Dome La Muerte

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Dome La Muerte
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereHardcore punk
Rock
Musica psichedelica
Periodo di attività musicale1975 – in attività
Strumentochitarra
Gruppi attualiNot Moving LTD
Dome La Muerte E.X.P.
Emis
Gruppi precedentiUpper Jaw Mask
Cheetah Chrome Motherfuckers
Not Moving
Hush
Gli Avvoltoi
Lupe Velez
Dome La Muerte & The Diggers
Album pubblicati16
Studio14
Live2
Raccolte8

Dome La Muerte, pseudonimo di Domenico Petrosino (Pisa, 18 maggio 1958), è un chitarrista, cantautore e disc jockey italiano.

È uno dei maggiori rappresentanti del movimento punk hardcore italiano degli anni 80.[1][2][3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia e prime band[modifica | modifica wikitesto]

Chitarrista autodidatta, entra a 17 anni negli Upper Jaw Mask, band rock-funky-blues fondata da Jim Plumbago (alias di Giancarlo Bianco) che nel 1975 aveva fondato anche l'etichetta Cessofonia Records, con cui registra un 45 giri.[4][5]

1979-1983: Dai CCM ai Not Moving[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cheetah Chrome Motherfuckers.

Dagli Upper Jaw Mask, nel 1979 nascono i Cheetah Chrome Motherfuckers, che nella loro prima formazione vedevano Domenico Petrosino alla chitarra con lo pseudonimo di Dome, oltreché Antonio Cecchi al basso, Alessandro Fantinato alla batteria e Syd Migx alla voce[6], divenendo negli anni successivi una delle band di punta della prima ondata di Italian Hardcore e protagonisti della scena del Granducato Hardcore[7]. Nel 1981 pubblicarono il loro prima EP su 7" intitolato 400 Fascists (EP 7", Cessofonya Records). Nel 1983 pubblicano le cassette autoprodotte: Sfregio Permanente / Permanent Scare era uno split-tape era condiviso con I Refuse It![8] mentre (We Are The) Juvenile Delinquency era un demotape. Tra le cassette di questo primo periodo va poi menzionata Last White Christmas. Pubblicato dall'etichetta statunitense BCT - Bad Compilation Tapes di Chris Chacon, il nastro documentava l'omonimo raduno del 4 dicembre 1983 organizzato dal GDHC in cui erano presenti la gran parte delle band della scena toscana[9]. In questi anni molti furono i tour in Italia ed in Europa.

Alla fine di un concerto tenutosi a Piacenza, viene avvicinato dai Not Moving rimasti orfani del proprio chitarrista e gli chiedono di entrare con loro[10]. Dopo un po' di titubanza relativa anche alla distanza Pisa-Piacenza, accetta anche perché alla ricerca di nuove sonorità. Nel 1984 alla vigilia del tour americano dei CCM, dopo la registrazione dell'EP Furious Party (7", Belfagor Records, 1985)[6][10] e dopo un anno in cui suonava con due gruppi contemporaneamente, Dome lascia il gruppo pisano per dedicarsi unicamente ai Not Moving. È in questo periodo che nasce lo pseudonimo Dome La Muerte che userà in ambito artistico da lì in avanti.[4]

1984-1996: Dome La Muerte ed i Not Moving[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Not Moving.

Se l'arrivo di Dome La Muerte diede ai Not Moving la forma compiuta al suono che verrà, fu con il primo 7" Movin' Over (Electric Eye Records) del 1983 che il suono della nuova formazione trova concretezza[11]. Tra i concerti che seguirono l'EP vi furono l'apertura al concerto dei Clash del 28 febbraio 1984 presso il Palalido di Milano[12], il concerto del 20 giugno 1984 al Loft di Berlino con Litfiba, Pankow e Monuments in una serata dedicata al rock italiano[13] e poi in novembre il minitour di tre date al fianco di Johnny Thunders (ex New York Dolls)[13][14].

Sempre nel 1984 l'agenzia di management e concerti Zeta music che aveva nella sua scuderia anche i Not Moving, organizzò il tour italiano di Nico, che in precedenza era stata una figura centrale nei Velvet Underground. A causa di un disguido tecnico Nico arrivò in Italia con 10 giorni d'anticipo e rimase ospite nella casa di Dome allacciando così un rapporto d'amicizia che anni dopo verrà raccontato nel film Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli[15], con un Domenico Petrosino (nel film viene usato il nome di battesimo) interpretato da Thomas Trabacchi[16].

Fu del 1985 l'EP Black'n'Wild pubblicato su 12" dalla fiorentina Spittle Records nel 1985[17], al quale seguì l'album Sinnermen (Spittle Records, 1986), entrambi con la produzione artistica di Federico Guglielmi[11][18]. E poi ancora l'EP Jesus Loves His Children (Spittle Records, 1987), Flash On You (Electric Eye Records, 1988)[11].

Dopo la scissione interna ai Not Moving avvenuta nel 1989, rimane nella band dove pubblicherà gli ultimi due album Song of Myself (con molti ospiti fra cui Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP e il poeta cheyenne Lance Henson) e Homecomings, entrambi vicini alla causa pellerossa, tematica a lui molto cara che riprenderà anche in progetti successivi. Uno dei concerti di Homecomings fu trasmesso da Videomusic. Con la nuova formazione suona di spalla a Nick Cave and the Bad Seeds nelle date di Roma e Milano. Con i Not Moving, insieme a Lance Henson, apre il concerto di John Trudell, cantautore e attore americano di origine Dakota.

Nel 1996 scioglie definitivamente i Not Moving.

1996-2005: Tra Hush ed MGZ[modifica | modifica wikitesto]

Verso ala metà degli anni 90 Dome La Muerte iniziò a lavorare come Dj residenti nel disco-pub Baraonda di Massa, luogo importante per l'attività concertistica toscana e punto di ritrovo dei rocker della costa toscana. Nel frattempo Dome La Muerte aveva iniziato a collaborare con il progetto di teatro-cabaret techno/synth pop MGZ creato anni prima dall'ex-F:A.R. Mauro Guazzotti[4]. Nel 1995 aveva suonato nell'album Cambio Vita (Wide Records), partecipando anche ai suoi tour da cui nacquero i video che andranno a formare Abracadabra - Il Videofilm a nome di MGZ & Le Signore. Parallelamente al lavoro con MGZ, nel 1996 fonda gli Hush, gruppo ispirato alle sonorità del grunge e precursore dello stoner[1], con cui inciderà un album intitolato Om (Toast Records, 1999) e aprirà un concerto dei Fleshtones[4].

Nel 1997 suona la chitarra per la colonna sonora del film Nirvana di Gabriele Salvatores[19]. Nello stesso anno partecipa ad "America, America!", tributo all'americanista Fernanda Pivano, a Conegliano Veneto insieme ad Allen Ginsberg, Jay McInerney, Fabrizio De André, Francesco Guccini ed altri.[4][20]

2006-2013: Dome La Muerte & The Diggers ed il ritorno al rock'n'roll[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dome La Muerte & The Diggers.

Nel 2006 a seguito dell'uscita di Live in the 80's si riunisce ai Not Moving per un tour dove faranno anche da spalla a Iggy Pop. Alla fine di quell'anno torna al rock'n'roll e al punk col progetto Dome La Muerte & The Diggers, che ad oggi è il suo progetto più longevo. Nel primo album, fra gli ospiti, Rudi Protrudi dei Fuzztones. Il secondo album, Diggersonz, proprio per recuperare al massimo le radici rock'n'roll, viene registrato interamente in analogico da Jorge “Dr. Explosion” Muñoz-Cobo Gonzalez all'Estudios Circo Perrotti[21] di Gijón in Spagna, studio famoso in tutta Europa per le produzioni rock'n'roll, ospitando band come The Chesterfield Kings e The Cynics.

Nel 2011 realizza il suo primo disco solo a nome proprio Poems for renegades, dove ribadisce il suo amore per il west e la musica degli spaghetti western. Nell'album, quasi interamente acustico, sono presenti due brani con testi di Lance Henson e molti ospiti fra cui Maurizio Curadi degli Steeplejack.

Nel 2012 inizia un progetto live, ancora attivo, in coppia con la cantante italo-greca Marina Mulopulos (ex-Almamegretta), con cui porta in giro un repertorio di cover che include brani di David Bowie, Velvet Underground, Iggy Pop, Judy Henske, Janis Joplin e tanti altri.

2014-2017: Gli Avvoltoi, Lupe Velez ed Ashvin[modifica | modifica wikitesto]

Interpreta il personaggio di un becchino rock'n'roll nella commedia Sogni di gloria di John Snellinberg, uscita nelle sale nel 2014. Due brani dei Dome La Muerte & The Diggers vengono inoltre inseriti nella colonna sonora del film[22].

Nel 2014 si unisce agli Avvoltoi, storica band italiana con cui inciderà un disco e un live.

Nel 2015 suona stabilmente anche con i Lupe Velez, prima progetto solista di Stefano Ilari, punk rocker livornese, poi stabile band, con cui incide il primo ep Mystic Man.

Nel 2016 forma il duo Ashvin con Tony Vallini producendo il CD psy-trance Brothers and Sisters.

2017-in poi: Dome La Muerte EXP e Not Moving LTD[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2017 mette su un ulteriore progetto Dome La Muerte EXP. Qui la musica è uno strumentale western-psichedelico, legato alle colonne sonore dei cosiddetti film di serie B.

Nel 2018 si riunisce di nuovo ai Not Moving che, sostituiti basso e tastiere con una seconda chitarra, si rinominano Not Moving LTD. Partiti per fare dieci concerti, ne faranno trenta in otto mesi e faranno uscire un 45 giri. Attualmente sta lavorando con loro per l'uscita di un nuovo album.[4]

Il 25 novembre 2020 rilascia un'intervista a Rolling Stone dove annuncia di trovarsi in difficoltà a seguito dell'interruzione dei concerti in Italia a causa del covid, e intende quindi richiedere il beneficio della Legge Bacchelli.[1] Per sostenere questa causa è stata lanciata una sottoscrizione su Change.org dove sono state raccolte oltre 5000 firme.[23]

Il 3 dicembre 2020 viene pubblicata la sua autobiografia Dalla parte del torto. Una storia hippie punk e rave, scritta a quattro mani con Pablito El Drito, edita da Agenzia X.[4]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Solista[modifica | modifica wikitesto]

Con gli Upper Jaw Mask[modifica | modifica wikitesto]

Con i Cheetah Chrome Motherfuckers[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 1983 - (We'Re The) Juvenile Delinquency (Cassetta, autoproduzione)
  • 1995 - Right to Be Italian (Cassetta, E.U. '91 Produzioni, Provincia Attiva)
  • 2017 - The Furious Era 1979-1987 (Doppio LP, Area Pirata Records, Pisa)
EP e 7"

Con i Not Moving[modifica | modifica wikitesto]

Album
Singoli ed EP

Con gli Hush[modifica | modifica wikitesto]

Come Dome La Muerte & The Diggers[modifica | modifica wikitesto]

Album
Singoli ed EP
  • 2007 - Sorry, I'm a Digger (7", Area Pirata)
  • 2010 - Bored 'n' Lazy (7", Area Pirata)
  • 2013 - If You Fight (7", Surfin' Ki Records/Go Down Records)

Con Gli Avvoltoi[modifica | modifica wikitesto]

Con i Lupe Velez[modifica | modifica wikitesto]

Con gli Ashvin[modifica | modifica wikitesto]

Come Dome La Muerte E.X.P.[modifica | modifica wikitesto]

Con i Not Moving LTD[modifica | modifica wikitesto]

Con gli Emis[modifica | modifica wikitesto]

Con i Peki D'Oslo[modifica | modifica wikitesto]

Partecipazioni in progetti di altri[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Dome La Muerte e Pablito El Drito, Dalla parte del torto. Una storia hippie punk e rave, Milano, Agenzia X, 2020.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Dome La Muerte, il punk che chiede la legge Bacchelli: «Ho 62 anni e davanti vedo il buio», su Rolling Stone Italia, 25 novembre 2020. URL consultato il 29 novembre 2020.
  2. ^ Informazioni sull’autore: Gianmarco Caselli Docente di Italiano e Storia all’Istituto Pertini di Lucca È compositore e musicista e allestisce performances di musica elettronica; come giornalista collabora e ha collaborato con varie testate È direttore artistico del Lucca Underground Festival www.gianmarcocaselli.it, www.associazionevaga.it, Dome La Muerte: la leggenda vivente del punk italiano, su Words in Freedom, 21 novembre 2019. URL consultato il 4 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2021).
  3. ^ Dome La Muerte è orgogliosamente ‘Dalla parte del torto’, su Rolling Stone Italia.
  4. ^ a b c d e f g Dalla parte del torto | AgenziaX, su agenziax.it. URL consultato il 29 novembre 2020.
  5. ^ Upper Jaw Mask, su acquanonpotabile.wordpress.com.
  6. ^ a b Diego Nozza, 2011.
  7. ^ GDHC Maximumrocknroll n°9, su archive.org.
  8. ^ Tim Yohannan, Sfregio Permanente / Permanent Scare split cassette (recensione), su maximumrocknroll.com.
  9. ^ Andrea Valentini, Last White Christmas, storia del concerto che ha cambiato l’hardcore italiano, su rollingstone.it, 3 giugno 2020.
  10. ^ a b Gianluca Testani, 2006.
  11. ^ a b c Leonardo Di Maio, Flash On You - ristampa (recensione), su Ondarock, 21 febbraio 2016. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  12. ^ Redazione, Aprire per i Clash a Milano: la parola ai Not Moving (pt.1), su Viny. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  13. ^ a b Domenico Paris, Not Moving, 40 anni di rock e di attitudine, su domenicoparis.it. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  14. ^ Tonyface, La storia dei NOT MOVING: secondo semestre 1984, su tonyface.blogspot.com, 31 marzo 2013. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  15. ^ Filmato audio Antonio Capellupo, Dome La Muerte - Incontro su "Nico, 1988", su Youtube, 21 settembre 2015, a 1 min 50 s. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  16. ^ "Nico, 1988", figlia inquieta del dopoguerra tedesco - Cinema - Rai Cultura, su raicultura.it. URL consultato il 29 novembre 2020.
  17. ^ Gaspare Caliri, Not Moving (recensione), su Sentireascoltare, 13 novembre 2009. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  18. ^ Renzo Stefanel, Not Moving - Live in 80's (cd + dvd), su Rockit.it. URL consultato il 1º dicembre 2020.
  19. ^ Special: Not Moving – una tra le più leggendarie formazioni dell’underground italiano degli anni ‘80 | Freak Out Magazine, su Freakout Magazine onLine, 6 dicembre 2005. URL consultato il 1º dicembre 2020.
  20. ^ Conegliano, quattro cantautori per un omaggio alla Pivano, su la Repubblica, 10 luglio 1995. URL consultato il 15 febbraio 2022.
  21. ^ Jorge Explosion's Estudios Circo Perrotti, su tapeop.com.
  22. ^ cheftony, Sogni di gloria (recensione), su Filmtv. URL consultato il 15 febbraio 2022.
  23. ^ Firma la petizione, su Change.org. URL consultato il 29 novembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Enciclopedia del rock italiano, a cura di Cesare Rizzi, Milano, Arcana, 1993, ISBN 8879660225. pagg. 430
  • AA.VV., Enciclopedia Rock Italiano, a cura di Gianluca Testani, Arcana Editrice, 2006.
  • AA.VV., Lumi di punk: la scena italiana raccontata dai protagonisti, a cura di Marco Philopat, Agenzia X, 2006.
  • Innocenzo Alfano, Storie di rock. Vol.2, PM edizioni, 2015, ISBN 9781326208165.
  • Antonio Cecchi, No more pain. Viaggio nell'anima, Pisa, Area Pirata, 2016, ISBN 9788897637417.
  • Luca Frazzi, Le guide pratiche di Rumore - Punk italiano parte seconda. Hardcore, gli anni furiosi (1982-1990), Pavia, Apache Edizioni, 2003.
  • James Greene, Brave Punk World: The International Rock Underground, Lanham, Maryland, U.S., Rowman & Littlefield Publishers, 2017, ISBN 978-1-4422-6984-2.
  • Federico Guglielmi (a cura di), Punk e hardcore, Firenze, Giunti Editore, 1999, ISBN 978-8809217881.
  • Antonio Masuri, Antblog, Lulu, 2015.
  • Diego Nozza, Hardcore. Introduzione al punk italiano degli anni ottanta, Fano, Edizioni crac, 2011, ISBN 978-88-97389-02-6.
  • Daniele Paletta e Giordano Sangiorgi, I MEI vent'anni - Il Meeting delle Etichette indipendenti - 1994-2014, Milano, Vololibero, 2015, ISBN 9788897637417.
  • Reverendo Lys, Born Losers - Pepite e lastre di selce, Roma, Arcana editore, 2019, ISBN 9788862316637.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]