsità della Sindone.

Il 27 luglio successivo il filmato fu messo in onda. Nell'occasione viene fatto l'annuncio: «La Sindone è medievale»: all'epoca il laboratorio di Oxford doveva ancora iniziare il test di datazione. Il 26 agosto il quotidiano inglese Evening Standard annunciò la datazione del lenzuolo attorno al 1350. Il giorno dopo, ed in seguito il 23 settembre Gonella, intervistato dal quotidiano italiano La Stampa, denunciò le gravi violazioni al protocollo.

Il 28 settembre Tite annunciò alla Diocesi di Torino i risultati delle analisi, ed il giorno successivo la comunicazione fu trasmessa a Roma.

13 ottobre 1988: i risultati vengono annunciati

Il 13 ottobre 1988, durante una conferenza stampa, il Cardinale Ballestrero annunciò i risultati: il carbonio 14 ha fornito una datazione compresa tra il 1290 e il 1360, con una percentuale di certezza del 95%. La datazione corrisponderebbe al periodo in cui si ha la prima documentazione storica che si riferisca con certezza alla Sindone di Torino (1353).

Ballestrero nell'occasione commentò:

«Penso non sia il caso di mettere in dubbio i risultati. E nemmeno è il caso di rivedere le bucce agli scienziati se il loro responso non quadra con le ragioni del cuore.»

Ballestrero quindi accettava così passivamente i risultati: non lo stesso fecero Gonella ed altri scienziati, che continuarono a criticare le modalità dell'operazione.

Appena due giorni dopo David Sox pubblicò il libro The Shroud Unmasked, ovvero "la Sindone smascherata"[13]: chiaramente il libro era pronto ben prima della pubblicazione dei risultati.

La relazione scientifica ufficiale fu pubblicata alcuni mesi dopo sulla rivista Nature[1]. Nel dettaglio, il laboratorio di Tucson calcolò una data di 646±31 anni BP[14]; quello di Oxford, 750±30; quello di Zurigo, 676±24. Combinando insieme questi tre risultati si ottenne una media pesata pari a 689±16. Applicando la necessaria calibrazione (per i dettagli si veda l'articolo originale), questa data fu convertita negli intervalli 1273-1288 con livello di confidenza 68% (una deviazione standard) e 1262-1384 con livello di confidenza 95% (due deviazioni standard). Quest'ultimo dato, arrotondato ai 10 anni più vicini, costituì il risultato annunciato dal cardinale Ballestrero.

Gli eventi successivi

I risultati dell'esame, anticipati come si è visto dalla stampa già qualche mese prima dell'annuncio ufficiale, fecero grande scalpore ed ebbero una larga risonanza mediatica a livello mondiale. Fin da allora si è aperto un acceso dibattito tra chi sostiene che la prova del Carbonio 14 accerta la falsità della Sindone e chi invece non accetta questi risultati in quanto inattendibili.

A questi ultimi si sono aggiunti i complottisti, che nello strano comportamento di Tite, nella confusione delle operazioni di prelievo e nelle dichiarazioni discordanti dei testimoni, vedono una frode intenzionale atta a dimostrare la falsità del lenzuolo, una frode alla quale avrebbe partecipato, più o meno consapevolmente, anche la stessa Chiesa cattolica, la quale avrebbe perfino contribuito a falsare i risultati per mantenere l'alone di mistero sulla reliquia[15].

Fin dai giorni successivi all'annuncio dei risultati, coloro i quali parteciparono più o meno attivamente alle operazioni sono tornati più volte sull'argomento a mezzo stampa. In particolare Michael Tite, in una lettera a Gonella del 14 settembre 1989, dichiarò: "Personalmente non ritengo che il risultato della datazione della Sindone dimostri che sia un falso [...]. La datazione col radiocarbonio non dà chiaramente nessuna prova in questo senso"[16]. Evin, cattolico, sostenne invece in seguito che la Sacra Sindone mostra un uomo crocifisso nel medioevo, epoca in cui questa modalità di esecuzione capitale era caduta pienamente in disuso[17].

Il Sunday Telegraph del 25-26 marzo 1989 parlò quindi di un milione di sterline elargito al laboratorio di Oxford su iniziativa di "quarantacinque uomini d'affari e amici ricchi", per "aver dimostrato lo scorso anno che la Sindone di Torino è un falso medievale". Il denaro è stato quindi utilizzato per permettere la creazione di una nuova cattedra di archeologia. La cattedra verrà occupata da Michael Tite "per il suo preponderante ruolo nello smascherare la frode della sindone di Torino[18]".

Il 4 giugno successivo, in circostanze misteriose, si suicidò Timothy W. Linick, quarantaduenne ricercatore dell'Università dell'Arizona, uno dei firmatari dell'articolo di Nature del febbraio 1989, scrupoloso studioso del metodo dello spettrometro di massa. All'epoca si rumoreggiò che il suo fosse in realtà un omicidio, anche se non è mai stato provato[18].

Critiche alle modalità di esecuzione dell'esame

Segue ora un riassunto delle critiche fatte agli esecutori dell'esame, con l'aggiunta delle obiezioni fatte in seguito all'operazione, e le relative controrisposte.

Violazione dei protocolli e delle prassi da seguire

Inizialmente era stato previsto che partecipassero sette laboratori diversi utilizzanti due tecniche diverse, mentre poi vennero scelti tre soli laboratori che usavano la stessa tecnica. Inoltre Zurigo, Oxford e Tucson non giunsero alla stessa conclusione autonomamente, ma comunicando tra loro scambiandosi risultati e opinioni, contravvenendo con questo al protocollo d'esame che era stato concordato con l'Arcidiocesi di Torino e alla prassi standard per questo tipo di indagini.

È stato criticato anche il fatto che l'esame non fu condotto "alla cieca" perché i campioni sindonici, a causa della particolare trama del tessuto, erano riconoscibili. Questo era comunque inevitabile, in quanto fu impossibile trovare altri tessuti antichi dello stesso tipo. Inoltre ai laboratori fu comunicata preventivamente l'età dei campioni di confronto, scelta invece che si sarebbe potuto evitare.

Analisi statistica dei risultati

Alcuni autori hanno rilevato degli errori nei calcoli statistici pubblicati nell'articolo di Nature[19][20][21]: la deviazione standard che si ottiene dalle misurazioni del laboratorio di Tucson è di 17 anni e non 31 come pubblicato[22](portando quindi l'età stimata del telo da 646±31 anni ad un più ristretto 646±17 anni), e conseguentemente il valore del chi quadro per il risultato combinato dei tre laboratori è di 8,6 invece che 6,4, e il corrispondente significance level (un valore statistico che misura l'attendibilità del risultato) risulta dell'1% circa, invece che del già basso 5% pubblicato nell'articolo; per confronto, i significance levels dei tre campioni di controllo furono rispettivamente del 30%, 50% e 90%.

Dato che un significance level del 5% è comunemente ritenuto il minimo perché un risultato sia considerato statisticamente accettabile, diversi studiosi sostengono che il risultato dell'esame del C14 si deve considerare privo di valore e che l'esame deve essere ripetuto. Altri ribattono che, pur tenendo conto di questi errori, le datazioni rilevate dai tre laboratori sono comunque tutte basso medievali.

Bryan J. Walsh ha esaminato i dati delle singole misurazioni con diversi metodi statistici, ottenendo una probabilità superiore al 95% che le popolazioni misurate dai tre laboratori non fossero omogenee. Inoltre ha rilevato una correlazione lineare (con grado di probabilità superiore al 98%) tra le date medie calcolate dai tre laboratori e la distanza dei rispettivi campioni di tessuto dal bordo della Sindone. Questi risultati indicano che la concentrazione del C14 nei campioni non era uniforme e supportano quindi la tesi che i campioni fossero "inquinati", il che invaliderebbe il risultato dell'esame[23]. Alcune possibili cause di inquinamento sono presentate di seguito.

Accuse di sostituzione dei campioni

Alcuni sindonologi (padre Bruno Bonnet-Eymard[24], Ernesto Brunati[19] e altri), sulla base delle incongruenze nella statistica delle misure e di alcune contraddizioni nei resoconti pubblicati e nelle dichiarazioni rese, sostengono che gli autori dell'esame ne abbiano falsificato i risultati sostituendo i campioni prelevati dalla Sindone con altri frammenti di tessuto di origine medievale.

Secondo Bonnet-Eymard, lo scambio sarebbe avvenuto in due fasi:

  • dapprima Michael Tite (il garante del British Museum), incaricato di reperire i campioni di controllo, avrebbe procurato un campione di tessuto del XIV secolo presentandolo invece come "bende della mummia di Cleopatra di Tebe risalenti al II secolo" (campione di controllo n. 2);
  • quindi i responsabili dei tre laboratori, ricevuti i cilindri sigillati contenenti i campioni, avrebbero scambiato i campioni della Sindone con i falsi campioni del II secolo, in realtà medievali.

I falsi campioni sindonici, però, sarebbero risultati più recenti del previsto (1400 circa) e incompatibili con l'esistenza storicamente provata della Sindone entro il 1357: si sarebbero quindi rese necessarie ulteriori manipolazioni, che avrebbero causato le anomalie statistiche di cui si è già detto. I veri campioni, invece, sarebbero quelli dichiarati come provenienti dalla mummia di Cleopatra, e datati tra il 9 a.C. e il 78 d.C. con confidenza del 95%: secondo questa teoria, quindi, l'esame del Carbonio 14 avrebbe in realtà confermato l'autenticità della Sindone.

Tra le prove a sostegno della sua ipotesi, Bonnet-Eymard riferisce che, secondo quanto dichiarato da Paul Damon (direttore del laboratorio di Tucson), i cilindri sigillati furono aperti domenica 24 aprile 1988, il giorno stesso del loro arrivo a Tucson, "per assicurarsi che la Sindone fosse tra i campioni" (in realtà, secondo la teoria di Bonnet-Eymard, per effettuare lo scambio), e quindi risigillati e riaperti ufficialmente il giorno dopo. Esiste persino una fotografia che sarebbe stata scattata in quell'occasione: essa ritrae il cilindro aperto e il campione di tessuto della Sindone (diviso in due parti) insieme al sigillo del cardinale Ballestrero ancora intatto[25].

Questa ricostruzione presuppone la complicità di diverse persone nella frode: come minimo Michael Tite e almeno una persona per ciascuno dei tre laboratori (presumibilmente i tre direttori, che avevano le maggiori possibilità di manipolare i campioni). I "complottisti" hanno sollevato dubbi anche sulla morte di Timothy Linick, 42enne collaboratore del laboratorio di Tucson e co-firmatario dell'articolo di Nature, morto il 4 giugno 1989 ufficialmente per suicidio; secondo questa teoria potrebbe invece essere stato ucciso per evitare che rivelasse la frode.

Arricchimento della percentuale di 14C sul lino dovuto a fattori esterni

Alcuni studiosi hanno suggerito che le modalità in cui la Sindone è stata conservata per secoli (custodita in un ambiente non isolato, spesso esposta al fumo delle candele, ricco di anidride carbonica, e talvolta usata addirittura come tovaglia per celebrare messa[26]) possano aver determinato una contaminazione che avrebbe alterato la concentrazione di 14C nel campione misurato, falsando quindi il risultato della datazione.

In particolare è stato ipotizzato che un consistente arricchimento della concentrazione sia stato provocato dall'incendio che danneggiò la Sindone nella notte fra il 3 e il 4 dicembre 1532, quando la Sainte-Chapelle di Chambéry, ove essa era conservata, fu distrutta dalle fiamme. Le temperature molto elevate a cui la Sindone fu esposta poterono facilitare interazioni fra la struttura molecolare del lino ed il carbonio presente nell'aria circostante; gli ioni d'argento della teca parzialmente fusa e/o la presenza di acqua di spegnimento dell'incendio, inoltre, possono avere agito da catalizzatori.

Nel 1994 il biologo russo Dmitri Kouznetsov dichiarò di aver ottenuto in laboratorio un "ringiovanimento" di tessuti antichi proprio di circa 13 secoli, ma in seguito è stato dimostrato che le sue affermazioni erano false (si veda la sezione seguente per maggiori dettagli).

Una versione riveduta di questa ipotesi è stata formulata nel 2008 da John Jackson, uno dei fondatori dello STURP, e presentata pubblicamente all'interno del documentario Sindone, prove a confronto prodotto dalla BBC[27]. Jackson suggerisce che l'arricchimento sia stato provocato da una contaminazione da monossido di carbonio (CO), che presenta naturalmente una concentrazione di 14C molto più elevata di quella che si riscontra nell'anidride carbonica (CO2) e nelle sostanze organiche. Secondo i suoi calcoli, per spostare la datazione della Sindone dal I al XIV secolo sarebbe sufficiente l'intrusione di una quantità di carbonio proveniente da CO pari soltanto al 2% del totale.

Christopher Ramsey, direttore del laboratorio di Oxford che eseguì la datazione, ha accettato di collaborare con Jackson per verificare la sua teoria. Egli ha precisato però che, diversamente da quanto inizialmente riportato da alcuni quotidiani[28], ritiene improbabile che la contaminazione da monossido possa aver prodotto un effetto significativo, e che al momento non esistono "prove dirette" che la datazione ottenuta non sia accurata. Tuttavia riconosce anche che "esistono molte prove circostanziali che suggeriscono a molti che la Sindone sia più antica di quanto la datazione al radiocarbonio permetta e quindi ulteriori ricerche sono certamente necessarie", e che solo valutando e reinterpretando tutti i dati scientifici e storici disponibili si potrà "arrivare ad una coerente storia della Sindone"[29].

Il caso Kouznetsov

Nel 1994 lo scienziato russo Dmitri Kouznetsov, un biologo specializzato in neurotossicologia e sucessivamente chimica archeologica, annunciò di aver verificato sperimentalmente l'arricchimento di carbonio 14 in tessuti antichi in condizioni simili a quelle dell'incendio del 1532 e tra il 1994 e il 1996 pubblicò diversi articoli a riguardo. Una delle riviste in cui pubblicò questi lavori tuttavia pubblicò nello stesso numero anche un articolo di ricercatori che mettevano in dubbio l'operato di Kouznetsov[30].

Nonostante questi dubbi, le teorie dello studioso russo vennero divulgate e considerate da molti sindonologi come prova dell'inattendibilità della datazione radiometrica del 1988. Le sue presunte scoperte, tuttavia, inizialmente non ebbero lo stesso clamore mediatico di quest'ultima; in particolare fu soprattutto il settimanale cattolico italiano Famiglia Cristiana a dare risalto alla notizia, seguito poi da qualche altra testata, quasi sempre di ispirazione religiosa. Lo scienziato iniziò quindi una lunga serie di conferenze, molte delle quali anche in Italia, per parlare di queste sue scoperte, questa volta attirando anche l'interesse dei media generalisti.

Diversi scienziati negli anni seguenti provarono a ripetere gli esperimenti di Kouznetsov, senza ottenere risultati analoghi (ovvero un'alterazione significativa nella datazione al C14 di campioni di tessuto sottoposti ad effetti simili a quelli di un incendio) e aumentò quindi il numero di studiosi che inizavano a nutrire seri dubbi sulle sue conclusioni[31]. Il fatto che articoli per gli stessi lavori fossero stati sottomessi a più riviste, comportamento lecito ma mal visto dalla comunità scientifica, attirò ulteriori critiche sul suo lavoro. Oltre a questa impossibilità nel replicare i suoi risultati, alcuni comportamenti di Kouznetsov relativi alla ricerca di finanziamenti per la traduzione di libri sulla Sindone nel mercato russo (finanziamenti elargiti, ma senza che poi il progetto fosse portato a termine), portarono anche alcuni sindonologi a dubitare della sua serietà e Ian Wilson, direttore della rivista dell’associazione dei sindonologi britannici (British Society for The Turin Shroud Newsletter) ed autore di uno dei libri in oggetto, pubblicò due note in proposito nel 1996 in cui metteva in guardia i membri dell'associazione dal considerare troppo ottimisticamente i lavori di Kouznetsov[32] [33].

Successivamente, a partire dal 2000, il professor Gian Marco Rinaldi, facendo verifiche sui lavori di Kouznetsov, scoprì che questi non aveva condotto alcun esperimento ma aveva inventato i dati e citato fonti e istituzioni scientifiche inesistenti (per es. non esistono molti dei musei ed istituti da cui, nei suoi articoli, Kouznetsov sostiene di aver ricevuto i campioni su cui avrebbe effettuato gli esperimenti e, quelli esistenti, ad una verifica hanno negato di avere a disposizione simili campioni e di aver collaborato con lui, così come risultano inesistenti i coautori di alcuni suoi articoli e buona parte delle bibliografie citate negli stessi) a sostegno delle sue ricerche[34]. Rinaldi e altri studiosi, estendendo le verifiche, scoprirono anche che Kouznetsov aveva falsificato altre sue precedenti ricerche, tra cui alcune nelle quali sosteneva tesi creazioniste e con cui era divenuto molto noto negli ambienti cristiani statunitensi e tra gli studiosi sostenitori di queste tesi prima di dedicarsi allo studio della Sindone. Rinaldi ritiene che questa notorietà gli possa essere servita per pubblicare articoli che altrimenti sarebbero risultati dubbi ad un'analisi più approfondita.

Nel 1997 Kouznetsov venne incriminato ed arrestato negli Stati Uniti per aver ricevuto pagamenti da alcune riviste scientifiche in cambio di articoli sulle sue scoperte, che poi non scrisse e successivamente venne condannato anche per furto e falsificazione di assegni bancari[31].

La sua sconfessione non è tuttavia stata recepita immediatamente da diversi sindonologi italiani ed europei, che per alcuni anni hanno continuato (e in alcuni casi continuano ancora oggi) a citarlo come fonte affidabile nelle loro interviste, pubblicazioni e conferenze[35].

Prelievo di una porzione di tessuto non originale

Nel 2000, Joseph G. Marino e M. Sue Benford hanno avanzato l'ipotesi che il campione utilizzato per l'esame radiocarbonico contenesse una parte (circa il 60%) di tessuto non originale: Margherita d'Austria, duchessa di Savoia, zia dell'imperatore Carlo V, dispose per testamento che un lembo della Sindone fosse donato ad una chiesa da lei fondata. Margherita morì nel 1531 e, secondo Marino e Benford, la sua volontà venne eseguita e la Sindone fu affidata ad un maestro tessitore che sostituì il lembo mancante intrecciando le fibre dei nuovi fili con quelle del tessuto originale[36]. Marino e Benford hanno consultato un esperto tessile, Robert Buden, il quale ha confermato che i maestri del XVI secolo erano in grado di eseguire rammendi invisibili ad occhio nudo[37]. L'inomogeneità nei risultati del C14 rilevata da Walsh (vedi sezione "Analisi statistica dei risultati") si spiegherebbe quindi con una diversa quantità di rammendo presente in ciascuno dei campioni.

In un articolo pubblicato nel 2005, Raymond Rogers asserisce che le analisi chimiche da lui compiute confermano questa tesi: il campione usato per l'esame del C14 presenta infatti evidenti tracce di tintura, presumibilmente applicata per dare al rammendo lo stesso colore del telo originale, e la quantità di vanillina misurata in esso è molto diversa da quella presente in altri campioni di tessuto sindonico[38]. Anche le analisi compiute da Alan Adler nel 1996 hanno mostrato significative differenze tra la composizione chimica del campione del C14 e quella dei campioni prelevati dallo STURP nel 1978[39].

È possibile che sia stato commesso un tale errore e che nessuno dei presenti se ne sia accorto? A questo riguardo si deve osservare che il punto del lenzuolo da cui prelevare i campioni fu scelto solo la mattina stessa del prelievo, senza alcuna analisi preliminare. Il taglio dei campioni fu eseguito materialmente da Giovanni Riggi di Numana, noto sindonologo, ma privo di competenze specifiche in campo tessile; mentre Franco Testore, che pesò i campioni, era professore di tecnologia tessile al Politecnico di Torino, ma vedeva la Sindone per la prima volta. Quanto ai rappresentanti dei laboratori presenti al prelievo, essi assistettero alle operazioni da alcuni metri di distanza, seduti su una panca, senza mai avvicinarsi[19].

La dottoressa Flury-Lemberg, nota esperta di tessuti antichi, che ha potuto esaminare attentamente la Sindone durante il restauro del 2002, ha recisamente negato la presenza di rammendi sul lenzuolo[40]. Ella non può tuttavia escludere che un rammendo fosse contenuto nei campioni radiodatati nel 1988: essendo questi stati ridotti in cenere nel corso dell'esame stesso, la cosa non può più essere verificata.

Gli studi della Lemberg sono stati contestati dalla comunità scientifica, che non è stata coinvolta nelle operazioni di restauro del 2002.[41].

Contaminazione del tessuto con materiale organico

Leoncio Garza Valdés, microbiologo dell'Università di San Antonio, in Texas, affermò di aver individuato su un campione di tessuto sindonico fornitogli ufficiosamente da Giovanni Riggi una patina di materiale organico che rivestiva le fibre: si trattava di Lichenotelia, un complesso biologico composto da funghi e batteri. Secondo Garza Valdés addirittura il 60% delle fibre sarebbe stato ormai costituito da questa patina, accresciutasi lentamente nel corso dei secoli: ovviamente ciò falserebbe sostanzialmente la misura.
A questo proposito Garza Valdés cita il caso di una mummia egiziana, conservata nel Museo di Manchester, le cui bende risultavano nei test al C14 di 800-1000 anni più giovani delle ossa della mummia stessa a causa di questa contaminazione. Ripulite le bende dal contenuto batterico tramite un preparato enzimatico, la datazione rilevata è divenuta coerente con quella del resto del corpo[42].
A.J.T. Jull, dell'Università di Tucson, uno degli studiosi che fece gli esami al C14 sui campioni di tessuto prelevati dalla Sindone, sostenne tuttavia che il loro campione era "molto pulito e su di esso non c'era alcuna patina" e che la quantità di fungo necessaria per falsare di ben 1300 anni la datazione avrebbe dovuto essere tale da essere visibile a occhio nudo[31]. Nel 1996 il fisico Thomas J. Pickett provò a stimare la quantità di contaminazione necessaria a ringiovanire il telo di tredici secoli e risultò che la quantità di materiale organico contaminante avrebbe dovuto essere tale da pesare il doppio del peso del telo[43].

Inadeguatezza del metodo rispetto al reperto da esaminare

Va ricordato infine che già molti anni prima che venissero effettuati gli esami il chimico americano Willard Frank Libby (l'ideatore dell'esame al Carbonio-14, che riceverà per questo il premio Nobel nel 1960), dichiarò pubblicamente che il metodo da lui inventato non poteva essere utilizzato per datare la Sindone proprio in quanto manufatto troppo contaminato da agenti esterni[senza fonte]. Nella prassi normale infatti i risultati di un test del C14 non vengono presi in considerazione se non coincidono con i risultati ottenuti da altri esami: è capitato infatti in passato che il test abbia dato risultati palesemente errati[44] o senza senso come datazioni future[44].

Il test non ufficiale del 1982

Vi sono testimonianze che un altro esame del Carbonio 14 sulla Sindone sia stato eseguito, in forma privata e senza l'autorizzazione della Custodia della Sindone, nel 1982[45][46].

Secondo queste testimonianze Alan Adler, un membro dello STURP, prelevò un filo dal cosiddetto "campione di Raes" (un triangolo di tessuto prelevato dalla Sindone nel 1973, adiacente al campione datato nel 1988) e lo consegnò a George Rossman del California Institute of Technology. Dato che un'estremità del filo appariva contaminata da materiale estraneo (probabilmente amido), Rossman tagliò il filo in due e datò le due parti separatamente. La parte contaminata diede come risultato l'anno 1000, l'altra l'anno 200. Questo risultato supporterebbe quindi sia l'ipotesi che la Sindone sia molto più antica di quanto stabilito dalla datazione ufficiale, sia quella di un'alterazione della concentrazione di 14C nell'area del campione prelevato nel 1988 (adiacente, come si è detto, a quello da cui proveniva questo filo).

I risultati di questo test non furono mai pubblicati né annunciati ufficialmente, ma Adler (oggi defunto) ne parlò a diversi sindonologi e anche Rossman ha confermato in un'occasione di averlo eseguito[45].

Va detto tuttavia che la quantità di tessuto esaminata (un singolo filo lungo circa 8 cm) era tale per cui il margine di errore del test doveva essere certamente molto alto.

Note

  1. ^ a b P.E. Damon et al., Radiocarbon dating of the Shroud of Turin, Nature 337, 611-615 (1989) [1]
  2. ^ http://www.shroud.com/history.htm
  3. ^ Nell'occasione si era aggiunto ai candidati anche il laboratorio francese di Gif-sur-Yvette.
  4. ^ Mechtilde Flury-Lemberg, esperta mondiale in tessuti appartenente alla Fondazione Abegg di Berna. In altre occasioni verrà chiamata per eseguire studi sul lenzuolo; in particolare nel 2000 fece parte di una commissione creata per studiare i metodi migliori per la conservazione del lino; nel 2002 ha eseguito alcuni studi sulle toppe che coprivano i buchi causati dall'incendio di Chambery.
  5. ^ H. E. Gove, Radiocarbon-dating the Shroud, Nature 333, 110 (1988)
  6. ^ Radiocarbon dating the Shroud of Turin A critical review of the Nature report (authored by Damon et al) with a complete unbiased statistical analysis, Remi Van Haelst, Collegamento pro Sindone Internet - ottobre 2002
  7. ^ http://www.nature.com/nature/journal/v332/n6164/pdf/332482c0.pdf
  8. ^ Intervista a Paris-Match, 29 luglio 1988
  9. ^ Intervista alla rete televisiva M6, febbraio 1989
  10. ^ David Sox. The Shroud Unmasked: uncovering the Greatest Forgery of All Time, The Lamp Press, 1988 (ISBN 0947293078), p. 137.
  11. ^ lettera aperta, 4 aprile 1989
  12. ^ Defence and illustration of the Holy Shroud for a twentieth anniversary (1978-1998)
  13. ^ David Sox. The Shroud Unmasked: uncovering the Greatest Forgery of All Time, The Lamp Press, 1988 (ISBN 0947293078).
  14. ^ La scala degli anni BP (before present), convenzionalmente usata per le date radiocarboniche, misura gli anni trascorsi dalla data calcolata al 1950. Esempio: 1900 = 50 BP, 1800 = 150 BP e così via.
  15. ^ Emanuela Marinelli, Sindone, un'immagine impossibile, supplemento a Famiglia Cristiana dell'1 aprile 1998, Edizioni San Paolo
  16. ^ Shroud News, ottobre 1989, p. 10.
  17. ^ MNTV n° 9, p. 20
  18. ^ a b The conclusion of a new trial: his condemnation to death and his resurrection
  19. ^ a b c Ernesto Brunati, Altro che rammendi! La datazione della Sindone è tutta un falso, Collegamento pro Sindone Internet (2005) [2]; La corrispondenza con “Radiocarbon” sulla datazione della Sindone, Collegamento pro Sindone Internet (2006) [3]
  20. ^ Giulio Fanti, La Sindone: un mistero che sfida la scienza (2005) [4]
  21. ^ Remi van Haelst, Radiocarbon dating the Shroud of Turin, The Nature report [5]; Radiocarbon Data Indeed Manipulated, Shroud News 68, 5 (1991)
  22. ^ I dati delle singole misurazioni di Tucson elencati nell'articolo di Nature sono: 591±30, 690±35, 606±41, 701±33. La deviazione standard della media pesata di questi valori è (vedi Media (statistica)#Media ponderata con la varianza):
  23. ^ Bryan J. Walsh, The 1988 Shroud of Turin Radiocarbon Tests Reconsidered (1999) [6], [7]
  24. ^ Bruno Bonnet-Eymard, The Holy Shroud is as old as the risen Jesus, The Catholic Counter-Reformation in the XXth Century, 330 (maggio 2000) [8]
  25. ^ Bruno Bonnet-Eymard, ibidem, fig. 24 [9]
  26. ^ Lo dimostrano le tracce di vino e glutine trovate sul lenzuolo
  27. ^ Il documentario, diretto da David Rolf e condotto da Rageh Omaar, è andato in onda sul canale BBC2 in prima serata il 21 marzo 2008 (Venerdì Santo), nell'ambito di un dossier sulla Passione di Cristo trasmesso dall'emittente britannica durante la Settimana Santa. Il lunedì successivo è stato trasmesso in Italia dalla RAI nella trasmissione Porta a porta.
  28. ^ "La scienza ammette: Forse sulla Sindone abbiamo sbagliato", di V. Sabadin, La Stampa, 23 marzo 2008 [10]; "Bbc riapre mistero su Sacra Sindone", Corriere della Sera, 23 marzo 2008 [11]; (EN) "Colorado Springs professor revives shroud riddle", agenzia de The Associated Press, riportata dal sito examiner.com [12]
  29. ^ Cristopher Ramsey, dichiarazione pubblicata sul sito dell'ORAU (Oxford Radiocarbon Accelerator Unit), marzo 2008 [13]
  30. ^ Dossier Kouznetsov, articolo su Dmitri Kouznetsov dal sito del CICAP
  31. ^ a b c Sindone :: Il punto sulla ricerca (pseudo)scientifica
  32. ^ 'Truth?' said Pilate 'What is that?', British Society for The Turin Shroud Newsletter no: 44 - june/july 1996
  33. ^ Russia's Dr. Dmitri Kouznetsov: Can He Any Longer Be Believed?, British Society for The Turin Shroud Newsletter no: 44 - november/december 1996
  34. ^ Resoconto di Rinaldi sulla ricerca di Kouznetsov
  35. ^ Lo scienziato immaginario, articolo su Dmitri Kouznetsov dal sito del CICAP
  36. ^ Joseph G. Marino, M. Sue Benford, Evidence for the skewing of the C-14 dating of the Shroud of Turin due to repairs, "Sindone 2000" Orvieto Worldwide Congress (2000) [14]
  37. ^ M. Sue Benford, Joseph G. Marino, Historical Support of a 16th Century Restoration in the Shroud C-14 Sample Area (2002) [15]
  38. ^ Raymond N. Rogers, Studies on the radiocarbon sample from the shroud of turin, Thermochimica Acta 425(1-2), 189-194 (2005) [16]
  39. ^ Alan Adler, Updating Recent Studies on the Shroud of Turin, Archaeological Chemistry: Organic, inorganic and biochemical analysis, ACS Symposium Series 625, 223 (1996)
  40. ^ Mechthild Flury-Lemberg, The Invisible Mending of the Shroud, the Theory and the Reality [17]
  41. ^ Agenzia di stampa Associated Press, Scienziati internazionali si offendono perché la Sindone di Torino è stata esaminata segretamente, 21 agosto 2002 [18]
  42. ^ [19]. Le principali ricerche dal sito Collegamento pro Sindone
  43. ^ (EN) Scandals and Follies of the 'Holy Shroud', articolo di Joe Nickell da Skeptical Inquirer, settembre 2001
  44. ^ a b La rivista scientifica Radiocarbon, la più autorevole del settore, ed altre simili, pubblicano anche risultati di indagini ottenute con il C14 risultate palesemente errate come, per esempio, quando il laboratorio di Tucson, lo stesso scelto per datare la Sindone, ha datato all'anno 2006 d.C. un corno vichingo dell'XI secolo (si veda anche il Sunday Times del 7 agosto 1988). Si segnala inoltre una foca appena morta, risultata vecchia di 1300 anni (vedi) ed altro ancora
  45. ^ a b M. Sue Benford, Joseph G. Marino, Textile Evidence Supports Skewed Radiocarbon Date of Shroud of Turin (2002)[20]
  46. ^ Alan D. Whanger, Mary Whanger, Radiological Aspects of the Shroud of Turin (2005) [21]